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Palme : Come Riconoscere le Diverse Specie - Con Foto e Descrizione

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Nell'immaginario collettivo la Palma viene associata alle spiagge tropicali, dove si erge slanciata, propendendo verso il mare la propria chioma formata da foglie giganti.

Effettivamente questa potrebbe essere una descrizione adatta a molte Palme, tuttavia le diverse specie differiscono considerevolmente, sia come aspetto, sia come luogo in cui possono esser coltivate.
Esistono Palme alte, come basse, con foglie palmate (a forma di ventaglio), come pennate (a lisca di pesce), alcune vivono in zone prettamente tropicali, altre resistono a geli intesi; in altre parole non è possibile riassumere una pianta semplicemente definendola come Palma, sarebbe un po' come descrivere un Pipistrello ed un Rinoceronte definendoli semplicemente Mammiferi.

Paesaggio di Palme

La Famiglia delle Arecaceae 

Tutte le Palme appartengono alle Arecaceae (ex Palmaceae), una famiglia composta da oltre 2600 specie, raggruppate in circa 200 generi. La maggior parte di esse vive in un clima tropicale o sub-tropicale, sebbene ci siano Palme in grado di sopravvivere anche in aree a clima temperato freddo.

Le Palme sono delle Monocotiledoni, un raggruppamento di Angiosperme che comprende per lo più specie erbacee ed annuali (es. Graminacee), sebbene loro siano piante perenni.


Tutte le Palme hanno dei tratti in comune:

  • Sono specie esclusivamente sempreverdi e perenni
  • Hanno radici fascicolate e carnose 
  • Mancano di una vera crescita secondaria, che spesso è limitata ai primi anni di vita (molte Palme sono tozze da giovani, prima di "allungare il tronco")
  • La sezione del tronco non evidenzia gli anelli di accrescimento, che nelle altre piante permettono di stabilire l'età
  • Salvo rare eccezioni, limitate a poche specie, le Palme non sono in grado di ramificare e se viene rimosso l'apice vegetativo muoiono
  • Hanno numerosi fiori gialli o bianchi, ma molto piccoli e raggruppati in infiorescenze più o meno lunghe
  • Raramente hanno fiori ermafroditi, di norma o sono maschili o sono femminili, spesso portati anche da piante di sesso opposto. 

Tolte queste caratteristiche, le differenze tra una specie e l'altra possono essere importanti. Il tronco, ad esempio, può essere singolo oppure multiplo (polloni emessi dalle radici), può essere snello od aver il diametro di oltre 1 metro (3.3 ft). 
La Dypsis minuta, endemica del Madagascar, raggiunge un'altezza massima di appena 50 cm (1.6 ft), mentre laCeroxylon quindiuense, originaria della Colombia, può occasionalmente raggiungere i 60 metri (196 ft) ed è considerata la Palma più alta al mondo; ovviamente tra questi due estremi si collocano tutte le altre. 
Foglie PennataNelle palme esistono due tipologie di foglie (fronde per l'esattezza) : pennate e palmate. Le prime sono di forma allungata ed ogni foglia è composta da un lungo rachide centrale al quale sono attaccate tante foglioline (pinnule) disposte in maniera più o meno perpendicolare ad esso; le foglie palmate, invece, ricordano la forma di un ventaglio, in cui le foglioline sono disposte a raggiera rispetto ad un rachide piccolo ed a forma di cerchio. 

Foglia PalmataOvviamente esistono enormi differenze anche all'interno di una stessa tipologia di foglia; due foglie pennate (o palmate) possono differire per colore, lunghezza, disposizione e curvatura delle foglioline sul rachide, dimensioni del picciolo, etc.
Tra le Palme a foglia pennata il record spetta alla Raphia regalis, le cui foglie possono sfiorare i 20 metri (65 ft) di lunghezza; mentre tra le specie a foglia palmata è la Corypha umbraculifera a detenere il record, con una foglia del diametro di 8 metri (26 ft).

La Lodoicea maldivicaè una palma tropicale piuttosto rara, ma che merita di esser citata poiché produce il seme più grosso al mondo, che ricorda molto la forma dei genitali femminili (per i records sulle piante clicca qua). Un'ultima menzione vorrei riservarla alla Hyphaene thebaica, forse l'unica specie di palma in grado di "biforcarsi" facilmente e, di conseguenza, in grado di avere dei rami e non solo un tronco principale

Oltre all'aspetto estetico, le diverse specie di Palma differiscono anche per l'habitat ideale di sviluppo. Esistono Palme che amano l'ombra e che, in natura, crescono nel sottobosco delle foreste pluviali, dove sia la temperatura che l'umidità sono elevate tutto l'anno; altre invece crescono in pieno Sole, in aree torride e secche, al confine del deserto; ci sono Palme che crescono in montagna ad alta quota, altre solo in pianura, alcune specie tropicali muoiono se la temperatura scende sotto i 10° C (50° F), mentre alcune possono resistere a temperature inferiori ai -15° C (5° F).


Avrete capito che, sebbene ad un profano possano sembrare tutte simili, la variabilità è alta e non è possibile parlare delle Palme come fossero un'unica specie e ciò che leggerete (e vedrete) nelle prossime righe ha proprio lo scopo di fare un po' di chiarezza.

In questo articolo, in maniera analoga a quanto fatto per le Aloe ed  Agavi, vorrei fare un elenco delle Palme più comuni o particolari, puntando l'attenzione sulle differenze morfologiche, in modo tale che potiate distinguere una specie dall'altra, ma anche sulla loro tolleranza al freddo, così da capire se sia sensato tentarne la coltivazione o meno. 
Ovviamente il tutto sarà correlato da fotografie e, per quelle di cui ho già scritto nel dettaglio, dal link all'articolo principale.


Le Diverse Specie di Palma in Ordine Alfabetico :


Archontophoenix alexandrae : palma nativa del Queensland, in Australia, dove cresce nelle foreste pluviali vicino alla costa, talvolta in zone quasi paludose.
Può raggiungere un'altezza massima di 25 m (82 ft), sebbene in Italia rimanga spesso più bassa, con un tronco che nella parte centrale ha un diametro di appena 20 cm (8 in), esso è verde nella parte alta (giovane) e grigio in quella più bassa (vecchia).
Sul tronco sono visibili gli anelli dell'attaccatura delle foglie ormai morte ed inoltre presenta una particolarità, ovvero un ispessimento nella parta basale, che ricorda un po' la forma di un fiasco di vino. Le foglie sono pennate, lunghe circa 3 m (10 ft), lievemente arcuate e formano una chioma non troppo folta. La parte basale delle foglie avvolge la parte alta del tronco, rendendolo verde in questa zona. Questo è sicuramente un tratto distintivo per il riconoscimento, tuttavia è presente anche in altre specie come Roystonea regia Wodyetia bifurcata .

La Archontophoenix alexandraeè una palma molto ornamentale ed in zone tropicali/sub-tropicali viene piantata isolata od a margine delle strade, potendo crescere bene sia in pieno Sole che a mezz'ombra.
A. alexandrae ha una scarsa resistenza al freddo, tuttavia se ne può tentare la coltivazione anche nelle zone temperate più calde (es. Sicilia, Calabria, Ponente Ligure), in cui le gelate siano rare, brevi e leggere, tenendo conto che la temperatura soglia oltre la quale la pianta potrebbe morire è di circa -2° C (28° F).

Archontophoenix alexandrae

Chioma Archontophoenix alexandrae

Foglie Archontophoenix alexandrae

Tronco Archontophoenix alexandrae

Areca catechu : specie originaria delle foreste della Malesia, è coltivata a scopo ornamentale in tutta l'Asia tropicale. Si tratta di una palma alta anche oltre 20 metri (66 ft), ma con un tronco esile e flessibile, largo in media 20 cm (8 in). Risulta molto slanciata ed elegante.
La chioma è poco densa, essendo costituita da solo 8-10 foglie, le quali sono pennate, ma relativamente corte (intorno ai 2 m = 6.6 ft), arcuate e formate da circa 25 pinnule (foglioline) per lato, con larghezza (e lunghezza) variabile.
La Areca catechu si distingue dalle altre palme per il cortissimo (quasi inesistente) picciolo fogliare, che rende la chioma estremamente compatta.
Produce corte infiorescenze bianco-giallastre, a cui seguono frutti ovali non più grandi di una pallina da ping pong che, a maturazione, son color rosso-arancione.

Areca catechu è una palma equatoriale e cresce bene solo in zone tropicali calde ed umide. Nelle aree caratterizzate da una lunga stagione secca deve essere irrigata.
Si può coltivare in posizioni soleggiate od a mezz'ombra, quest'ultima esposizione è consigliabile durante la fase giovanile. Con le giuste condizioni di temperature ed umidità è una Palma che cresce veloce ed inizia a fiorire prima dei 10 anni di età.

Questa palma è strettamente tropicale e non è possibile coltivarla in Italia od in altre zone temperate calde, anche prive di gelo, in quanto già picchi inferiori ai +5° C (41° F), così come esposizioni prolungate sotto i 15° C (59° F), possono esserle fatali.

Fioritura Areca catechu

Areca catechu

Bismarckia nobilis : palma endemica del Madagascar, dove cresce nelle aperte pianure della Savana. Il nome del genere è stato dato in onore del cancelliere tedesco Otto von Bismarck, mentre il suffisso nobilis "nobile"è probabilmente un riferimento alla bellezza della chioma.

La B. nobilis cresce su un unico tronco a forma leggermente conica che, nella parte bassa, può arrivare a 70 cm (28 in) di diametro, mentre nella parte centrale-alta si ristringe notevolmente. Può occasionalmente raggiungere un'altezza di 25 m (82 ft) , sebbene di norma rimanga sotto i 15 m (49 ft).
Esistono varietà a foglia verde, ma le più ornamentali (e comuni) hanno foglie blu-grigiastre, palmate, larghe circa 2 m (6.6 ft) con un picciolo molto massiccio, lungo sino a 2 m (6.6 ft) e ricoperto da una patina biancastra.
La Bismarckia nobilissi riconosce per la sua chioma enorme, che sembra quasi sproporzionata rispetto al fusto, e dal colore inusuale.

Questa specie viene coltivata in tutte le zone tropicali e sub-tropicali, luoghi in cui la crescita è rapida; tuttavia si è dimostrata in grado di crescere, seppur ben più lentamente, anche nelle zone temperate calde, potendo resistere, da adulta e con qualche danno alle foglie, ad una temperatura di circa -5° C (23° F).
B. nobilis viene piantata isolata ed ha bisogno di molto spazio (dato il volume della chioma) per potersi sviluppare. Preferisce il pieno Sole, anche se può svilupparsi a mezz'ombra.

Bismarckia nobilis

Foglie Bismarckia nobilis

Borassus flabellifer : specie nativa del Sud-Est asiatico (Thailandia, Malesia, Indonesia etc.). Cresce su un unico tronco alto circa 20 metri (66 ft), relativamente snello e slanciato. Le foglie son color verde intenso, palmate, con lobi incisi per circa metà della loro lunghezza e dotate di un picciolo robusto. Dai fiori si ricava una sostanza zuccherina, tutt'oggi utilizzata nella cucina tradizionale. Borassus flabellifer è una palma coltivata anche a scopo ornamentale nelle zone tropicali e sub-tropicali umide, ama esposizioni soleggiate e non tollera il freddo.

Borassus flabellifer

Brahea armata : specie nativa della Bassa California, regione del Messico settentrionale. Questa bellissima Palma in natura cresce in luoghi aridi e ben esposti al Sole, tuttavia ha un'elevata resistenza al freddo e sopravvive a temperature di circa -12 ° C (10° F), il che la rende coltivabile non solo nelle località di mare, ma anche nei luoghi più miti del Nord Italia.
Nota anche come Palma Blu del Messico, si sviluppa su un fusto solitario, alto oltre 10 metri (33 ft) e largo circa mezzo metro (16 ft). Le foglie sono palmate, di medie dimensioni e ricoperte da una cera grigio bluastra, che conferisce il tipico colore che le ha dato il nome.
Oltre al fogliame molto ornamentale, la B. armataviene coltivata per le sue fantastiche infiorescenze, forse le più lunghe tra le Palme, che sono  sicuramente il tratto distintivo della specie. La fioritura è estiva e queste infiorescenze color crema, formate da moltissimi fiorellini ravvicinati, possono raggiungere una lunghezza di 6 metri (20 ft)e, nei giovani esemplari, possono addirittura toccare terra.
Durante il periodo di fioritura la Brahea armata è indubbiamente una delle Palme più belle e caratteristiche.

