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Cos'è un Virus ad RNA come il SARS-CoV-2 ? - Struttura e Ciclo Infettivo (semplificati)

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A lungo si è dibattuto (a livello filosofico più che altro) sul fatto se i Virus fossero o meno essere viventi. Questo perché nessun Virus (sia a DNA che ad RNA) è in grado di aver vita autonoma e essendo parassiti obbligati.

Il Virus, a differenza di un Batterio (organismo unicellulare), NON è UNA CELLULA.

I Batteri, anche quelli patogeni, sfruttano l'ospite per ricavarne energia, ma hanno al loro interno tutto il necessario per duplicarsi. Esistono infatti Batteri ambientali che vivono senza infettare alcun ospite ed in laboratorio possono esser cresciuti in culture, dando loro solo gli "elementi" base (glucosio etc.) per la loro sopravvivenza. I Virus, invece, possono crescere in cultura solo se si dà loro un ospite da infettare

Esistono migliaia di Virus differenti, alcuni infettano solo batteri (es. il Fago lambda), altri infettano le piante, altri gli insetti, altri i mammiferi. Detto questo, spesso sono monofagi, ovvero infettano un'unica specie. Quando si parla di "salto di specie" ci si riferisce ad un Virus che, mutando, è diventato in grado di infettare una specie che prima gli era immune; ovviamente più le due specie sono affini più il "salto di specie"è probabile. In altri termini è molto più facile che un Virus dei pipistrelli (mammiferi) diventi capace di infettare l'uomo (mammifero), rispetto ad una rana (anfibio), così come è praticamente impossibile (parola da non utilizzare mai parlando di Scienza) che un Virus dei Vegetali inizi ad infettare gli Animali.

I Virus ad RNA sono un'immensa famiglia, caratterizzata dall'avere l'RNA (invece che il DNA) come Acido Nucleico. Al loro interno troviamo il gruppo dei Coronavirus a cui appartengono i comuni Virus influenzali (es. HCoV-229E), oltre al SARS-CoV-2 , che causa la malattia nota come COVID-19.

N.B. 

- SARS-CoV-2 (virus severe acute respiratory syndrome coronavirus 2) è il nome del Virus

- COVID-19 (COronaVIrus Disease-2019) è la malattia provocata dal SARS-CoV-2 

SARS-CoV-2

Struttura del SARS-CoV-2 :

Il genoma è formato da una molecola di RNA a singolo filamento (single-stranded RNA) della lunghezza di circa 30.000 ribo-nucleotidi. Giusto per dare un ordine di grandezza con dei numeri, il genoma umano è di circa 3 miliardi di nucleotidi. Il nucleotide (che diventa ribo-nucleotide se c'è RNA al posto di DNA) è il mattoncino con cui si costruisce il DNA (o l'RNA), ne esistono 4 diversi e la loro sequenza determinerà le caratteristiche del vivente. Per analogia pensate all'RNA (od al DNA) come se fosse una "parola" ed al nucleotide (4 diversi) come se fosse una "lettera" (21 diverse).

L'RNA del SARS-CoV-2 viene tradotto (grazie ai nostri Ribosomi), producendo 29 proteine. Alcune di esse servono per la replicazione/trascrizione dell'RNA virale (RTC complex), altre sono proteasi (tagliano le proteine), altre ancora stimolano la risposta immunitaria.  (Ref 1-2)

Solo 4 proteine vengono definite proteine strutturali, in quanto formano fisicamente l'involucro del Virus; esse sono :

1) Nucleocapsid Protein (Proteina-N): questa proteina, la più abbondante ed espressa sin dai primi stadi dell'infezione, lega l'RNA virale e lo avvolge formando una sorta di nucleo protettivo. Inoltre aiuta l'RNA ad entrare nella cellula ospite ed ad interagire con gli apparati cellulari di quest'ultima.

2) Membrane Protein (Proteina-M): è una proteina transmembrana che media le interazioni proteina-proteina e guida il processo di assemblaggio dell'involucro virale all'interno dell'ospite, oltre a facilitare l'innesto della proteina Spike.

3) Envelope Protein (Proteina-E): si tratta di una Viro-porina, ovvero una sorta di minuscolo canale ionico che attraversa la membrana. Insieme alla Proteina-M è essenziale per il corretto assemblaggio e rilascio della nuova generazione di Virus.

4) Spike Protein (Proteina-S): è la glicoproteina con cui il Virus lega il recettore posto sulla membrana della cellula bersaglio. E' indispensabile affinché il Virus possa entrare e parassitare le nostre cellule.

Le proteine S, E ed M, insieme al doppio strato fosfolipidico, formano il Capside (l'involucro esterno del SARS-CoV-2) (Ref 2).

Proteine Strutturali

Come Avviene l'Infezione da parte del SARS-CoV-2 ? - Basi Molecolari

Il Virus entra nel nostro corpo tramite le vie respiratorie e si lega ai recettori ACE2, situati sulla membrana delle cellule dell'epitelio nasale. Il legame tra Spike (del Virus) e ACE2 (delle nostre cellule) è altamente specifico (un po' come se fosse "chiave-serratura") ed è il primo (ed indispensabile) step dell'infezione. Il SARS-CoV-2 può infettare tutte le altre cellule che esprimano (abbiano) il recettore ACE2 (es. cellule del Cuore, Rene, Intestino).

Tramite un processo sul quale non mi soffermerò, il legame Spike-ACE2 innesca una serie di reazioni che permettono l'entrata del Coronavirus in cellula (Ref 3-5).

All'interno della cellula l'RNA del Virus verrà tradotto dai Ribosomi dell'ospite, producendo le proteine Virali, le quali sintetizzeranno altro RNA virale. In altre parole il Virus ha usato le vostre cellule per produrre un gran numero delle 4 proteine strutturali (vedi sopra), oltre a quelle che servono per fare più copie (replicazione) del proprio genoma (RNA). A questo punto ci sono tutti i pezzetti (4 proteine strutturali + RNA + fosfolipidi dell'ospite) per formare la nuova generazione di Virus, si tratta solo di assemblarli.

Anche per l'assemblaggio il Virus ha bisogno degli apparati (Golgi e Retticolo Endoplasmatico) dell'ospite (Ref 4-5). 

Finito il ciclo i neo-Virus fuoriescono tramite esocitosi od uccidendo la cellula ospite e sono pronti per infettare nuove cellule. 

Ho volutamente tralasciato moltissimi dettagli, il tutto è ovviamente molto più complesso; tuttavia può dare un'infarinatura a tutti coloro che non hanno fatto studi medico-scientifici.

Legame Spike-ACE2

Ciclo Infettivo SARS-CoV-2


Referenze

1)A novel coronavirus from patients with pneumonia in China, 2019.

Zhu N, Zhang D, Wang W, Li X, Yang B, Song J, et al.

N Engl J Med. 2020;382(8):727–33 – DOI: 10.156/NEJMoa2001017


2)Structural Proteins in Severe Acute Respiratory Syndrome Coronavirus-2.

Satarker S, Nampoothiri M.

Arch Med Res. 2020 Aug;51(6):482-491.- DOI: 10.1016/j.arcmed.2020.05.012.


3) The protein expression profile of ACE2 in human tissues.

F. Hikmet, L. Mear, M. Uhlen, C. Lindskog.

bioRxiv, (2020); DOI: 10.1101/2020.03.31.016048.


4) Drugs targeting various stages of the SARS-CoV-2 life cycle: Exploring promising drugs for the treatment of Covid-19.

Ramarao Poduri, Gaurav Joshi, Gowraganahalli Jagadeesh.

Cellular Signalling 74 (2020) 109721 - DOI : 10.1016/j.cellsig.2020.109721


5) A comprehensive review about SARS-CoV-2

SK Manirul Haque , Omar Ashwaq , Abdulla Sarief  & Abdul Kalam Azad John Mohamed 

FUTURE VIROLOGYVOL. 15, NO. 9REVIEW  - doi.org/10.2217/fvl-2020-0124


Come Funziona un Vaccino ad RNA (Pfizer, Moderna) ? Come Si Generano le Varianti ?

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Sul finire del 2019 in Cina scoppiò un'epidemia virale ad opera del SARS-CoV-2(vedi qua per dettagli), che presto si diffuse in Europa ed in tutto il resto del Mondo, diventando una Pandemia, tutt'oggi (2021) presente. 

Il contagio tra le persone avviene tramite le vie aeree ed il decorso dell'infezione, soprattutto (ma non solo) negli anziani e nei soggetti più fragili, può aver esiti nefasti, talvolta letali. In assenza di un Vaccino o di un'efficace cura i Governi dovettero imporre i lockdown, per limitare quanto più possibile la trasmissione del Virus ed impedire che i reparti di terapia intensiva fossero saturi di malati COVID-19.

Sin da subito si capì che i Vaccini sarebbero stata l'unica soluzione e, mai come in questo caso, tutte le Nazioni investirono ingenti somme di denaro per ridurre i tempi. Un Vaccino per essere approvato deve passare test rigorosi, con numerosi volontari, affinché esso risulti EFFICACE e SICURO (due parametri indispensabili  e di egual importanza).

Dopo circa un anno arrivò Pfizer, il primo vaccino approvato contro il SARS-CoV-2. Sicurezza ed efficacia vengono prima di "velocità"; il fatto che si sia prodotto in tempi record è dovuto al fatto che si è partiti già con metà lavoro fatto (si era già studiato per il SARS-CoV, ma poi fu abbandonato) ed al fatto che ci ha lavorato il mondo intero (non uno o due gruppi). Quindi se sentite dire "Vaccino sperimentale", sappiate che è un'enorme fesseria.

Com'è Fatto il Nostro Sistema Immunitario ?

Riassumendo e semplificando a livello elementare possiamo dire che quando il nostro corpo vede/incontra per la prima volta un elemento estraneo (ad esempio un Virus) si attiva per produrre anticorpi specifici contro quell'elemento.

I Linfociti B, una classe di Globuli Bianchi, iniziano a "studiare" il Virus, si specializzano e differenziano in cellule in grado di produrre anticorpi specifici, che si legano (attaccano) ad un pezzo (antigene) di quel Virus. Il legame anticorpo-antigene neutralizza il Virus. Il problema è che il processo di "specializzazione" dei Linfociti B richiede tempo e, la prima volta, la risposta sarà tardiva, regalando così tempo prezioso al patogeno.


Come Funzionano i Vaccini ?

Di fatto i Vaccini mimano l'infezione, ovvero stimolano i nostri Linfociti B a produrre anticorpi X, contro il patogeno X. Se in futuro questo stesso patogeno tornerà, il nostro corpo sarà già pronto per debellarlo e la risposta immunitaria sarà rapida, in quanto ci saranno già anticorpi contro X, oppure cellule già specializzate per produrre anticorpi contro X.

In passato i Vaccini contenevano una forma attenuata (talvolta morta) del Virus patogeno. Oggi nessuno dei Vaccini contro il SARS-CoV-2 contiene il SARS-CoV-2 (né vivo, né attenuato, né morto), ma solo un suo pezzettino.

Cloni Linfociti B

Risposta Immunitaria


Come Funzionano i Vaccini ad mRNA Contro il SARS-CoV-2 (ad esempio Pfizer e Moderna) ?

La proteina Spike (vedi qua per dettagli) è la chiave d'ingresso che il Coronavirus utilizza per entrare nelle nostre cellule. Per questo motivo la proteina Spike del SARS-CoV-2è particolarmente conservata, perché se muta troppo il Virus non può più infettare e quindi muore, facendo morire con se quella mutazione. 

Per questa ragione si è deciso di utilizzare Spike come antigene, così da far produrre Anticorpi contro Spike. Il fatto che non possa "cambiare molto" dà maggiori possibilità che gli Anticorpi prodotti riconoscano le future varianti del SARS-CoV-2, sebbene il rischio che alcune varianti possano eluderli (Vaccine Escape) rimane concreto. 

Nei Vaccini ad RNA non è contenuta la proteina Spike, bensì quel frammento di RNA (mRNA) che serve (un po' come fosse il manuale d'istruzione) per la sua produzione

In laboratorio si amplifica un pezzettino dell'RNA del SARS-CoV-2 (chiamiamolo per comodità mRNA-spike) e successivamente lo si "incapsula" all'interno di una membrana lipidica (grasso). Questo involucro (nanoparticella) viene fatto per proteggere l'mRNA che, per sua natura, è una molecola estremamente instabile, che viene degradata velocemente. 

La siringa viene utilizza per iniettare a livello intramuscolare la soluzione contenente l'mRNA-spike. Successivamente queste "sfere di grasso contenenti l'mRNA-spike" entreranno (per endocitosi) nelle nostre cellule e libereranno l'mRNA nel citoplasma. I nostri ribosomi inizieranno a tradurlo nella proteina Spike (che vi ricordo è solo una delle 29 proteine del SARS-CoV-2). La proteina Spike rappresenta l'antigene grazie al quale i nostri Linfociti B produrranno anticorpi-anti-Spike. Dopo qualche settimana dalla vaccinazione avremo sia anticorpi contro il SARS-CoV-2 (nello specifico contro la sua proteina Spike), sia Linfociti "specializzati" nella loro produzione (che poi si trasformeranno in Cellule della Memoria, che rimarranno per anni nel nostro sangue, pronte per riattivarsi se necessario).

Quindi non temete, non vi inietteranno il SARS-CoV-2, vi inietteranno solo un pezzettino del suo RNA. La proteina Spike che produrrete è assolutamente innocua e non potrà in alcun modo formare una nuova generazione di Virus (mancano le altre 28 proteine ed il genoma ad RNA); è un po' come se smontassero un fucile e vi dessero solo il grilletto. 

Funzionamento Vaccini ad mRNA

Un altro mito da sfatare è :

"Il vaccino ad RNA è pericoloso perché modifica il nostro DNA"

Questa è una Fake News a tutti gli effetti. Il DNA delle nostre cellule è racchiuso all'interno del Nucleo, che lo separa dal citoplasma. L'mRNA-spike rimane esclusivamente nel citoplasma e, non entrando nel nucleo, non può venire a contatto con il nostro DNA. Tra l'altro l'mRNA-spike viene presto degradato dai nostri enzimi (RNasi) e, anche se fosse a contatto (e non lo è) con il nostro DNA non è in grado né di inserirsi, né di modificarlo. 

Riassumendo :

  • l'mRNA-spike è solo un frammento dell'RNA del SARS-CoV-2
  • l'mRNA-spike serve per produrre (codificare) la proteina Spike, la quale indurrà la produzione di anticorpi contro di essa
  • l'mRNA-spike non interagisce in alcun modo con il nostro DNA
  • l'mRNA-spike non viene replicato (duplicato) dalle nostre cellule
  • l'mRNA-spike viene presto degradato (distrutto) dalle nostre cellule
  • La proteina Spike, da sola, è totalmente inoffensiva 
  • Nel vaccino ad mRNA non è presente né il SARS-CoV-2, né nessun altro Virus
Piccola parentesi, nei vaccini "classici" (es. Astrazeneca), si usa l'Adenovirus (un virus molto stabile ed innocuo per l'uomo) come vettore. Questo Adenovirus viene modificato e contiene anche quel pezzettino di DNA (che verrà poi trascritto in mRNA-spike) SARS-CoV-2 che codifica per la proteina Spike. In questo caso (es. Astrazeneca) il tragitto siringa-cellula è affidato all'innocuo Adenovirus invece che alle Nanoparticelle lipidiche (come in Pfizer e Moderna).

Vettori a Virus o ad mRNA

Cosa si Intende per Variante del Virus ? 

"Le Varianti Sono Generate dai Vaccini ?

La frase soprariportata avrà indubbiamente fatto ribaltare Darwin nella sua tomba. Il principio base della Teoria Evoluzionistica di Darwin è proprio "L'ambiente non genera le mutazioni, ma seleziona quelle più vantaggiose" (chi avesse voglia di approfondire il concetto di Evoluzione clicchi qui).

In altri termini, le mutazioni sono eventi del tutto casuali e, ad ogni ciclo replicativo, il SARS-CoV-2 ha una minima probabilità di commettere qualche errore, dando alla generazione successiva un RNA leggermente diverso dal suo. La probabilità è bassa, ma moltiplicata per miliardi e miliardi di replicazioni, diventa concreta. 

Come detto sopra, una mutazione potrebbe casualmente essere: indifferente (la maggior parte), svantaggiosa o vantaggiosa

Una mutazione svantaggiosa (pensate ad un Virus che produce la proteina Spike malfunzionante) si perde nel corso di una o più generazioni (non riesce più ad infettare o poco).

Una mutazione vantaggiosa (pensate ad un Virus che produce una proteina Spike più efficace) prenderà il sopravvento, dato che i Virus che la posseggono (es. variante Delta del SARS-CoV-2) infettano (si duplicano) più facilmente.

In altre parole è una sorta di gara, i mutanti che hanno un vantaggio (infettano di più), corrono più veloci e diventeranno maggioritari nella popolazione.

Se però una buona fetta della popolazione è vaccinata, il vantaggio per il Virus non sarà più semplicemente "infettare più velocemente", ma diventerà anche "infettare chi è vaccinato". Per questo motivo, durante la fase di vaccinazione, bisognerebbe limitare al massimo la circolazione virale, così da ridurre la probabilità che si generi (casualmente) un mutante virale resistente ai vaccini.

I Vaccini non inducono varianti, semplicemente le possono selezionare (Se nessuno è vaccinato un Virus resistente ai vaccini non ha alcun vantaggio rispetto agli altri). Non fraintendete queste righe, VACCINARSI è CRUCIALE per USCIRNE con il minor numero di morti, alternativamente, lasciando circolare il Virus liberamente si arriverebbe all'immunità ammalandosi (invece che vaccinandosi), facendo morire oltre il 2% della popolazione (ed anche in quest'ultimo caso poi si potrebbero selezionare Virus in grado di reinfettare i guariti).

Al momento (Estate 2021) le varianti maggiormente diffuse non eludono il sistema immunitario dei vaccinati e, anche nel caso di infezione, i vaccinati non sviluppano la forma grave della malattia. 

Infine ricordatevi che nessun vaccino è sicuro al 100% sul 100% delle persone. Ma se tutti si vaccinano il Virus non può più circolare e, così, si protegge anche quell'1% a cui il vaccino non ha funzionato. Quindi Vaccinarsi è un dovere verso sé stessi, ma anche (e soprattutto) verso gli altri.

Elenco Piante Tropicali - Descrizione con Foto e Resistenza al Freddo

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Il termine generico "Pianta Tropicale" non indica di per sé una caratteristica specifica, bensì unicamente la sua provenienza geografica. In senso stretto i tropici sono quelle aree ad una latitudine compresa tra il 23° parallelo Nord ed il 23° parallelo Sud. In queste zone, al piano, non vi sono grosse fluttuazioni termiche annuali, raramente si scende sotto i 15° C (59° F) e la radiazione solare è sempre elevata. Detto questo, diverse zone tropicali possono aver climi molto diversi, si passa dalle terre desertiche (es. Sud della Penisola Arabica), a zone Monsoniche (India) in cui si alterna una stagione delle piogge ad una secca, sino a zone Pluviali (es. Foresta Amazzonica), in cui le precipitazioni sono abbondanti e quasi giornaliere. 

Esistono poi le zone sub-tropicali, che indicativamente si estendono dai due tropici sino al 30° N (e 30° S). Queste aree sono di norma esenti da gelo, ma hanno una certa stagionalità (sebbene non così marcata come nelle zone temperate).

Ovviamente le piante non seguono l'esatto confine geografico e, talvolta, possono crescere anche in zone lontane da quelle d'origine ed avere una (relativamente) inaspettata resistenza al freddo.

In questo articolo vorrei proporre le specie di piante tropicali (almeno nell'aspetto) più adatte alla creazione di un giardino esotico in Italia. Di seguito indicherò anche la rusticità e vedrete come buona parte di esse si possano facilmente coltivare (all'aperto e senza protezioni) nelle zone costiere del Centro-Sud Italia ed altre sono ancora più resistenti, tollerando addirittura il gelo intenso del Nord Italia.

Giardino Tropicale in Thailandia


Aspetto di Una Pianta Tropicale :

Quando si parla di piante tropicali si fa spesso riferimento a piante che crescono in zone equatoriali, nelle foreste pluviali. Qui il clima è caldo-umido tutto l'anno, vi è una grandissima biodiversità (sia animale che vegetale), il suolo è povero, la vegetazione densa ed il Sole è filtrato dagli alberi più alti, tanto che meno del 5% della radiazione solare giunge al sottobosco. 

Quali sono le caratteristiche morfologiche di una specie "tropicale" ?

  • Sono piante sempreverdi, talvolta semi-decidue durante la stagione secca
  • Le specie della parte bassa della foresta pluviale sono spesso epifite, ovvero piante che crescono arrampicandosi su tronchi e rami degli alberi, spesso hanno radici aeree (es. Orchidea)
  • Le foglie sono di grandi dimensioni
  • Le specie del sottobosco sono spesso piante erbacee.
  • Sviluppano una vegetazione densa
  • Le foglie di molte specie, tra cui buona parte di quelle del genere Begonia e della famiglia delle Bromeliaceae (la stessa dell'Ananas), hanno colorazioni atipiche, con sfumature color porpora, marrone, viola ed arancione
  • Le piante da fiore (Angiosperme) fanno copiose fioriture ed i fiori sono spesso appariscenti, grandi e dai colori sgargianti
  • Le specie del sottobosco tendono ad aver fusti sotterranei od a non averne affatto
  • Le specie che non diventano alberi tollerano molto bene condizioni di ombreggiamento 
  • Gradiscono elevata umidità atmosferica
  • Diverse specie sono adatte ad essere coltivate anche come Piante da Appartamento.

Specie Vegetali dall'Aspetto Tropicale :

L'elenco (correlato da foto) che segue conterrà alcune (tra le migliaia) specie di piante ornamentali che hanno un aspetto esotico. La maggior parte di esse possono esser coltivate solo nel Sud Italia, dove non gela praticamente mai, tuttavia ce ne saranno alcune (che indicherò) solo apparentemente tropicali ed adatte alla coltivazione nel  freddo Nord Italia.

Un'ultima cosa, sebbene molte piante succulenti siano tropicali, qui non verranno citate, se foste interessati potete comunque trovare un'accurata descrizione di alcune specie di Piante Grasse, adatte alla creazione di un giardino arido nel Mezzogiorno.

Acalypha hispida : chiamata volgarmente Acaliffa, appartiene alla famiglia delle Euphorbiaceae. E' una specie tropicale nativa della Malesia, che in Italia deve esser coltivata in serra, iniziando a soffrire già a temperature di 10° C (50° F). Si sviluppa sotto forma di piccolo arbusto, con foglie larghe, cuoriformi, color verde chiaro. Le infiorescenze, appariscenti e con fiori color porpora, sono formate da lunghi amenti penduli che emergono dalle gemme poste all'ascella fogliare.

Acalypha hispida

Acanthus mollis
Acanthus mollis : cambiamo decisamente clima con una specie di origine Mediterranea, resistente al gelo ed adatta ad esser coltivata anche nel Nord Italia (escluse le zone di montagna). A. mollis, appartenente alle Acanthaceae, ha fusto irrilevante, che la fa rimanere bassa. Le foglie sono molto grosse e frastagliate, mentre i fiori sono delle infiorescenze a portamento eretto che spuntano dal centro della pianta. Cresce bene anche in posizioni abbastanza ombreggiate, come sotto la chioma degli alberi ad alto fusto. Clicca qua per foto ed ulteriori dettagli.

Agapanthus praecox : specie a bulbo nativa del Sud Africa, appartenente alle Amaryllidaceae, di cui si trovano in vendita numerose varietà ed ibridi (spesso con Agapanthus africanus). E'moderatamente resistente al freddo ed in grado di resistere al gelo, perdendo la parte aerea e ributtando dalle radici in primavera. Si può coltivare anche al Nord Italia. Le foglie sono lunghe e strette (a forma di spada), formando una chioma folta, dalla quale emergono gli steli alla cui sommità sono raccolti numerosi fiori color blu/lilla (esistono anche ibridi a fiori bianchi), disposti a formare una sfera. Amano esposizioni soleggiate, ma si accontentano anche della mezz'ombra e tollerano discretamente bene la siccità.

Agapanthus praecox

Alocasia macrorrhizos : specie della famiglia delle Araceae nativa della foresta pluviale della Nuova Guinea e diffusa in tutto il Sud-Est Asiatico. Si tratta di una pianta rizomatosa erbacea che in Italia di rado supera i 2 metri di altezza (6.6 ft), mentre nelle foreste del Borneo può raggiungere dimensioni anche doppie. Le foglie, lunghe anche oltre 1 metro (3.3 ft), sono sorrette da lunghi (e massici) piccioli e hanno una forma che ricorda l'orecchio dell'elefante (è infatti nota anche come "Orecchio d'Elefante"). Esse sono erette, con la punta rivolta verso l'alto (caratteristica che distingue l'Alocasia dalla Colocasia) e con venature profonde disposte "a lisca di pesce". E' una pianta tropicale, ma che si adatta al clima subtropicale. Si può coltivare nelle zone più miti d'Italia e, con possibile defogliazione, regge occasionali punte di 0° C (32° F). Un'altra specie simile, ma dalle tonalità più scure (marroni) è la Alocasia plumbae"metallica".