Questa Palma è perfettamente adattata al clima Mediterraneo, e deve essere cresciuta in pieno Sole, anche in zone torride durante l'estate.

Brahea armata

Fioritura Brahea armata

Brahea edulis : chiamata anche Palma di Guadalupe, si sviluppa sotto forma di Palma a tronco singolo e risulta piuttosto tozza, essendo solitamente non più alta di 10 m (33 ft) e con un fusto di grosso diametro.
Le foglie sono palmate, color verde chiaro e formano una chioma larga sino a 4 m (13 ft). Gradisce esposizioni in pieno Sole, terreni drenanti ed è ampiamente coltivata nelle aree subtropicali, ma anche in quelle temperate calde, tuttavia è più sensibile al freddo rispetto alla sua parente B. armata, ma è ragionevole dire che la Brahea edulis possa resistere al freddo sin ad almeno -7° C (19° F) e, con danni fogliari recuperabili, anche qualche grado in meno.

Brahea edulis

Butia capitata : specie nativa delle praterie del Sud America comprese tra Uruguay, Paraguay, Nord Argentina e Brasile meridionale; aree non tropicali, talvolta soggette a brevi gelate. Chiamata anche Jelly Palm, è tra le Palme a foglia pennata più resistenti al freddo, potendo reggere gelate nell'ordine dei -12° C (10° F).
Predilige esposizioni soleggiate, ma si sviluppa anche a mezz'ombra, tollerando bene la siccità estiva.
La B. capitata è una palma di altezza media/bassa, raggiungendo occasionalmente gli 8 metri (26 ft), sebbene solo dopo molti decenni.
Il fusto è solitario, tozzo e con diametro di circa 50 cm (16 in). Le foglie sono pennate, color verde chiaro con riflessi bluastri e lunghe circa 3 metri (10 ft); tuttavia le dimensioni son influenzate dall'ambiente di crescita, infatti in suoli poco fertili e secchi (e non irrigui) possono esser lunghe solo la metà.


La Butia capitata si riconosce grazie ad un particolare delle foglie, esse sono infatti estremamente arcuate e, lungo l'asse principale, si sviluppano a spirale.
Questa palma viene cresciuta in molte zone d'Italia a scopo ornamentale, ma in pochi sanno che produce anche frutti commestibili, dal vago sapore di albicocca.

Giovane Butia capitata

Butia capitata

Foglie Butia capitata

Chamaedorea elegans : specie nativa del Guatemala e diffusa in tutta l'America Centrale. E' chiamata anche Palma della Fortuna o più semplicemente Palma Nana, per via delle dimensioni assai contenute, dato che raramente supera i 2 metri di altezza (6,5 ft).

La Chamaedorea eleganscresce nel sottobosco ed ama posizioni ombreggiate; per questa ragione, oltre che per le sue dimensioni, è spesso coltivata come pianta da appartamento.
Il tronco è solitario, di piccolo diametro e spesso leggermente ricurvo; frequentemente più esemplari vengono piantati molto ravvicinati a formare dei gruppetti. Le foglie sono pennate, lunghe al massimo 80 cm (31 in) e di bell'aspetto.
Viene coltivata nelle zone tropicali e subtropicali, in terreni umidi e fertili, ma può crescere anche nelle zone temperate calde, dove la temperatura minima non scenda mai sotto i -4° C (25° F).

Chamaedorea elegans in Vaso

Chamaedorea elegans in Piena Terra

Chamaerops humilis : questa specie, sebbene non sia in assoluto la più resistente al gelo, è quella con l'areale d'origine a latitudini più settentrionali, nonché una delle due uniche Palme ad esser nativa del vecchio continente (l'altra è la Phoenix theophrasti).
La Chamaerops. humilis, conosciuta anche come Palma di San Pietro, è originaria del Mediterraneo ed ampiamente coltivata in tutta Italia.

Diversamente da molte altre, la C. humilis è una palma multi-tronco ed emette in continuazione polloni radicali; per questo motivo ha un portamento cespuglioso ed un'unica pianta può dar origine a più fusti, dando l'impressione di crescere "a gruppetti".
I fusti sono sottili, di solito non più alti di 3 metri (10 ft) e, con l'età, tendono ad incurvarsi verso l'esterno, spesso a tal punto da esser quasi paralleli al suolo.
Le foglie sono palmate, di forma circolare, con diametro di circa 60 cm (24 in) e possono esser di color verde chiaro (C. humilis var. humilis) od argento (C. humilis var. cerifera).

La Palma di San Pietro produce una corta infiorescenza gialla, poco ramificata e frutti marroncini.
Questa specie tollera temperature minime di almeno -12° C (10° F), può esser coltivata anche in terreni poco fertili e rocciosi, sia in posizioni soleggiate che ombreggiate ed è molto utilizzata come pianta ornamentale nelle aiuole pubbliche.

Chamaerops humilis

Chamaerops humilis

Cocos nucifera : volgarmente chiamata Palma da Cocco, è probabilmente la Palma più diffusa ai tropici, nonché quella che noi associamo alla classica spiaggia caraibica. Si ritiene che sia nativa delle Isole del Pacifico ed è onnipresente in ogni area tropicale, dove può tranquillamente crescere anche lontana dal mare.

La Palma da Cocco produce bellissime foglie pennate lunghe anche 6 metri (20 ft), con pinnule (foglioline della foglia principale) lucide, lunghe e color verde chiaro.
Il tronco è solitario, può superare i 20 m (65 ft), sebbene esistano delle varietà nane (dwarf) alte circa 1/3. Altra caratteristica è l'attitudine del tronco a piegarsi; talvolta la parte bassa può esser quasi orizzontale (parallela al suolo), mentre l'apice eretto verso l'alto.
Produce le Noci di Cocco che noi tutti conosciamo, tuttavia nei paesi d'origine il Cocco viene mangiato prima che si indurisca e la sua consistenza risulta più morbida ed il sapore più delicato.

C. nucifera preferisce esposizioni assolate ed un terreno sabbioso, tollerando bene sia la salinità del terreno, sia l'aria salmastra. La specie può tollerare occasionali punte vicine agli 0° C (32° F), tuttavia muore se le temperature massime rimangono per molto tempo al di sotto dei 20° C (68° F).Per questo motivo non si può coltivare la Palma da Cocco in Italia (all'aperto), neppure dove non gela mai.
Se ne può tentare la coltivazione in zone sub-tropicali, ma qui la crescita sarà stentata e la produzione scarsa se non assente.

Cocos nucifera
Cocos nucifera a Phuket

Cocos nucifera in Thailandia

Copernicia prunifera  : originaria del Brasile, cresce in aree caratterizzate da una marcata stagionalità (stagione piogge-stagione secca). Tronco singolo piuttosto sottile, alto sino a 20 m (66 ft). Le foglie sono palmate, circolari, con raggio di circa 80 cm (31 in) ed hanno un color verde luccicante, con riflessi tendenti al giallo.
La chioma è molto ordinata, con foglie disposte in modo tale da conferirle una forma praticamente sferica.
Copernicia pruniferaè coltivata nelle zone tropicali e subtropicali, tuttavia può resistere a lievissime (e sporadiche) gelate ed è quindi coltivabile anche nelle zone temperate più miti.

Altra caratteristica è l'adattabilità ai diversi tipi di suolo, può infatti tollerare terreni secchi ed asciutti, così come quelli pesanti e con ristagni idrici. 

Copernicia prunifera

Copernicia prunifera

Dypsis lutescensnativa del Madagascar, in Africa, è una palma cespitosa formata da più tronchi alti anche sino a 10 metri (33 ft), ma dal diametro medio di appena 10 cm (4 in). Il tronco è flessibile, esile e ricorda molto una canna di bambù.

Le foglie sono verde chiaro, pennate, lunghe circa 2 metri (6.6 ft), con pinnule sino a 70 cm (28 in). Il picciolo ed il rachide tendono ad aver un color giallo dorato, a cui fa appunto riferimento l'epiteto della specie (in latino lutescens = tendente al giallastro ), ma anche la corteccia ha un colore verde-giallastro.

Dypsis lutescens è ampiamente coltivata nei climi tropicali, ma nelle zone fredde è abbastanza diffusa anche come pianta da interni.

La specie si sviluppa al meglio in condizioni di mezz'ombra, ma può crescere anche all'ombra totale, purché luminosa, ama terreni sabbiosi e drenanti e se ne può tentare la coltivazione anche in zone temperate calde, potendo reggere, da adulta, a sporadici picchi di temperatura sino a 0° C (32° F). Tuttavia, anche in Sicilia, può capitare che la parte aerea muoia a temperature superiori, ributtando poi in primavera dalle radici.

Dypsis lutescens

Foglie Dypsis lutescens

Elaeis guineensis : è la specie da cui si ricava il famoso (e controverso) Olio, da qui il nome Palma da Olio. E' nativa dell'Africa equatoriale, indicativamente tra Angola settentrionale e Golfo di Guinea.

Elaeis guineensis è una specie strettamente tropicale e non può esser cresciuta all'infuori di questa area e, per un'ottimale produzione, si coltiva solo in zone equatoriali, comprese tra il 10° N ed il 10° S.
Questa Palma possiede un tronco alto anche oltre 20 metri (66 ft) e largo circa 50 cm (20 in) e delle foglie pennate lunghe oltre 4 m (13 ft), con foglioline (pinnule) che possono raggiungere una lunghezza di 70 cm (28 in).
La Elaeis guineensis si riconosce dall'aspetto della chioma, davvero imponente e folta e dal colore della stessa, dato che le foglie sono talmente lucide da sembrare "laccate". La fruttificazione inizia precocemente ed è continua durante tutto l'anno, ma in zone tropicali la specie è utilizzata anche a livello ornamentale e non solo produttivo.
La Palma da Olio richiede esposizioni Soleggiate e temperature alte durante tutto l'anno, di conseguenza non si può coltivare neppure nelle zone più miti d'Italia.

Elaeis guineensis

Foglie Elaeis guineensis

Howea forsteriana : endemica dell'Isola di Lord Howe, situata a circa 600 km dalle coste orientali dell'Australia. La specie viene comunemente chiamata Kentia ed in Italia è per lo più coltivata come pianta da appartamento dato che, diversamente da molte altre palme, riesce ad adattarsi bene agli ambienti interni.

L'Howea forsteriana è tra le Palme da interni più diffuse, tuttavia, diversamente dalla Chamaedorea elegans, si sviluppa come palma a singolo fusto ed in natura può raggiungere i 15 metri (49 ft) di altezza, anche se in vaso difficilmente supera i 3 m (10 ft).
Il tronco è ricoperto da una corteccia verde-grigiastra, che può assomigliare al Bambù ed è sottile (appena 15 cm = 6 in), di conseguenza la Kentia, cresciuta in piena terra, risulta slanciata.
Le foglie sono pennate, lunghe circa 3 metri (10 ft) ed arcuate, con pinnule ricadenti e non perpendicolari al rachide da cui emergono. Nel complesso la chioma della Howea forsteriana ricorda quella della Cocos nucifera, sebbene rimanga più compatta.

E' una pianta che gradisce esposizioni a mezz'ombra, o anche ombreggiate, mentre posizioni eccessivamente soleggiate potrebbero bruciare le foglie durante l'estate.
L'H. forsteriana è la tipica palma da piantare sotto la chioma di alberi ad alto fusto od a palme già molto alte, ricreando un po' l'ambiente di sottobosco, che tra l'altro aiuterà a mantenere il terreno umido, dato che la specie mal sopporta l'assenza di acqua.
Questa palma viene coltivata nelle zone subtropicali umide e marginalmente in quelle temperate calde. In Italia si può piantare all'aperto solo nelle aree più miti; la specie ha scarsa resistenza al freddo e si danneggia (e talvolta muore) a temperature inferiori a -2° C (28° F). Forse in ambiente totalmente secco potrebbe resistere poco di più, ma con ghiaccio e brinate si rovina molto già a 0° C (32° F).