Alocasia macrorrhizos

Alpinia zerumbet : specie rizomatosa perenne nativa dell'Asia subtropicale (dal Bangladesh alla Cina), appartenente alle Zingiberaceae. Gli pseudo-fusti raggiungono un'altezza massima di 3 metri (10 ft), mentre le foglie sono lanceolate, lunghe circa 50 cm (1,7 ft), di color verde, anche se è assai diffusa e comune una varietà a foglie variegate di giallo. Le infiorescenze sono a forma di pannocchia ricadente, mentre i fiori sono bianchi con sfumature rosa, cerosi ed a forma di campana. Buona la resistenza al freddo, la parte aerea viene distrutta a -3° C (27° F), mentre il rizoma regge almeno fino a -5° C (23° F), rendendo la specie coltivabile anche in buona parte del centro Italia. Si può coltivare al Sole, ma è meglio a mezz'ombra, anche perché è una specie con elevato fabbisogno idrico.

Alpinia zerumbet

Aristolochia gigantea : vigoroso rampicante nativo delle foreste dell'America Centrale (da Panama sino al Brasile) ed appartenente alla famiglia delle Aristolochiaceae. Le liane lignificate possono esser lunghe diversi metri, le foglie sono cuoriformi, con venature e colori che possono ricordare (lontanamente) le foglie dell'Edera. La parte da leone però la fanno i particolarissimi fiori, che ricordano quelli di alcune piante carnivore. Essi sono formati da una sorta di tubo, che all'estremità si allarga a formare una sorta di imbuto; proprio quest'ultima parte ha uno sfondo con tonalità porpora-violacee, con un disegno di nervature bianche. Può reggere al massimo fino a -1° C (30° F), poco oltre con totale perdita della parte aerea.

Aristolochia gigantea

Bauhinia purpurea : specie ornamentale che appartiene alle Fabaceae (ex Leguminose), come la Mimosa, la Robinia e le Fave. Nativa delle zone tra India e Myanmar (Birmania), si sviluppa sotto forma di albero di medio-piccole dimensioni, di norma con un'altezza intorno ai 5 metri (16 ft). Le foglie sono composte ed i due lobi sono saldati dal picciolo sino a metà foglia, dando loro una forma di "farfalla". I fiori, invece, sono di tonalità violacee/lilla, con sfumature bianche e ricordano molto la forma delle Orchidee, tanto che la Bauhinia p.è volgarmente nota anche come "Albero delle Orchidee". In commercio si trovano anche molti suoi ibridi come la Bauhinia x blakeana (dai fiori profumati) ottenuta dall'incrocio con la Bauhinia variegata. In inverno può aver comportamento deciduo o semi-deciduo, tuttavia è sensibile al freddo e si può coltivare solo nel Sud Italia o dove non si scenda mai sotto -1°C (30° F).

Bauhinia purpurea
Begonia brevirimosa : alcune Begonie(es. B. semperflorens) vengono coltivate (anche al Nord Italia), come piante fiorifere annuali, per decorare aiuole e viali (per info clicca qua). La B. brevirimosa, che in natura cresce nel sottobosco delle foreste pluviali della Papua Nuova Guinea, si fa invece notare per le sue grandi foglie screziate di rosa su sfondo verde scuro. La coltivazione non è semplice e deve esser fatta in serre calde ed umide e soffre già sotto i 10° C (50° F). All'aperto, senza accorgimenti, è molto difficile che possa sopravvivere in Italia.

Begonia brevirimosa

Bignonia capreolata : rampicante appartenente alle Bignoniaceae e molto simile a specie come Campsis radicans, anch'essa chiamata genericamente Bignonia. La B. capreolata è nativa degli Stati Uniti, tuttavia ha un aspetto tropicale, con caratteristici fiori arancioni a forma d'imbuto, con petali gialli. Ottima resistenza al gelo, può esser coltivata in tutta Italia.

Bignonia capreolata

Bougainvillea spectabilis : specie nativa del Brasile, ma diffusissima in tutto il Sud Italia. E' una pianta rampicante appartenente alla famiglia delle Nyctaginaceae che può raggiungere diversi metri d'altezza ed ama esposizioni soleggiate. Le foglie sono piccole ed a forma di cuore, mentre i fiori sono minuscoli, ma le brattee (simili a petali) che li circondano sono grandi e color viola-lilla (sebbene esistano ibridi di tutti i colori). La fioritura è prolungata, tanto che nelle zone miti della Sicilia può durare 10 mesi su 12. Esistono anche altre specie (es. Bougainvillea glabra) ed innumerevoli ibridi. Resistenza di circa -2° C (28° F) per la parte aerea, un po' di più per le radici; tuttavia alcuni ibridi (Bougainvillea specto x glabra) sono più rustici e possono resistere anche a -8° C (18° F).

Bougainvillea spectabilis

Brachychiton acerifolius : grande albero nativo dell'Australia, appartenente alle Malvaceae, noto anche come "Albero Fiamma" per l'abbondanza di fiori color rosso acceso a forma di campana, che compaiono (di solito) in primavera, quando l'albero è ancora spoglio, facendolo sembrare per l'appunto infuocato. Il portamentoè piramidale, mentre le foglie, come suggerisce il nome scientifico, ricordano quelle dell'Acero. Resistenza al freddo di circa -5° C (23° F). Un'altra specie del genere, con fiori rossi (ma meno abbondanti) e di dimensioni ben più contenute è la B. bidwillii, mentre una delle più popolari è B. populneus, che ha però fiori chiari.

Brachychiton acerifolius
Brassaiopsis mitis : Araliaceae nativa dell'Asia, che si sviluppa sotto forma di piccolo arbusto dall'aspetto esotico, con foglie davvero inusuali; esse sono formate da una parte circolare attaccata al picciolo, dalla cui circonferenza partono numerose foglioline ovali. Preferisce posizioni poco soleggiate e resiste ai geli intensi del Nord Italia.

Brassaiopsis mitis
Alcantarea sp.
Tillandsia tenuifoliaBromeliaceae : raggruppo qua alcune delle specie più rappresentative di questa grande famiglia di piante erbacee originaria dell'America Tropicale. A meno che non sia diversamente specificato, tutte le specie citate si possono coltivare solo nei climi più miti d'Italia (esenti da gelo), a mezz'ombra, umidificando in estate e proteggendo dalla pioggia fredda in inverno. Aechmea pectinata ha foglie lunghe in media mezzo metro che, in prossimità della fioritura, si tingono di color rosa. (1,6 ft);  Alcantarea imperialisè una delle specie più imponenti ed il diametro della rosetta può raggiungere i 3 metri (10 ft), le foglie sono color porpora e gradisce almeno mezza giornata di Sole diretto; Quesnelia quesnelianaè di media grandezza, con foglie verdi ed una vistosa infiorescenza color rosso, la specie può resistere ad occasionali picchi a temperature di qualche grado sotto zero; Tillandsia ionanthaè una specie epifita, di piccolissime dimensioni, con foglie lunghe appena 5 cm (2 in), l'infiorescenza emerge dal centro della rosetta ed è formata da 2-4 fiori blu-violacei; Tillandsia tenuifoliaè epifita, possiede foglie allungate di circa 12 cm (5 in) ed infiorescenza rosa; è più facile da coltivare nel Sud Italia rispetto alle altre sopracitate, potendo resistere anche fino a -5° C (23° F).

Alcantarea imperialis
Brugmansia arboreaSolanaceae (come Pomodori, Melanzane etc.) conosciuta col nome di Stramonio. Viene coltivata per i suoi fiori, penduli (apertura rivolta verso il basso), a forma di campana allungata e color bianco o giallo paglierino (sebbene esistano anche varietà di altri colori), mentre le foglie sono grandi, ovali e talvolta ricoperte da una leggera peluria. La specie ha portamento arbustivo, di norma sviluppa più tronchi che partono dalla base e non supera i 5 metri (16 ft) di altezza. Essendo originaria delle Andeè, all'interno del suo genere, la più resistente al freddo, tuttavia nelle zone in cui gela perde ogni inverno la parte area, per ributtare dalle radici, fiorendo comunque la stagione successiva, ma rimanendo di dimensioni ben più contenute. Se le radici sono ben pacciamate, possono resistere anche fino a -8° C (18° F) e oltre.

Brugmansia arborea

Caesalpinia gilliesi
Caesalpinia gilliesi : nativa dell'Argentina, è una piccola Fabaceae dai bei fiori gialli, che ricorda la ben più nota Delonix regia. La discreta resistenza al freddo la rende coltivabile anche al centro e parte del Nord Italia. Ne ho già discusso, per dettagli clicca qui. Se volete una Caesalpinia più imponente potreste optare per la C. pulcherrima, che tuttavia è più tropicale e coltivabile solo nelle zone più miti d'Italia.

Cananga odorata : nativa del Sud-Est asiaticoè un albero che appartiene alle Annonaceae (come Graviola, Cherimoya , etc.) e viene coltivato per i profumatissimi fiori gialli, spesso usati per creare ghirlande o per profumare gli ambienti. Purtroppo è una specie tropicale, non tollera temperature inferiori ai 5° C (41° F) ed inoltre non sopporta bene la siccità. Senza adeguati accorgimenti in Italia non può esser coltivata all'aperto tutto l'anno.

Cananga odorata
Canna indica : bulbosa della famiglia delle Cannaceae e nativa dell'America latina. Possiede foglie lussureggianti che ricordano (in piccolo) quelle del Banano e fiori dai colori più disparati, che sbocciano da Luglio in poi. Esistono centinaia di varietà ed ibridi, di cui vorrei citare C. indica"Cleopatra" dalle foglie screziate di marrone. Per una fioritura abbondante è meglio un luogo assolato, mentre all'ombra totale produce solo foglie (e forse qualche fiore isolato). La specie teme il gelo, ed al Nord Italia si devono rimuovere i bulbi in autunno, mentre al Sud (zone costiere) possono esser lasciati nel terreno e rigermoglieranno l'anno successivo.

Canna indica
Carica papaya : fruttifera ed ornamentale, cosa voler di più ? E' una Caricaceae nativa del Centro America, lo sviluppo è rapido, senza ramificazioni (a meno di danni) e conseguente portamento colonnare (come Palme). In Italia si può coltivare all'aperto solo in aree circoscritte particolarmente miti, dato che deve continuare a vegetare per sopravvivere e non è sufficiente che non geli mai. Per ulteriori dettagli sulla coltivazione e foto clicca qui.

Carica papaya

Chorisia speciosa : volgarmente conosciuta come Ceiba, è una Malvaceae sud-americana dall'atipico tronco a forma di fiasco. Si sviluppa come albero di medie dimensioni, dall'aspetto spesso tozzo e produce fantastici fiori multicolore. La fioritura avviene tra la fine estate e l'autunno. Le foglie, anch'esse ornamentali, possono cadere durante la stagione fredda e la pianta regge leggere gelate e può esser tranquillamente coltivata nelle zone costiere del Sud Italia.

Chorisia speciosa

Coffea arabica : la pianta del Caffè appartiene alle Rubiaceae (per maggiori info di coltivazione clicca qua) e cresce in zone tropicali, ma di montagna. In zone vicine al mare, nel Sud Italia, può esser coltivata in zone ombreggiate, umide e quanto più possibili fresche in estate. Il portamento ricorda un po' quello di una conifera, con unico tronco e rami secondari perpendicolari ad esso. Le foglie sono piccole, di un bel color verde brillante, mentre i bianchi fiori sono profumati ed il preludio delle future bacche rosse (con all'interno i preziosi semi). Certo, potreste togliervi la soddisfazione di farvi una vostra tazzina di Caffè. Muore a 0° C (32° F).

Coffea arabicaColocasia esculenta  : Araceae dall'aspetto molto simile all'Alocasia, si riconosce per il fatto di aver la punta delle foglie rivolta verso il basso (non verso il cielo come l'Alocasia). Cresce bene in zone di mezz'ombra. Sebbene il gelo possa danneggiare la parte aerea, la Colocasia è ben più rustica dell'Alocasia e le sue radici possono sopravvivere e riformare la chioma in primavera. Alcune varietà es "Pink China" sono estremamente resistenti al gelo e possono esser coltivate anche in molte aree del Nord Italia.

Colocasia esculenta

Colvillea racemosa : albero delle Fabaceae nativo del Madagascar, che produce delle infiorescenze con molti boccioli che formano una sorta di grappolo. I fiori, atipici e color arancione, sono molto ornamentali. Ama il pieno Sole, resiste alla siccità, a lievi gelate e si può coltivare nelle zone miti del Sud Italia.

Colvillea racemosa
Costus productus : specie rizomatosa erbacea appartenente alle Costaceae, cresce nel sottobosco delle umide foreste Peruviane. Alta circa 1 metro (3.3 ft), possiede foglie ovali ed appuntite, disposte a spirale. Infiorescenze terminali costituite da brattee rosso-arancioni, che racchiudono il fiore giallino. Se ne può tentare la coltivazione laddove non geli mai, riservandole una posizione piuttosto ombreggiata.

Costus productus

Crinum asiaticum : nativa delle Isole dell'Oceano Indiano e Pacificoè un'erba perenne alta circa 1 metro (3.3 ft) ed appartenente alla famiglia delle Amaryllidaceae. Le foglie sono lanceolate e produce un'infiorescenza ad ombrello che porta sino a 50 fiori, che sono a bianchi, leggermente profumati e con petali lunghi e sottili. Si può coltivare in zone soleggiate o a mezz'ombra e regge, con danni alle foglie, fino a circa -3° C (27° F) o poco più.

Crinum asiaticum

Cycas revoluta : appartenente alle Cycadaceae e nativa del Giappone, ha un aspetto che ricorda quello di una palma, sebbene sia filogeneticamente molto lontana, appartenendo addirittura alle Gimnosperme (come le Conifere). Si adatta ad esser coltivata sia in zone soleggiate, sia più ombrose e resiste al freddo almeno fino a -10° C (14° F), oltre con qualche danno.

Cycas revoluta

Delonix regia : originaria del Madagascar, appartiene alle Fabaceae ed è il sogno di ogni tropicalista. E' un albero di medie dimensioni, con un portamento aperto e con foglie grandi che ricordano quelle dell'Albizia. La fioritura è spettacolare, copiosa, prolungata e la chioma diventa interamente ricoperta da fiori rossi. Purtroppo è una specie molto tropicale ed in Italia se ne può tentare (magari senza riuscirci) solo in zone esenti da gelo e con massime alte anche durante l'inverno (es. aree costiere della Sicilia meridionale).

Delonix regia
Dicksonia antarctica : si tratta a tutti gli effetti di una Felce, basta osservare le sue foglie per capirlo; tuttavia ha uno sviluppo ed una forma che, a prima vista, la fanno spesso confondere per una palma. La crescita è lenta, ama zone ombrose e umide e sopporta temperature minime inferiori ai -10 °C (14° F), per questo si può coltivare anche in molte zone del Nord Italia. Per ulteriori dettagli e foto clicca qui.

Dicksonia antarctica

Epiphyllum oxypetalum
Epiphyllum oxypetalum : Ok, avevo detto che qui non avrei citato le piante grasse, ma questa Cactaceae merita un'eccezione. Si tratta di un'epifita originaria di Messico e Guatemala, con foglie ovoidali, dal margine ondulato e senza spine. L'appartenenza ai Cactus è evidenziata solo dai fiori, bianchi ed esclusivamente notturni. Richiede posizioni luminose, ma non in pieno Sole tutto il giorno, richiede innaffiature e non dovrebbe esser esposta a temperature inferiori ai 5° C (41° F).

Erythrina caffra : chiamato anche Albero dei Coralli è una Fabaceae nativa del Sud Africa che si sviluppa come grosso (e largo) albero deciduo. I fiori, color rosso-arancione, sono raggruppati in un'infiorescenza che ricorda (molto vagamente) quella di alcune Aloe. La fioritura inizia quando la pianta è ancora spoglia o quando inizia a mettere le nuove foglie, ma può continuare anche successivamente, inoltre la perdita delle foglie dipende anche dal clima ed in zone calde ed umide durante l'inverno potrebbe comportarsi da sempreverde o semi-decidua. Le foglie sono cuoriformi. Resiste a sporadiche e lievi gelate, tuttavia esiste Erythrina × bidwillii, un ibrido ben più compatto che può sopravvivere a -6° C (21° F).

Erythrina caffra
Farfugium japonicum var. giganteum : specie rizomatosa nativa di Cina e Giappone, appartiene alle Asteraceae (come l'insalata) ed in natura cresce lungo le rive dei fiumi. E' una specie rizomatosa, che produce grosse foglie circolari. Preferisce ambienti piuttosto ombrosi ed ha portamento strisciante-tappezzante, creando un fantastico effetto "sottobosco-tropicale". E' ambita dai tropicalisti del Nord Italia, dato che la parte aerea (foglie) resiste fino a circa -6° C (21° F), ma la pianta (rizoma) sopravvive almeno sino a -15° C (5° F) riformando velocemente la chioma nella successiva primavera.

Farfugium japonicum var. giganteum

Fatsia japonica : conosciuta come Aralia, è nativa della Corea e del Giappone ed appartiene alla famiglia delle Araliaceae. Si sviluppa come arbusto, superando solo di rado i 3 metri (10 ft) di altezza. Le foglie sono grandi, con 7-9 lobi accentuati, con un lungo picciolo e di color verde scuro. I bianchi fiori son riuniti in un'infiorescenza terminale ed è una specie a fioritura autunnale. Gradisce esposizioni piuttosto ombreggiate e si può coltivare anche in buona parte del Nord Italia, reggendo fino a circa -10° C (14° F), forse oltre con danneggiamento ai rami.

Fatsia japonica

Ficus macrophylla : appartenente alle Moraceae, è una specie sempreverde nativa dell'Australia. Si sviluppa sotto forma di albero di grosse dimensioni, con foglie simili a quelle della Magnolia. Una delle particolarità risiede nel fatto che i rami possono emettere radici aeree che, una volta toccato il suolo, sorreggeranno i possenti rami. Questa pianta sopporta lievi gelate ed è coltivabile in diverse zone costiere del meridione e, in alcuni casi, si sviluppa bene come nei luoghi d'origine; infatti un esemplare di F. macrophyllaè diventato il simbolo dell'Orto Botanico di Palermo.

Ficus macrophylla

Gardenia jasminoides : nativa del Vietnam, Corea e Cina, appartiene alle Rubiaceae, come la Pianta del Caffè a cui somiglia (soprattutto foglie), per foto e dettagli di coltivazione clicca qui. I fiori, color bianco candido, sbocciano per tutta l'estate, hanno la forma di una rosa ed emanano una dolce fragranza. Sono state selezionate varietà resistenti al gelo, che possono sopravvivere fino a -15°C (5° F) ed amano la mezz'ombra e terreni acidi. Esistono anche specie di Gardenia più tropicali.

Gardenia jasminoides

Goethea strictiflora (sin. Pavonia strictiflora) : arbusto nativo del Brasile che non raggiunge i 2 metri (6.6 ft) di altezza. Appartiene alle Malvaceae ed ha la peculiarità di produrre fiori (screziati di rosa) lungo i rami, talvolta ricoprendoli quasi interamente. Si deve piantare in zone luminose, ma evitando il pieno Sole e non sopporta neppure lievi gelate. 

Goethea strictiflora

Gunnera manicata : specie erbacea perenne appartenente alle Gunneraceae che entra di merito nella categoria Piante da Record per via delle gigantesche foglie, che possono esser larghe anche 3 metri (10 ft). La pianta (non le foglie) resiste anche a temperature inferiori ai -10° C (14° F) ed è più adatta al clima di molte parti del Nord Italia, anche perché ama ambienti umidi e poco soleggiati. 

Gunnera manicata

Hedychium gardnerianum : è una specie erbacea che in natura cresce nella regione dell'Himalaya, appartiene alle Zingiberaceae (come lo Zenzero). Ha un portamento che ricorda quello della pianta del granoturco, con foglie più "afflosciate" ed infiorescenza giallo-arancio alla sommità del fusto. Cresce bene a mezz'ombra ed ha una discreta resistenza al gelo, fino a circa -8° C (18° F).

Hedychium gardnerianum
Hibiscus rosa sinensisMalvaceae nativa dell'Asia tropicale ed ormai diffusa a livello ornamentale in tutte le zone tropicali e sub-tropicali del mondo. La specie ha sviluppo arbustivo ed, in Italia, raramente supera i 3 metri (10 ft) di altezza. Le foglie sono color verde lucido, mentre i fiori, a forma d'imbuto, sono di grandi dimensioni, hanno cinque petali rossi (sebbene esistano varietà a fiori gialli), con una lunga (e sporgente) colonna staminale. 
Può resistere a lievi e sporadiche gelate ed è perciò abbastanza comune nelle zone costiere del centro-Sud; i -5° C (23° F) potrebbe indicativamente rappresentare la temperatura soglia di sopravvivenza.

Hibiscus rosa sinensis
Ipomea cairica : di origine Africana (incerta la zona) è una specie di Convolvulaceae (come il Vilucchio). Rampicante vigoroso, con vegetazione densa, formata da foglie composte simili a quelle della Passiflora caerulea e fiori di una bellissima tonalità lilla tenue. Resiste a gelate nell'ordine dei -4° C (25° F).
 
Ipomea cairica

Jacaranda mimosifolia
Jacaranda mimosifolia : specie originaria di Argentina e Paraguayè della famiglia delle Bignoniaceae. Cresce come albero di medio-grosse dimensioni e può raggiungere i 20 metri (66 ft) di altezza. In Italia ha comportamento deciduo o semi-deciduo e dà il massimo nel periodo della fioritura. I fiori sono blu con sfumature violacee e ricordano molto quelli del Glicine. Si può coltivare in zone in cui non si scenda sotto i -5° C (23° F), anche se potrebbe reggere con danni poco oltre.

Justicia adhatoda : pianta officinale appartenente alle Acanthaceae (clicca qua per foto e per ulteriori dettagli di coltivazione). Piccolo arbusto nativo delle zone comprese tra Pakistan e Nepal, cresce come piccolo arbusto, con bel fogliame e fiori riuniti in più infiorescenze erette. Ama esposizioni semi ombreggiate e si può coltivare in zone a clima mite, sopportando lievi gelate.

Justicia adhatoda

Macrozamia communis : simile alla Cycas, è nativa dell'Australia e, nell'aspetto, ricorda molto una Palma. Nei giovani esemplari il tronco è tipicamente sotterraneo, ma anche le piante adulte raramente hanno un tronco che supera l'altezza vita; per contro le foglie sono lunghe. Cresce bene nel sottobosco luminoso e può resistere a medie gelate, nell'ordine dei -6° C (21° F) e forse poco oltre.

Macrozamia communis

Manihot grahamii : Euphorbiaceae dall'aspetto tropicale, ma resistente al gelo oltre i -10° C (14° F) e facilmente coltivabile anche nel Nord Italia. Pianta di modesto sviluppo, con foglie dai lobi pronunciatissimi, tanto che una foglia sembra come formata da lunghe foglioline disposte a raggiera. Ottima scelta per i climi freddi. 

Manihot grahamii

Metrosideros excelsa : specie appartenente alle Mirtaceae e nativa della Nuova Zelanda. Si sviluppa come albero di medie dimensioni, spesso potato ad arbusto e produce vistosi fiori rossi, dall'aspetto tipico delle Mirtacee (con moltissimi stami); la fioritura in Italia avviene a fine primavera-inizio estate. Le foglie sono piccole e con internodi corti, facendo risultare la chioma densa. Resiste al freddo fino a circa -5° C (23° F) e si può dunque coltivare in diverse aree costiere del centro Sud Italia e Liguria.

Metrosideros excelsa
Molineria capitulata : appartenente alla famiglia delle Hypoxidaceae, è una specie rizomatosa erbacea nativa del Pacifico meridionale. Produce foglie lunghe e strette, che si piegano a metà ed è dotata di stoloni striscianti dai quali si formano cespi assai densi. Si coltiva in zone ombrose, resiste fino a 0° C e poco oltre perdendo la parte aerea

Molineria capitulata

Monstera deliciosa : nativa delle umide foreste del centro America ed appartenente alle Araceae, in Italia è per lo più usata come pianta da interni. E' una specie rampicante e semi-epifita, che in natura si arrampica sul tronco degli alberi. Le foglie sono enormi (fino ad 1 metro), profondamente lobate e bucate nella parte centrale. Ai fiori seguono i frutti, che in pochi sanno esser commestibili, con un sapore che ricorda un mix tra banana ed ananas. Ama zone ombrose ed umidi ed è sensibile al freddo, perdendo le foglie a 0° C (32° F) e morendo a -2° C (28° F).

Monstera deliciosa

Murraya paniculata : arbusto sempreverde appartenente alle Rutaceae (come gli Agrumi), nativo dell'Asia. Produce foglie ovali e fiori bianchi molto profumati simili a quelli dell'Arancio. Data l'elevata vigoria e tolleranza alle potature può esser usato per formare siepi. Cresce bene in zone soleggiate o a mezz'ombra e sarebbe meglio non esporla al gelo, sebbene possa reggere effimere lievi gelate.

Murraya paniculata

Musa sikkimensis : nativa del Bhutan e India ed appartenente alle Musaceae è un Banano ornamentale resistente al gelo, che in natura cresce in montagna. Lo pseudofusto può arrivare a 4 metri (13 ft) di altezza e le grosse foglie ricordano molto quelle dei Banani tropicali ed in alcune varietà sono screziate di marrone. Sebbene il gelo distrugga le foglie, la pianta resiste almeno fino a -10° C (14° F). In zone più miti si può optare per Banani a frutto edule, come Musa orinoco.