Insomma, all'aperto, in Italia, rimane una pianta per pochi.

N.B.

Piantarla sotto la chioma di altre palme alte o piante sempreverdi, rispetto al cielo aperto, durante le nottate serene farà guadagnare qualche grado.

Howea forsteriana

Howea forsteriana in Liguria

Foglia di Howea forsteriana

Johannesteijsmannia altifrons : palma nativa del Borneo e della Malesia, dove cresce nel sottobosco della foresta pluviale, su un suolo ricco di humus.
Un tratto distintivo della Johannesteijsmannia altifrons, rispetto alla maggior parte delle palme, è il fatto di possedere un tronco corto, strisciante e talvolta sotterraneo, di conseguenza, se si escludono le foglie, questa palma non è mai più alta di 30 cm (12 in).
Detto questo le foglie sono enormi, spettacolari e sorrette da piccioli lunghi anche oltre 2 m (6.6 ft), con strisce laterali gialle. Le foglie sono semplici, a forma romboidale ed hanno la peculiarità di essere intere (non a lobi divisi, come tipico delle altre palme).
La lunghezza media di una foglia di J. altifrons è di 3 m (10 ft), con una larghezza nella parte centrale pari circa alla metà e sono di color verde intenso. Le radici della specie sono alquanto sensibili e si danneggiano con facilità.

Questa palma deve esser coltivata all'ombra, in un ambiente costantemente caldo ed umido, come quello tipico delle foreste tropicali a bassa quota. E' una palma tropicale e non sopporta il gelo.

Johannesteijsmannia altifrons

Johannesteijsmannia altifrons

Jubaea chilensis : comunemente conosciuta come Palma Cilena, è nativa del Cile, dove cresce in una zona temperata compresa tra il 32° S ed il 35° S. Insieme alla B. capitata, è la Palma a foglia pennata più resistente al gelo, potendo sopravvivere a temperature persino inferiori ai -12° C (10° F).

Jubaea chilensis cresce sino a 25 metri (82 ft), piuttosto lentamente, e possiede un tronco enorme, quello di maggior circonferenza tra le palme, con un diametro che può sfiorare il metro e mezzo (60 in) ed è ricoperto di una corteccia grigiastra.
Le foglie sono pennate, lunghe al massimo 5 metri (16 ft), color verde scuro, con circa 50 paia di foglioline disposte lungo il rachide centrale.
Sebbene abbia foglie così grandi, la chioma sembra piuttosto compatta e, soprattutto nei vecchi esemplari, sproporzionata rispetto all'enorme tronco.
Jubaea chilensis è una specie monoica, un'unica pianta produce sia fiori maschili che femminili. In pochi sanno che i suoi frutti sono eduli e molto saporiti, esternamente ricordano la forma di un'albicocca, ma una volta aperti si trova un seme molto simile ad una noce di cocco, ma non più grande di una pallina da ping pong.
Bene, se rompete il guscio potrete mangiare il seme della Palma Cilena esattamente come fosse un Cocco, la consistenza ed il sapore sono praticamente identici, l'unica cosa che cambia sono le dimensioni; tuttavia mettetevi il cuore in pace, ci vogliono almeno 60 anni dalla semina prima che inizi a produrre.
La Palma del Cile viene piantata come esemplare isolato e gradisce esposizioni piuttosto soleggiate.

Jubaea chilensis
Giovane Jubaea chilensis

Frutto Aperto di Palma Cilena



Latania lontaroides : endemica dell'Isola La Réunion, è una palma di media altezza, a crescita piuttosto lena. Tronco grigio, liscio e leggermente rigonfio alla base. Le foglie son palmate, color verde oliva, con un picciolo dapprima rossastro, per diventare verde nelle foglie adulte.
Ama esposizioni soleggiate, può sopportare temperature prossime agli 0° C (32° F), e poco sotto con evidenti danni alle foglie, ma nel complesso è una palma piuttosto sensibile al freddo.

Latania lontaroides

Licuala grandis : originaria delle Isole Salomone, nell'Oceano Pacifico meridionale. Questa Palma è particolarmente diffusa nel Sud-Est Asiatico ed è una delle più particolari, nonché una di quelle che personalmente trovo più affascinanti. 
L'habitat naturale di questa palma è rappresentato dalle foreste pluviali equatoriali situate al piano, dove sia temperatura che umidità sono elevate durante tutti i 12 mesi dell'anno.


Licuala grandisè una palma a crescita estremamente lenta e di dimensioni contenute. Il tronco è assai esile, con diametro inferiore ai 10 cm (4 in) e raramente supera i 3 metri (10 ft) di altezza. 
Le fronde sono palmate, sorrette da un picciolo lungo circa 1 m (3.3 ft), più o meno come la larghezza delle foglie stesse. La bellezza di queste foglie sta nel fatto che sono indivise, ovvero le foglioline che la compongono sono fuse per l'intera lunghezza. In altre parole sembrano foglie intere "piegate" in corrispondenza della fusione delle foglioline e con il margine dentellato. Talvolta capita che la foglia si "tagli", un po' come succede alle foglie di Banano esposte al vento, in corrispondenza di una zona di fusione delle foglioline (la foto che segue renderà meglio l'idea).

Le foglie son sicuramente il tratto più distintivo della L. grandis.


Palma compatta, perfettamente adattata a vivere in zone umide di penombra od anche in ombra luminosa. In aree non aride può esser cresciuta anche al Sole, mentre in aree subtropicali con stagione secca prolungata, esposizioni soleggiate sono da evitare ed inoltre sarà necessario innaffiare frequentemente.

Licuala grandis è una specie tropicale ed ha una scarsa resistenza al freddo, tuttavia superiore a quelle di altre palme native di zone equatoriali. Il clima italiano non le è di certo congeniale (aridità estiva, temperature minime invernali troppo basse) e se ne può tentare la coltivazione solo laddove il termometro non scenda mai sotto i 5° C (41° F) e che la media delle minime del mese più freddo non siano inferiori ai 10° C (50° F).

Licuala grandis

Livistona chinensis : palma originaria della Cina Meridionale, dove cresce nelle foreste poco fitte. A livello ornamentale è abbastanza comune anche sul nostro territorio.

Livistona chinensis si sviluppa su un unico tronco largo in media 25 cm (10 in) e alto al massimo 15 m (49 ft), tuttavia raggiunge questa altezza solo dopo molti anni di crescita ottimale e gli esemplari comunemente coltivati in Italia raramente superano i 10 metri (33 ft).
Il fusto è liscio e ricoperto da una corteccia marrone/grigiastra.

La chioma ha una forma tondeggiante ed è composta da una cinquantina di foglie palmate, larghe 150 cm (60 in), sorrette da un picciolo sottile ma piuttosto lungo. La Livistona chinensis si riconosce anche grazie a queste foglie, dato che sono verdastre con sfumature tendenti al giallo ed ognuna composta da numerose foglioline, che a circa metà della loro lunghezza, sono piegate, formando un angolo di 90°. Queste foglie "ricadenti" sono un tratto distintivo tipico del genere Livistona.

L. chinensis si può coltivare sia in pieno Sole, che a mezz'ombra, preferendo forse questa seconda esposizione, almeno durante la fase giovanile. La specie può essere piantata anche in terreni poveri e, da adulta, resiste bene alla siccità; tuttavia irrigare durante il periodo vegetativo velocizza la crescita che, già di per sé, è abbastanza lenta.

Questa palma è adattata ad un clima sub-tropicale, ma può esser cresciuta anche in zone temperate non eccessivamente fredde. Da adulta può resistere indicativamente sino brevi picchi di -7° C (19° F) e, con grossi danni fogliari (sino alla perdita), anche un paio di gradi in meno.

Livistona chinensis

Chioma Livistona chinensis

Livistona decora : nativa del Queensland, in Australia, cresce a margine delle foreste tropicali o nelle foreste di Eucalipto.
Palma che si sviluppa a singolo fusto, raggiungendo un'altezza di anche 20 m (66 ft). Il tronco è uno dei tratti distintivi della Livistona decora, su di esso infatti sono presenti le cicatrici delle foglie ormai cadute, le quali hanno una forma conica "a goccia", sono color grigio chiaro e disposte in maniera particolarmente simmetrica (vedi foto sotto).
Le foglie della L. decora sono palmate e più grandi di quelle della L. chinensis, potendo arrivare ad un diametro di anche 2,5 m (8 ft). Esse son di color verde chiaro/giallognolo e formate da segmenti  (foglioline) sottili e profondamente incisi, quasi sin al picciolo; inoltre si piegano a metà della loro lunghezza, formando un angolo di 90°, in maniera ancora più marcata rispetto alle altre specie di Livistona. Una chioma davvero molto ornamentale ed elegante.

Livistona decora gradisce esposizioni soleggiate, resiste discretamente alla siccità ed ha una velocità di crescita discretamente alta. Ama terreni drenanti e si può coltivare in zone subtropicali, ma anche temperate calde, potendo resistere da adulta sino a  temperature di circa -5° C (23° F).

Livistona decora
Foglie Livistona decora
Phoenix canariensis : chiamata comunemente Palma delle Canarie, è una delle specie più comuni e diffuse sul territorio italiano. Come facile intuire dal nome, questa Palma è di origine sub-tropicale e nativa dell'arcipelago delle Isole Canarie.

Si sviluppa su un unico tronco dal diametro medio di 80 cm (31 in), raggiungendo un'altezza massima di 20 metri (65 ft). Nel complesso la P. canariensis ha un portamento piuttosto tozzo (specie da giovane) ed imponente, con una folta chioma, formata anche da 100 foglie. Esse sono pennate, lunghe in media 5 metri (16 ft), rigide e di color verde scuro.

Resiste al freddo sino a temperature di -10° C (14° F), si può crescere sia a mezz'ombra che in pieno Sole e tollera bene l'umidità atmosferica, così come quella del suolo. Si riproduce per seme ed ha una crescita iniziale piuttosto lenta, che aumenta con l'avanzare dell'età.
Purtroppo la Phoenix canariensis è una delle specie più sensibili al Punteruolo Rosso, un patogeno molto aggressivo le cui larve danneggiano, ed infine uccidono, queste Palme.

Phoenix canariensis Selvagge ella Canarie

Phoenix canariensis in Calabria
Giovane Phoenix canariensis

Phoenix dactylifera : nota come Palma da Dattero, produce dei frutti che sono delle drupe (datteri), che vengono poi essiccati e venduti in tutto il mondo. P. dactylifera è nativa del Medio Oriente ed ampiamente coltivata in tutto il Nord Africa.
E' una palma adatta a climi semi-desertici, ama il pieno Sole ed ha bisogno di temperature massime molto alte per maturare i suoi frutti; nonostante ciò tollera piuttosto bene anche il freddo, più o meno come la cugina P. canariensis, soprattutto in ambiente secco.

Il fusto ha un diametro di circa 40 cm (16 in) e può esser alto anche oltre 25 metri (82 ft). La chioma è formata da circa 30-40 foglie pennate, color verde chiaro/argento, come quello delle foglie d'Olivo.
Simile alla P. canariensis, anche se risulta più alta e snella, con una chioma meno folta e più chiara, oltre a produrre frutti ben più grandi e saporiti; inoltre ha la tendenza ad emettere polloni ed in natura la si ritrova spesso con più tronchi prodotti da un unico apparato radicale.
La P. dactylifera è coltivata lungo i litorali italiani, anche se difficilmente riesce a maturare i propri frutti, che cadono a terra ancora verdi.

Forma Naturale Palma da Dattero

Phoenix dactylifera

Phoenix dactylifera
Phoenix reclinata : originaria delle zone semi-aride del Senegal è oggi diffusa su un'ampia area dell'Africa orientale, dove cresce in zone tropicali e subtropicali, con climi che variano dall'umido al monsonico con lunga stagione secca (come le Savane).
Può tollerare periodi di siccità, così come substrati inzuppati d'acqua, come può capitare nelle piane alluvionali durante la stagione delle piogge.