Musa sikkimensis

Quisqualis indica (sin. Combretum indicum) : nativa dell'Africa tropicale (Ghana, Costa d'Avorio, Nigeria etc.), appartiene alla famiglia delle Combretaceae. E' una specie rampicante sempreverde (talvolta decidua nei luoghi più freschi) che produce densi grappoli penduli formati da stupendi fiori color bianco-rosa. Si può coltivare nei climi temperati caldi, resistendo fino a circa 0° C (32° F), purché siano eventi unici e di breve durata.

Quisqualis indica

Pachira aquatica
Pachira aquatica: specie del Centro America appartenente alle Malvaceae che, in Italia, viene per lo più coltivata come pianta d'appartamento (clicca qua per dettagli sulla coltivazione). Pianta dal fogliame dall'aspetto decisamente tropicale, con grosse foglie che ricordano quelle della Schefflera actinophylla. Gradisce esposizioni a mezz'ombra, ma se abituata gradualmente cresce anche in zone assolate. Regge fino a circa 0° C (32° F), forse un paio di gradi in meno perdendo le foglie e si può coltivare all'aperto nelle zone costiere della Calabria e della Sicilia.

Palme : qua si apre un mondo, dato che ne esistono oltre 2000 specie (qui ne son descritte alcune). Se dovessi consigliarne qualcuna dall'aspetto tropicale, ma coltivabile nelle zone più miti d'Italia (non come l'infattibile Palma da Cocco) direi la Chamaedorea elegans e la Howea forsteriana, entrambe comuni come piante d'appartamento, crescono bene anche all'ombra e resistono pochissimo sotto gli zero gradi. Per i climi più fortunati della Sicilia si potrebbe optare per la Dypsis lutescens, mentre per chi volesse una palma tropicale da sottobosco in zone più fredde consiglierei la Rhapis excelsa, che può sopravvivere fino a -8° C (18° F).

Howea forsteriana

Chamaedorea elegans
Pandanus tectorius : specie nativa della Malesia ed appartenente alle Pandanaceae. Le foglie, grandi e lanceolate, sono relegate all'estremità dei rami, mentre il portamento ricorda quello di alcune Yucche ramificate e può occasionalmente raggiungere i 10 metri (33 ft) di altezza. Cresce lungo le coste, talvolta insieme alle Mangrovie e produce frutti che ricordano (nell'aspetto) l'Ananas. E' una specie tropicale, con elevate esigenze termiche e già sotto i 10° C (50° F) potrebbe morire, rendendo la sua coltivazione in Italia molto complicata.

Pandanus tectorius
Passiflora caerulea : specie rampicante sudamericana che produce bellissimi fiori singoli dalla forma inconfondibile, le foglie sono lobate e resistono al gelo fino ad almeno -6°C (21° F), a temperature inferiori la pianta diventa decidua o semi-decidua, ma sopravvive a temperature intorno ai -14° C (7° F). Altra Passiflora, ma resistente solo fino a -3° C (27° F), è la Passiflora edulis, che produce i noti Frutti della Passione (Passion Fruits o Maracujà).

Passiflora caerulea

Philodendron pinnatifidum (sin. Philodendron selloum) : nativo delle umide foreste del Sud America (Argentina, Bolivia, Paraguay) è una comune pianta d'appartamento, della famiglia delle Araceae, spesso confusa con la Monstera deliciosa. Le foglie sono lunghe poco meno di un metro (3.3 ft), profondamente incise e dotate di un lungo picciolo. Il portamento è ricadente, strisciante ed in natura tendono a formare radici aeree con cui aggrapparsi agli alberi. Cresce bene all'ombra ed è più rustica della M. deliciosa, resistendo fino a -3° C (27° F), oltre perde totalmente le foglie, ma le radici reggono qualche grado in meno, riformando la chioma in primavera.

Philodendron pinnatifidum
Plumeria rubra : appartenente alle Apocynaceae (come il Falso Gelsomino) è la Regina delle piante tropicali. La specie è nativa del centro America (dal Messico al Venezuela) che cresce come albero di medio-piccole dimensioni e di rado supera i 5 m (16 ft) di altezza. Produce vistosi fiori, gialli internamente, che sfumano al bianco verso l'esterno; tuttavia negli anni son state selezionate centinaia di varietà, che si differenziano principalmente per le sfumature ed i colori del fiore (tutti eccetto il blu, marrone e le tonalità scure). Ama il pieno Sole e, sebbene abbia talvolta un comportamento deciduo o semi-deciduo, è sensibile al freddo e si può coltivare solo nelle zone costiere della Sicilia ed in quelle più riparate di Calabria, Sardegna e, con qualche rischio, in angoli riparati dell'estremo ponente ligure. La Plumeria deve esser coltivata sempre con temperature superiori agli 0° C (32° F), morendo già con lievi gelate. 

Plumeria rubra


Ravenala madagascariensis
Ravenala madagascariensis : chiamato anche Albero dei Viaggiatori appartiene alle Strelitziaceae ed è il simbolo del Madagascar, la sua terra nativa. Inconfondibile, sembra una via di mezzo tra un Banano ed una Palma, possiede infatti un tronco solitario alla cui sommità sono disposte, a ventaglio, grandi foglie simili a quelle del Banano, dotate di un lunghissimo (e spesso) picciolo. Specie piuttosto tropicale (non solo nell'aspetto), coltivabile solo nelle parti più miti della Sicilia dove le temperature massime invernali siano alte e la temperature minima assoluta non scenda mai sotto i 4° C (39° F).

Schefflera actinophylla : nativa della Papua Nuova Guinea e del Nord dell'Australia, appartiene alla famiglia delle Araliaceae. Cresce a forma di albero, talvolta con più tronchi e può raggiungere i 10 metri (33 ft) di altezza; il portamento è tendenzialmente colonnare, con rami assurgenti ed una più limitata crescita in larghezza. Le foglie sono disposte all'estremità dei rami, sono palmate e composte a loro volta da numerose (6-14) foglioline color verde lucido e disposte a raggiera. Le foglie sono attaccate ai rami tramite un lunghissimo picciolo e pendono verso il basso. Infiorescenze color porpora, disposte a "ciuffo". Si adatta a diverse esposizioni, ma è sensibile al gelo (anche lieve) e all'aperto si può coltivare solo nei luoghi più miti d'Italia.

Schefflera actinophylla
Solandra maxima : rampicante a crescita rapida, appartenente alle Solanaceae e nativo dell'America centrale (Messico, Caraibi). Produce fiori singoli, grossi e gialli. Ama il pieno Sole, è ideale per coprire recinzioni e resiste ad occasionali punte di - 3° C (27° F), con danneggiamento foglie.

Solandra maxima
Strelitzia reginaeStrelitziaceae originaria del Sud Africa, (clicca qui per doto e dettagli di coltivazione), è una specie erbacea perenne che produce i caratteristici fiori a forma di uccello. Si può coltivare in diverse zone a clima mite, sopravvivendo fino a temperature di circa -4°C (25° F). Esiste anche la cugina Strelitzia nicolai, più delicata, ma di maggiore sviluppo e che può esser un buon sostituto alla Ravenala madagascariensis in zone meno miti.

Strelitzia reginae
Tetrapanax papyrifer : endemica di Taiwan è l'ennesima specie appartenente alla famiglia delle Araliaceae. Si sviluppa come arbusto poco ramificato e possiede grandi foglie palmate con foglioline disposte a ventaglio. Considerata invasiva da alcuni, non lo è se le si dedica un minimo di cure. La pianta resiste a temperature inferiori ai -10° C (14), sebbene questi valori possano portare alla defogliazione. Nelle zone con molta neve, si possono avere danni meccanici.

Tetrapanax papyrifer

Thevetia peruviana (sin. Cascabela thevetia) : specie sempreverde appartenente alle Apocynaceae ed è nativa dal Messico all'Argentina settentrionale. Si sviluppa come arbusto o piccolo albero, raggiungendo un'altezza massima di 7 metri (23 ft). Le foglie sono nastriformi (lunghe e strette), mentre i fiori sono gialli e dall'aspetto tipico della famiglia d'appartenenza. Si coltiva in pieno Sole ed il fogliame si danneggia già a -2° C (28° F) e poco oltre muore la pianta intera.

Thevetia peruviana
Thunbergia mysorensis : nativa dell'India meridionale, è una specie rampicante della famiglia delle Acanthaceae dotata di foglie lunghe e strette di color verde scuro. I fiori sono la parte più ornamentale di questa specie, essi sono ricurvi, sono bicolore : marrone-porpora e giallo nella parte più distale; ma la spettacolarità risiede nel fatto che i fiori sono singoli, ma riuniti in una lunghissima infiorescenza a grappolo e pendente, ideale per creare pergolati. La fioritura è prolungata ed, in Italia, avviene nella bella stagione. Meglio non coltivarla in zone prive di gelo, anche se in ambiente perfettamente asciutto potrebbe reggere sino a -2° C (28° F).

Thunbergia mysorensis
Yucca rostrata : appartenente alle Asparagaceae ed originaria del Messico settentrionaleè una Yucca che forma un tronco non ramificato, alla cui sommità sono presenti foglie nastriformi color grigio-bluastro che formano una chioma arrotondata. Bellissima sia come esemplare isolato, sia piantata a gruppetti. Resiste a geli intensi, con temperature inferiori ai -15° C (5°F) ed è perciò coltivabile anche al Nord Italia.

Yucca rostrata
Zamia furfuracea : stretto parente della Macrozamia communis, è però nativa dell'Honduras ed ha un portamento espanso, con foglioline più spesse. Gradisce esposizioni a mezz'ombra e può sopportare leggere gelate.

Zamia furfuracea

Cos'è il Cipresso delle Paludi (Taxodium distichum) ? - Coltivazione ed Area Geografica

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All'interno delle Gimnosperme, le Conifere rappresentano il gruppo con maggior numero di specie, nonché il più diversificato. 

Molte specie, come il Larice e l'Abete, sono comuni sulle nostre montagne (Alpi ed Appennini) allo stato selvatico, mentre altre, come il Cedro del Libano, in Italia sono per lo più piantate come ornamento in parchi o grandi giardini.

Oggi vorrei parlare del Cipresso delle Paludi (Taxodium distichum), una Conifera meno conosciuta, ma dall'indubbio fascino. 

Taxodium distichum
Cipressi della Palude

Origine e Diffusione :

Questa specie, nota anche col nome di Cipresso Calvo o Tassodio, è una specie nativa del Sud-Est degli Stati Uniti appartenente alla famiglia delle Cupressaceae (la stessa della Thuja). Nel 1963 è stata designata simbolo dello stato della Louisiana.

Il Cipresso delle Paludi, come facile intuire dal nome, trova il suohabitat ideale in zone umide, ai margini di laghi e fiumi, reggendo bene anche lunghi periodi di esondazione. Questa pianta può infatti sopravvivere anche con radici totalmente immerse in acqua od in suoli asfittici, dato che sviluppa radici respiratorie. Allo stato naturale il Tassodio colonizza le pianure alluvionali e, soprattutto, le paludi (talvolta salmastre), dove riesce ad imporsi sulle altre specie. La più grande foresta primaria di Taxodium distichum si ritrova in Florida

Il nome del genere, Taxodium ("simile al Tasso"), fa riferimento per l'appunto al Taxus baccata, mentre l'epiteto della specie, "distichum", richiama il fatto che le foglie siano disposte su due file parallele. 

Foglie Cipresso Calvo

Botanica e Coltivazione :

Il Cipresso Calvo è una conifera dal portamento elegante, piramidale ed al contempo assurgente, dotata di una chioma rada e leggera. Le foglie sono in realtà corti aghi di non oltre 2 cm (0.8 in) di lunghezza e di color verde chiaro, tuttavia questa specie è una delle pochissime conifere decidue, per cui in autunno, prima di cadere, gli aghi si colorano di un bel rosso-ruggine, rendendo il Cipresso delle Paludi davvero appariscente. 

L'imponente tronco, ricoperto da una corteccia bruno-rossastra che si sfalda longitudinalmente, ha base svasata e può raggiungere un'altezza di oltre 30 metri (100 ft).

Il Tassodio è una specie monoica, gli organi maschili sono amenti lunghi circa 10 cm (4 in) posti all'apice dei rami, mentre quelli femminili sono dei coni verdi, solitari o in coppia. Le pigne sono sferiche, verdi ed, in autunno, le squame di cui sono composte si aprono lasciando volare via semi alati dalla forma triangolare.

Pneumatofori
Caratteristica della specie è la formazione di strutture coniche, parzialmente cave che si originano dalle radici. Questi organi, detti “pneumatofori”, hanno il compito di permettere l'ossigenazione alle radici e le loro dimensioni dipendono da quanto è asfittico il terreno; in zone con terreno ben areato son assenti, in zone paludose possono esser alti oltre 1 metro (3.3 ft), mentre nella maggior parte dei casi sono alti qualche decimetro. 

Il Cipresso Calvo ha un'ottima resistenza al freddo e può tollerare temperature di -20° C (-4° F) o inferiori; tuttavia la sua distribuzione naturale è limitata dalle intense gelate invernali, le quali sono deleterie per la sopravvivenza delle nuove piantine.

Per la germinazione il seme richiede un substrato umido, ad esempio un fondo di muschio, mentre non avviene sott'acqua; tuttavia i semi possono rimanere immersi per 3 anni senza perdere la capacità di germinare. La crescita dei semenzali è rapida e, nel primo anno, una piantina può già raggiungere quasi 1 metro (40 in) di altezza, così da sfuggire ad eventuali inondazioni che altrimenti, sommergendola interamente, la ucciderebbero.

Pigne Tassodio

La velocità di crescita diminuisce con l'età; in condizioni ideali il Cipresso Calvo raggiunge i 20 metri (66 ft) di altezza in circa 50 anni. Negli anni a seguire la crescita rallenta ulteriormente, cessando intorno ai 200 anni di età ed anche alberi secolari non superano i 40 metri (131 ft). 

Il Cipresso Calvo è estremamente longevo, sono comuni alberi plurisecolari, ma ne esistono anche di millenari. Nel North Carolina esiste un esemplare con un'età stimata di oltre 2600 anni.

La specie è adattabile e cresce su diversi tipi di terreno e, contrariamente a quanto si possa credere, piante adulte hanno una buona resistenza alla siccità.

Oltre ad essere decidua il Tassodio possiede un'altra caratteristica rara nelle Conifere, ovvero quella di emettere polloni dal ceppo ed è perciò riproducibile anche per via vegetativa. Piante vetuste hanno una minor attitudine ad emettere nuovi germogli basali.  

Come Riconoscere la Ginestra - Quante Specie Esistono ?

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Quante volte avete sentito parlare della Ginestra di Spagna ? oppure della Ginestra dei Carbonai ? o ancora della Ginestra dell'Etna ? In realtà col nome "Ginestra" si fa riferimento ad una delle moltissime specie della tribù delle Genisteae, all'interno della famiglia delle Fabaceae (ex Leguminose). Queste specie appartengono anche a generi diversi, quindi non sono sempre così vicine filogeneticamente, tuttavia in media sono arbusti/cespugli di medio-piccole dimensioni che producono una copiosa fioritura gialla.

La maggior parte delle specie di Ginestra è distribuita nel bacino Mediterraneo, per lo più tra il Sud dell'Europa, il Medio Oriente ed il nord dell'Africa, sconfinando fino alle Isole Canarie, sebbene ve ne siano (poche) anche in America, India e Sud-Est Asiatico. Le principali specie di Ginestra prosperano bene su suoli poveri, sassosi ed aridi, resistendo bene alla siccità, ma mal tollerando terreni eccessivamente umidi e poco drenanti. In Italia, a seconda della specie, si possono coltivare ovunque e vengono piantate come ornamentali, grazie alla loro rusticità e frugalità.

Di seguito un elenco delle specie di Ginestra più diffuse e/o rappresentative, con una breve descrizione botanica.

Ginestra dei Carbonai(Cytisus scoparius) : diversamente dalla seguente, questa specie ama i terreni acidi e poveri di calcare, prediligendo esposizioni a mezz'ombra. Per queste ragioni la loro distribuzione si spinge più a Nord rispetto alla Ginestra di Spagna (vedi sotto) e la si può trovare anche sulle coste Atlantiche dell'Europa. In Italia prospera ai margini delle pinete, nelle brughiere, nelle zone collinari e persino di bassa montagna, sviluppandosi al meglio su terreni silicei e secchi. Ottima resistenza al gelo invernale. E' un piccolo arbusto cespitoso, di solito alto intorno al metro (3.3 ft). La parte erbacea muore d'inverno, mentre le gemme svernanti, poste a non più di 20 cm (8 in) di altezza, riformano l'intera pianta durante la successiva stagione. Fiori giallo intenso leggermente profumati, che sbocciano sul finir dell'inverno/inizio primavera.

Fiori Cytisus scoparius

Rami e Foglie Cytisus scoparius

Ginestra di Spagna(Spartium junceum) : unica specie del suo genere e nota anche come Ginestra Odorosa, è una pianta arbustiva non più alta di 3 metri (10 ft), ma spesso meno. I numerosi fusti sono verdi e crescono eretti, dando alla pianta un aspetto globoso. Le foglie sono lanceolate, piccole, distanziate e, a differenza dei fiori gialli,  decisamente poco appariscenti. Specie tipica della macchia Mediterranea e molto comune nel Sud Italia, dove cresce in zone assolate ed aride.

Spartium junceum

Ginestra Spinosa (Calicotome spinosa) : specie arbustiva di piccole dimensioni, con chioma molto densa e rami spinosi. Tipica della macchia mediterranea, dove prospera isolata od a gruppetti sugli aridi e rocciosi pendii. Da Marzo a Giugno si ricopre interamente dei tipici fiori color giallo. Oltre ai paesi che si affacciano sul Mediterraneo è stata introdotta anche in Nuove Zelanda.

Calicotome spinosa

Ginestra dell'Etna (Genista aetnensis) : come facile intuire è una specie nativa della Sicilia (ma anche della Sardegna), dove cresce nelle assolate ed aperte pianure ai piedi dell'Etna. Diversamente dalle precedenti, questa specie ha uno sviluppo arboreo ed un portamento spesso più ad albero che arbustivo, raggiungendo occasionalmente anche i 10 metri (33 ft) di altezza. Fiori e foglie simili alle altre Ginestre, mentre la resistenza al freddo si attesta intorno ai -15° C (5°F). La fioritura è veramente copiosa e, mentre avviene, la Ginestra dell'Etna può esser scambiata (da lontano) per una Mimosa.

Genista aetnensis

Ginestra Bianca (Retama raetam) : come facile intuire dal nome questa specie di Ginestra ha la peculiarità di avere fiori bianchi, morfologicamente simili ai fiori gialli delle altre Ginestre. Il portamento è arbustivo/compatto e raramente supera i 2 metri (6.6 ft) di altezza. In Italia si trova in alcune zone di Sicilia e Calabria, dove prospera nelle zone sabbiose, stabilizzando le dune di sabbia. La sua distribuzione si spinge più a Sud di molte altre Ginestre e la sua resistenza alla siccità le permette di crescere anche in zone molto aride, come in Sudan e persino in Arabia. Esiste anche la Spartocytisus supranubius, un'altra Ginestra a fiore bianco, che cresce alle pendici del Teide.

Retama raetam

Ginestrone (Ulex europaeus) : specie di Ginestra che è distribuita su un areale spostato più a Nord, crescendo persino in Polonia. Nativa delle Isole Britanniche, la si ritrova spesso lungo le coste dell'Oceano Atlantico. Il tronco è corto, con moltissime ramificazioni assurgenti e ricadenti sotto il loro peso. Le foglie si sono trasformate in spine, mentre i fiori sono gialli. Ottima resistenza al gelo, fin oltre -20° C (-4° F).

Ulex europaeus

Maggiociondolo (Laburnum anagyroides) :  piuttosto diversa rispetto alle Ginestre fin qui descritte, si sviluppa come piccolo albero deciduo non più alto di 6 metri (20 ft). Le foglie son composte da tre foglioline e risultano ben più appariscenti e grosse rispetto a quelle della "Ginestra classica". La fioritura avviene in maggio ed i fiori color giallo oro, contrariamente a molte altre specie, sono riuniti in lunghi grappoli pendenti, che ricordano un po' la forma delle infiorescenze del GlicineLaburnum anagyroides cresce in terreni calcarei ed umidi, presenti dalla Francia sud-orientale, sino ai Balcani. 

Laburnum anagyroides

Lupino Giallo (Lupinus luteus) : specie annuale ed erbacea, presente nei climi temperati caldi, resistendo bene sia al gelo che alla neve. Molto diffuso negli Stati Uniti, dove è considerata una specie infestante. La pianta produce semi commestibili, amari da freschi ed utilizzati come alimento per bestiame, sebbene previa cottura possano esser mangiati anche dagli uomini. I Lupini crescono in mezzo all'erba e producono un'infiorescenza apicale eretta. Le foglie sono composte con foglioline disposte a raggiera. 

Lupinus luteus

Argyrocytisus battandieri
Argyrocytisus battandieri : nativo del Marocco è un piccolo arbusto deciduo che non cresce oltre i 4 metri (13 ft). I fiori gialli e raggruppati in una piccola (e tozza) infiorescenza eretta.

Spero di aver fatto un po' di chiarezza sulla Ginestra, una pianta tipica della nostra macchia Mediterranea, frugale e facile da coltivare, tanto che spesso sfugge alla coltivazione e colonizza nuove aree, comportandosi come infestante. Vi lascio con un'ultima foto, scattata sulle alture di Belgirate, sul Lago Maggiore, che riprende una Ginestra dei Carbonai, cresciuta spontanea sul ciglio della strada.

Ginestra dei Carbonai - Zona Lago Maggiore




Le Migliori 10 Varietà di Albicocco (Prunus armeniaca)

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L'Albicocco (Prunus armeniaca) appartiene alla famiglia delle Rosacee ed è una delle piante da frutto simbolo dell'estate. Purtroppo la specie fiorisce presto ed è quindi soggetta alle gelate tardive, inoltre in ambienti umidi è abbastanza suscettibile alla Monilia, che provoca gravi danni ed ingenti perdite di produzione. L'Albicocco, dunque, non è sicuramente la pianta da frutto più semplice da gestire, tuttavia con gli opportuni accorgimenti e scegliendo la giusta varietà si possono aver grandi soddisfazioni anche nelle zone più umide del Nord Italia (per ulteriori informazioni sulla sua coltivazione clicca qua).

In questo articolo vorrei soffermarmi sulla descrizione di quelle che, a mio avviso, sono le cultivars più meritevoli o particolari ed adatte alla coltivazione dell'hobbista. 

Premessa :

Gli Albicocchi si propagano esclusivamente tramite innesto, o meglio questo è l'unico modo per riprodurli efficacemente per via vegetativa; alternativamente si possono moltiplicare anche tramite semina, la quale però non garantisce nulla in merito alla pianta che ne uscirà. 

Un'altra cosa da valutare (e da chiedere a coloro da cui comprerete la vostra pianta) è il tipo di portainnesto utilizzato; infatti gli Albicocchi si possono innestare sopra diverse piante, il cui apparato radicale influenzerà lo sviluppo del nesto sovrastante. 

Un classico portainnesto per gli Albicocchi è il Mirabolano (Prunus cerasifera) ottenuto da seme; esso è molto utilizzato, garantisce elevata vigoria e si adatta a diversi tipi di terreno, tuttavia la messa a frutto è piuttosto lenta; presenta disaffinità con alcune cultivars. Esistono anche portainnesti clonali, come il Mirabolano 29/C, sul quale è velocizzata la messa a frutto o il MrS 2/5, che riduce la dimensione delle piante, ma necessita di terreni irrigui. Si può innestare anche su Franco (un altro Prunus armeniaca), la vigoria è elevata ed, anche in terreni non irrigui, raggiunge dimensioni ragguardevoli (per cui necessita interventi di potatura), la messa a frutto è lenta; se si innesta su Pesco (Prunus persica) c'è un effetto nanizzante, ma le piante sono meno longeve, non regge terreni pesanti ed eccessivamente aridi. Un altro portainnesto utilizzato è il PENTA, un clone di Susino (Prunus domestica), che non genera polloni, cresce su terreni anche argillosi ed asfittici, oltre ad esser resistente a molti patogeni che attaccano le radici (es. Phytophtora).

Albicocco

Quali Sono le Differenze tra le Diverse Varietà di Albicocco ?