Phoenix reclinata, nota anche come Palma da Dattero del Senegal, è una palma multi-tronco ed ogni fusto è sottile (non più largo di 15 cm = 6 in) ed alto in media 10 m (33 ft).
I diversi fusti crescono attaccati nella parte bassa (spuntano da un unico sistema radicale), ma nella parte alta tendono ad allontanarsi piegandosi verso l'esterno.

Le foglie son pennate, lunghe circa 3 m (10 ft), rigide, con la tendenza a piegarsi verso il basso all'estremità e la chioma, nel suo complesso, ricorda molto quelle del genere Phoenix.
P. reclinata deve essere coltivata in pieno Sole e tollera praticamente tutti i tipi di suoli (compresi quelli poco drenanti).

La specie ha una resistenza al freddo inferiore rispetto a quella delle sue due cugine più comuni (P. canariensis e P. dactylifera) e può tollerare temperature minime di circa -4° C (25° F), tuttavia è facilmente ibridabile con altre specie del genere Phoenix ed in commercio si trovano ibridi esteticamente molto simili alla P. dactylifera, ma più rustici riguardo al freddo.

Phoenix reclinata

Ibrido Phoenix reclinata
Phoenix sylvestris : specie nativa del Nord India, Pakistan e Bangladesh, dove prospera in zone subtropicali con spiccata stagionalità, in cui può capitare che nella stagione delle piogge il terreno rimanga sott'acqua per più giorni consecutivi.
L'habitat della Phoenix sylvestrisè rappresentato dalle calde pianure a clima monsonico, dove cresce insieme ad arbusti di piccole dimensioni.
La specie è a crescita lenta, può raggiungere i 15 metri (50 ft) di altezza, ma con un tronco più sottile rispetto a quello della cucina P. canariensis.
Il fusto è singolo e completamente ricoperto dai piccioli delle foglie morte, anche in esemplari adulti e vecchi. Le foglie, lunghe poco più di 3 metri (10 ft), sono pennate, color verde intenso. Le pinnule, piuttosto distanziate tra loro, sono disposte lungo l'asse del rachide, ma non tutte perpendicolarmente, assumendo spesso una forma a "V", rispetto ad esso.

La chioma è molto densa ed a prima vista può essere confusa con quella di altre specie del genere Phoenix, tuttavia è proprio dalla chioma (e dalla disposizione delle pinnule sulle foglie) che si possono scorgere le differenze che permettono di distinguerla.

P. sylvestris è una palma che ama il Sole, cresce su quasi tutti i terreni, compresi quelli poco drenanti, e può esser coltivata a livello ornamentale dai tropici, sino alle zone temperate miti, reggendo da adulta a temperature minime di circa -5° C (23° F).

Phoenix sylvestris

Phoenix sylvestris

Pritchardia pacifica : specie nativa delle Isole Fiji, nel Sud dell'Oceano Pacifico. Si sviluppa sotto forma di unico tronco alto al massimo 15 m (49 ft), con un diametro raramente superiore ai 25 cm (10 in) e sul quale rimangono attaccati per lungo tempo i piccioli rinsecchiti delle foglie ormai cadute. Le foglie, sorrette da un picciolo di circa 1 m (3.3 ft), sono palmate (in realtà costa-palmate), larghe circa 2 m (6.6 ft) e di color verde chiaro.
La Pritchardia pacifica si riconosce per via delle foglie, esse infatti sono formate da lobi poco incisi, dato che dal picciolo sino a 3/4 della foglia risultano fusi tra di loro e solo nella parte terminale si separano.

Pritchardia pacifica è una palma ultra-tropicale molto ornamentale che cresce ai tropici-umidi e solo marginalmente nelle zone subtropicali, ma non in quelle temperate, non tollerando temperature prossime agli 0° C (32° F) ed iniziando a soffrire il freddo già al di sotto dei 15° C (60° F).
La specie si coltiva molto bene a mezz'ombra, ma tollera anche il Sole pieno; ama l'umidità atmosferica e non tollerare terreni eccessivamente secchi.
In Italia se ne può tentare la coltivazione come palma da appartamento, scegliendo una stanza particolarmente soleggiata, ma a questo scopo è sicuramente meglio scegliere una Kentia (Howea forsteriana).

Pritchardia pacifica


Giovane Pritchardia pacifica

Rhapis excelsa : specie originaria del Vietnam settentrionale/Cina meridionale, nota anche come Palma Bambù, è una palma di origine subtropicale che cresce formando fitti cespugli composti da molti esemplari ravvicinati. I tronchi sono molto sottili, ricoperti da una leggera peluria marrone e ricordano appunto il Bambù.
Le foglie sono palmate, larghe al massimo 40 cm (16 in), profondamente incise e formate da un numero di lobi compreso tra 5 e 11. L'altezza massima che può raggiungere in piena terra è di 4 metri (13 ft), anche se spesso si mantiene più piccola.
Questa palma "multi-tronco" preferisce crescere con esposizioni a mezz'ombra o persino all'ombra, mentre se coltivata in pieno Sole, soprattutto in zone calde e secche, potrebbe ingiallire le foglie.
Le dimensioni contenute e la tolleranza all'ombra fanno si che la specie venga utilizzata anche come pianta da interno, sebbene sia meno diffusa della Howea forsteriana o della Chamaedorea elegans .

Rhapis excelsa inizia a subire danni da freddo alle foglie con circa -5° (23° F) e la parte aerea muore con temperature prossime ai -8° C (18° F), tuttavia, a differenza di altre Palme, riesce a recuperare abbastanza bene dalla base, qualora la chioma fosse stata bruciata dal gelo e quindi potrebbe sopravvivere, ributtando poi dalle radici, anche a temperature di -10° C (14° C).

Rhapis excelsa



Rhaphis siamensis : endemica della Thailandia, dove cresce a quote basse, nelle foreste umide della parte centrale di questa nazione. Si tratta di una palma a fusto sotterraneo o comunque poco sviluppato. Le foglie sono palmate, profondamente incise e con lobi dal portamento quasi "ricadente". La chioma è allargata, dato il portamento cespitoso della specie.
Ottima pianta ornamentale, usata spesso come tappezzante e cresciuta all'ombra, alla base di alberi (o Palme) ad alto fusto.
Rhaphis siamensis gradisce terreno fertile ed umido e può esser coltivata in tutte le zone tropicali e subtropicali, potendo reggere da adulta a sporadici (e fugaci) abbassamenti di temperatura sino a 0° C (32° F).


Rhaphis siamensis

Roystonea regia : originaria delle Antille, è la palma simbolo di Cuba. La specie, nota anche come Palma Reale, cresce nelle umide foreste, così come in zone paludose e piane alluvionali.
Palma maestosa, che si sviluppa su un unico fusto dal diametro irregolare, che nella parte più larga può raggiungere i 60 mm (24 in), per un'altezza che può superare i 25 m (82 ft).
Il tronco ha una corteccia liscia e grigiastra, tuttavia nella parte più vicina alla chioma è avvolto dalla base delle foglie, che gli conferiscono un aspetto verde chiaro lucente. Questa caratteristica aiuta il riconoscimento, ma è presente anche in altre specie, come  Archontophoenix alexandrae e  Wodyetia bifurcata.

Poche altre palme hanno un portamento maestoso ed elegante come quello della Roystonea regia, la chioma è formata da circa 15 foglie, ognuna delle quali è pennata, lunga sino a 4 metri (13 ft) e formata da numerose pinnule. Nel complesso queste foglie/chiome ricordano un mix tra quelle della Syagrus romanzoffiana e della Wodyetia bifurcata (vedi più avanti).

Roystonea regia è ampiamente coltivata a scopo ornamentale in tutte le aree tropicali e subtropicali, dove viene spesso piantata lungo i viali, come albero stradale.


La Palma Reale si deve coltivare in pieno Sole, in zone non eccessivamente aride. Per una crescita ottimale si consiglia terreno fertile ed irrigazioni (almeno per i primi anni).
Può sopravvivere ad occasionali gelate di circa -4° C (25° F), ma sarebbe meglio coltivarla in zone frost free, dato che in luoghi freddi la crescita è più lenta/stentata e la chioma meno folta.

Roystonea regia

Tronco Roystonea regia

Saribus rotundifolia : palma a fusto solitario, nativa della Malesia e delle Filippine e molto diffusa nel Sud-Est asiatico. Il tronco è sottile, ma può raggiungere un'altezza di anche 30 m (98 ft), ricoperto da una massa fibrosa grigia in prossimità della chioma, che genera uno spessore locale piuttosto peculiare. Le foglie sono palmate, con lobi incisi sino a metà foglia, hanno un diametro di 150 cm (59 in) ed una forma rotonda (da qui il nome della specie "rotundifolia"). Il picciolo è lungo anche oltre 2 m (6.6 ft) e, date le foglie non troppo grosse, risalta ancor di più.
La chioma è anch'essa globosa, non particolarmente densa, soprattutto nella parte inferiore.

Saribus rotundifoliaè una specie tropicale che ama climi caldi ed umidi, gradisce esposizioni ombreggiate da giovane, ma da adulta può tranquillamente esser coltivata in pieno Sole.
Nonostante l'origine si è dimostrata discretamente rustica, potendo sopravvivere sino a circa 2° C (36° F) o persino poco sotto ed è quindi coltivabile anche nelle zone subtropicali e negli angoli più miti di quelle temperate calde.

Saribus rotundifolia

Syagrus romanzoffiana : una delle Palme più diffuse nelle aree costiere del Sud Italia, comunemente chiamata Palma Regina, nativa del Sud America (Brasile, Paraguay).
Questa palma si sviluppa su un unico tronco dal diametro medio di 40 cm (16 in) ed alto non più di 18 m (59 ft), ricoperto di una corteccia grigia e liscia. Viene piantata come Palma isolata nei parchi pubblici, nella aiuole al margine delle strade e nei giardini privati.

Le foglie sono pennate, lunghe in media 4 m (13 ft), ognuna formata da numerose foglioline che hanno la tendenza a piegarsi a metà della loro lunghezza, conferendo un aspetto pendule molto caratteristico. Infiorescenza gialla a cui seguono grappoli contenenti molti frutti, arancioni a maturazione, che in pochi sanno esser commestibili.

E' una palma sub-tropicale, ma coltivabile anche in aree temperate calde, potendo sopportare da adulta temperature minime comprese tra -4° e -6° C (25-21° F).
Palma coltivabile in pieno Sole, gradisce tuttavia terreni non troppo secchi e leggermente acidi. Nelle condizioni ideali cresce piuttosto velocemente.
La S. romanzoffiana si incrocia facilmente con la B. capitata, producendo l'ibrido Butyagrus nabonnandii, con caratteristiche intermedie tra le due specie progenitrici.

Syagrus romanzoffiana
Fioritura Syagrus romanzoffiana

Syagrus romanzoffiana Adulta

Trachycarpus fortunei : probabilmente è la Palma più resistente al freddo che esista, potendo sopravvivere ad episodi di gelo con temperature di -20° C (-4° F) ed è ampiamente coltivata in tutto il Nord Italia ed in tutte quelle zone a clima temperato freddo che non permetterebbero la coltivazione di altre palme.

La Trachycarpus fortunei, nota anche come Palma Cinese, è nativa delle regioni montagnose comprese tra Cina centrale e Birmania settentrionale, dove può crescere sino ad una quota di 2400 m (7880 ft). Può essere coltivata sia in pieno Sole, sia in zone più ombreggiate, preferendo un terreno umido ad uno eccessivamente secco.
Cresce su un unico fusto abbastanza sottile, ma alto anche oltre 10 m (33 ft) ed è ricoperto dai residui dei piccioli delle foglie cadute, che formano una lanugine grigiastra-marrone, molto apprezzata dagli uccelli per costruire il proprio nido.
La chioma è formata da foglie palmate, color verde scuro, lunghe sino a 90 cm (35 in) e con lobi incisi per oltre metà della lunghezza della foglia. La chioma non è particolarmente folta e neppure espansa, dato che il picciolo ha più o meno la stessa lunghezza delle foglie e di conseguenza la larghezza massima della chioma supera appena i 3 metri (10 ft).
In primavera produce infiorescenze gialle piuttosto corte, a cui seguono (nelle piante femminili) frutti bluastri.