  • Dimensione del Frutto : sebbene la pezzatura possa esser influenzata anche dal portainnesto, dal terreno e dal numero di frutti, esistono cloni che producono frutti più o meno grossi.
  • Colore del Frutto : il colore (ed il sovracolore) varia notevolmente da clone a clone, si parte da Albicocche giallo tenue, sino a rosse.
  • Epoca di Fioritura : il periodo dell'anno in cui gli Albicocchi fioriscono è il finir dell'inverno, indicativamente da inizio febbraio a metà marzo, anche in funzione del clima locale; tuttavia anche due Albicocchi piantati ad un metro l'uno dall'altro possono fiorire in periodi (leggermente) diversi, di solito non più di 10 giorni. Tuttavia Albicocchi a fioritura tardiva sono consigliabili laddove vi sia il concreto rischio di brinate tardive, che comprometterebbero la produzione dell'annata. In questi casi 10 giorni prima o dopo possono fare la differenza. 
  • Epoca di Maturazione : la finestra temporale di produzione degli Albicocchi è più stretta rispetto a quella di altri frutti (Susini, Peschi), ma più lunga di altri (Ciliegio). Le piante più precoci possono iniziare a maturare le Albicocche a fine Maggio, mentre le più tardive (alcune brevettate di recente) anche a metà Agosto.
  • Autofertilità : sebbene la maggior parte delle cultivars siano autofertili, esistono anche dei cloni autosterili o parzialmente autosterili, che necessitano impollinatori.
  • Fabbisogno di Freddo : molte piante da climi temperati hanno bisogno un certo numero di ore di freddo invernale per poter sviluppare correttamente le loro gemme a fiore (clicca qua per dettagli). Per l'Albicocco sono mediamente 500 ore, che potrebbero non esser soddisfatte nelle zone più miti del Sud Italia; qui si consiglia di optare per varietà a minor fabbisogno di freddo.
  • Resistenza alle Malattie : alcune varietà sono più tolleranti a patologie importanti come ad esempio la Monilia (M. laxa)

Quali Sono i Migliori 10 Albicocchi da Piantare in un Orto Familiare ?

In questa sezione ho messo alcune (tra le centinai) delle varietà più caratteristiche, cercando eterogeneità per epoca di maturazione ed ambiente di coltivazione.

Albicocco "Pisana"
1) Albicocco "Pisana" : di origine Italiana e selezionata dall'Università di Pisaè commercializzata dal 1991. Pianta non esigente per quanto riguarda i portainnesti, anche se quelli vigorosi ne migliorano la produttività. La specie è autofertile e la fioritura è tardiva, mentre la maturazione è medio-tardiva (intorno ad inizio Luglio al Nord Italia). Il frutto è di grosse dimensioni, di ottimo sapore, con un grado zuccherino di 15° brix. Oltre alle caratteristiche del frutto la segnalo in quanto ha buona resistenza Monilia laxa ed è quindi una delle migliori opzioni se si vuol coltivare un Albicocco in zone umide.

2) Albicocco "Valleggia" : varietà selezionata nel Ponente Ligure ad inizio '900, è tutt'oggi una delle cultivar più diffuse (soprattutto nel Savonese). La fioritura è abbastanza tardiva e più graduale rispetto all'Albicocco "medio". La pianta è rustica ed autofertile. Il frutto è arancione, con buccia sottile e cosparsa da punticini color mattone (il vero marchio distintivo della varietà). Sebbene di piccole dimensioni, questa Albicocca ha un sapore molto intenso. La maturazione è intermedia.

Albicocco "Valleggia"
3) Albicocco "Pesca di Nancy" : antica varietà francese, risalente al 1775. Albero rustico ed autofertile, piuttosto tardiva, fruttifica nella prima metà di Luglio, producendo albicocche arancioni e talmente grandi da sembrare delle pesche. Conservabilità breve, ma ottimo sapore, dolce ed acquoso.

Albicocco "Pesca di Nancy"
4) Albicocco "Rubista" : ottenuta in Francia, ha la caratteristica principale di produrre Albicocche di colore rosso intenso (quasi bordeaux) sull'intera superficie. Fioritura in epoca intermedia, maturazione precoce. La pianta è autofertile, media vigoria e portamento tendenzialmente assurgente. Il frutto, oltre ad essere molto attraente, è di buona pezzatura e di ottimo sapore. Una varietà particolare che non può mancare ad un collezionista. Il marchio è registrato e ne è vietata la riproduzione a scopo di lucro.

Albicocco "Rubista"

Albicocco "Farlis"
5) Albicocco "Farlis" : varietà di origine francese, è qui citata in quanto è uno degli Albicocchi più tardivi in assoluto, maturando i propri frutti a metà Agosto. La pianta è a portamento espanso, autofertile ed a fioritura tardiva. Frutti grossi (circa 90 grammi in media), buoni, con un grado di zuccheri di 15° brix. Adattabile a diversi ambienti climatici.

6) Albicocco "Nirosa 2" : varietà resistente a Sharka (Plum Pox Virus), malattia virale, nota anche come Vaiolo delle Drupacee. La pianta ha elevata vigoria, è autofertile, con fioritura in epoca intermedia e epoca difruttificazione precoce (prima metà di Giugno). Produzione è elevata ed i frutti sono di grossa pezzatura, di color arancione intenso e di buon sapore (bassa acidità della buccia).

7) Albicocco "Tsunami" : qui citata per essere una varietà ultra precoce, essa infatti è una delle prime a maturare e, nei luoghi più caldi, i frutti maturano anche a partire dalla seconda metà di Maggio. Pianta selezionata in Francia e commercializzata a partire dal 2010 (coperta da copyright e vietata la riproduzione a scopi di lucro). La fioritura è precoce e la pianta è autosterile, sono perciò necessari altri Albicocchi a fioritura precoce per garantire l'impollinazione. Il vigore della pianta è medio-alto ed il portamento assurgente. Il sapore è equilibrato, con una dolcezza di 13 °brix, piuttosto elevata per una varietà così precoce. 

Albicocco "Tsunami"

Albicocco "Ninfa"
8) Albicocco "Ninfa" : selezionata dall'Università di Bologna e commercializzata dal 1993, si caratterizza per uno scarso fabbisogno di freddo, rendendola ideale per il Sud Italia, zona che inoltre ne esalta le potenzialità. La pianta ha basso vigore e portamento espanso. Varietà autofertile, con fioritura medio-precoce e maturazione precoce, è indicata per la coltura protetta. I frutti hanno una buccia chiara (gialla, senza sovra-colorazioni), la polpa ha grado zuccherino di 15° brix, il sapore è buono negli ambienti meridionali, ma potrebbe non esser eccezionale se si anticipa eccessivamente la raccolta.

9) Albicocco "Ivonne Liverani" : pianta di origine Italiana (Faenza), diffusa a partire dal 1977. La pianta è solo parzialmente autosterile e se ne consiglia la vicinanza ad altri Albicocchi che fioriscano in epoca intermedia (come lui) al fine di garantire un'efficacie impollinazione. Viene citata in quanto mostra un'alta resistenza alla Monilia. I frutti maturano in epoca intermedia, sono buoni, ma di breve conservabilità. 

10) Albicocco "Portici" : pianta di origini Campane, presenta una buona tolleranza alla monilia. Produttività elevata, con frutti di grandi dimensioni. Essi sono molto dolci (16° brix) ed aromatici. Si può coltivare in diversi ambienti, anche se nelle annate molto piovose parte dei frutti è soggetta a spaccatura.  E' autofertile; la fioritura è medio-precoce, mentre la maturazione è medio-tardiva

Albicocco "Portici"

Jackfruit (Artocarpus heterophyllus) - E' Possibile Coltivarlo in Italia ?

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Per coloro che hanno fatto un viaggio nel Sud-Est Asiatico (Cambogia, Thailandia, Malesia etc.) o per coloro che amano la cucina asiatica il nome "Jackfruit" non risulterà di certo nuovo. In queste zone, infatti, il frutto del Jackfruitè molto comune ed utilizzato in mille modi diversi, sia come fresco, sia cotto ed in occidente è talvolta usato come sostituto della carne nelle ricette vegane. 

Artocarpus heterophyllus
Com'è e Che Sapore ha il Frutto del Jackfruit ?

Questa specie tropicale produce un frutto noto anche come Giaco (o Jaca) che detiene uno dei record vegetali, esso è infatti il frutto più grande al mondo che cresca attaccato ad un albero (le zucche giganti crescono per terra). Esistono diverse varietà di Jackfruit, alcune di esse, nelle migliori condizioni di crescita, possono produrre frutti che pesano anche 30 kg (66 lb), ma in media 10 kg (22 lb). Il frutto è in realtà un "multi-frutto" (sincarpo in botanica), di forma ovale, lungo in media 50 cm (1.65 ft), sebbene possano essercene anche alcuni che sfiorano il metro (3.3 ft). Esternamente si presenta con una buccia ruvida, di colore verde-giallognolo, talvolta marroncina a maturazione; internamente troviamo diversi "spicchi" gialli, ognuno dei quali contiene un seme, lungo circa 3 cm (1 in). 

La polpa non è né cremosa, né acquosa, ma  ha una consistenza che definirei "gommosa", mentre il sapore è dolciastro, particolare e talvolta ci si deve abituare prima di apprezzarne a pieno la qualità. In Thailandia e nel Sud-Est asiatico si trova su ogni bancarella (clicca qui per vedere i frutti tipici di queste zone), mentre in Italia si può cercare nei negozi etnici, inoltre è spesso venduto inscatolato, con un gusto molto vicino al frutto fresco. Ad un occhio inesperto, la polpa (ma anche il frutto intero) del Jackfruit può esser scambiata per quella del Durian.

Polpa Jackfruit

Origine e Curiosità sul Jackfruit :

Artocarpus heterophyllusè una specie appartenente alla famiglia delle Moraceae ed è perciò parente del Fico (Ficus carica) e del Gelso (Morus alba). Il Giaco è originario di una vasta area compresa tra il Sud dell'India e le foreste pluviali di Malesia, Indonesia e Filippine ed è ampiamente coltivato in tutte le zone tropicali umide del Mondo Il Jackfruitè l'albero simbolo del Bangladesh, nazione che reputa questo frutto sacro, ma anche in India è considerato un "portafortuna".

Germoglio Artocarpus heterophyllusLa A. heterophyllus è una specie arborea che si sviluppa sotto forma di albero di medie dimensioni, raggiungendo un'altezza media di circa 10 metri (33 ft), sebbene in zone a vegetazione più fitta si possa spingere più in alto per raggiungere la luce del Sole. La chioma ha una forma tendenzialmente piramidale e, nel complesso, ha un portamento che ricorda un mix tra quello del Ginkgo biloba e della Magnolia grandiflora. Questa forma è più comune in esemplari giovani, mentre vecchie piante tendono ad assumere una chioma espansa.

Sul tronco principale i rami hanno un angolo d'inserzione ampio (sono quasi perpendicolari, ovvero paralleli al suolo) e son presenti sin dalla parte basale, un po' come avviene in un Abete. La corteccia è liscia e di norma cosparsa di muffe (non patogene) di colore bianco.

Ramo In Allungamento Germoglio Artocarpus heterophyllus

Il Jackfruit è una specie monoica, ovvero un'unica pianta produce sia infiorescenze maschili che femminili.  I fiori di entrambi i sessi sono tozzi, con gambo corto ed emergono dal tronco principale o dai rami più grandi. I fiori maschili sono più piccoli e di norma spuntano su rami più giovani, situati sopra i fiori femminili. I fiori maschili si aprono prima di quelli femminili e, una volta ceduto il polline, seccano; quelli femminili invece, se impollinati, si svilupperanno in frutti. Sebbene l'impollinazione incrociata aumenti la resa, la specie è considerata autofertile e di solito si ha una buona percentuale di impollinazione anche con un'unica piantaNei paesi tropicali umidi la fioritura è continuativa durante l'anno, cosicché fiori e frutti a diversi stadi di maturazione sono presenti contemporaneamente sulla stessa pianta, garantendo una fruttificazione scalare; nelle zone Subtropicali (es. Florida) la produzione principale avviene tra fine estate ed autunno. In condizioni ottimali di crescita, dalla fioritura alla maturazione dei frutti occorrono in media 120-180 giorni, con differenze tra le cultivars.

Il Jackfruit produce frutti enormi e per sorreggerli ha sviluppato l'insolita (ma non unica) strategia di far avvenire la fruttificazione sui rami più vecchi ed è comune che siano attaccati addirittura al tronco principale.

Artocarpus heterophyllusè sempreverde, con foglie alternate, di color verde scuro luccicante con evidenti venature bianche e con una consistenza simile al cuoio. Esse hanno la dimensione di una mano e sono di forma ovale, sebbene nei germogli dei rami più giovani possano avere lobi profondamente incisi. Nel complesso le foglie del Jackfruit ricordano quelle del Ficus lyrata.

Come tipico delle Moracee, anche l'A. heterophyllus sviluppa un apparato radicale imponente, con radici massicce e fitte, che si spingono oltre la proiezione della chioma della pianta stessa.

Foglie Artocarpus heterophyllus
Come Coltivare il Jackfruit (Artocarpus heterophyllus) ? - Clima, Temperature e Cure

Pianta Adulta di Jackfruit
La coltivazione di questa pianta è piuttosto facile ai tropici, ma diventa assai più complessa nelle zone temperate calde ed, in Italia, si può coltivare all'aperto solo in pochi microclimi favorevoli del Sud Italia.

Iniziamo subito col dire che il Jackfruit è una pianta più tropicale che subtropicale, idealmente vorrebbe clima caldo-umido tutto l'anno e precipitazioni abbondanti e ben distribuite nell'arco dei 12 mesi. Inevitabilmente in Italia è impossibile avere queste condizioni, se non in serra; tuttavia questa specie non è equatoriale come lo sono il Durian, il Mangostano ed il Rambutan, tant'è che, diversamente dalle tre piante citate, viene coltivato con successo nel Sud della Florida (circa 25° N).

Ma qual è la reale resistenza al freddo del Jackfruit ? 

Ovviamente rispondere ad una simile domanda è difficile, in linea di massima potremmo dire che la zona in cui si intende coltivarlo deve esser esente da gelo, dato che anche leggere ed effimere gelate possono uccidere una pianta adulta. Indicativamente a 0° C (32° F) si danneggiano le foglie, a -1° C (30° F) i rami ed a -2° C (28° F) può morire l'intera pianta; tuttavia anche periodi prolungati a temperature di poco sopra lo zero possono portare la pianta al deperimento. Un altro conto è la fruttificazione, infatti non è detto che in un luogo in cui la pianta sopravviva riesca anche a maturare i frutti; infatti ci vogliono dai 4 ai 6 mesi dalla fioritura alla maturazione e questo tempo è da intendersi in condizioni tropicali (ottimali), ovvero con massime sopra i 28° C (82° F) e minime non inferiori a 20° C (68° F), se le temperature sono inferiori i tempi si dilatano ed il sopraggiungere dell'inverno potrebbe far marcire i frutti prima che maturino. In Italia è essenziale scegliere una varietà precoce e sperare che i fiori alleghino in maggio, così da aver davanti almeno 4 mesi di temperatura ottimale. In Italia ci sono testimonianze di appassionati che coltivano con successo il Jackfruit nel sud della Calabria ed in Sicilia, ma al momento in cui scrivo questo articolo, nessuno (che io sappia) è ancora riuscito a far giungere a maturazione un frutto.

I semenzali crescono abbastanza velocemente ed iniziano a fruttificare quando il tronco principale raggiunge il diametro di una lattina di Coca Cola, ai tropici in media 3-5 anni.

Fiori Artocarpus heterophyllus
Il terreno idealeè fertile e drenante, ma può crescere anche in suoli poveri, sia sabbiosi che rocciosi, purché non vi sia eccessivo ristagno idrico. Preferisce terreni a pH neutro o subacido, adattandosi comunque bene ad un'ampia gamma di suoli, ma non gradisce un'elevata salinità del suolo.

Frutticini JackfruitPer una crescita continuativa la pianta richiede abbondanti innaffiature ed, in natura, preferisce piogge ben distribuite, pur potendo tollerare circa 2-3 mesi di stagione secca. Una pianta affrancata potrebbe superare l'estate mediterranea senza irrigazioni, magari rallentando un po' la crescita, tuttavia di norma la stagione secca nelle aree monsoniche corrisponde al periodo in cui la pianta riduce la fruttificazione, in Italia, se si vuole tentare di far maturare un frutto, conviene bagnare nel periodo che va dalla fioritura alla maturazione (ovvero il semestre caldo).

Giovani semenzali gradiscono un certo grado di ombreggiamento, ma da adulti è consigliabile un'esposizione quanto più soleggiata possibile

La struttura massiccia rende il Jackfruittollerante ai venti e, anche in caso di uragani tropicali, le piante danneggiate recuperano meglio di altre specie. La potatura non è essenziale e serve più che altro per alleggerire la chioma ed impedire che la pianta diventi troppo alta, di norma reagisce comunque bene ai tagli, emettendo nuovi getti anche dalla parte bassa del tronco.

La riproduzione avviene di solito tramite semina ed in condizioni di umidità/temperatura ottimali, se i semi vengono lasciati 24 h in acqua, la germinazione avviene in 3-7 settimane. Importante ricordarsi che i semi del Jackfruit hanno una scarsa vitalità, non possono dunque essere seccati e conservati, ma si devono piantare freschi, entro massimo un mese dalla raccolta da un frutto maturo. Ovviamente per propagare un clone specifico non si può passare dal seme, il quale può comunque funzionare come portainnesto, sul quale innestare poi la varietà desiderata. 

Frutti Immaturi Artocarpus heterophyllus

Frutti su Tronco

Le Migliori 20 Varietà di Acero Giapponese - Differenze ed Analogie

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Con il nome di Acero si intende genericamente una delle oltre 160 specie appartenenti al genere Acer, della famiglia delle Sapindaceae. Solo 4 di queste specie (Acer japonicum, Acer palmatum, Acer shirasawanum, Acer sieboldianum) vanno a formare il gruppo degli Aceri Giapponesi.

Avevamo già discusso Qua della diversità delle specie di Acero, così come delle tecniche di coltivazione dell'Acero Giapponese. In questo articolo mi focalizzerò sulla descrizione delle venti varietà di Acero Giapponese più particolari e rappresentative sulle centinaia (forse migliaia) presenti in commercio. 

Giardino di Aceri

Quali Sono le Differenze tra le Varietà di Acero Giapponese ?

La maggior parte delle cultivars di Acero Giapponese appartiene ad un'unica specie  (Acer palmatum), sebbene ve ne siano alcune anche di Acer japonicum Acer shirasawanum; nonostante ciò, secoli e secoli di ibridazioni hanno permesso di selezionare un enorme numero di cloni assai diversificati; ma in quali parti della pianta si evidenziano le maggiori differenze ?

  • Dimensione delle Foglie : gli Aceri Giapponesi hanno foglie di media grandezza, tuttavia cloni differenti possono variare considerevolmente la superficie fogliare.
  • Forma delle Foglie : solitamente  gli Aceri Giapponesi hanno foglie lobate, ma la profondità e l'ampiezza di questi lobi varia enormemente; nelle varietà "dissectum" son così profondi da dar ai lobi un aspetto aghiforme. Oltre a questo anche il margine fogliare può esser più o meno frastagliato.
  • Colore delle Foglie : esistono varietà con foglie arancioni, gialle, con diverse tonalità di rosso e verde od addirittura variegate. Gli Aceri Giapponesi non hanno solo fantastici colori autunnali, molti cloni hanno infatti foglie che cambiano colore più volte durante l'anno; possono ad esempio nascere gialle in primavera, diventare verdi in estate, virando poi all'arancione in autunno.
  • Dimensioni della Pianta : sebbene gli Aceri del Giappone siano piante medio-basse vi è grande differenza tra le selezioni; alcune, le così dette "varietà nane", da adulte non superano i 150 cm (5 ft), altre sfiorano i 10 metri (33 ft) di altezza, in mezzo a questi due estremi troviamo la maggior parte delle cultivars. Ovviamente la velocità di crescita è spesso correlata alla dimensione che poi avrà la pianta adulta.
  • Portamento : la forma della chioma varia da pianta a pianta; ci sono cloni dal portamento ricadente, altri a crescita assurgente, altri ancora che si espandono orizzontalmente.
  • Colore e Densità dei Rami : la corteccia dei rami di norma è liscia, con diverse tonalità di grigio (o marrone), tuttavia non mancano esemplari dalla peculiare corteccia rossastra, che lì fa notare, soprattutto nella stagione in cui sono spogli. La vigoria, e di conseguenza la fittezza dei rami, è più accentuata in talune piante, che tenderanno ad avere un portamento più arbustivo, con chioma molto folta.

Quali Sono le 25 Varietà di Acero Giapponese da Scegliere ?

1) Acer palmatum"Emerald Lace" : appartiene al gruppo degli Aceri "dissectum" e produce foglie profondamente lobate dal margine dentato. Queste foglie sono di piccole dimensioni, sono di base verde brillante con sfumature rosse sulle punte, in estate il colore diventa verde più scuro. In Autunno le foglie sono dapprima gialle, poi arancioni, virando al rosso prima di cadere. Come tipico del gruppo il portamento è ricadente ed a crescita più orizzontale che verticale, tuttavia Emerald Laceè tra gli Aceri dissectum più vigorosi e può arrivare anche ad un'altezza di 3 metri (10 ft).

Acer palmatum "Emerald Lace"
2) Acer palmatum "Bloodgood" : una delle varietà più comuni e diffuse, si caratterizza per avere grandi foglie con 5-7 lobi, che rimangono scure anche in piena estate, stagione in cui sono color porpora-nero. In Autunno, prima di cadere, diventano rosso scarlatto. Bloodgood è una pianta rustica, con un aspetto più simile ad un piccolo albero che ad un arbusto. Il portamento è assurgente, slanciato ed elegante; raggiunge un'altezza di circa 6 metri (20 ft) ed ha una chioma non particolarmente folta.

Acer palmatum "Bloodgood"
Acer palmatum "Sango Kaku"
3) Acer palmatum "Sango Kaku" : è una delle varietà più belle ed eleganti, che ha come tratto distintivo il fatto di avere il tronco ed rami color rosso corallo, che si intensifica con l'arrivo del freddo, risultando quasi fluorescente. Questo rosso "acceso"è tanto più marcato quanto più i rami sono giovani, ma permane anche nelle branche principali. Le foglie sono color verde brillante, facendo un forte contrasto con i rami rossi, mentre il portamento è eretto, sebbene vecchi esemplari possano avere chioma espansa. Inutile dire che questa cultivar dà il meglio di sé in inverno, quando è totalmente spoglia.

4) Acer japonicum"Vitifolium" : come suggerito dal nome, questo Acero ha foglie che ricordano la forma di quelle della Vite. Esse sono grandi (più degli altri Aceri, ma meno della Vite) ed in estate sono color verde intenso. Come tipico degli A. japonicum ha bellissimi colori autunnali, con sfumature che vanno dal giallo allo scarlatto, anche sulla stessa foglia. Pianta di notevole sviluppo che può raggiungere anche i 10 metri (33 ft) di altezza.

Acer japonicum "Vitifolium"

5) Acer palmatum "Katsura" : una delle cultivars dal portamento più bello, con crescita eretta, raramente alta oltre 4 metri (13 ft). Le foglie, di medio-piccole dimensioni, mutano colore più volte durante la stagione vegetativa, dalle gemme sbocciano color giallo/arancione, virando poi al giallo, per divenire color verde chiaro in estate, mentre in autunno hanno sfumature rossastre. Apprezzata anche per la crescita veloce durante la fase giovanile.

Acer palmatum "Katsura"
Acer palmatum "Mikawa Yatsubusa"
6) Acer palmatum "Mikawa Yatsubusa" : varietà nana, ma a portamento eretto (non ricadente), che raramente raggiunge i 2 metri di altezza (6.6 ft). Molto usata per i Bonsai. Le foglie sono di un bel verde, ma è la loro disposizione a rendere unica questa varietà; esse sono infatti ravvicinate sul ramo, praticamente l'una sopra l'altra, quasi sovrapposte, creando dei palchi ornamentali, intervallati da parti di ramo prive di foglie. Una varietà che non può mancare ad un collezionista.

7) Acer palmatum  "Garnet" : varietà di dissectum molto vigorosa e robusta, con foglie frastagliate e con lobi profondi. Probabilmente il dissectum a foglia rossa più comune, dal portamento tozzo, allargato e ricadente, ma senza che i rami arrivino a terra. Anche in estate, con il Sole ed il caldo, le foglie non "sbiadiscono" e mantengono il loro colore rosso-porpora acceso. Non è una varietà nana, ma ha una crescita comunque relativamente contenuta ed anche da adulta supera di poco i 2 metri (6.5 ft) di altezza.

Acer palmatum  "Garnet"
8) Acer shirasawanum"Jordan" : selezionata in Italia, si caratterizza per le foglie colorate di giallo anche durante l'estate e piccioli rossi. In autunno le foglie hanno colori diversificati ed in uno stesso momento un'unica pianta può avere foglie rosse, accanto ad arancioni o gialle intense. La crescita è assurgente ed in media raggiunge i 3 metri (10 ft) di altezza. Ottima resistenza alle esposizioni soleggiate.

Acer shirasawanum "Jordan"
9) Acer palmatum "Butterfly" : possiede foglie dalla forma variabile e variegate, color verdastro opaco o gialle, dal margine color crema e rosa. Il portamento è a vaso e raggiunge un'altezza massima di 5 metri (16 ft).

Acer palmatum "Butterfly"
10) Acer palmatum "Arakawa" : albero di medio-grosse dimensioni, che può arrivare a 6 metri (20 ft). L'unicità della cultivar risiede nel tronco, che è ruvido, con pieghe e fessure, diventando con l'età suberoso (simile al sughero). Questa peculiarità si manifesta in esemplari adulti, non in piantine appena riprodotte. 

Acer palmatum "Arakawa"
11) Acer palmatum "Summer Gold" : peculiarità sono le foglie  gialle durante l'estate colore che, diversamente da altri Aceri a foglia gialla, permane anche con esposizioni soleggiate; inoltre creano un bellissimo contrasto con i frutticini rossi. Si sviluppa lentamente e tende ad avere una chioma che si allarga, più che crescere in verticale. 

Acer palmatum "Summer Gold"
12) Acer palmatum "Beni Schichihenge" : piccolo albero alto meno di 3 metri (10 ft), che si distingue per le foglie variegate. In primavera esse sono verdi nella parte centrale, mentre di color rosa e crema lungo i margini. In estate il colore diviene più omogeneo, mentre in autunno la chioma può esser composta da foglie completamente verdi contornate di bianco crema, accanto ad altre rosse.

Acer palmatum "Beni Schichihenge"
13) Acer palmatum "Koto No Ito" : appartiene al gruppo dei linearilobum, ovvero quegli Aceri con foglie con lobi lineari, lunghi e profondi, tanto da sembrare "striscioline". Questo clone esalta ulteriormente questa caratteristica, arrivando a formare lobi sottilissimi e lunghi anche 30 cm (12 in). Le foglie sono verdi d'estate e rosse in autunno. Pianta a crescita lenta, fatica a raggiungere i 3 metri (10 ft) di altezza ed i rami sono flessibili, dando alla chioma un aspetto piangente che, unito alla particolarità delle foglie, fà un "effetto fontana".

Acer palmatum "Koto No Ito"
14) Acer shirasawanum "Sensu" : pianta di medie dimensioni,  ma a crescita piuttosto rapida, in dieci anni può già sfiorare i 3 metri (10 ft)di altezza. Le foglie sono a forma di ventaglio, color rosso/bronzo, sfumate di verde nella parte più interna. In autunno le foglie si tingono di arancione.

Acer shirasawanum "Sensu"
15) Acer palmatum "Ryusen" :  foglie palmate verdi, ma la caratteristica che lo contraddistingue e il portamento. Questo acero ha una chioma ricadente, quasi a "cascata", ma diversamente dagli altri Aceri "pendenti" non è basso e largo, bensì a portamento assurgente e colonnare, oltre a non essere un dissectum

Acer palmatum "Ryusen"
Acer palmatum "Bihou"
16) Acer palmatum "Bihou" : sinonimo di Bi hoo è una cultivar di recente introduzione che ha la peculiarità di aver rami color giallo oro/arancio albicocca, che la rende particolarmente attraente durante la stagione invernale. La pianta è vigorosa ed a crescita eretta, raggiungendo un'altezza di circa 3 metri (10 ft). Le foglie sono verdi in estate e color oro in autunno.

17) Acer shirasawanum "Moonrise" : parente stretta dei cloni "Autumn Moon" e "Full Moon", si differenzia per aver foglie dal colore più mutevole durante la stagione. Le nuove foglie sono rosse, poi virano all'arancione, al giallo ed infine al verde brillante. Il picciolo è lungo e le foglie hanno lobi incisi non particolarmente in profondità. La pianta rimane sotto i 3 metri (10 ft) di altezza. Rispetto ad altre cultivar di Acer shirasawanum ha buona resistenza al pieno Sole. I colori primaverili si ripetono in autunno. 

Acer shirasawanum "Moonrise"
18) Acer palmatum "Sister Ghost" : foglie dai segmenti divisi fin praticamente alla base, dal margine finemente segmentato. Il tratto distintivo è il colore primaverile, queste foglie infatti sono sbiadite, con solo la venatura centrale che si mantiene verde, dando a questo Acero un aspetto decisamente spettrale. In autunno le foglie sono arancioni.  

Acer palmatum "Sister Ghost"
Acer palmatum "Okushimo"
19) Acer palmatum "Okushimo" : Acero a crescita veloce, che supera agevolmente i 5 metri (16.5 ft) di altezza ed ha portamento slanciato. Le foglie sono verdi in estate, giallo oro in autunno ed hanno un picciolo rosso, ma la peculiarità sta nel fatto che sono ripiegate, formando una sorta di "U".

20) Acer palmatum "Seiryu" : dissectum a foglia verde, con punte rosse, dal portamento ben diverso rispetto alla maggior  degli Aceri di questa categoria (come molti dissectum, es. Emerald Lace o Garnet). Questo Acero infatti cresce ad albero, non è nano, non è ricadente e può raggiungere i 4 metri (13 ft) in pochi anni. Molto ricercato da chi vuole la foglia "dissectum", ma un portamento "classico" ed assurgente.

Acer palmatum "Seiryu"


Prato a Trifoglio : Semina e Benefici

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Chi tra di voi non è mai andato alla ricerca di un quadrifoglio portafortuna? In realtà quest'ultimo null'altro è che una variante rara del classico Trifoglio (Trifolium repens), che cresce un po' ovunque vi sia una minima disponibilità idrica

Generalità ed Inquadramento Botanico :

Il genere Trifolium appartiene alla famiglia delle Fabaceae (ex Leguminose), come i Fagioli, le Fave e la Mimosa. Esistono decine di specie di Trifolium, la maggior parte delle quali distribuite nell'emisfero Boreale, in zone temperate. Le due specie più diffuse in Italia sono il Trifoglio Rosso (T. pratense) e, soprattutto, il Trifoglio Bianco (T. repens); quest'ultimo è nativo dell'Europa, ma è diffuso anche nel Nord America ed ampiamente utilizzato come coltivazione da pascolo, sia in pianura, sia in montagna. Nelle zone più vicine ai tropici, invece, cresce solo in quota. 

Foglia Trifolium repens

Botanica e Coltivazione :

Il Trifoglio comune deve il proprio nome al fatto che le foglie (alterne) sono trifogliate, in cui ognuna delle tre foglioline è ovale. Nel T. repens le foglioline sono cosparse di chiazze biancastre. La specie è quadriploide (4N), ovvero ogni cromosoma è presente in quattro copie (clicca qua per dettagli sulla ploidia). L'allele che determina la presenza di quattro foglioline è recessivo, dunque affinché un individuo possa avere 4 foglioline è necessario che tutti e quattro i cromosomi abbiano l'allele recessivo. Questo spiega la rarità con cui si trovano i quadrifogli. 

Il Trifoglio è una specie erbacea stolonifera e questa caratteristica lo rende perenne, in quanto ogni fusto che tocca terra radica formando una nuova piantina, permettendo alla specie di riprodursi in maniera vegetativa (clonale) espandendosi velocemente. Tuttavia una singola pianta, se non riuscisse a radicare, ha ciclo biennale. Trifolium repens in condizioni di crescita ideali raggiunge un'altezza di circa 30 centimetri.

Fiore di Trifolium repens
I fiori sono riuniti in un'infiorescenza a forma sferica sorretta da uno stelo eretto, che la innalza sopra il livello delle foglie. La fioritura, tipicamente estiva, è scalare e ed i fiori melliferi sono molto apprezzati dalle Api.

La semina è semplice ed il germogliamento inizia già dopo 48 ore, proseguendo per circa un paio di settimane. Di norma 15 grammi di semente bastano per la semina di 1 metro quadrato di prato/giardino. In commercio esistono anche varietà a crescita ridotta, che superano di poco i 10 cm ed ideali per avere un prato basso (anche se sarà un'impresa evitare le infestanti).

In ultimo ricordiamoci che i Trifogli, così come le altre leguminose, sono degli azotofissatori; le loro radici sono in simbiosi con dei batteri in grado di "prendere" l'azoto gassoso presente nell'atmosfera per trasformarlo in sali di azoto che in parte usano per crescere ed in parte rilasciano nel terreno, provvedendo a renderlo fertile ed ovviamente ricco di azoto.

La resistenza al freddo è ottima ed in Italia può crescere ovunque.

Prato di Trifoglio


Grano (o Frumento) - Coltivazione, Ciclo Vitale ed Esigenze Climatiche

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Il Grano, chiamato anche Frumento, è indubbiamente uno degli alimenti principali a livello mondiale. Da esso si ricava la farina con cui produrre pane, pasta, dolci e molti altri alimenti che sfamano mezzo mondo.

La recente guerra (iniziata il 24 Febbraio 2022) scaturita dall'aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina ha, tra le altre cose, posto un grosso problema alimentare. E' noto che l'Ucraina sia il "granaio d'Europa"; qui infatti il terreno fertile e le enormi distese non boschive permettono una massiccia produzione di Grano (oltre che di Grano Turco e Girasoli). Se la guerra di Putin non permetterà la raccolta di grano i prezzi lieviteranno e, soprattutto per i poveri (e popolosi) paesi del Nord Africa, sarà un'impresa riuscire a sfamarsi.

Origine ed Inquadramento Botanico :

Il Frumento è una Graminacea (famiglia Poaceae) nativa dell'Asia Minore, del bacino del Mediterraneo, Mar Nero e Mar Caspio ed appartiene al genere Triticum (come il Farro).

La farina di frumento si ottiene principalmente da due specie : il Grano Duro (Triticum durum) ed il Grano Tenero (Triticum aestivum). Queste specie sono originarie dell'Asia minore (zona del Tigri ed Eufrate), sono oggi coltivate in tutto il mondo e dai loro semi (come vedremo) si ricava per l'appunto la semola.

In realtà sia il Triticum durum che il Triticum aestivum sono degli ibridi, rispettivamente tetraploidi ed esaploidi (clicca qua per dettagli sulla ploidia).

Esistono centinaia di varietà differenti di grano (sia duro, che tenero), ma in linea di principio il Grano Tenero è più indicato per la coltivazione nelle zone centrali dell'Europa, mentre il Grano Duro predilige il clima temperato caldo tipico dell'Italia. Il Bel Paese è un grande produttore ed il Grano rappresenta oltre il 30% della superficie adibita alla coltivazione delle seminative.

Spighe di Grano

Coltivazione, Botanica e Fisiologia :

La prima domanda che ci si pone è "quando si semina il grano ?" e dire il periodo esatto non è sempre cosa facile, anche perché dipende dal clima e dalle temperature. C'è però da sottolineare che il Grano, diversamente dal Granoturco (Zea mays), si semina in autunno, prima dell'arrivo del freddo e da qui il detto "sotto la neve pane".

Infiorescenza
In Italia il frumento viene seminato tra metà ottobre (Nord Italia) e fine novembre (Sud Italia). E' importante che le piantine abbiamo 3-4 foglioline sviluppate prima dell'arrivo del gelo, questo stadio fenologico è infatti quello che consente alla specie la massima resistenza ai rigori invernali. La germinazione avviene anche a basse temperature, ma la velocità è accettabile solo con temperature minime di almeno 4° C (39° F). A queste temperature, il seme inizia ad assorbire acqua e germina nel giro di 15-20 giorni. La fase dell'accestimento, ovvero la formazione di radici e ramificazioni secondarie (culmi d'accestimento), termina prima del periodo più freddo dell'anno e la pianta, che ha avuto una crescita prevalentemente orizzontale, rimarrà bassa ed a contatto col terreno.

Frumento
Dopo aver preparato il terreno (arato a profondità di circa 30 cm, concimato etc.) i semi vengono trattati con antifungini, evitando così che marciscano prima di germinare. La concimazione autunnale è a base di fosforo e potassio, mentre l'azoto, molto richiesto in primavera, viene dilavato velocemente ed è inutile aggiungerlo (alle concentrazioni richiede in primavera) nel periodo di minor crescita.  

Da marzo-aprile, quando le temperature iniziano a superare i 10° C (50° F), si ha la fase fenologica nota come "levata", momento in cui ogni culmo inizia ad "allungarsi", a crescere in altezza ed ad avere internodi fogliari sempre più distanziati. Successivamente inizia la "spigatura" e l'infiorescenza, che emerge dall'ultima foglia, è ora ben visibile. Poco dopo si ha la fioritura e l'impollinazione. Il Grano è autofertile e l'impollinazione avviene anche in assenza di insetti pronubi. Nel grano il periodo di fioritura è indicativamente maggio.

In seguito all'impollinazioni l'ovario inizia ad ingrossarsi e si forma il cariosside (il frutto del Grano). Questo processo dura circa 40 giorni, dopodiché ha inizio la fase di maturazione che si suddivide ulteriormente in :

  • Maturazione Lattea : la pianta è ancora totalmente verde ed i granelli di grano contengono una sostanza gelatinosa ricca di acqua. 
  • Maturazione Cerosa : i chicchi si arricchiscono di amido ed il loro contenuto di acqua scende fino al 45%, la consistenza diventa pastosa.
  • Maturazione Gialla (o Fisiologica) : le piante sono secche ed assumono la tipica colorazione gialla, l'accumulo di amido cessa e la presenza di acqua è intorno al 25%.
  • Maturazione Piena : rispetto alla precedente si ha solo la disidratazione del chicco di grano (senza alcun accumulo di amido), che può arrivare a contenere circa il 12% di acqua. 

Campo Grano Immaturo
Queste due ultime fasi sono le migliori per la mietitura che, in Italia, avviene di norma a fine Giugno. Il Grano preferisce terreni fertili di medio impasto, anche argillosi, mentre dà scarsa resa in quelli poveri, sassosi, sabbiosi o eccessivamente acidi. L'esigenza idrica è media ed è per lo più concentrata dalla levata alla formazione del cariosside; nel primo periodo, dato che la radiazione solare è ai minimi annuali, l'umidità si mantiene bene e raramente si deve irrigare; mentre nella fase di sviluppo, se ci fosse siccità intensa si può intervenire, smettendo di bagnare nel periodo di maturazione. In linea di massima, dato che il raccolto avviene entro fine Giugno, la richiesta d'acqua è inferiore a quella di molte altre colture

La resa per ettaro è influenzata da molteplici fattori, tra cui l'uso tempestivo di erbicidi (l'erba compete con il grano), il giusto periodo di semina, la disponibilità idrica, la concentrazione di semina, il corretto dosaggio dell'Azoto e l'avvicendamento con altre specie (seminative di dicotiledoni come Soia, Girasole, Legumi). 

Quando il prossimo inizio estate vi accorgerete di enormi distese color oro, tanto da sembrare un dipinto di Van Gogh, ricordatevi che è proprio da lì che nasce la pasta che mangerete a mezzogiorno. 

Frumento Maturo

Coccinella su Spiga di Grano

Piante Decidue VS Piante Sempreverdi - Perché le Piante Perdono le Foglie ?

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Per noi che viviamo in Italia è facile notare come, in Autunno, molte specie vegetali perdano gradualmente le proprie foglie, sino a rimanere completamente spoglie. 

Come Mai Alcune Piante Perdono le Foglie ed Altre No ?

Premesso che TUTTE le piante hanno un normale riciclo delle foglie e che, di norma, una singola foglia non vive mai più di 2-3 anni, tutti possono osservare che alcune specie (decidue) perdono l'intera chioma durante un periodo dell'anno, mentre altre la mantengono (sempreverdi).

Le foglie sono tra gli organi della pianta ad avere i tessuti più teneri e ricchi di acqua e, di conseguenza, anche tra quelli maggiormente esposti ai danni da gelo

In linea di massima le piante che vivono in zone temperate fredde fanno cadere le proprie foglie durante la stagione fredda, mentre quelle che vivono in luoghi più caldi le mantengono. Man mano ci spostiamo dai Poli verso i Tropici, noteremo che il numero di Angiosperme sempreverdi aumenta rispetto a quelle decidue (o caducifoglie). Un discorso a parte meritano le Conifere, le cui specie, pur essendo perlopiù sempreverdi, hanno colonizzato aree molto fredde del nostro pianeta (Taiga, zone di Montagna etc.); in queste piante le foglie sono diventate aghiformi (per resistere meglio ai danni meccanici provocati dalla Neve) ed al loro interno vi è un'alta concentrazione di soluti, che permette loro di non congelare anche a temperature proibitive. 

Foglie In Autunno

Qual è il Vantaggio Evolutivo del Perdere le Foglie ? 

Durante la stagione ostile, che nelle zone temperate fredde è l'inverno, tutti gli organi (foglie e fiori) i cui tessuti possono esser facilmente distrutti dal freddo sono eliminati. Ovviamente una pianta spoglia non è più in grado di svolgere la Fotosintesi Clorofilliana, tuttavia le basse temperature non permetterebbero comunque un metabolismo veloce e la pianta utilizza le riserve accumulate durante la bella stagione

A dirla tutta anche piante Mediterranee, o persino Tropicali, possono spogliarsi in talune circostante. Ovviamente qua la difesa non è dal freddo, bensì da altri fattori, ma per lo più dalla siccità. E' noto come i Baobab emettano foglie durante la stagione delle piogge e le perdano in quella secca, ma un discorso analogo lo si può descrivere anche in piante mediterranee come l'Euphorbia dendroides, che è soggetta al fenomeno dell'Estivazione, ovvero la defogliazione durante l'estate. In questi casi il vantaggio è la mancata evaporazione fogliare, che previene la disidratazione dei tessuti.

In ultimo non dimentichiamoci i vantaggi di cui godrà il sottobosco; infatti le foglie cadute, marcendo, diventeranno fertile humus che nutrirà nuove specie, mantenendo vivo un intero ecosistema.


Qual è il Meccanismo che Induce la Caduta delle Foglie ?

Il fenomeno, noto come Abscissione Fogliare, è determinato dall'azioni di ormoni quali l'Auxina e l'Etilene.

Prima che avvenga l'abscissione la pianta recupera dalla foglia le sostanze utili (zuccheri), convogliandole verso gli organi perenni (es. Rami, Radici); successivamente, nella zona tra il ramo ed il picciolo, viene a crearsi un particolare strato di cellule che blocca il passaggio di linfa (da ramo a foglia) che al tempo stesso cicatrizza la parte di ramo su cui era attaccata la foglia. La graduale carenza di linfa determinerà il disseccamento e la conseguente caduta della foglia

Nelle zone temperate questi ormoni vengono regolati dal fotoperiodo, ovvero la diminuzione delle ore di luce ne indurrà la produzione. 

Come Mai Le Foglie Diventano Gialle in Autunno ?

Foglie Arancioni Prima di Cadere
La clorofilla (che dona il colore verde alle foglie) è il primo pigmento che viene a mancare in seguito all'azione dell'Auxina; di conseguenza la foglia si troverà inizialmente priva di clorofilla, ma con ancora con altri pigmenti fotosintetici (Carotenoidi), i quali conferiranno alla chioma la tipica livrea autunnale (gialla ed arancione).

PS

Ricordiamoci poi che alcune specie possono comportarsi da semi-decidue, ovvero perdere (totalmente o parzialmente) o meno le foglie a seconda del clima in cui vengono coltivate. Le More, ad esempio, mantengono parte delle foglie fino alla primavera, mentre l'Akebia in zone in cui non gela le perde solo in minima parte.

Ippocastano (Aesculus hippocastanum) - Distribuzione e Coltivazione

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L'Ippocastano (Aesculus hippocastanum), talvolta chiamato anche Castagno d'India, è un albero ornamentale coltivato lungo i viali di molte strade per via del portamento elegante e della bella fioritura. 

Origine e Diffusione :

L'Ippocastano è originario dell'Europa centro-orientale (zona del Caucaso) ed è in Italia è piuttosto comune, soprattutto nel Settentrione, dove trova le migliori condizioni per la sua crescita. A dispetto del nome, l'Ippocastano appartiene alle Sapindaceae,  addirittura un'altra famiglia rispetto a quella del Castagno, ed è più imparentato con piante quali gli Aceri o persino il Rambutan, specie tropicale conosciuta per lo più per i suoi curiosi frutti. 

Il nome Ippocastano deriva dal latino e significa Castagna dei Cavalli, in quanto un tempo il frutto veniva utilizzato come alimento stimolante per i cavalli.

Le differenze rispetto al "vero" Castagno sono molteplici, in primis le foglie, che nell'Ippocastano sono composte, invece che singole ed alternate; inoltre il frutto dell'Ippocastano ha spine più rade e tozze (ed è quindi meno pungente), mentre il seme è più grande, liscio e, a differenza del Castagno, non è commestibile, anzi persino leggermente tossico e, da cotto, mal odorante. 

Fiori di Ippocastano

Chioma Aesculus hippocastanum

Frutto Immaturo Ippocastano
Botanica, Clima e Coltivazione :

Aesculus hippocastanum si sviluppa come albero di medio-grosse dimensioni e può raggiungere un'altezza di 30 metri (100 ft). Il portamento è imponente ed elegante, con una chioma folta, relativamente compatta e piramidale. La corteccia che ricopre il tronco è inizialmente liscia, bruno-grigiastra, ma con l'età tende a desquamarsi. 

Le infiorescenze, lunghe circa 20 cm (8 in), spuntano prevalentemente da gemme poste in posizione terminale sui giovani rami. L'infiorescenza ha una forma piramidale, che ricorda vagamente un grappolo d'uva "al rovescio", rimane in posizione eretta ed è formata da una cinquantina di singoli fiori; questi ultimi sono ermafroditi, di colore prevalentemente bianco con sfumature rosa, sebbene esista un'altra specie di Ippocastano (Aesculus carnea) a fiore rosa scuro o screziato. Nel Nord Italia la fioritura avviene generalmente nel mese di Maggio e si protrae per 2-3 settimane, non di più. 

Le foglie sono composte, ognuna formata da 5-7 lamine lunghe anche oltre 20 cm (8 in). Esse sono di color verde chiaro, con venature pronunciate e margine seghettato; inoltre sono sorrette da un picciolo lungo quasi quanto la foglia stessa. 

Tronco Ippocastano
L'Ippocastano è una pianta semplice da coltivare, sopporta senza danni anche i geli più intesi e si sviluppa al meglio nelle zone settentrionali d'Italia. E' coltivato come pianta stradale o, isolato, in grandi parchi. L'apparato radicale è massiccio e profondo e ciò, oltre a permettere ad una pianta affrancata di tollerare (non amare) la siccità estiva, fa si che queste piante siano stabili e, diversamente dai Pioppi, difficilmente divelte dal forte vento. Questa specie predilige un terreno fertile, a pH inferiore a 7 e che si mantenga possibilmente  umido.

Ama esposizioni soleggiate ed aperte, mentre rifugge da potature drastiche o eccessivamente energiche. Il fungo Guignardia aesculi è il più temibile parassita dell'Aesculus hippocastanum; questo patogeno attacca le foglie, sulle quali si evidenziano macchie rossastre che, progredendo, portano al disseccamento. In annate sfavorevoli a fine estate (Agosto) le piante possono aver la chioma quasi completamente defogliata.

Foglie Aesculus hippocastanum
La moltiplicazione avviene di norma per semina, tuttavia questi semi hanno una scarsa vitalità e, appena sono maturi, devono essere seminati, per poi passare un periodo freddo prima di germinare. Se rimangono "scoperti" a lungo non germoglieranno più. La scarsa capacità di riproduzione ne limita la diffusione negli ambienti naturali, dove non riesce ad imporsi sulle altre specie. 

Una pianta dai frutti curiosi, relativamente comune (almeno nel Nord Italia) e che fa da ornamento (e ombra) durante tutta la bella stagione.

Fioritura Aesculus hippocastanum

Rami Aesculus hippocastanum

Aesculus carnea

Bagolaro (Celtis australis) - Botanica, Clima e Coltivazione

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Il Bagolaro (Celtis australis), a seconda dei dialetti e delle diverse regioni italiane noto anche come Spaccasassi, Albero dei Rosari o Romiglia, è un albero ornamentale utilizzato sia per abbellire parchi, sia per creare zone d'ombra lungo le strade delle nostre città.

Bagolaro

Origine, Diffusione e Curiosità : 

Celtis australis è una delle circa 80 specie del genere Celtis appartenente alla famiglia delle Cannabaceae e quindi parente stretto sia del Luppolo (Humulus lupulus) che della Cannabis (Cannabis indica), utilizzati nella produzione della Birra e coltivata illegalmente per ricavare sostanze stupefacenti, rispettivamente. 

L'Albero dei Rosari  è una specie nativa delle zone che si affacciano sul mar Mediterraneo ed è quindi originaria dell'Europa Meridionale, Nord Africa e Asia Minore. Fu introdotto in Inghilterra nel 1796 ed, oggigiorni, è diffuso su un areale molto ampio che si estende dalle zone a clima Mediterraneo caldo, sino a quelle temperate fredde.

Foglie Bagolaro
Il Bagolaro cresce in boschi deciduiin consociazione a specie quali Frassino, Nocciolo ed Olmo, ma anche isolato, in zone più aride e sassose. Lo si ritrova in pianura e bassa collina, tuttavia può spingersi fino ad un'altitudine di circa 1000 metri (3300 ft), soprattutto laddove vi sia clima caldo.

Lo Spaccasassi si sviluppa sotto albero di medie dimensioni, raggiungendo un'altezza massima di circa 25 metri (82 ft), sebbene in zone fredde o in suoli particolarmente poveri difficilmente supera i 10 metri (33 ft). Il tronco è massiccio e ricoperto da una corteccia peculiare, essa infatti è liscia (sembra vellutata) e uniformemente colorata di grigio chiaro; inoltre la parte bassa del tronco (o laddove partono le branche principali) non ha sezione perfettamente cilindrica ma, a tratti, irregolare. La zona basale del fusto è priva di rami, i quali sono relegati alla parte alta della pianta. I nuovi rami sono esili e penduli, mentre le branche principale (ma anche i rami più vecchi) sono massicce, sullo stile del fusto principale. 