T. fortunei viene piantata isolata, od a piccoli gruppi, cresce velocemente ed è ritenuta una specie infestante, dato che si naturalizza con facilità. Nelle zone umide del Nord Italia si è inselvatichita e cresce nel sottobosco deciduo, sino a quote collinari.

Trachycarpus fortunei

Trachycarpus fortunei

Giovani Trachycarpus fortunei

Trithrinax campestris : chiamata Palma Campestre, è originaria dell'Argentina, dove cresce in aree caratterizzate da una lunga stagione secca. Si tratta di una Palma non tropicale, in grado di resistere a diversi gradi sotto zero ed, a seconda della durata, può sopportare gelate comprese tra -12 ° e -15° C (10/5° F).
Trithrinax campestris cresce solitamente su un unico tronco, alto al massimo 6 m (20 ft), tuttavia non è raro un portamento cespitoso, con 2 o 3 tronchi attaccati.
Le foglie sono palmate, color grigio-bluastro, molto rigide, non più lunghe di 50 cm (1,6 ft) ed appuntite all'estremità. La specie si riconosce anche per via del corto picciolo che, insieme a foglie minute, rende la chioma al quanto compatta.
Nonostante sia bella ed ornamentale, oltre che resistente alla siccità, al freddo ed ai suoli aridi/poveri, in Italia rimane una rarità, coltivata solo da pochi appassionati.

Trithrinax campestris
Foglia Trithrinax campestris
Washingtonia filifera : questa è una delle rare Palme native di zone lontane dai tropici, infatti è originaria del Sud-Est degli Stati Uniti, un'area a clima temperato caldo.
La W. filifera, nota anche come Palma della California, si sviluppa su un unico tronco di grosso diametro (anche 1 metro = 3.3 ft) ed ha una crescita veloce, potendo raggiungere i 20 metri di altezza (65 ft).
Le foglie, color verde argenteo, sono palmate, di grandi dimensioni e dal margine che tende a sfaldarsi producendo i vistosi filamenti biancastri, da cui deriva il nome della specie.
La fioritura è estiva e consiste in un'infiorescenza piuttosto lunga, formata da tanti "grappoli" fiorali ben distanziati, ognuno dei quali contiene molti fiori biancastri.
La Washingtonia filiferaè perfettamente adattata al clima Mediterraneo, dove viene coltivata a scopi ornamentali. Ama esposizioni in pieno Sole, ha un'ottima resistenza alla siccità ed, in ambiente secco, può tollerare con minimi danni temperature di circa -12° C (10° F).
Palma mastodontica che, soprattutto nella fase giovanile, può risultare piuttosto tozza.

Washingtonia filifera



Washingtonia robusta : parente stretta della W. filifera, è anche chiamata Palma del Messico, in quanto nativa della parte Nord-Est di questo stato. Rispetto alla "cugina", la Washingtonia robusta ha un fusto più sottile, ma raggiunge altezze superiori, sino a 30 metri (98 ft)ed ha un portamento più leggero/snello. Le foglie son palmate, simili a quelle della W. filifera, ma meno grosse e di un color verde più scuro, brillante ed intenso. Una caratteristica comune ad entrambe le specie, che spesso ne permette il riconoscimento, è la presenza delle vecchie foglie, ormai morte e secche, che rimangono attaccate al fusto per molti anni. Tuttavia, nelle zone turistiche, vengono rimosse artificialmente.
La W. robusta possiede una buona resistenza alla siccità, gradisce posizioni soleggiate, viene piantata isolata in suoli anche aridi e poveri, laddove le temperature minime non scendano mai sotto i -8° C (18° F).

N.B. per scoprire nel dettaglio le differenze tra Washingtonia filifera e Washingtonia robusta, nonché tra i loro ibridi, clicca qua.

Washingtonia robusta

Foglie Morte su Washingtonia robusta


Wodyetia bifurcata : specie originaria di Capo York, nel Nord dell'Australia, dove vive in foreste poco fitte, su suoli tendenzialmente sabbiosi e drenanti.
Le foglie, sorrette da un picciolo relativamente corto, sono pennate, lunghe circa 3 m (10 ft) e formate da numerosissime pinnule. Queste sono di color verde lucido nella parte superiore ed un po' più opaco in quella inferiore. La conformazione delle foglie è il tratto distintivo, le pinnule, oltre ad essere molte, sono disposte in maniera concentrica e danno alle foglie un aspetto "piumoso" e voluminoso, che potrebbe ricordare la coda di una Volpe (in Inglese è infatti conosciuta anche come Foxtail Palm).

Il tronco è di norma alto non più di 20 m (66 ft), sottile e dotato di una corteccia grigia, sulla quale sono presenti le cicatrici (a forma circolare) delle foglie cadute. Nella parte mediana (a metà strada tra terreno e chioma) il fusto può aver un leggero ingrossamento.
Nella Wodyetia bifurcatala parte basale delle foglie avvolgono completamente la parte alta del tronco, conferendogli una colorazione verde. Quest'ultima caratteristica è tipica, ma non unica, è infatti presente anche in altre specie, come le già discusse Archontophoenix alexandrae e Roystonea regia.

La Wodyetia bifurcata cresce su tutti i suoli, a patto che siano drenanti, gradisce esposizioni soleggiate e può essere facilmente coltivata nelle zone tropicali e sub-tropicali, come in quelle temperate calde, potendo resistere da adulta ad una temperatura minima 0° C (32° F) o poco inferiore; tuttavia regge meglio di altre palme temperature fresche, ma prolungate.

Wodyetia bifurcata



Dove Piantare l'Azalea in Giardino ? - Varietà, Coltivazione e Cure

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Le Azalee sono piante ornamentali che, nel periodo tardo primaverile, si ricoprono di splendidi fiori, rendendo la loro chioma particolarmente vistosa. 

Botanicamente le Azalee appartengono allo stesso genere dei Rododendri (per info Clicca Qua); tuttavia vi sono delle differenze, di cui parleremo in questo articolo. 

Rododendri ed Azalee appartengono al genere Rhododendron, contenuto all'interno della famiglia delle Ericaceae (come Corbezzolo e Mirtilli); ciò nonostante le peculiari caratteristiche delle Azalee hanno fatto guadagnar loro un sottogenere specifico, ovvero Rhododendron subg. Azaleastrum.

Fiore Azalea Decidua

Quali Sono le Differenze tra Rododendro ed Azalea ?

  • I Rododendri sono sempreverdi, le Azalee possono esser sempreverdi, ma anche decidue o semi-decidue, spesso in funzione della rigidità dell'inverno.
  • I rami dell'Azalea son più sottili ed esili rispetto a quelli del Rododendro.
    Fiore Azalea
    Fiore Rododendro
  • I Rododendri hanno foglie lucide, lunghe, spesse, rigide e con una consistenza simile al cuoio, mentre le Azalee hanno foglie più piccole, flessibili e talvolta sono ricoperte da una sottile peluria. 
  • Le Azalee sono piante di stazza medio-piccola, compatte, facilmente coltivabili in vaso ed anche le specie più grandi raramente superano 150 cm (5 ft) di altezza e, nel caso, lo fanno dopo decenni. I Rododendri hanno grandezza variabile, ma i più grandi possono arrivare a 5 metri (16 ft) di altezza.
  • Il fiore dell'Azalea contiene di norma 5 stami (parte maschile), mentre quello del Rododendro ne ha 10 o più.
  • Le gemme a fiore del Rododendro sono ben distinguibili da quelle a legno. Esse sono chiaramente visibili sin dall'autunno precedente e sono molto più grandi delle gemme a fiore delle Azalee.
  • Da ogni gemma a fiore del Rododendro sbocciano numerosi fiori, che sono dunque raggruppati e ravvicinati; mentre nell'Azalea i fiori raramente son raggruppati in numero superiore a 3 e sembrano più uniformemente distribuiti sulla chioma della pianta.

Com'è Fatta l'Azalea ? - Origine, Botanica e Fisiologia

Col termine generico "Azalee" ci si riferisce in realtà a decine di diverse specie, appartenenti al sottogenere Azaleastrum. I luoghi d'origine variano a seconda della specie, tuttavia buona parte di esse sono native dell'Asia, sebbene ve ne siano anche di origine Europea e Nord Americana.
Comunque sia sono tutte native di zone temperate dell'emisfero boreale, caratterizzate da una certa stagionalità, in cui si alternano periodi di freddo ad altri di caldo (moderato).
L'habitat ideale dell'Azalea è rappresentato da zone di collina/bassa montagna (anche a seconda della Latitudine), semi-ombrose e piovose, con un terreno che rimanga sempre piuttosto umido e ricco di humus.

Gemme a Fiore AzaleaLe Azalee sono piante compatte, dalla forma globosa ed arrotondata. Esse sono molto longeve, hanno crescita piuttosto lenta e raggiungono un'altezza media variabile tra 50 cm e 150 cm (1.6-5 ft), a seconda della specie e delle condizioni di crescita. In commercio esistono in realtà diversi ibridi (Azalea x Rododendro) che possono aver un'altezza quasi doppia rispetto a quella indicata.

Foglie AzaleaL'apparato radicale è molto superficiale e si concentra prevalentemente nei primi 30 cm (12 in) di suolo. Le radici sono sottili e non si espandono a molta distanza dal tronco. Per questi motivi le Azalee si trapiantano con relativa facilità, anche da adulte, e possono esser agevolmente coltivate in vaso.

Le foglie sono lunghe pochi centimetri, hanno forma ovale, sono flessibili e ricoperte da una sottile peluria, più o meno folta a seconda della specie. Le nuove foglie hanno un colore verde brillante, mentre quelle più vecchie sono verde opaco e vi possono esser dei puntini color bronzo.
Le foglie delle Azalee decidue in autunno assumono colori più accesi (rosso-arancione-giallo).


I fiori delle Azalee sono solitamente a 5 petali, sebbene esistano varietà che ne contino sino a 12. La forma è a campana, ma più aperta (meno ad imbuto) rispetto a quella dei fiori di Rododendro ed ancor di più rispetto ai fiori di altre Ericaceae. I petali possono aver colori diversi, sebbene i più comuni siano : bianco, violetto, rosso, rosa e giallo. In molte varietà sui petali, soprattutto nella parte più rivolta verso il centro del fiore, sono presenti delle macchioline (una sorta di "lentiggini") di una tonalità differente rispetto al colore principale del fiore. La fioritura è abbondante e le gemme a fiore sono concentrate nella parte terminale degli esili rami.

Gemme a Fiore Azalea

Quali Sono le Differenze tra un'Azalea a Foglia Caduca ed un'Azalea Sempreverde ?

Le Azalee decidue sono riconducibili alle specie Rhododendron molle (Ibridi Knap Hill) o Rhododendron luteum (Ibridi di Ghent o Pontica), incrociate con diverse specie americane a foglia caduca, come il Rhododendron viscosum.
Gli ibridi Occidentali sono Rhododendron molle x Rhododendron occidentale ed hanno la caratteristica di aver fioritura molto tardiva, sin anche Giugno.

Le Azalee sempreverdi, o anche semi-decidue, son ottenute da ibridazioni complesse, partendo dalle specie Rhododendron indicum (es. ibridi Satsuki) e Rhododendron japonicum.

Sebbene vi siano enormi differenze da pianta a pianta potremmo generalizzare asserendo che le:
  1. Azalee Decidue sono più alte delle Azalee Sempreverdi
  2. Azalee Decidue producono fiori mediamente più grandi rispetto alle Azalee Sempreverdi
  3. Azalee Decidue possono aver tonalità giallo-arancioni, solitamente assenti nelle Sempreverdi
  4. Azalee Decidue perdono le foglie in inverno e possono fiorire da "spoglie"
  5. Azalee Decidue hanno foglie più grandi delle Azalee Sempreverdi
  6. Azalee Decidue possono aver fiori profumati

Dove Piantare un'Azalea ?