Frutti Celtis australis
La chioma è espansa e tondeggiante, mentre le foglie sono color verde-scuro, alternate, di medio-piccole dimensioni, di forma tendenzialmente ovale e dal margine seghettato. La specie è decidua e, poco prima della caduta autunnale, le foglie si tingono di giallo.

I fiori sono ermafroditi, di piccole dimensioni, color verde-giallastro e possono essere sia singoli, sia raggruppati in corte infiorescenze a grappolo. I fiori si formano sui nuovi rami prodotti durante la primavera e la fioritura avviene, a seconda del clima, tra Aprile e Maggio.

Ai fiori seguono i frutti, ovvero delle piccole drupe inizialmente color verde-giallastro che, a maturazione (verso Ottobre), diventano morbide e virano al violaceo, ricordando delle piccole Olive. All'interno del frutto si trova un seme duro e tondeggiante che, in passato, veniva usato per costruire rudimentali Rosari (da qui "Albero dei Rosari"). Il seme lascia poco spazio alla polpa, la quale è comunque commestibile e dal sapore dolciastro. I frutti sono molto apprezzati dagli uccelli, i quali provvedono alla disseminazione. 

L'apparato radicale del Bagolaro è vigoroso, massiccio e penetrante; il nome "Spaccasassi" fu dato proprio in virtù delle fatto che queste radici sono in grado di crescere nelle fessure presenti nei sassi, sino a spaccarli in frammenti più piccoli

Radici, Tronco e Rami Celtis australis

Come Si Coltiva ? - Clima, Terreno e Moltiplicazione

Celtis australis è un albero rustico e di facile coltivazione, tanto da non richiedere né trattamenti contro le malattie, né concimazioni. In terreni fertili ed umidi la crescita sarà più rapida, tuttavia lo Spaccasassi cresce molto bene anche su suoli poveri, aridi e sassosi. La sua capacità di crescita anche su terreni asciutti e privi di humus rende la specie adatta per combattere l'erosione del suolo e la riforestazione di aree difficili

L'Albero dei Rosari è una specie eliofila e, per una crescita sana e veloce, necessita di molte ore di Sole diretto al giorno. Il vero fattore che limita la sua diffusione verso l'Europa settentrionale è la resistenza al freddo. Ovviamente è una specie caducifoglia e resistente al "gelo Italiano", tuttavia potrebbe danneggiarsi con le intense (e prolungate) gelate del Nord Europa e, in linea di massima, si può coltivare con sicurezza fino ad una zona USDA 7 o poco oltre, ovvero dove le temperature non scendano mai sotto i -20° C (-4° F). In compenso non soffre le torride temperature estive, può infatti crescere anche nelle roventi pianure dell'Africa settentrionale che si affacciano sul Mediterraneo.

Lo Spaccasassi è un'ottima pianta ornamentale, ma è anche indicata per le alberature stradali delle città grazie a molteplici fattori :

  • La chioma è globosa ed offre un'elevata superficie d'ombra sotto di essa
  • La crescita non è particolarmente vigorosa e le potature possono essere leggere od addirittura nulle
  • Le possenti radici ancorano la pianta stabilmente al suolo, evitando che venga divelta dal vento, inoltre conferiscono una buona tolleranza alla siccità
  • Non richiede irrigazioni e si accontenta dell'acqua piovana, ma tollera anche suolo umidi
  • Celtis australisè una pianta longeva e può vivere tranquillamente fino ad un'età compresa tra 140 e 180 anni, ma non è raro trovare piante di 3-4 secoli ed, in maniera occasionale, addirittura esemplari millenari
  • Resiste bene all'inquinamento atmosferico ed è quindi a proprio agio anche immersa nello smog cittadino
  • Si sviluppa bene accontentandosi della terra presente sotto l'asfalto, anche qualora fosse povera di nutrienti
  • Unico difetto : di norma le radici, pur essendo possenti, vanno in profondità ed affiorano meno rispetto a specie come il Pino Marittimo (Pinus pinaster); tuttavia, se non viene dato loro un po' di terreno attorno, in alcuni casi potrebbero danneggiare i marciapiedi

Il Bagolaro si riproduce prevalentemente da seme, il quale deve esser interrato in vaso in autunno e lasciato all'esterno durante l'inverno. Nella primavera successiva germoglierà e le piantine (ben più delicate degli esemplari adulti) dovranno essere coltivate in vaso per un paio di anno prima di essere messe a dimora in piena terra. Alternativamente si può propagare anche per via vegetativa, facendo talee semi-legnose.

Ora, quando passeggerete lungo i viali alberati delle vostre città, osservate i tronchi delle piante, questo è il modo più facile per riconoscere il Bagolaro. Scoprirete che è più diffuso di quanto crediate. 

Chioma Spaccassassi

Albero Intero Romiglia

Dove Cresce il Tamarindo (Tamarindus indica) ? - Clima, Esposizione e Fruttificazione

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Il Tamarindo (Tamarindus indica), da non confondere con il Tamarillo (Cyphomandra betacea), è una pianta tropicale i cui frutti vengono impiegati per uso alimentare ed erboristico.

Com'è e Qual è il Gusto del Tamarindo ?

Il frutto è un baccello lungo fino a 15 cm (6 in) che, a maturità, risulta color marrone chiaro. La parte esterna (buccia) è croccante e, facendo pressione con le dita, tende a sbriciolarsi. All'interno troviamo numerosi semi appiattiti di color nero lucido, avvolti dalla polpa, la quale è la parte commestibile di questo frutto. Essa è color marrone scuro ed ha una consistenza particolare, "appiccicosa e pastosa", che ricorda un po' quella del caramello del Mars. Il sapore è tutto suo, anche se potremmo associarlo a quello di un dattero molto maturo, con in più una nota di acidità, la quale può anche essere del tutto assente in alcune varietà. Il gusto è abbastanza deciso e perciò la polpa può essere diluita e disciolta per produrre bevande, ma può anche esser mangiata tal quale, magari non in quantità industriali.

Frutti Maturi Tamarindo

Frutti Aperti Tamarindo

Origine e Diffusione :

L'esatto luogo di origine del Tamarindus indica è tuttora incerto, tuttavia si ritiene che la specie sia nativa delle zone di savana dell'Africa tropicale, dove cresce selvatica in stati come Sudan, Nigeria, Somalia, Kenya e Tanzania, ma anche in zone molto secche dell'Arabia, come l'Oman. Il suo habitat naturale non è troppo diverso da quello dell'albero icona dell'Africa, il  Baobab (Adansonia digitata), a cui spesso cresce affianco. L'attuale distribuzione geografica è di origine antropica, infatti il Tamarindo è coltivato dall'uomo sin da epoche remote ed è oggi presente in tutte le zone tropicali e subtropicali del mondo. Tra i paesi che ne fanno maggior consumo c'è l'India, tanto che il termine "Tamarindo", di origine araba, significa "Dattero d'India".

Nelle zone equatoriali, con piogge abbondanti e ben distribuite durante l'anno, il Tamarindo produce pochi frutti, ma cresce e vegeta ugualmente bene, tanto da essere piantato come albero ornamentale o da ombra, nelle alberature stradali. 

In linea di massima il suo areale di coltivazione si spinge, sia a Nord che a Sud, fino ad una latitudine di 30° o poco più.

Fiore Tamarindus indica
Botanica e Fisiologia :

Il Tamarindo appartiene alla grande famiglia delle Fabaceae (ex Leguminose), la stessa dell'Albizia e della Mimosa, ma anche di PiselliFagioli e Fave, come si può evincere dalla forma del frutto (baccello).

Questa specie si sviluppa sotto forma di albero di medie dimensioni, raggiungendo un'altezza di circa 20 metri (6.6 ft) o poco più. La chioma è voluminosa, con una forma allargata, tanto che in alcuni casi fa sembrare tozzo anche un tamarindo adulto che ha raggiunto l'altezza massima. 

Il tronco, di norma singolo, è ricoperto da una corteccia color grigiastra che, con l'età, tende a squamarsi ed a creare profonde fessurazioni longitudinali. 

Le foglie, sono alterne e composte e, dal rachide principale di ognuna di esse, escono tra 10 e 20 paia di foglioline strette ed allungate, sullo stile di altre leguminose come la Robinia. Le foglie del Tamarindo sono color verde brillante ed hanno una consistenza simile al cuoio, inoltre le foglioline che le compongono hanno la peculiarità di "chiudersi" di notte, avvicinandosi tra di loro.

La specie è considerata sempreverde, tuttavia in ambienti in cui la stagione secca si protrae a lungo possono avere un comportamento semi-deciduo o persino deciduo (per un breve tempo), una sorta di estivazione in piccolo.

Foglie Tamarindus indica
I fiori sono ermafroditi, di piccole dimensioni e raggruppati in racemi compatti, formati al massimo da 15 fiori; essi hanno colori con sfumature che spaziano dal giallo al rosato. Le infiorescenze emergono dai nuovi getti e, in climi subtropicali, la fioritura avviene durante la bella stagione, indicativamente tra primavera ed estate. In zone monsoniche la fioritura avviene in concomitanza dell'emissione delle nuove foglie, verso la fine della stagione secca. In zone senza grosse fluttuazioni stagionali la fioritura può esser meno abbondante, ma meglio distribuita nei 12 mesi dell'anno.

L'impollinazione avviene ad opera degli insetti e la pianta è, almeno parzialmente, autofertile, sebbene l'impollinazione incrociata permetta una resa superiore. In un singolo fiore lo stigma (parte femminile) è ricettivo un giorno prima di quando l'antera (parte maschile) produca polline e, nel complesso, un albero isolato produce il 15% rispetto a piante che si impollinano vicendevolmente. Il frutto del Tamarindo è abbastanza lento a maturare e, dalla fioritura al frutto maturo, passano in media 8 mesi.

L'apparato radiale è esteso, profondo e compatto. Ciò permette alla pianta un'ottima resistenza nei confronti dei tifoni tropicali.

Fioritura Tamarindo

Come Coltivare il Tamarindo ? - Clima, Esposizione e Riproduzione

Il Tamarindo è una pianta adattata a crescere in climi tropicali semi-aridi od addirittura aridi, anche in prossimità delle coste, tollerando bene persino l'aria salmastra. Come facile intuire ha un'ottima resistenza alla siccità e può svilupparsi anche laddove vi siano appena 250 mm (10 in) di pioggia annui (vi ricordo che sotto i 200 mm una zona è considerata deserto). La quantità di pioggia ideale per la fruttificazione sarebbe però di 500 mm (20 in). E' importante notare che una stagione secca di almeno 3-4 mesi è necessaria per indurre la fioritura, infatti in zone a clima pluviale (foreste molto piovose tutto l'anno) la produzione è assai scarsa, se non nulla.

Le alte temperature non sono un problema e piante adulte superano senza danni anche ondate con temperature di 45° C (113° F).

Ma è possibile coltivare il Tamarindo in Italia ?

A dir il vero questa specie è anche piuttosto resistente al freddo e, piante adulte, possono sopportare qualche ora a temperature di -2°/-3° C (28-26° F), tuttavia le giovani piantine muoiono anche con leggere gelate. Nonostante il Tamarindo sopporti questi picchi di freddo, un ruolo rilevante per la sua sopravvivenza lo hanno anche le temperature massime invernali infatti, pur resistendo a brevi episodi di gelo leggero, il Tamarindo non sopporta il freddo prolungato.  Credo che in alcune zone d'Italia (ad esempio sulle aride coste meridionali della Sicilia, ma non solo) potrebbe farcela, senza né protezione dal freddo, né tanto meno irrigazione estiva; tuttavia la maturazione dei frutti sarebbe cosa più ardua, in letteratura è noto che in climi "freschi" il frutto tende a marcire invece che maturare durante la stagione fredda. Detto ciò bisognerebbe provare, questo è l'unico modo per capire se un Tamarindo riesce a maturare i suoi frutti in Italia. 

Grappolo Frutti Tamarindus indica
Tamarindus indicagradisce esposizioni soleggiate tutto il giorno e si sviluppa su un'ampia gamma di terreni, a patto che siano drenanti, dato che non sopporta il ristagno idrico ed i terreni zuppi. Cresce al meglio in terreni limosi, profondi e fertili, dove le radici possono espandersi più agevolmente; ciò nonostante fruttifica anche in suoli poveri, sabbiosi o sassosi, tollerando sia pH acidi che leggermente basici e persino suoli con elevata salinità. Se coltivata in piena terra ed affrancata la concimazione è superflua, mentre per la coltivazione in vaso potrebbe esser utile una concimazione annuale, prima della ripresa vegetativa. 

Il Tamarindo si moltiplica abitualmente tramite semina. I semi devono però essere prelevati da frutti freschi; talvolta i frutti che si trovano in commercio hanno semi con una scarsa vitalità, dato che il frutto si conserva abbastanza a lungo senza marcire e non escludo venga anche frigo conservato. In Italia il periodo migliore per seminare il Tamarindo è Maggio e, con alte temperature e bagnando il terriccio, il germogliamento avverrà entro un paio di settimane. In condizioni ideali, semi freschi (sebbene se conservati in luoghi adatti rimangano vitali per mesi), a 40 giorni dalla semina, hanno una percentuale di germogliamento pari al 70%. Prima di seminare si consiglia di lasciare i semi in ammollo in acqua (a temperatura ambiente) per 24-48 h. 

Partendo da seme la crescita è abbastanza lenta ed una pianta di Tamarindo impiega circa 10 anni per raggiungere la maturità ed iniziare a fiorire/fruttificare. Poi però continua a produrre anche fino a 200 anni di età, l'elevata longevità permette ad alcuni esemplari di vivere oltre 300 anni, producendo almeno 150 kg (330 lb) di frutta all'anno (ovviamente nel suo ambiente naturale).

Alternativamente, sia per ridurre i tempi di messa a frutto, sia per propagare la cultivar specifica, si può propagare tramite innesto, che di norma viene eseguito su franco (ovvero il portainnesto è anch'esso un Tamarindus indica, ma ottenuto da seme).

Un albero lontano dalla cultura Italia, ma ben presente in molti alimenti e cosmetici. Quando comprerete creme, succhi, sciroppi o qualcosa di particolare guardate gli ingredienti, non è così raro che troviate la scritta "estratto di Tamarindo". 

Chioma e Tronco Tamarindo

Baccelli di Tamarindo


Peonia Arbustiva ed Erbacea - Coltivazione, Clima e Differenze tra le Specie

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Le Peonie sono coltivate in tutta Italia per il loro bellissimi, e talvolta profumati, fiori. In questo articolo cercheremo di fare un po' di chiarezza sulle specie principali e su come devono esser coltivate per fiorire abbondantemente e per molto tempo.

Origine ed Inquadramento Botanico :

Il genere Paeonia, unico rappresentante della famiglie delle Paeoniaceae, contiene al suo interno circa 40 specie, le quali possono grossolanamente essere divise in specie erbacee (circa 75%) o arboree (25%). La distribuzione delle diverse specie di Peonia è ampia, ma riconducibile a zone temperate dell'emisfero boreale. Allo stato selvatico le specie arboree si ritrovano solo in Cina, mentre quelle erbacee, a seconda della specie, popolano l'Europa meridionale e l'Asia centro-orientale, comprendendo le zone montagnose ai piedi dell'Himalaya, come la Paeonia emodi, presente tra Pakistan e Nepal o la Paeonia sterniana, endemica del Tibet; mentre la Paeonia lactiflora si spinge fino alla gelida Siberia orientale. Paeonia cambessedesiiè endemica delle isole Baleari (Spagna), mentre la Paeonia parnassica cresce nelle zone montagnose della Grecia. Nell'America settentrionale è presente la Paeonia californica, che cresce sul versante pacifico della California (Stati Uniti), ma anche nella Baia California (Messico). In Italia, allo stato naturale, ritroviamo la Paeonia mascula, nota anche come Rosa di Montagna, che cresce nel sottobosco di querce e la Paeonia officinalis, che predilige terreni calcarei e cresce sulle Alpi e nella parte centro settentrionale dell'Appennino (non si ritrova nel Sud Italia).

Le Peonie hanno 5 cromosomi, ma molte specie sono tetraploide, sebbene esistano anche diploidi (per informazioni sulla poliploidia clicca qua).

Sebbene la Peonia sia storicamente collegata alla Cina, arrivò in Europa a fine '700 e, soprattutto in Inghilterra e Francia, i botanici si misero al lavoro per selezionare varianti con le migliori caratteristiche e, dato che le diverse Peonie sono spesso ibridabili tra loro, diedero origine ad innumerevoli ibridi coltivati tuttora a scopo ornamentale in tutto il mondo. L'Olanda, conosciuta per lo più per i Tulipani, è il maggior produttore di bulbi di Peonia.

Fiore Peonia

Quali Sono le Differenze tra la Peonia Arbustiva (o Arborea) ed Erbacea ?

A prima vista, soprattutto per un occhio inesperto, le Peonie potrebbero apparire tutte molto simili tra loro, con l'unica differenza facilmente riscontrabile solo nella tipologia del fiore (colore, dimensione, forma etc..); tuttavia non è questo il tratto distintivo tra le due tipologie di Peonia (Arborea vs Erbacea), dato che entrambe, al loro interno, hanno un'enorme diversificazione di fiori, a seconda della varietà.

Ciò che permette di distinguere una Peonia Arbustiva da una Peonia Erbacea e riassumibile nei punti che seguono :

  • Aspetto in Inverno : la Peonia Arbustiva è, di fatto, un arbusto ed in inverno manterrà i rami prodotti durante l'estate precedente, perdendo unicamente le foglie (è decidua). Nella Peonia Erbacea, invece, i rami estivi seccheranno con l'arrivo del freddo e nella primavera successiva i nuovi rami spunteranno da gemme presenti nel bulbo sotterraneo (che è perenne). Quindi in inverno la Peonia Arbustiva sembrerà un cespuglio spoglio, mentre la Peonia Erbacea "scomparirà", perdendo tutta la parte aerea.
  • Altezza : la Peonia Erbacea, dovendo ricostruire l'intera chioma ogni anno, raggiungerà altezze minori, di norma poco oltre il metro (3.3 ft); la Peonia Arbustiva invece può essere alta anche il doppio.
  • Prima Fioritura : se si interra in autunno un bulbo di una Peonia Erbacea, la primavera successiva si avranno già i fiori, mentre piantando una piccola Peonia Arborea ci potrebbero volere 2-3 anni prima della prima fioritura. 
  • Longevità : le Peonie Arbustive possono vivere anche 100 anni. Le Peonie Erbacee sono anch'esse perenni, ma per mantenersi  sane e vigorose si dovrebbero dividere i bulbi ogni 6-7 anni.
  • Vigoria : di norma le Peonie Erbacee crescono più velocemente, dato che hanno un'unica stagione per raggiungere la loro massima altezza.
  • Resistenza al Freddo : sebbene anche le Peonie Arboree siano resistenti a geli piuttosto intensi, quelle Erbacee lo sono di più e possono tollerare i climi continentali gelidi del Nord Europa.
  • Esposizione : Le Peonie Erbacee voglio posizioni più Soleggiate rispetto alle Peonie Arbustive

Peonia Fiore Rosa

Peonia Arbustiva Fiore Giallo

Come è Fatta una Peonia ? - Botanica e Fisiologia

Nonostante le differenze sopracitate, molti tratti accomunano le diverse specie di Peonia. Tutte le Peonie hanno l'aspetto di piccoli cespugli fitti, raramente più alti di un uomo e posseggono foglie pennate, in cui ogni fogliolina è lobata, più o meno marcatamente a seconda della varietà. Il colore delle foglie è tendenzialmente verde, ma in molte selezioni solo la venatura è verde, mentre il resto possiede sfumature bronzee.

I diversi cloni si differenziano per lo più per i loro fiori che possono essere di un colore che spazia dal bianco, al rosso, alle diverse sfumature di rosa-viola e, più raramente, anche giallo-arancione. Il fiore è di grosse dimensioni e caratterizzato dalla presenza di numerosissimi stami. Esso può essere singolo, doppio, semi-doppio, anemone (che ricorda appunto gli Anemoni). Altra variabile è l'odore del fiore, che può essere molto intenso, come assente, con in mezzo tutte le diverse intensità di fragranza. 

I fiori della Peonia sono singoli, si aprono all'apice di un lungo stelo ed hanno una vita media di circa 5-7 giorni, ma sbocciano in maniera scalare, protraendo la fioritura di ogni pianta per almeno 6-8 settimane, in un periodo compreso tra metà primavera e Luglio, con differenze anche in base alla varietà ed al clima in cui vengono coltivate.


Come Coltivare la Peonia ? - Crescita, Terreno e Potature 

Le Peonie sono piante amanti del Sole e gradiscono esposizioni piuttosto soleggiate; tuttavia possono fiorire anche in posizioni a mezz'ombra. In linea di massima le Peonie Erbacee sono più esigenti e fioriscono al meglio solo in pieno Sole, mentre le Peonie Arboree possono dare ottimi risultati anche con meno Sole diretto e talvolta, soprattutto nelle zone più torride ed aride, sono più sane con qualche ora di ombra durante il giorno.

Foglie Peonia
Le Peonie sono coltivate in luoghi molti freddi, sopportando anche gelate molto intense. Indicativamente sopravvivono in zone USDA comprese tra 2 e 8; quindi le più rustiche (alcune specie di Peonia Erbacea) resistono a temperature inferiori -40° C (40° F), mentre le specie più delicate delle Peonie Arbustive fin circa -12° C (10° F). In altre parole la giusta varietà di Peonia può crescere anche nelle vallate più fredde del Nord Italia.  Per contro, nelle zone più calde del Sud Italia potrebbe non essere soddisfatto il fabbisogno di freddo, con effetti negativi sulla fioritura (che risulterebbe scarsa).

Il terreno ideale è ricco di sostanza organica (ottime le concimazioni con letame maturo), ma soprattutto ben drenante, dato che i ristagni idrici tendono a far marcire i tuberi. Se il terreno fosse troppo compatto conviene lavorarlo, mischiarlo a sabbia e deporre ghiaia sul fondo, così da evitare l'accumulo di acqua. Il pH del suolo è preferibilmente neutro (pH 7), ma la pianta può tollerare leggere oscillazioni, preferendo quelli leggermente acidi rispetto a leggermente basici. Fertilizzanti eccessivamente ricchi di azoto potrebbero indurre crescita vigorosa, ma scarsa fioritura.

Bocciolo Peonia
Le Peonie non hanno un'ottima resistenza alla siccità, ma odiano anche i terreni troppo umidi; idealmente, in assenza di piogge, dovrebbero essere annaffiate con parsimonia, una volta ogni due settimane durante la primavera ed una volta a settimana in estate, mentre non si deve irrigare quando la pianta va in dormienza invernale (dopo caduta foglie). Ricordatevi, bagnare troppo è forse peggio di non bagnare affatto. Un'ottima soluzione, che vi permetterà di ridurre il consumo di acqua, potrebbe consistere nel fare un buono strato di pacciamatura.

La potatura è diversa a seconda che sia una Peonia Arbustiva o Erbacea; nel primo caso avrà lo scopo di eliminare i rami che si intersecano e sfoltire la chioma, favorendo la circolazione d'aria, mentre nel secondo caso si dovranno tagliare i rami secchi (ormai morti) alla base. E' fondamentale sapere che Peonia abbiate piantato, dato che potare alla base una Peonia Arbustiva equivarrà a non avere neppure un fiore durante l'estate successiva. Con entrambi i tipi di Peonia la potatura va eseguita sul finire dell'Autunno.

Dove e Quando Piantare le Peonie in Giardino ? Come Si Propaga ?

Il periodo migliore per la piantagione è il tardo autunno, prima che il terreno geli, ma dopo che le piante abbiano perso le foglie. La posizione dovrà esser soleggiata ed abbastanza aperta, dato che le Peonie non crescono bene vicino ad altre piante (più grandi di loro), né tanto meno sotto-chioma ad alberi ad alto fusto, come invece amano le Azalee ed i Rododendri.

Scegliete dunque una posizione isolata, per creare una bordura insieme ad altri bulbi e/o piante a crescita lenta e con apparato radicale contenuto (le Peonie odiano competere per i nutrienti con altre specie).

Le specie Arboree (es. Paeonia suffruticosa) si riproducono spesso tramite innesto su tuberi di specie erbacee, mentre le specie Erbacee si moltiplicano per divisione dei bulbi. Questa differenza è importante in fase di piantumazione : le Peonie Erbacee dovranno esser poste nella buca in modo tale che le gemme più superficiali siano ricoperte da non più di 4 cm (1,6 in) di terra, altrimenti potrebbe esser "soffocata"; per contro le Peonie Arbustive devono aver il punto di innesto posto ad almeno 10 cm (4 in) di profondità, evitando così che il portainnesto (cioè la specie erbacea) ricacci.

Le Peonie, nelle loro "mille" varianti, sono belle piante fiorite che, per loro natura, si prestano ad essere piantate isolate od a gruppetti distanziati e, insieme agli Aceri, non possono mancare in un bel giardino giapponese.

Fiore Peonia "Anemone"

Aiuola di Peonie

Grosso Fiore Semidoppio Peonia


Brugmansia - Coltivazione, Clima e Cure

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La Brugmansia, nota anche con il nome "Trombone degli Angeli" o anche "Stramonio Arboreo", è una pianta ornamentale coltivata per i suoi bellissimi fiori in molte zone calde d'Italia.