Le Azalee sono piante che gradiscono esposizioni a mezz'ombra, mentre non amano il Sole pieno, sopratutto in zone calde e siccitose. La miglior posizione del giardino per piantare un'Azalea è quella in cui vi sia Sole durante le ore più fresche della giornata (Mattina e Sera) ed ombra in quelle centrali (dalle 10 alle 16).
Si può posizionare sul lato Nord di una casa o di un muro, oppure sotto la chioma di alberi ad alto fusto. Se possibile evitiamo di piantarla nel centro di un prato assolato, dove sicuramente soffrirebbe molto.
Si può piantare un'Azalea isolata, ma è consigliabile mettere a dimora più esemplari a circa 1 metro (3.3 ft) di distanza l'uno dall'altro, in modo da realizzare una splendida bordura fiorita.
Il periodo migliore per la piantumazione rimane quello autunnale, quando le piante sono in pieno riposo vegetativo, ma il terreno non è ancora gelato.


Qual è il Miglior Clima per Crescere le Azalee ?

Queste piante prediligono climi freddi in inverno e non torridi d'estate. Le Azalee sono molto coltivate nel Centro-Nord Europa, mentre in Italia trovano il loro habitat ideale nel Settentrione, in particolare nelle zone dei grandi laghi occidentali.
Il Lago Maggiore, con le sue estati miti, con frequenti temporali e velature nuvolose, rappresenta probabilmente il posto migliore d'Italia, non a caso è proprio qui che troviamo vivai specializzati ed Azalee secolari, ma in ottima salute.

Nuovo Germoglio  Azalea

Qual è la Resistenza al Freddo delle Azalee ?

Queste piante hanno un'ottima resistenza al gelo e possono esser coltivate in tutto il Nord Italia. Le Azalee sempreverdi son leggermente più sensibili al freddo rispetto a quelle decidue, ma tollerano temperature minime inferiori ai -20° C (-4° F). Per contro iniziano a soffrire quando le temperature massime superano costantemente i 30° C (86° F).


Quando Innaffiare le Azalee ?

Tutti i Rododendri hanno una scarsa tolleranza alla siccità e soffrono i terreni secchi. Per questo motivo in zone aride è indispensabile scegliere una posizione quanto più ombreggiata possibile, così da mantenere una maggior umidità del suolo.
In estate si deve bagnare frequentemente durante i primi anni, riducendo ad una volta ogni 2 settimane (nei mesi più caldi ed in assenza di piogge) in piante adulte ed affrancate.
L'Azalea è leggermente meno sensibile alla carenza idrica rispetto al Rododendro, tuttavia rimane una specie più adatta al Nord Italia, rispetto alle zone a clima Mediterraneo caldo.
Per l'irrigazione, se possibile, usate acqua piovana o comunque acqua poco calcarea.


Qual è il Miglior Terreno/Concime ?

Le Azalee sono piante spiccatamente acidofile, il che vuol dire che amano suoli acidi, con un pH di circa 5,5. Il terreno ideale, oltre ad esser acido, è ben drenante, umido e ricco di humus. Sono da evitare suoli poveri e calcarei, come quelli tipici di molte aree del Sud Italia.
Il concime più adatto è quello studiato per le acidofile, ma per piante coltivate in piena terra potrebbe esser utile fare uno strato di Pacciamatura, ricoprendo il suolo con aghi di pino e foglie di faggio. La Pacciamatura aiuterà a mantenere il terreno umido ed, inoltre, aghi e foglie si degraderanno lentamente, fornendo al suolo gli elementi nutritivi in maniera graduale ed abbassando il pH.
Non usare mai la cenere del camino come concime, in quanto quest'ultima innalza il pH. Semmai utilizzare fondi di caffè.


Quando Fioriscono le Azalee ?

Il periodo di fioritura varia a seconda della zona e dell'esposizione, ma dipende anche dalla varietà. In linea di massima, nel Nord Italia, la fioritura avviene in primavera inoltrata, indicativamente tra da Aprile a tutto il mese di Maggio. Ogni singola pianta fiorisce per circa 2 settimane.
Talvolta, se l'autunno è particolarmente mite, può sbocciare qualche fiore isolato (3 o 4 per pianta) anche in ottobre.

Fioritura Azalea Sempreverde

Fiore Viola Azalea

Fiori Rosso-Rosato


Le Azalee si Possono Coltivare in Vaso ? Ed all'Interno di una Casa ?

Sì, queste piante hanno dimensioni contenute, sia come parte aerea, sia come apparato radicale, di conseguenza possono esser agevolmente coltivate in vaso. Utilizzate vasi possibilmente non neri (i quali assorbirebbero troppo calore in estate) e collocateli in un terrazzo esposto quanto più possibile a Nord; ricordatevi che il Sole diretto per l'intera giornata su vasi piccoli (e neri) può far "cuocere" le radici.
L'Azalea rimane una pianta da esterni, quindi i vasi devono esser lasciati sul balcone anche nel pieno dell'inverno. L'ambiente interno è troppo caldo e secco per permetter loro uno sviluppo ottimale ed è quindi sconsigliabile coltivarla in appartamento.


Come Potare le Azalee ?

Premetto che queste piante si possono non potare, sviluppandosi armoniosamente (e lentamente) anche senza alcun intervento esterno. In inverno si possono rimuovere i rami morti, mal posizionati ed intrecciati, tuttavia bisogna ricordarsi che i fiori sbocciano da gemme situate all'apice dei rami; di conseguenza, se si volessero contenere le dimensioni, converrà potare ed accorciare i rami solo dopo la fioritura, in modo tale che la pianta possa vegetare durante l'estate e rifiorire abbondantemente la primavera successiva.


Come Riprodurre l'Azalea ?

La specie di moltiplica sia per semina, sia per talea. Nel primo caso le piante nate potranno non somigliare alla pianta madre, avere fiori di color diverso etc. La semina è un metodo è più lento, non garantisce la propagazione della Cultivar, ma permette di far selezione ed ottenere (forse) piante migliori o comunque nuove.
La riproduzione vegetativa viene effettuata tramite talea; in questo caso bisognerà prendere rami di un anno e interrarli. Tuttavia la capacità di radicare è inferiore a quella di molte altre specie, perciò la percentuale di successo tende ad esser molto bassa e conviene utilizzare ormoni radicanti, che velocizzano l'emissione di radice dai rami tagliati.

Rhododendron molle

Quali Sono le Varietà Migliori ?

Esistono decine di specie e circa 10.000 cloni registrati, molti dei quali son in realtà ibridi tra più specie. Qui di seguito farò una breve selezione, cercando di rappresentare la maggior varietà possibile, sia per tipologia di fiore, sia per periodo di fioritura.

  • Azalea Encore Twist : La principale caratteristica di questa selezione (marchio registrato) è la capacità di rifiorire, la potrete dunque vedere in fiore in primavera,come tutte le Azalee, ma  anche un altro paio di volte durante la stagione vegetativa. Il fiore è color bianco sfumato di rosa, con puntinatura viola; tuttavia possono esistere anche fiori interamente viola o rosati.
  • Azalea Mollis Lemonora: Varietà a crescita rapida, in 10 anni può raggiungere i 2 metri (6.6 ft) di altezza. Pianta decidua, la fioritura avviene quando l'Azalea è ancora spoglia o con poche foglie. I fiori sono giallo-arancione, simile al colore di una Albicocca.
  • Azalea Japonica White Lady :  di dimensioni più contenute rispetto alle due precedenti, produce fiori totalmente bianchi ad eccezione di una leggera puntinatura gialla nella parte centrale. Tra le Azalee a fiore bianco "puro"è quella più fiorifera. Fioritura medio-precoce (inizio Aprile).
  • Azalea Ghent Narcissiflora: produce fiori doppi, di piccole dimensioni, colorati uniformemente di un giallo che, come si intuisce dal nome, ricorda molto quello dei Narcisi. Fioritura tardiva e fiori profumati
  • Azalea Ghent Daviesii : bellissima azalea decidua che produce fiori di grosse dimensioni, bianchi screziati di giallo nei petali rivolti verso l'alto. Fiorisce sul finir della primavera ed i suoi fiori sono profumati
  • Azalea Occidentale Irene Koster : produce bellissimi fiori color rosa chiaro, con petali allungati ed appuntiti, i quali conferiscono al fiore una forma "a stella", simile a quella di un Giglio. Fioritura tardiva, sin fine Maggio-inizio Giugno, e fiori profumati.
  • Azalea Knap Hill Golden Flare : pianta che produce stupendi fiori color giallo oro, con riflessi arancioni. La fioritura è tardiva, indicativamente da metà Maggio.
  • Azalea Knap Hill Gibraltar : fiore arancione brillante puro, senza riflessi gialli. Fiorisce in un periodo intermedio. I fiori sono raggruppati e con margini increspati.
  • Azalea Satsuki Megumi: pianta molto particolare, produce infatti fiori medio-grandi di tre diverse tonalità (Bianco, Rosa, Rosso). Talvolta un unico fiore ha striature di tutti i colori, risultando variegato, talvolta un fiore è interamente di un solo colore; in altre parole un'unica pianta produce fiori molto diversi l'uno dall'altro. Altra caratteristica è la fioritura tardiva, che permette di aver fiori anche in Giugno. 
  • Azalea Satsuki Haru No Sono : produce fiori grandi e dalla forma arrotondata. Essi sono variegati, con diverse sfumature color rosa-orchidea. I fiori di una stessa pianta possono aver tinte diverse, spaziando dal bianco rosato, sino al rosa-lilla.
  • Azalea Japonica Esmeralda : varietà compatta, che raramente supera i 60 cm (2 ft) d'altezza. Produce fiori piccoli, ma numerosi, di color "salmone". Altra caratteristica è la precocità di fioritura, la quale può verificarsi già a fine Marzo.
  • Azalea Japonica Perla del Lago : Anche chiamata Perla del (Lago) Verbano, produce magnifici fiori doppi, piuttosto grandi e di color rosa intenso. Proposta interessante anche per la fioritura tardiva, che inizia a Maggio inoltrato. 
  • Azalea Indica Hanabin: caratteristica principale di questa cultivar è la forma dei petali; essi sono infatti allungati, praticamente nastriformi. I fiori sono formati da numerosi petali color fucsia con lievi bordi bianchi. Questa pianta cresce piuttosto rapida, può raggiungere i 2 metri (6.6 ft) di altezza e fiorisce tardivamente, per un periodo abbastanza lungo.
  • Azalea Japonica Johanna : specie compatta, alta in media 1 metro (3.3 ft). Possiede piccole foglie sempreverdi ed ispessite che, in inverno, pur non cadendo diventano di color porpora scuro. Fioritura in epoca intermedia (da metà Aprile), con fiori a forma di imbuto, color rosso cremisi.
  • Azalea Japonica Blue Danube : varietà tedesca a crescita lenta, che rimane bassa, crescendo più che altro in larghezza. Produce fiori medio-grandi color viola, con punteggiature viola scuro tendente al marrone-nero. Fioritura tardiva.
  • Azalea Knap Hill Wallowa Red : Ibrido particolare per i fiori che sono color rosso scuro intenso e non tenue come quelli di molti altri cloni di "Azalea a Fiore Rosso".
  • Azalea Japonica Martha Hitchcock: Fiore atipico, molto largo e bicolore. Sui bordi esterni è color magenta, mentre internamente è bianco sfumato di lilla. Il portamento è poco denso e molto arioso. Fioritura medio-tardiva (Maggio).
  • Azalea Japonica Kirin : tra i cloni più comuni e diffusi. Produce una fioritura copiosa a tal punto da ricoprire l'intera pianta, inoltre è precoce ed inizia già a fine Marzo, protraendosi in Aprile. I numerosissimi fiori sono piccoli, doppi, uniformemente rosa e ritenuti i più belli tra le Azalee. 
  • Azalea Japonica Amoena : insieme alla precedente è una delle varietà più coltivate, produce fiori color viola-lilla piuttosto piccoli, ma abbondanti. La fioritura è precoce e la pianta tende a spogliarsi parzialmente durante l'inverno, mantenendo solo le foglie alle estremità dei rami.
  • Azalea Japonica Rosebud : cultivar dotata di fiori al quanto peculiari; essi sono doppi, color rosa tenue ed hanno un aspetto più simile ad un bocciolo di rosa appena aperto od a qualche fiore di Camelia, piuttosto che ad un'Azalea, sebbene foglie e portamento siano tipici di quest'ultima.
  • Azalea Japonica Ogi Kasane : pianta a portamento compatto, foglie piccole. Produce una fioritura precocissima (Marzo), con fiori piccoli e bianchi, con la caratteristica di esser raggruppati a mazzetti.