Origine, Specie ed Inquadramento Botanico :

Con il nome Brugmansia ci riferiamo in realtà ad un genere, al cui interno sono presenti solo sette specie, appartenenti all'immensa famiglia delle Solanaceae (come Pomodori, Melanzane e Tamarillo). Il genere Brugmansia è strettamente correlato col genere Datura, tanto che fino a pochi decenni fa si credeva che fossero un unico genere. Tutte le specie di Brugmansia sono native del Sud America e molte di esse crescono (crescevano) in montagna, sulle Ande; tuttavia si ritiene che oggigiorno, allo stato naturale, si siano estinte, a seguito dell'estinzione degli animali che provvedevano alla disseminazione dei loro semi.

Fiore Brugmansia

Di seguito troverete una breve descrizione delle diverse specie, mentre successivamente parlerò della Brugmansia come se fosse un'unica specie, soffermandomi sui tratti comuni a tutte.

  • Brugmansia aurea : endemica dell'Ecuador, è dichiarata estinta allo stato selvatico dal 2014. Può raggiungere un'altezza di 6 metri (20 ft) e produce fiori dalla tipica forma del genere, ma esclusivamente di colore giallo.
  • Brugmansia insignis : originaria della parte settentrionale dell'Amazzonia, cresceva ai piedi delle Ande Peruviane, così come in Colombia. Raggiunge un'altezza di circa 3 metri (10 ft) ed ha fiori bianchi sfumati di rosa.
  • Brugmansia insignis : nativa del Brasile Meridionale, produce fiori bianchi (talvolta sfumati di giallo) che emanano una dolce fragranza.
  • Brugmansia versicolor : endemica dell'Ecuador, produce fiori pendenti verso il basso che raggiungono le maggiori dimensioni tra tutte le 7 specie e possono esser lunghi anche 50 cm (1,65 ft).
  • Brugmansia arborea : tra le specie più grandi, può raggiungere i 7 metri (23 ft) di altezza. E' nativa delle Ande, dove cresceva anche a quote considerevoli, dall'Ecuador sino al Cile settentrionale. E' una delle Brugmansia più resistenti al gelo, dato che nei luoghi d'origine sono possibili leggere brinate. 
  • Brugmansia sanguinea : distribuzione simile a quella della B. arborea, anche in questo caso ha un notevole sviluppo e si contraddistingue per avere fiori dal colore rosso.
  • Brugmansia vulcanicola : originaria delle Ande settentrionali (Ecuador, Colombia), è una pianta a sviluppo limitato ed ha i fiori più piccoli tra tutte le specie di Brugmansia.

Botanica e Fisiologia :

La Brugmansia è una pianta tendenzialmente a portamento arbustivo, con diversi tronchi e ramificazioni, sin dalla parte bassa di essi ed in Italia raramente supera i 3 metri (20 ft) di altezza, rimanendo spesso più bassa. Le foglie, che possono aver dimensioni differenti a seconda della specie, sono alterne, a forma ovale, con margine ondulato quasi a formare delle punte, talvolta ricoperte da una sottile peluria e possono ricordare (vagamente) quelle della Pianta delle Melanzane.

Piante di Stramonio Arboreo
Nelle zone più miti d'Italia, e nei luoghi d'origine, tutte le Brugmansia sono sempreverdi, ciò nonostante talune reggono piuttosto bene la defogliazioneed in zone con leggere gelate possono comportarsi come piante decidue, senza che questo ne causi necessariamente la morte o ne comprometta la fioritura della stagione successiva. Un'ultima nota in merito alle foglie : esse possono contenere elevate quantità di alcaloidi e risultare perciò tossiche.

Tronco BrugmansiaI fiori hanno la caratteristica forma ad imbuto e sono penduli, praticamente perpendicolari al terreno. Essi sono numerosi ed hanno colori che variano dal bianco, al giallo, al rosso-rosa, all'arancione e non è raro che un fiore abbia sfumature di più colori, a seconda della specie e dei numerosi ibridi selezionati dall'uomo. La dimensione media di un fiore di aggira attorno ai 30 cm (12 in). I fiori possono esser singoli, doppi o persino oltre.

Sei delle sette specie di Brugmansia hanno fiori che emanano una fragranza più o meno intensa, che raggiunge l'apice durante le calde serate estive. Lo scopo evolutivo di tutto questo è attirare gli insetti impollinatori notturni, come le falene. L'unica specie a non avere fiori profumati è la B. sanguinea, la quale è di solito impollinata dai Colibrì, invece che dagli insetti notturni.

La fioritura è prolungata e, in zone non tropicali come l'Italia, si interrompe solo durante i mesi più freddi, mentre può esser più o meno continuativa ai tropici. In linea di massima in Italia inizia a fiorire dalla tarda primavera, sino all'autunno inoltrato.

Il tronco ed i rami hanno di norma una consistenza semi-legnosa e sono ricoperti da una sottile corteccia marrone-grigiastra che si fa via via più verde tanto più ci si avvicina all'apice. Le radici sono relativamente sottili e non invasive. Il frutto è una bacca spugnosa contenente numerosi fiori. 

Infiorescenza Trombone degli Angeli

Fiore Bianco Brugmansia

Coltivazione  della Brugmansia in Italia ? - Esposizione, Clima, Potature e Cure

Il Trombone degli Angeli si coltiva al meglio in piena terra, tuttavia, grazie all'apparato radicale relativamente compatto, si può sviluppare bene anche in grandi vasi, rendendo così possibile la sua coltivazione anche in zone gelide.

Il terreno ideale è fertile, drenante, ma che si mantenga anche abbastanza umido. E' ideale concimare con letame o compost ben maturo che, oltre a nutrire la pianta, funge da ammendante, rendendo il suolo soffice ed aumentando la ritenzione idrica. Sono da evitare terreni poveri, secchi, sabbiosi ed eccessivamente sassosi. Come noterete, lo Stramonio non ha un'ottima resistenza alla siccità e, soprattutto nei mesi estivi, le innaffiature dovranno essere generose. Ovviamente la coltivazione in vaso complica la gestione, dato che le radici esploreranno un minor volume di terreno, il quale si asciugherà ed impoverirà più rapidamente. Se in piena terra la concimazione non è strettamente necessaria, in vaso lo diventa ed al contempo si dovrà prestare una maggior attenzione a non far seccare la terra.

Ma dove collocare il vaso o, se il clima lo permette, dove interrare il vostro Trombone degli Angeli ? 

L'ideale è trovare un angolo caldo e riparato, magari vicino al muro di casa, ma preferibilmente con un'esposizione ad Est. In modo tale potrà godere dell'ombra pomeridiana, assai gradita durante le roventi estati. Si può coltivare anche in pieno Sole, soprattutto al centro-Nord, tuttavia l'esposizione che le dona un aspetto più sano è senza dubbio quella a mezz'ombra.

Altro aspetto da chiarire è quale sia la resistenza al freddo della Brugmansia. Premesso che la tolleranza al freddo è diversa tra le sette specie, se prendiamo come riferimento la B. arborea ed i suoi innumerevoli ibridi potremmo asserire che l'ideale sarebbe coltivarle (all'aperto e senza protezioni invernali) in aree prive di gelo. Se le temperature si mantengono superiori agli 0° C (32° F), lo Stramonio Arboreo mantiene le foglie reggendo senza danni anche lunghi periodi con temperature inferiori ai 10° C (50° F). In una finestra che oscilla tra 0° C e -3° C (32-26° F) si ha la perdita parziale o totale delle foglie, ma il legno dei rami più grossi resiste; tuttavia le radici sono ancora più rustiche ed in un range di temperatura tra -3° C e -8° C (26-18° F) potrebbero ancora sopravvivere e, in primavera, riformare l'intera chioma e persino fiorire durante l'estate (un po' più in ritardo rispetto a se non morisse la parte aerea). Non escludo che con un'ottima pacciamatura le radici possano sopravvivere anche a temperature leggermente inferiori, soprattutto se con terreno secco.

Il Trombone degli Angeli è una pianta molto vigorosa che sopporta pesanti potature. Esse hanno lo scopo di diradare la chioma, togliendo rami che si incrociano, ma anche di mantenere la pianta più bassa, di solito ad altezza uomo; inoltre sarà anche importante rimuovere i succhioni ed alcuni dei numerosi polloni che, soprattutto in climi in cui d'inverno sopravviva solo l'apparato radicale, saranno in sovrannumero. 

Lo Stramonio si moltiplica facilmente tramite seme, il quale deve essere interrato in primavera, non appena le temperature esterne consentiranno il germogliamento. Il terriccio deve essere mantenuto umido e, di anno in anno, le nuove piantine dovranno essere rinvasate in vasi di diametro sempre maggiore. Partendo da seme ci vorranno in media 5 anni per la prima fioritura. Alternativamente si propaga facilmente tramite talea, utilizzando un ramo lungo circa 15 cm (6 in), da far radicare in terriccio misto torba-sabbia durante la primavera. Questo metodo di riproduzione, oltre a mantenere l'esatta cultivar, ci permetterà di ottenere piante in grado di fiorire in 1-2 anni.

Insomma una pianta ornamentale, dall'aspetto tropicale ed abbastanza facile a coltivare, anche in Vaso nelle regioni del Nord Italia. Se vi ho incuriosito non esitate ad acquistarne una (si trova facilmente nei Vivai) e son sicuro che vi darà grandi soddisfazioni. 

Foglie ed Apice Brugmansia

Fioritura Stramonio

Alberature Stradali : Le Specie Più Comuni nelle Città Italiane

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Le piante, ed il verde in generale, rendono l'ambiente urbano più vivibile, oltre ad abbellire ed a dare un po' di colore al grigiore dell'asfalto. 

Gli alberi, facendo la fotosintesi, partecipano al Ciclo del Carbonioriducendo così la quantità atmosferica di CO2 emessa dai combustibili fossili. Alcune specie possono addirittura metabolizzare i metalli pesanti e le polveri sottili, rendendo l'aria urbana più respirabile. Oltre a ciò le piante creano zone d'ombra, che in estate aiutano a ridurre le temperature ed il calore rilasciato dal cemento.

Platani e Pruni Lungolago di Arona

Ma non tutte le piante sono adatte a crescere in città e, di norma, devono avere le seguenti caratteristiche :

  • Sopportare l'inquinamento e lo smog
  • Crescere abbastanza velocemente
  • Essere piante ad alto fusto (non arbustive), così da permettere la presenza di parcheggi alla loro base
  • Resistere al freddo, al caldo ed alla siccità (è impensabile innaffiarle)
  • Essere rustiche e resistere alle malattie (non si possono trattare con anticrittogamici) 
  • Avere elevata longevità (almeno 80-100 anni)
  • Avere un apparato radicale solido, che ne eviti la caduta anche in caso di forte vento
  • Possedere una chioma densa ed espansa
  • Resistere anche a potature drastiche (che sono comunque da evitare)

Quali Sono le 15 Specie Più Comuni nelle Alberature Stradali delle Vostre Città ?

1) Platano (Platanus acerifolia)  

Riconoscibile per il tronco dotato di una corteccia "mimetica" che ricorda un po' le divise militari, è coltivato da Nord a Sud (sebbene più frequente al centro-nord). Il Platano, appartenente alla famiglia delle Platanaceae, è un grosso albero che, se non potato, raggiunge senza problemi i 30 metri (100 ft) di altezza. In realtà la specie più comunemente usata è un ibrido tra Platanus occidentalis e Platanus orientalis, per l'appunto Platanus acerifolia. Il nome è una chiaro richiamo alla forma della foglia che, per l'appunto, ricorda quella di un Acero. Lo possiamo trovare in quasi tutte le città d'Italia, come ad esempio lungo Via Celoria (zona Università Città Studi) a Milano. 

Platanus acerifolia
2) Tiglio (Tilia vulgaris:

Specie nativa del centro-Europa ed appartenente alle Malvaceae, una famiglia con specie di norma tropicali, con poche eccezioni, tra cui appunto il Tiglio. Esso è coltivato da secoli ai margini delle strade. Si riconosce a vista per le grosse foglie a forma di cuore ma, tra fine maggio e giugno, anche all'olfatto; infatti un viale alberato di Tigli in fioritura emana una fragranza delicata ed indistinguibile. Spesso i Tigli vengono potati in maniera piuttosto drastica, assumendo un aspetto tozzo e non è raro trovarli anche in questa forma, tuttavia sono piante ad alto fusto e se lasciate crescere liberamente possono raggiungere un'altezza di circa 30 metri (100 ft).

Tilia vulgaris

3) Pioppio (Populus nigra:

Pianta appartenente alle Salicaceae, può raggiungere i 30 metri (98 ft) di altezza. Peculiarità è il portamento assurgente, che ricorda un po' la forma di un cipresso. Tra tutte le piante ad alto fusto è probabilmente quella con la chioma più compatta, con rami presenti anche nella parte bassa del tronco, ma con angoli acutissimi rispetto allo stesso. Le foglie sono cuoriformi, di color verde intenso. I frutti contengono semi ricoperti da una lanuggine che vola per chilometri, talvolta ricoprendo interi prati. Purtroppo sono piante non troppo longeve (rispetto ad altre di simili dimensioni) e, invecchiando, possono facilmente essere abbattuti dal forte vento, motivo per cui in molte città si stanno togliendo dai margini delle strade, per relegarli a posti isolati nei parchi pubblici. 

Populus nigra
4) Pruno (Prunus ssp.) :

I Pruni ornamentali (esistono più specie), diversamente dalle altre specie elencate in questo articolo, hanno uno sviluppo limitato e, più che per creare ombra, vengono piantati lungo i viali pedonali per abbellirli (clicca qua per maggiori dettagli). I Prunus da fiore appartengono alla grande famiglia delle Rosaceae e non superano i 6 metri (20 ft) di altezza e, verso Marzo, si ricoprono di una miriade di fiorellini bianco-rosati per un periodo di circa due settimane. Le foglie rimangono color bruno-porpora anche durante l'estate.

Pruno da Fiore
5) Bagolaro (Celtis australis:

Appartenente alla famiglia delle Cannabaceae, è chiamato anche "Spaccasassi" per via delle possenti radici, in grado di penetrare nelle crepe nelle rocce sino a spaccarle. Il Bagolaro, nativo dell'Europa Meridionale, è un albero deciduo alto al massimo 25 metri (82 ft), dotato di un tronco possente, ricoperto da una corteggia grigia e liscia. La chioma è espansa ed a forma globulare, con foglie medio-piccole dal margine seghettato. I frutti, facilmente notabili in autunno, sono delle piccole drupe, violacee a maturità, che sono molto gradite dagli uccelli. Viene piantato lungo le strade delle città anche perché è una specie rustica e robusta, che difficilmente viene divelta dal vento.

Celtis australis
6) Albero dei Ventagli (Ginkgo biloba) :

Una delle due Gimnosperme tra tutte le piante elencate in questo articolo, è considerato un fossile vivente risalente a 260 milioni di anni fa. La specie, unica sopravvissuta della famiglia delle Ginkgoaceae,  raggiunge un'altezza massima di circa 40 m (131 ft), sebbene rimanga normalmente un po' più bassa, con un portamento tendenzialmente piramidale, sebbene in alcune varietà possa essere colonnare. Le foglie sono a forma di ventaglio, con una consistenza che può ricordare quella del cuoio. In autunno, prima di cadere, le foglie si tingono di giallo, rendendo il G. biloba molto ornamentale in questa fase. Viene coltivato lungo i viali, ma ancor di più nei parchi delle città, in quanto molto tollerante all'inquinamento e con un'elevata capacità di "purificare" l'aria dalle polveri sottili e da altri inquinanti.

Ginkgo biloba
7) Ippocastano (Aesculus hippocastanum:

Nativo del Caucaso ed appartenente alle Sapindaceae è un albero deciduo alto fino a 30 metri (100 ft) ed utilizzato sia nei parchi, che lungo le strade, per via delle belle foglie composte (dall'aspetto vagamente tropicale), del portamento elegante e dell'appariscente fioritura tardo primaverile. Si riconosce anche per il frutto, che ricorda una grossa castagna, che non è però commestibile. Il tronco di vecchi esemplari tende a fessurarsi in profondità ed ad avere una forma irregolare. 

Aesculus hippocastanum
9) Liquidambar (Liquidambar styraciflua):

Nativo del Nord America, appartiene alla famiglia Altingiaceae. Si sviluppa come albero di medie-grosse dimensioni, di norma raggiungendo al massimo un'altezza di 25 metri (83 ft). Il portamentoè piuttosto snello, con rami assurgenti. Le foglie sono profondamente lobate e, in autunno, hanno un vivacissimo colore che spazia dal giallo al rosso, la presenza di questa sfumatura lo rende particolarmente attraente in questa stagione. Ormai è facile trovarlo sia lungo le strade cittadine, sia nei parchi pubblici. Per uno sviluppo ottimale preferisce terreni umidi ed è quindi più indicato per il Nord Italia. 

Liquidambar styraciflua

Fioritura Koelreuteria paniculata
10)Albero delle Lanterne (Koelreuteria paniculata)

Originario di Cina e Corea appartiene alla famiglia delle Sapindaceae, la stessa a cui appartengono gli Aceri, ma anche fruttifere strettamente tropicali come il Rambutan. E' una pianta decidua che, rispetto alle precedenti, si mantiene più bassa raggiungendo un'altezza di poco superiore ai 10 metri (33 ft). Si fa notare soprattutto in Giugno, quando l'intera chioma si ricopre di infiorescenze a forma piramidale costituite da moltissimi piccoli fiori gialli. Altra peculiarità sono i frutti, color rosato, che assomigliano alle famose lanterne cinesi (da qui il nome).

Viale con Alberi delle Lanterne
11 ) Frassino (Fraxinus ssp.)

Il genere, appartenente alla famiglia delle Oleaceae, è composto da più specie, di cui alcune (es. Fraxinus americana, Fraxinus excelsior Fraxinus angustifolia) utilizzate per le alberature stradali. Sebbene con differenze tra le specie, il Frassino ornamentale è un albero ad alto fusto che può superare i 30 metri (100 ft) di altezza, ma ha un portamento relativamente snello. Tutte le specie sono native delle zone temperate dell'emisfero Boreale e crescono bene nella zona fitoclimatica del Castanetum. Le foglie sono caduche, composte e imparipennate, ognuna formata da 4-7 copie di foglioline dal margine spesso seghettato. Il tronco è liscio in gioventù, mentre tende a fessurarsi longitudinalmente con l'età.

Fraxinus
12 ) Quercia (Quercus) Rovella (Quercus pubescens) :

Esistono molte specie di Quercia, la Rovella (Quercus pubescens) è quella più comune in Italia dove, oltre a crescere selvatica nei boschi decidui, viene talvolta coltivata anche a livello ornamentale nei parchi. Il fusto è relativamente breve, con branche che partono sin dalla parte basse. La pianta supera di poco i 20 metri (66 ft) di altezza, tuttavia ha una chioma espansa e, nel complesso, può sembrare abbia un portamento tozzo, ma massiccio. Le foglie seccano in autunno, ma rimangono attaccate alla pianta fino alla primavera successiva. La Quercia Rossa (Quercus rubra) è invece originaria del Canada e coltivata lungo i viali dei parchi, anche per via dello splendido colore rosso che assume in autunno, prima di perdere le foglie. Infine il Leccio (Quercus ilex) usato come alberatura stradale, soprattutto nelle zone costiere del centro-sud Italia, dato che è una Quercia sempreverde e la neve potrebbe arrecare danni meccanici.

Quercus rubra
13) Acero Saccarino (Acer saccharinum) :

Specie di Acero nativo nel nord America, sul confine tra Stati Uniti e Canada, è una pianta di medie dimensioni, superando raramente il 20 metri (66 ft) di altezza, con un portamento abbastanza espanso. La crescita risulta rapida e ciò gli permette di trovare facile impiego nelle alberature dei viali cittadini e lungo le piste ciclabili. Viene chiamato anche Acero Argenteo poiché le foglie, profondamente lobate, hanno riflessi color argento sulla pagina inferiore, mentre su quella superiore sono di color verde brillante. La corteccia è di color grigio e tende a squamarsi con l'età. I frutti, come in tutti gli Aceri, sono delle dismare che ricordano la forma di un'elica, che permette loro di "planare" lontano dalla pianta madre. 

Acer saccharinum
14) Pino Marittimo e Domestico (Pinus pinaster e Pinus pinea) :

Coltivati nelle zone costiere, lungo i viali ed all'interno dei parcheggi, sono spesso specie confuse l'una con l'altra. Entrambe, ma soprattutto la P. pinea, sono conifere dal portamento atipico, infatti tendono a sviluppare una chioma a forma d'ombrello, con un tronco lungo e privo di rami nella parte bassa. Facilmente danneggiabile dalla neve, può diventare pericolosa laddove ve ne si accumuli molta. P. pineaproduce anche i pinoli, utilizzati insieme al basilico, per fare un ottimo pesto alla genovese. Le radici sono così superficiali e possenti tanto da creare problemi, infatti possono sollevare l'asfalto e rovinare marciapiedi. 

Pinus pinea
15) Jacaranda mimosifolia :

Vorrei concludere con una specie esotica, di certo coltivabile solo nelle zone più miti d'Italia, dove eventi di gelo siano rari, leggeri ed effimeri. La Jacaranda è nativa dell'America latina ed appartiene alla famiglia delle Bignoniaceae (la stessa della più rustica Bignonia) ed è molto comune nelle zone tropicali e subtropicali, mentre in Italia viene coltivata per lo più da privati. Tuttavia a Palermo ho un vi è un viale alberato con questa specie ed in alcune zone del Sud Italia potrebbe essere un'ottima alternativa alle piante citate in precedenza. Le foglie sono molto simili a quelle della Mimosa, tuttavia ha un comportamento semi-deciduo o deciduo. La fioritura è copiosa, con fiori color blu-viola, che ricorda un po' i colori della fioritura di Glicine. In Italia essi sbocciano verso aprile-maggio, quando la pianta è ancora piuttosto spoglia di foglie. Davvero uno spettacolo. La Jacaranda è una pianta imponente e raggiunge anche i 30 m (100 ft) di altezza. 

Jacaranda mimosifolia

Piombaggine (Plumbago auriculata), un Rampicante per i Climi Caldi - Coltivazione e Cure

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I fiori azzurri non sono tra i più comuni nel Regno Vegetale e, forse anche per questo, il Plumbago (Plumbago auriculata) non passa mai inosservato nei cortili e nei giardini italiani.

Plumbago è in realtà un genere, appartenente alla famiglia delle Plumbaginaceae, che racchiude al proprio interno una ventina di specie che prosperano in climi cha vanno dal tropicale, sino al temperato caldo.

Alcune delle specie di Plumbago : 

  • Plumbago pulchella : specie cespugliosa endemica del Messico, dove viene usata come pianta medicinale, soprattutto in ambito veterinario. 
  • Plumbago wissii : specie rara che si trova esclusivamente in alcune aree rocciose della Namibia settentrionale. Produce fiori color rosa-lilla.
  • Plumbago indica : originario del Sud-Est asiatico (Filippine, Indonesia etc.) è una delle specie più sensibili al freddo e muore con temperature inferiori ai 10° C (50° F). Ha portamento cespuglioso e produce fiori arancioni, dalla forma tipica del genere.
  • Plumbago zeylanica : specie erbacea dal portamento prostrato originaria delle zone subtropicali dall'India, sino all'Australia. Produce fiori bianchi.
  • Plumbago europaea : specie nativa del bacino Mediterranea, la si trova spontanea (ma molto localizzata) anche in Italia dove forma cespugli non più alti di 1 metro (3.3 ft). I fiori sono di color rosa violaceo e la fioritura, in Sardegna, avviene tra Agosto e Settembre.
  • Plumbago auriculata : nativo del Sud-Africa è la specie più diffusa a livello ornamentale, nonché quella discussa approfonditamente in questo articolo.
Plumbago auriculata

Botanica e Fisiologia :

Plumbago auriculataè una specie sempreverde di natura rampicante che, nelle zone d'origine (Sud Africa), riesce a raggiungere anche i 6 metri (20 ft) di altezza. Se coltivata in Italia come pianta ornamentale si mantiene di norma più piccola e, con opportune potature, la si può crescere a forma arbustiva, con tralci ricadenti. Gli steli sono sottili, ma numerosi e flessibili, rendendo la pianta adatta alla formazione di siepi che coprano recinzioni, ovviamente solo laddove il clima (vedi più avanti) ne permetta la coltivazione all'aperto tutto l'anno. 

Foglie Plumbago auriculata
Le foglie della Piombaggine Blu sono lucide, di color verde chiaro, di forma ovale e non più lunghe di 5 centimetri (2 in). La pianta è vigorosa e le foglie tendono a disporsi a raggiera, dando l'impressione che siano molto folte. Il verde brillante è intervallato dal colore azzurro-bluastro dei fiori. Essi sono formati da cinque petali che, a seconda della varietà, possono assumere diverse tonalità di azzurro, talvolta con sfumature violastre. Esiste anche una varietà (P. auriculata var. alba) a fiori bianchi. I numerosi fiori sono disposti in un'infiorescenza ombrelliforme, che potrebbe vagamente ricordare la forma di un'infiorescenza di Ortensia. I fiori sono molto visitati dalle farfalle che provvedono all'impollinazione.