Tronchi Azalee

Bordura Fiorita di Azalee

Terebinto (P. terebinthus) e Lentisco (P. lentiscus) - Differenze ed Analogie

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La macchia Mediterranea rappresenta gran parte del territorio Italiano in prossimità delle coste e, nel centro Sud, anche dell'entroterra.
A questo clima, dagli inverni miti ed umidi e dalle estati calde ed aride, si sono perfettamente adattate due piante, il Terebinto (Pistacia terebinthus) ed il Lentisco (Pistacia lentiscus), spesso confuse l'una per l'altra.


In questo articolo descriverò sia il Terebinto (sinonimo  Spaccasassi) che il Lentisco (sinonimi Lentischio, Sondro), ponendo l'attenzione su quelle che sono le differenze che ne permettono il riconoscimento; inoltre vorrei fornire anche qualche suggerimento utile a chi si accingesse a coltivarli a scopo ornamentale.

Pistacia terebinthus

Pistacia lentiscus

Origine, Distribuzione ed Inquadramento Botanico :

P. terebinthus e P. lentiscus appartengono alla famiglia delle Anacardiaceae (come il Mango e l'Albero del Pepe Rosa) ed al genere Pistacia, a cui appartiene una terza specie, Pistacia vera, comunemente chiamata Pianta del Pistacchio, di notevole importanza commerciale, ma che tratteremo separatamente in un articolo ad hoc.

Si pensa che Terebinto e Lentisco siano piante native della Grecia ma, ad oggi, sono naturalizzate lungo quasi tutte le coste del Mediterraneo, sviluppandosi al meglio nella fascia fitoclimatica del Lauretum.
Il loro habitat naturale è molto simile e spesso sovrapposto, infatti entrambe le specie prosperano in aree miti e con spiccata aridità estiva, crescendo su terreni calcarei in prossimità della costa sino alla bassa montagna, purché in posizioni ben esposte al Sole.
Allo stato selvatico le 2 specie, ad esclusione della Liguria, sono rare nel Nord Italia, sebbene a macchia di leopardo possano esser presenti anche altrove (es. Colli Euganei). Sulla fascia Adriatica solitamente non si spingono più a Nord delle Marche
Se vogliamo trovare una differenza potremmo dire che il Terebinto si spinge più in alto e, nel Sud Italia, può crescere anche a 1000 m (3330 ft), mentre il Lentisco difficilmente lo si ritrova sopra i 600 m (2000 ft) di quota.

P. terebinthus e P. lentiscus sono piante termofili spontanee delle campagne Sarde, Siciliane ed in generale del Sud Italia ed in passato, data la loro abbondanza, venivano utilizzate (soprattutto il Terebinto) come porta-innesti per innestare piante di Pistacchio.
In epoche remote i frutti del Terebinto venivano raccolti ed utilizzati per aromatizzare le carni, mentre da quelli del P. lentiscus si ricavava l'Olio di lentisco, considerato l'Olio dei "poveri" ed usato dal popolo fino a non molti decenni fa.
Dalla corteccia di queste due piante si estrae anche una resina utilizzata come mastice.

Oggigiorno queste due piante vengono impiegate, a livello amatoriale, per decorare giardini mediterranei rocciosie, in special mondo il Lentisco, per creare siepi divisorie.

Frutti Terebinto
Frutti Lentisco

Botanica e Fisiologia - Analogie e Differenze

  • Portamento : il Terebinto ha uno sviluppo maggiore, può raggiungere i 6 metri di altezza (20 ft) e ha una forma più "ad albero". Il Lentisco raramente supera i 3 metri (10 ft) ed ha un portamento prettamente arbustivo, talvolta quasi tappezzante, con vegetazione fitta e ramificazioni sin dalla parte bassa.
  • Comportamento : il Terebinto è una specie decidua, dunque perde le foglie nei mesi più freddi dell'anno. Il Lentisco è una pianta sempreverde.
  • Foglie : in ambedue le specie sono coriacee, verde lucido ed abbastanza simili. Quelle del Terebinto sono imparipennate, formate da un numero dispari (da 5 ad 11) di foglioline, disposte ad 2 a 2, tranne l'ultima che è terminale e perpendicolare rispetto alle altre. Le foglie del Lentisco sono più piccole, paripennate, ovvero formate da un numero pari di foglioline (da 6 a 12), per cui vi è una copia di foglioline terminali e non una singola. Quest'ultima caratteristica rende facile il riconoscimento dell'esatta specie.
  • Rami : in entrambe le specie i rami son ricoperti da una corteccia rossastrache con gli anni tende a diventare bruno-marrone. I rami del Terebinto hanno un maggior diametro, formano una chioma meno folta e, con l'età, tendono a fessurarsi
  • Fiori : sia Pistacia terebinthus che Pistacia lentiscus sono specie dioiche, ovvero i fiori maschili e femminili sbocciano da due piante di sesso diverso. I fiori sono simili, piccoli, rossastri, raggruppati in un'infiorescenza a forma di pannocchia. I grappoli fiorali vengono emessi dalle gemme situate all'ascella fogliare dei rami formati l'anno precedente.
  • Fioritura : avviene nel periodo primaverile, il Lentisco fiorisce un po' prima, tra Marzo e Maggio, mentre il Terebinto tra i mesi di Aprile e Giugno.
  • Frutti : in entrambi i casi sono delle piccole drupe; quelle del Terebinto sono grandi fino a 8 mm (0.3 in), color bianco-rosato da immature e rosse scure a maturità, quelle del Lentisco son più piccole, circa 5 mm (0.2 in), più ravvicinate all'interno del grappolo, inizialmente rosa/rosse ma a maturità diventano nere, ricordando le bacche del Ribes Nero. I frutti di queste due piante sono molto ornamentali e rimangono sulla pianta per un periodo molto lungo (diversi mesi).
  • Radici : quelle del Terebinto sono più grosse, vigorose e penetrano molto in profondità. Questa pianta è infatti conosciuta anche come Spaccasassi, poiché il suo apparato radicale è capace di penetrare nelle fessure createsi tra le rocce ed, espandendosi, è in grado di romperle.

Nuova Vegetazione Terebinto
Foglie Terebinto
Nuova Vegetazione Lentisco

Foglie Lentisco

Come Coltivare il Lentisco ed il Terebinto ? - Crescita, Clima, Esposizione, Potatura e Cure

Terebinto e Lentisco sono due piante selvatiche e rustiche, che amano i climi caldi, gradiscono esposizioni quanto più soleggiate possibili e sono resistenti alle malattie.


Hanno un'ottima resistenza alla siccità ed alberi adulti possono prosperare senza la ben che minima irrigazione anche nelle aree più torride d'Italia, resistendo sotto il Sole cocente per mesi senza essere bagnati.
Questi due arbusti resistono a lievi-medie gelate, tuttavia il P. lentiscusè più sensibile la freddo rispetto al P. terebinthus. Indicativamente si potrebbe dire che i -9° C (16° F) rappresentino una temperatura soglia per il Lentisco, mentre per il Terebinto la soglia di danno potrebbe esser -12° C (10° F). Non è da escludersi che in pieno riposo vegetativo possano reggere brevi picchi anche a temperature leggermente inferiori, magari con qualche danno; per contro non subiscono scottature neppure se esposti a venti caldi oltre i 35° C (95° F).
Con gli opportuni accorgimenti se ne potrebbe provare la coltivazione anche nel Nord Italia, ad esclusione delle zone di montagna o delle aree di pianura più fredde.

Giovane Ramo TerebintoIl Lentisco, più del Terebinto, ben si presta ad esser coltivato anche come siepe, dato che ha fogliame sempreverde e, soprattutto, una vigoria eccezionale, che rende la chioma più densa ad ogni potatura, tra l'altro molto ben tollerata. Ad ogni modo, anche se non potate, queste due piante assumono un portamento naturale elegante e relativamente compatto.

Giovani Rami LentiscoIl terreno ideale è calcareo, anche povero e sassoso, purché ben drenante. Queste piante si sono evolute per crescere su suoli con poca materia organica ed humus, in cui prosperano solo erbe, cespugli/arbusti e piccoli alberi; per questo motivo le concimazioni non hanno una reale utilità per il loro sviluppo.

Lentisco e Terebinto possono esser piantati sia come piante isolate, sia a formare siepi; tuttavia è nel primo caso che assumono la miglior forma a livello ornamentale. Se vi state chiedendo quale sia il miglior posto per piantarli, sappiate che entrambe le specie amano un'esposizione Sud,  con molte ore di luce diretta al giornoe tollerano bene anche aree soggette a forti raffiche di vento, persino salmastro.

Si possono riprodurre facilmente sia per semina (in autunno), che per talea; in quest'ultimo caso si dovrà tagliare un rametto del diametro di un dito ed interrarlo per metà, avendo cura di rimuovere le foglioline per evitare la disidratazione dei tessuti.

La prossima estate, mentre camminerete nelle macchia mediterranea che circonda molte località turistiche della Sardegna (e non solo), guardatevi attorno, probabilmente sarete circondati sia da Terebinti che da Lentischi.

Portamento P. terebinthus
Portamento P. lentiscus

Daphniphyllum macropodum, un Arbusto dall'Aspetto Tropicale che Resiste al Gelo

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Se abitate in una zona fredda ma state ugualmente cercando una pianta che abbia un aspetto tropicale, il Daphniphyllum macropodum potrebbe esser quel che fa per voi.

Esso è un arbusto esotico che, pur ricordando la lussureggiante vegetazione tipica delle piante tropicali (foglie grandi, etc.), ha un'elevata resistenza al freddo e può tranquillamente esser coltivato in tutta Italia.
Una pianta molto ornamentale di facile coltivazione, ma ancora così inspiegabilmente rara, sia nei giardini privati, sia nel vivai.

Daphniphyllum macropodum

Origine, Diffusione e Biologia :

Daphniphyllum macropodum è un albero sempreverde di modeste dimensioni, appartenente alle Daphniphyllaceae, una piccola famiglia composta da un unico genere con circa 30 specie, diffuse prevalentemente nel Sud-Est Asiatico.

D. macropodum è una pianta nativa dell'estremo oriento ed allo stato selvatico cresce tra il Sud della Cina, la Korea ed il Giappone. Il suo habitat naturale è rappresentato dalla foresta umida, dove prospera ai margini dei fiumi e sui pendii, in ambienti relativamente ombrosi, fino ad un'altitudine massima di 1900 m (6200 ft).

Daphniphyllum macropodum si sviluppa sotto forma di arbusto o piccolo albero, raggiungendo da adulto un'altezza media di circa 5 metri (16 ft), sebbene in natura e nelle migliori condizioni di crescita ci possano esser esemplari alti il doppio.
La corteccia dei giovani rami è rossastra, diventando successivamente verde, marrone ed, infine, grigia.

Giovani Foglie Daphniphyllum macropodumLe foglie sono, a mio avviso, il punto forte, nonché un tratto caratteristico di questa pianta. Esse sono attaccate al ramo tramite un picciolo piuttosto lungo color rosso-rosa, hanno forma ovale, sono lisce, lunghe anche oltre 25 cm (10 in) e larghe circa 7 cm (3 in).
Foglie in Estate Daphniphyllum macropodumIl loro colore viaria a seconda dell'età, foglie adulte sono color verde molto scuro, mentre quelle più giovani son verde chiaro/gialle, creando un contrasto visivo davvero ornamentale. Un'altra differenza tra le "nuove" e le "vecchie" foglie è che queste ultime sono penduli, mentre le prime crescono erette.
Peculiare è anche la disposizione a spirale delle foglie lungo i rami, i quali hanno internodi lunghi (quasi privi di foglie) e parte terminale in cui si concentrano tutte (o quasi) le foglie.