Le radici sono piuttosto superficiali e la specie non produce né radici avventizie, né viticci con cui aggrapparsi ai supporti. 

Una curiosità, sebbene di aspetto ben diverso, si ritiene che il Plumbago odierno sia molto simile all'antenato da cui poi si sono evolute molte specie di piante carnivore presenti ai giorni nostri. Non è un caso che i fiori di questa pianta siano visitati più dalle mosche, che dalle api.

Fiori Plumbago auriculata

Coltivazione e Cure :

Plumbago auriculata, tra i vari nomi noto anche come Gelsomino Azzurro, è una pianta che predilige climi che vanno dal tropicale al temperato caldo, esenti da gelate. Esso può essere coltivato sia in pieno Sole, sia a mezz'ombra, fiorendo copiosamente in entrambe le condizioni, mentre se coltivato tutto il giorno all'ombra il numero dei fiori prodotti si riduce. 

Il Plumbago gradisce un terreno soffice, fertile, drenante, ma che si mantenga umido, tuttavia piante coltivate in piena terra e ben affrancate hanno una media resistenza alla siccità

Questa pianta fiorifera, grazie anche all'apparato radicale relativamente compatto, si coltiva facilmente anche in grossi vasi; ovviamente in tale condizione le innaffiature estive dovranno essere più frequenti rispetto a piante coltivate in piena terra.

Vegetazione
La coltivazione in vaso consente lo sviluppo del Plumbago anche nelle zone fredde del Nord Italia, dove il gelo intenso non ne permetterebbe la sopravvivenza all'esterno. Queste specie è infatti sensibile al gelo e si deve mettere in serra o proteggere, quando le temperature scendono sotto gli 0° C (32° F). Anche pochi gradi sotto zero bruciano le foglie, tuttavia le radici ed i fusti sono più resistenti e, qualora le gelate non siano state troppo intense (non oltre -4° C o 25° F), in primavera ributteranno copiosamente, riformando velocemente l'intera chioma. 

La potatura può essere molto energica, senza che questo comprometta la fioritura dell'annata successiva, anche perché i fiori vengono prodotti sul nuovo legno. La fioritura è prolungata e scalare, tanto che, in Italia, può durare dalla fine della primavera, sino ai primi freddi autunnali (maggio-ottobre), mentre in zone tropicali può anche essere continuativa (per tutti i mesi dell'anno). 

La specie è rustica e poco incline ad attacchi massicci da parte di patogeni di natura virale o insetti. Per questo non viene trattata con anticrittogamici. Talvolta può capitare che in nuovi germogli vengano infestati dagli afidi, tuttavia di norma il problema è circoscritto e si risolve da solo senza compromettere né la fioritura, né lo sviluppo.

Plumbago auriculata si riproduce tranquillamente per semina, ma a livello vivaistico è di norma moltiplicata tramite talea, da effettuarsi nel periodo estivo. Quest'ultimo metodo di propagazione permette di mantenere l'esatta cultivar, oltre a consentire un'immediata messa a fiore. 

Il Plumbago si può coltivare tranquillamente all'aperto nelle zone costiere del Centro-Sud Italia (ma anche in Liguria), dove richiede solo di essere bagnato nei periodi più aridi. Nelle zone più calde del Sud Italia sarebbe da preferire una posizione leggermente meno soleggiata rispetto a quella che gli si dovrebbe riservare al Centro-Nord Italia. Nel settentrione si può coltivare all'aperto solo nei microclimi più miti, come alcuni angoli molto riparati del Lago Maggiore; tuttavia anche qui solo durante gli inverni più miti potrà mantenere la chioma, mentre negli altri ripartirà dalle radici, morendo del tutto con cadenza decennale (che magari, con i cambiamenti climatici, si estenderà).

Altrove si coltiva in vaso, da collocare in veranda durante l'inverno. La condizione di crescita in vaso è comunque ben tollerata e lo sviluppo sarà soddisfacentemente buono. Durante la coltivazione in vaso si dovrà però prestare maggior attenzione alla concimazione, dato che il terreno tenderà ad impoverirsi molto più rapidamente rispetto ad un suolo erboso.

Una pianta molto fiorifera ed elegante che, da ora in poi, saprete riconoscere.

Cespuglio Plumbago auriculata

Le 15 Migliori Varietà di Ciliegio (Prunus avium)

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Del Ciliegio Dolce (Prunus avium), e della sua coltivazione, ne avevamo già parlato qui. Oggi vorrei approfondire la conoscenza sulle varietà, illustrando e facendo una breve descrizione di quelle che reputo le miglior Cultivars di Ciliegio.

Le differenze varietali nel Ciliegio sono meno marcate rispetto a quelle di altre specie fruttifere, tuttavia i vivai commercializzano diverse varietà, propagandole esclusivamente tramite innesto.

Ma in cosa in Ciliegio differisce da un altro clone ? :

  • Colore del Frutto : tutti sappiamo che le Ciliegie sono rosse, tuttavia esistono sfumature diverse, che vanno dal rosa pallido, al rosso intenso, al quasi nero, inoltre esistono anche varietà a frutto giallo o bianco.
  • Forma e Dimensione del Frutto : esistono Ciliegie di grosso calibro (fino a 35 mm di diametro), così come di piccolo (anche inferiore ai 25 mm). Anche la forma può variare notevolmente, passando da quasi sferica, sino ad ovale o persino cuoriforme.
  • Periodo di Maturazione : purtroppo, diversamente da altre fruttifere (es. Pero), la finestra temporale in cui maturano le Ciliegie è piuttosto ristretta ed, in Italia, va da metà maggio, sino a fine giugno, forse poco oltre con Ciliegi tardivi coltivati in quota. Comunque esistono cultivars più precoci ed altre più tardive.
  • Vigoria : quest'ultima dipende sia dal clone, sia dal portainnesto. Esistono varietà che, se innestate sul giusto portainnesto (es. Gisela), si mantengono nane, superando di poco i 3 metri (10 ft) di altezza, altre invece crescono anche 20 metri (66 ft). 
  • Portamento : alcuni Ciliegi formano una chioma tondeggiante, altri hanno uno sviluppo più verticale (assurgente) od addirittura colonnare.
  • Fiori : la maggior parte dei Ciliegi è autosterile; tuttavia, di recente, sempre più varietà son state brevettate per esser autofertili, così da poter permettere la produzione anche di una pianta isolata. Inoltre i diversi cloni di Ciliegio possono fiorire più o meno precocemente. La fioritura tardiva è preferibile in zone freddo in cui sussista il pericolo di gelate primaverili.
  • Sapore : il contenuto acquoso (succosità), così come il grado zuccherino o l'acidità possono variare, oltre che dalle tecniche di coltivazione e dal terreno, da clone a clone.
Ciliegie a Confronto

Di seguito troverete una lista delle 15 cultivarsche presentano caratteristiche particolari e che, spero, possano aiutare coloro che stanno decidendo quale Ciliegio piantare nel proprio giardino/orto.


1) Ciliegio "Napoleon" :  varietà di origine francese a produzione media, anche se la messa a frutto è piuttosto lenta. Questo clone è autosterile e necessita dunque altre varietà per l'impollinazione. I frutti sono di grosse dimensioni, a forma di cuore e dal caratteristico colore rosso tenue a tratti "sbiadito", che lascia vedere sfumature gialle nella parte del frutto meno esposta al Sole. La maturazione avviene in epoca intermedia. La polpa risulta soda e zuccherina. 

Ciliegio "Napoleon"
Ciliegio "Durone di Vignola III"
2) Ciliegio "Durone di Vignola III" : esistono tre cultivars di Vignola, questa (la terza) è la più tardiva delle tre, nonché una delle varietà più tardive in assoluto, maturando ben 42 giorni dopo Burlat (considerata la varietà "di riferimento"). Pianta autosterile di origine italiana (Vignola per l'appunto), produce grossi frutti rosso-nerastri, succosi e saporiti. Pianta di vigore medio a portamento assurgente. Matura ad inizio Luglio. 

3) Ciliegio "Limona" :  antica varietà ora alquanto ricercata. La peculiarità è che produce ciliegie dal color giallo paglierino, che diventa più intenso a maturazione. Il frutto è di media pezzatura, a forma un poco irregolare. Il sapore è dolce e, a maturazione, è quasi assente l'acidulo che caratterizza tutte le altre ciliegie "rosse". La varietà è autofertile, la maturazione è medio-tardiva ed avviene nella seconda metà di giugno. Il colore del giallo del frutto fa si che venga risparmiato dagli uccelli. 

Ciliegio "Limona"
4) Ciliegio "Sunburst" : pianta a portamento espanso, di media vigoria e a maturazione intermedia (prima settimana di Giugno). La pianta è autofertile ed i frutti sono color rosso vivo, sferici e di grosse dimensioni. Una delle principali caratteristiche di questo clone è che la fioritura, oltre ad essere copiosa, è piuttosto scalare, con alcuni boccioli ancora chiusi, insieme a fiori già "sfioriti". Questa "lunghezza" di fioritura rende il Ciliegio Sunburst un ottimo impollinatore per quasi tutte le varietà autosterili, sia quelle a fioritura precoce, sia quelle a fioritura tardiva.

Ciliegio "Sunburst"
5) Ciliegio "Kossara" : a volte chiamato anche "Kosara", è una selezione di origine Bulgara ad oggi ancora sotto brevetto (e dunque non riproducibile liberamente). Viene citata in quanto è a maturazione precocissima, addirittura 10 giorni prima del Ciliegio Burlat e può esser pronta già nella prima metà di Maggio. Cultivar autosterile, a fioritura precoce. La produzione è elevata ed i frutti sono di grande dimensioni, cordiformi, color rosso lucente e di buone qualità organolettiche. La pianta ha un'elevata vigoria ed un portamento tendenzialmente assurgente.

Ciliegio "Cornetta"
6) Ciliegio "Cornetta" : chiamato anche "Corniola", deve il suo nome al fatto che i frutti hanno una forma allungata ed appuntita, che per l'appunto ricorda molto quella del frutto del Corniolo (Cornus mas). E' un'antica varietà diffusa soprattutto in Emilia Romagna. I frutti maturano tardivamente (verso fine Giugno, inizio Luglio), sono rossi, sodi, dolci, ma non troppo succosi. Il portamento della chiomaè assurgente e la pianta è mediamente vigorosa.  Ciliegio rustico, i cui frutti sono poco sensibili agli attacchi di Monilia. Clone autosterile. 

Ciliegio "Narana"
7) Ciliegio "Narana" : selezione di Ciliegio molto precoce, sia nell'epoca di fioritura, che in quella di maturazione dei frutti. Questo Ciliegio è molto vigoroso e produce una fioritura molto abbondante, tuttavia i fiori sono autosterili ed è necessaria l'impollinazione incrociata con altri ciliegi. Le Ciliegie, che maturano a metà Maggio, sono di grosse dimensioni, succose, a forma arrotondata, di color rosso molto scuro, quasi nero e di sapore dolce.

8) Ciliegio "Celeste" : originaria del Canada è una cultivar  autofertile e dunque adatta a chi voglia avere un unico Ciliegio. La pianta è vigorosa ed a portamento assurgente, tuttavia rimane abbastanza compatta ed è adatta agli impianti intensivi. La fioritura avviene in epoca intermedia, mentre i frutti hanno maturazione medio-precoce (fine Maggio). Essi sono di medio-grosse dimensioni, colore rosso vino con sovracolore di tipo punteggiato. Questo Ciliegio si distingue per l'ottima rusticità, i frutti difficilmente son soggetti al "Cracking" (rottura in seguito a piogge), oltre ad aver una buona resistenza dei confronti della Monilia

Ciliegio "Imperiale di Caserta"
9) Ciliegio "Imperiale di Caserta" : cultivar autofertile a maturazione medio-precoce (inizio Giugno). La pianta ha portamento espanso, è mediamente vigorosa e molto produttiva. Le Ciliegie sono di pezzatura media e di color giallo, ma più intenso rispetto a quello del Ciliegio Limona, ed hanno un ottimo sapore, dolce. Varietà antica e ricercata.

10) Ciliegio "Sweet Heart " : clone di origine Canadese sotto brevetto, è uno dei migliori tra i Ciliegi a maturazione tardiva. La cultivar è autofertile, con frutti che maturano verso fino Giugno. Essi sono color rosso scuro, succosi, dolci e di buon sapore. La pianta è di medio vigore, a portamento espanso e di rapida messa a frutto. Questa varietà si contraddistingue, oltre che per la buona resistenza alla Monilia, anche per la persistenza dei frutti sulla pianta, i quali possono rimanere (maturi) sulla pianta per quasi due settimane, senza spaccature. 

Ciliegio "Sweet Heart "
11) Ciliegio "Kordia" : selezionato negli anni '70 nella Repubblica Ceca, è una tra le varietà più diffuse e coltivate al mondo. E' autoincompatibile e fiorisce medio-tardivamente. Anche la maturazione è piuttosto tardiva (di solito dal 20 Giugno in poi). I frutti sono cuoriformi, medio-grossi e di color rosso scuro. Le Ciliegie sono particolarmente buone, con una polpa aromatica. La produzione è elevata, ma talvolta incostante. La pianta è vigorosa, a portamento espanso e molto ramificata.

Ciliegio "Colonnare Sylvia"
12) Ciliegio "Grossa di Pistoia" : selezionata nell'omonima provincia della Toscana, è una varietà di media vigoria e dal portamento tendenzialmente espanso. Il clone è autosterile, mentre la produttività è media, ma costante negli anni. Il frutto, dalla polpa rosa e croccante, è molto grosso e con la buccia color rosso vivo. La maturazione avviene a fine Giugno, collocando questa varietà tra le migliori delle "Tardive".

13) Ciliegio "Colonnare Sylvia" : clone adatto alla coltivazione in piccoli giardini e persino in vaso. Questo perché la pianta ha uno sviluppo limitato ed un portamento colonnare. In piena terra, da adulto e senza potature, non è più alto di 3 metri e non più largo di 70 cm. Le Ciliegie invece sono di pezzatura normale, saporite e croccanti. La cultivar è autofertile e fruttifica anche se isolata.

14) Ciliegio "Progressiflora" : Ok non è un Ciliegio Dolce (ovvero non è la specie Prunus avium), ciò nonostante non potevo non citarlo in quanto davvero particolare. Il Ciliegio Progressiflora (specie Prunus progressiflora) è noto sin da epoche remote e si riconosce subito per il portamento compatto e ricadente, con rami penduli che quasi sfiorano terra. Produce Ciliegie acide (Amarene), di buon sapore (per chi le apprezza). Altra peculiarità unica tra i Ciliegi è la rifiorenza e la scalarità di maturazione. Questa pianta, infatti, fiorisce in primavera, ma continua anche per buona parte dell'estate permettendo di vedere Ciliegie mature e fiori appena sbocciati contemporaneamente sulla stessa pianta, quasi come fosse un Corbezzolo.

Ciliegio "Progressiflora"
Ciliegio "Lapins"
15) Ciliegio "Lapins" : cultivar autofertile, a maturazione tardiva. L'albero ha portamento assurgente, ma scarsamente ramificato. I frutti sono di medio-grosse dimensioni, succose, di buona consistenza e sapore. La particolarità è che il Ciliegio Lapins ha una produzione molto abbondante e le ciliegie formano dei grappoli. La produttività così elevata potrebbe ridurre il calibro delle ciliegie e la vicinanza di molti frutti (nel grappolo) potrebbe favorire attacchi di Monilia. Le Ciliegie di questa varietà sono poco soggette al fenomeno dello spacco. 

Spero di aver fatto un po' di chiarezza ed aver aiutato a districarsi nella scelta varietale coloro che si accingono a piantare un Albero di Ciliegie.

Lantana - Coltivazione e Resistenza al Freddo

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Lantanaè il nome di un piccolo arbusto perenne che sicuramente avrete notato, magari senza identificarlo, in villeggiatura. La specie è infatti molto comune come piccola pianta fiorifera ornamentale e viene coltivata nelle aiuole dei "lungomari", così come in grossi vasi collocati nei giardini degli hotel di zone costiere. 

In questo articolo vorrei fare un po' di chiarezza sul genere Lantana, specificando quali sono le specie più rappresentative ed adatte alla coltivazione nelle diverse zone climatiche italiane

Infiorescenza Lantana

Origine, Storia e Distribuzione :

Lantana è un genere, appartenente alla famiglia delle Verbenaceae, che annovera al proprio interno circa 150 specie, native delle zone tropicali Africa ed America. Oggigiorno molte di queste specie non solo sono coltivate altrove, ma si sono addirittura naturalizzate in diverse aree calde dell'Asia e dell'Oceania

Alcune delle specie di Lantana sono :

  • Lantana camara : chiamata anche Lantana comune, è indubbiamente la specie più diffusa, nonché quella a cui mi riferirò parlando genericamente di "Lantana". E' nativa dell'America Centro-Meridionale, ma essendo invasiva si è naturalizzata in vaste aeree del Sud-Est asiatico e dell'Australia. E' una specie sensibile al freddo e produce fiori di diversi colori, a seconda della cultivar.
  • Lantana montevidensis : nativa dell'Uruguay è una specie a portamento rampicante, con fiori di color lilla. Ha una rusticità superiore rispetto alla L. camara, ma è meno infestante.
  • Lantana involucrata : nativa della Florida meridionale, è un piccolo arbusto con foglie aromatiche (se strofinate ricordano la Salvia). Produce fiori bianchi, macchiati di giallo nella parte centrale oppure, in altre selezioni, sono di color lavanda. Rusticità simile alla L. montevidensis.
  • Lantana urticoides (sin. Lantana horrida) : originaria del Texas, è un piccolo arbusto assai ramificato, che produce infiorescenze giallo-arancioni, i cui fiori sono ben apprezzati dagli insetti (farfalle in primis). Abbastanza rustica, resiste al gelo di media intensità. 
  • Lantana trifolia : nativa del Messico, è una un piccolo cespuglio a crescita eretta, caratterizzato da foglie composte da tre foglioline color verde scuro disposte a spirale. I fiori sono color rosa/arancione. Specie sensibile al gelo.
  • Lantana achyranthifolia : chiamata anche Lantana del Deserto, è anch'essa nativa del Texas e prospera in zone aride. Ha una resistenza alla siccità superiore a quella delle altre Lantane ed è pure tra le più resistenti al freddo, potendo sopravvivere addirittura in una zona USDA 7. 
Oltre alle specie "selvatiche" innumerevoli sono gli ibridi e le cultivars di Lantana, frutto della selezione fatta dall'uomo nel corso degli anni.


Com'è Fatta la Lantana ? - Botanica e Fisiologia 

L. camaraè una pianta a sviluppo arbustivo, con un portamento cespuglioso ed una chioma arrotondata e densa. L'altezza di questa pianta varia sia in funzione della varietà, sia in funzione delle condizioni di crescita, tuttavia in Italia non supera quasi mai un'altezza (e una larghezza) di 2 metri (6.6 ft); tuttavia, con opportune potature si può mantenere di dimensioni ben più ridotte.

Foglie Lantana camara
Questa pianta ha foglie ovali, opposte, di medie dimensioni che, se accartocciate, emanano un odore deciso. La Lantana, di norma, non ha un vero e proprio tronco, ma è formata da più fusti, ognuno dei quali è molto ramificato; tuttavia, all'occorrenza, si può crescere anche ad "alberello" con un unico tronco. I germogli danno origine a giovani rami che hanno la peculiare sezione quadrata (sebbene meno marca rispetto al Psidium guajava), oltre a presentare piccole spine ricurve.

L'apparato radicaleè superficiale e le radici intricate formano una sorta di "tappeto" esteso.

L'infiorescenza ha un diametro di circa 5 cm (2 in) ed è a forma sferica, composta da numerosi piccoli fiori, a forma tubolare e rivolti verso l'esterno, che emanano un odore (non proprio profumo) caratteristico. Le infiorescenze (Corimbi per la precisione) sono poste all'apice dei nuovi rami ed ognuna di esse contiene un numero di fiori variabile tra 20 e 40. Essi sono delle tonalità più disparate, anche a seconda della varietà, ma di norma il colore spazia dal bianco, al giallo/arancione, passando per il rosa-violetto ed il porpora. I fiori della Lantana hanno evoluto una strategia davvero ingegnosa. Nella maggior parte delle piante, il colore base del fiore è giallo, ma a seguito dell'impollinazione vira su tonalità più accese (rosso, viola etc, con diversità da clone a clone); questo è un segnale per gli insetti impollinatori, più attratti dal giallo che dal rosso. La pianta usa questo stratagemma per preservare il  proprio polline e far sì che gli insetti riescano a capire (preferire) quali siano i fiori non ancora impollinati, rispetto agli altri.

Nei climi tropicali, soprattutto in quelli con piogge ben distribuite, la fioritura è continuativa; mentre in Italia il periodo di fioritura corrisponde a quello della bella stagione, tendenzialmente nei mesi che vanno da Maggio ad Ottobre

I frutti sono delle drupe rosso-violacee di circa 5 mm (0.2 in), contenenti 2 semi e, se ingeriti da acerbi (quando ancora verdi), sono tossici. 

Tronco Lantana camara

Coltivazione, Clima, Cure e Propagazione

In climi tropicali la specie è sempreverde, mentre laddove fa freddo può assumere un comportamento semi-deciduo o anche deciduo.  In linea di massima Lantana camaraè una specie sub-tropicale e sensibile alle basse temperature, che dovrebbe esser coltivata all'aperto solo in zone esenti da gelo; tuttavia può sopportare qualche effimero episodio sottozero, comunque non oltre i -2° C (28° F). Tuttavia non disperate, anche se non vivete nelle zone più calde della nostra penisola c'è una possibilità; infatti sono in commercio diversi ibridi che hanno una rusticità ed una resistenza al freddo decisamente superiore a quella della "pura"L. camara. Ad esempio, la Lantana "Sunny Side Up", un incrocio tra L. camara and L. montevidensis, può sopravvivere a temperature inferiori ai -10° C (14° F) ed sul mercato si possono trovare anche altri ibridi, tra cui Lantana "Miss Huff", che è probabilmente la Lantana più resiste al gelo che esista.

Fiori Lantana
Nelle aree tropicali, la L. camara è considerata una specie infestante, produce infatti molti semi che germinano facilmente e gli uccelli, cibandosi dei frutti, li trasportano ovunque. La specie prospera in zone assolate, mentre mal si sviluppa con esposizioni ombrose, per questo motivo non è specie invasiva all'interno (nel sottobosco) delle foreste, bensì ai margini di esse oppure laddove un incendio abbia lasciato campo libero. 

Questo arbusto gradisce un'esposizione quanto più soleggiata possibile, tuttavia, pur fiorendo meno, si può coltivare anche a mezz'ombra, mentre in posizioni ombreggiate si sviluppa poco e male.

Il terreno idealeè profondo, subacido, ricco di sostanza organica e con una tessitura che lo mantenga umido, ma senza che si formino pericolosi ristagni idrici. La Lantana ha una media resistenza alla siccità ma, soprattutto da giovane, richiede di essere irrigata con regolarità, mentre una volta affrancata, in estate, basterà innaffiarla un paio di volte al mese. Se la pianta viene bagnata in estate aumenta sia la vigoria, sia la velocità di crescita.

Per ottenere una fioritura copiosa, con grosse infiorescenze, si dovrebbe concimare ogni tre settimane con fertilizzanti per piante da fiore; ciò nonostante, in un terreno non eccessivamente povero, fiorisce anche se abbandonata a sé. Attenti!! Un'eccessiva concimazione (soprattutto se a ricca in Azoto) potrebbe aver l'effetto opposto e spingere la pianta a produrre molte foglie e pochi fiori. 

Infiorescenza Lantana camara
La Lantana si presta bene anche ad esser coltivata in vaso, condizione che però richiederà maggiori attenzioni, sia per quanto riguarda l'irrigazione, sia per la concimazione. 

La potatura si effettua a partire dal tardo autunno (quando la pianta smette di fiorire ed entra in riposo vegetativo) e di solito consiste nell'eliminazione dei rami morti, nel diradamento della chioma ed, eventualmente, per mantenerla delle dimensioni gradite. I rami rimasti dopo la sfoltita possono esser accorciati di circa 1/3, favorendo così l'emissione di fiori durante la primavera successiva.

Questo arbusto è molto rustico in quanto le foglie producono un repellente naturale contro molti insetti, non va quindi trattata con antifungini. Può capitare, talvolta, un leggero attacco di Afidi, ma si risolve da solo, senza compromettere né la salute della pianta, né la fioritura.

La specie si può propagare per semina, da effettuarsi sul finire dell'inverno, mantenendo una temperature superiore ai 16° C (61 ° F) e terreno umido. Alternativamente, in zone fredde, la germinazione avverrà più tardivamente.

Ovviamente se si vuole mantenere l'esatto clone si deve propagare per via vegetativa. In questo caso si riproduce tramite talea, prelevando (in Luglio-Agosto) giovani rami lunghi circa 10 cm (4 in) che, dopo aver rimosso le foglie, sono da interrare e far radicare, mantenendo una temperatura di almeno 20° C (68° F) con terreno umido.

Ecco, ora potrete dire "quella"è una Lantana camara e, magari, vi diletterete nella sua coltivazione.

Forma Arbustiva Lantana

Fioritura Lantana


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