I fiori emanano un odore pungente e sono raggruppati in un'infiorescenza che spunta dalle gemme situate all'ascella fogliare dei rami dell'anno precedente. Esistono due fiori di sesso opposto, portati da piante maschili o femminili.
Entrambi i fiori sono di piccole dimensione, privi di petali e sepali; i fiori maschili son color rosa-porpora, numerosi e raggruppati strettamente all'interno dell'infiorescenza, mentre i fiori femminili sono biancastri, più distanziati, formando un grappolo poco denso.
La fioritura avviene nel periodo tardo primaverile (maggio) e se i fiori femminili vengono impollinati si formano i frutti, ovvero delle piccole drupe color blu-viola scuro, che maturano in autunno.

Il portamento è abbastanza tondeggiante, con rami che partono sin dalla parte bassa del tronco e foglie ricadenti. Piante coltivate all'ombra tendono a diventare più alte, mentre piante coltivate in pieno Sole tendono a rimanere più compatte e con una chioma più folta.
Nel complesso (tra portamento, chioma e foglie) il D. macropodum mi ricorda una via di mezzo tra il Rododendro ed il Nespolo Giapponese.

Nuove e Vecchie Foglie Daphniphyllum macropodum

Come Crescere il Daphniphyllum macropodum - Coltivazione, Clima, Esposizione, Riproduzione e Cure

Sebbene l'aspetto esotico lo possa far sembrare delicato, il D. macropodumè una specie rustica e di facile coltivazione, con buona resistenza alle malattie.
La specie ha un'elevata resistenza al gelo invernale, può tranquillamente sopravvivere almeno fino a temperature -20° C (-4° F) e si può dunque coltivare agevolmente in tutto il Nord Italia, anche nei microclimi più freddi.

Frutti Immaturi Daphniphyllum macropodumQuesta pianta tollera un'ampia gamma di terreni, potendo crescere sia nei suoli acidi (pH < 7) che alcalini (pH > 7); tuttavia ricordiamoci che è un arbusto boschivo, che in natura cresce su suoli fertili, ricchi di humus, umidi e drenanti. Dunque, avendo la possibilità di scelta, meglio piantarli in suoli freschi e limosi, come quelli utilizzati per la coltivazione delle Acidofile.

Daphniphyllum macropodum cresce al meglio con esposizioni a mezz'ombra, ma può tollerare anche il pieno Sole, mentre è da evitare l'ombra fitta totale. Sicuramente è meglio riservare le posizioni soleggiate del vostro giardino ad altre piante, relegando quest'arbusto ornamentale in un angolo riparato, anche se piuttosto ombreggiato, come sotto le fronde di alberi ad alto fusto.
Tra l'altro un'esposizione non troppo soleggiata aiuterà a mantenere il suolo umido ed a ridurre le irrigazioni, dato che questa pianta è piuttosto avida di acqua e, soprattutto nel Sud Italia, sarà indispensabile innaffiare durante l'estate.
La resistenza alla siccità aumenta con l'età, ma nel complesso è una pianta con un apparato radicale non troppo sviluppato e delicato, motivo per cui soffre i trapianti.

Sebbene regga potature anche energiche, il Daphniphyllum macropodum  si sviluppa armoniosamente anche senza potare; semmai potrebbe esser utile tagliare i rami basali ed eventuali polloni, per aver una forma più ad albero, rispetto ad arbustiva, ma qui son questioni di gusti.

La specie viene propagata sia per semina che per talea, sebbene quest'ultima tecnica non sia particolarmente efficiente e la radicazione dei rami sia lenta.
Dato che non son state selezionate varietà di pregio, seminare può esser un ottima alternativa alla riproduzione vegetativa.

Le grosse foglie temono i forti venti, ma essendo penduli limitano i danni meccanici indotti dalla neve.

Bene, ora conoscete una pianta nuova, inusuale, ma altrettanto ornamentale, simil-tropicale e di indubbio interesse per gli amanti del giardinaggio. Non vi resta che trovare un angolo del giardino (o del balcone se la vorrete coltivare in vaso) ed un vivaio che la venda.

Fogliame Daphniphyllum macropodum

Portamento Daphniphyllum macropodum

A Cosa Serve la Chioma di Una Pianta ? Cosa Determina il Portamento di un Albero ?

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Una specie arborea è essenzialmente suddivisibile in due : una parte sotterranea (le radici) ed una parte aerea (tronco/rami e chioma/foglie). Quest'ultima rappresenta la parte emersa, ovvero quella a diretto contatto con l'atmosfera terrestre.

In questo articolo vorrei descrivere le diverse tipologie di chioma e spiegare la relazione che c'è tra morfologia e funzione di una foglia.

PREMESSA :

Le radici hanno il compito di prelevare dal suolo acqua e sali minerali, producendo una linfa povera di zuccheri, nota come linfa grezza, che deve essere trasportata contro gravità sin alla chioma.
Possiamo immaginare la linfa di una pianta come fosse il nostro sangue, anche lei infatti è trasportata all'interno di vasi. Quelli che trasportano la linfa grezza dalle radici alle foglie si chiamano vasi legnosi e sono raggruppati in una sezione piuttosto interna del tronco, lo Xilema (o Legno).

La linfa grezza arriva dunque alle foglie, dove avviene il processo della fotosintesi clorofilliana.

La foglia è formata da diversi strati di cellule:
  • quello nella parte alta (rivolta verso il Sole) è superficiale e forma la Cuticola, una barriera impermeabile che non permette gli scambi gassosi, ma previene la perdita di acqua per disidratazione.
  • sulla lamina inferiore (parte bassa) della foglia sono presenti gli Stomi, ovvero dei "fori" che sono regolati, ovvero possono esser aperti o chiusi. In questo modo la pianta controlla gli scambi gassosi con l'ambiente esterno e, a seconda del fabbisogno idrico, dell'umidità atmosferica, etc., potrà "scegliere" se lasciarli aperti, permettendo così l'entrata dei gas necessari alla fotosintesi, ma anche la perdita di acqua, oppure tenerli chiusi.
  • tra questi due strati (superiore ed inferiore) ci sono le cellule responsabili della fotosintesi.

Con la fotosintesi, che avviene nei cloroplasti contenuti nelle cellule delle foglie, l'Anidride Carbonica (CO2) e l'Acqua (H2O) vengono convertiti, grazie all'energia del Sole, in Ossigeno  (O2) e Glucosio (C6H12O6).

Nelle foglie la linfa grezza si arricchisce di Glucosio (lo zucchero principale, prodotto con la fotosintesi) e diventa linfa elaborata, che viene convogliata nei vasi cribrosi raggruppati in una sezione del tronco nota come Floema (o Libro), più esterna rispetto allo Xilema.
Durante il suo tragitto (chioma ----> radici) la linfa elaborata ridistribuisce Glucosio alle varie cellule della pianta, ritrasformandosi in linfa grezza.

Le foglie possono aver forma diversa, un adattamento al clima che potrete approfondire cliccando qui.

N.B. tra il Floema e lo Xilema è presente uno strato chiamato Cambio, responsabile dell'accrescimento della pianta. Affinché un innesto avvenga, i "Cambi" delle due specie vegetali devono rimanere a stretto contatto per potersi "fondere".

Il tronco (o fusto) ha quindi il compito di sostenere la chioma, ma svolge anche la funzione di collegamento, permettendo lo scambio di sostanze tra le radici e le foglie della chioma.

Piante Varie

Sviluppo della Chioma di una Pianta :

Chiunque di voi si sia trovato davanti ad una pianta da potare od abbia osservato gli arbusti di un bosco o semplicemente le alberature stradali, avrà notato che le diverse specie hanno portamenti distinti: alcune tendono a "scappare" verso l'alto, altre ad allargarsi, alcune emettono rami nella parte bassa, altre concentrano la propria vegetazione all'apice.

Perché ? Come si sviluppano i nuovi rami ?

Per comprendere le differenti modalità di crescita dobbiamo aver chiaro il fenomeno fisiologico della "Dominanza Apicale".
Il concetto è piuttosto semplice, la gemma apicale (quella sulla punta di un ramo) produce l'Auxina, un ormone che inibisce la proliferazione delle gemme sottostanti. In altre parole l'apice vegetativo domina (da qui "dominanza apicale") sulla vegetazione posta al di sotto.
Questa teoria è facilmente dimostrabile; se eliminiamo la gemma apicale (cimatura), le altre gemme saranno più attive e vi sarà una maggior ramificazione.

Bene, la dominanza apicale è più o meno efficiente nelle diverse specie vegetali e determina un diverso Gradiente di Vegetazione, ovvero l'ordine con il quale i germogli si sviluppano all'interno di un ramo.

Gradiente di Vegetazione

Esistono essenzialmente3 tipologie di gradiente di vegetazione :

Piante a Sviluppo Acrotono : hanno marcata dominanza apicale, i germogli apicali sono più sviluppati degli altri, di conseguenza la vegetazione si concentra verso l'alto (portamento assurgente). Specie Acrotone sono molte piante da frutto come Vite (Vitis vinifera), Melo (Malus domestica), Pesco (Prunus persica) e Pero (Pyrus communis). In linea di massima le specie con spiccata acrotonia tendono ad aver un tronco ramificato solo nella parte alta, come succede nel Pino Domestico (Pinus pinea), facilmente osservabile nelle località di mare.

La potatura ha il compito di limitare lo sviluppo in altezza. In giovani piante da frutto potrebbe esser utile la piegatura dei rami che diventeranno le future branche principali.

Piante a Sviluppo Basitono : esattamente agli antipodi rispetto alla classe precedente troviamo le specie vegetali a portamento arbustivo, spesso formate da più tronchi (elevata emissione di polloni) e con la tendenza all'accrescimento orizzontale più che verticale.
Nelle piante Basitone le gemme apicali hanno minor vigoria rispetto a quelle basali, di conseguenza i germogli più vigorosi saranno quelli posti nella parte bassa del ramo (germogli basali).
Queste specie tendono ad aver forma cespugliosa o comunque aver buona parte della chioma concentrata nella parte bassa della pianta.
Il classico esempio di pianta basitona è l'Olivo (Olea europaea), ma anche il Nocciolo (Corylus avellana) ed il Melograno (Punica granatum).

Piante a Sviluppo Mesotono : una via di mezzo tra le due precedenti. Le piante appartenenti a questa categoria non hanno una preferenza in merito alla vigoria dei diversi germogli ed hanno perciò uno sviluppo più equilibrato e gestibile. Non scappano verso l'alto, ma neppure si allargano a dismisura.  E' il modo di vegetare di molte piante ornamentali (es. Rosa rugosa), ma anche di alcune aromatiche, come il Rosmarino (Salvia rosmarinus). Infine ricordiamoci che molti alberi maestosi, come ad esempio il Cedro del Libano (Cedrus libani), hanno inizialmente uno sviluppo mesotono, per diventare acrotono con l'età.

Quali Sono le Tipologie di Portamento ?

La forma naturale, ovvero quella ottenuta senza alcun intervento di potatura, varia da pianta a pianta e dipende sia dal gradiente di vegetazione, sia dall'angolo con cui i rami sono inseriti sul tronco. I vari tipi di portamento si possono raggruppare in 9 categorie :

Portamento Colonnare - CipressoPortamento Colonnare (o Frastagliato) : i rami hanno un angolo molto stretto (acuto) rispetto al tronco principale; puntando dunque verso l'alto. Avremo piante alte e strette, a forma di "colonna". Esempi classici sono i Cipressi ed il Pioppo Nero (Populus nigra).

Portamento Piramidale - ConiferePortamento Piramidale (o Conico) : i rami hanno un angolo di circa 90° rispetto al tronco (cioè son quasi orizzontali e paralleli al suolo) e decrescono in lunghezza andando verso l'alto. E' il portamento tipico di molte conifere, come il Larice (Larix decidua) e l'Abete (Picea abies), con una forma a "Cono di Gelato Rovesciato".

Portamento Globoso - Celtis australisPortamento Ovoidale - Magnolia soulangeanaPortamento Globoso (o Sferico) : i rami hanno un angolo superiore a 45°, formando una chioma tondeggiante. Un esempio è il Bagolaro (Celtis australis).

Portamento Ovoidale (o Raccolto) : i rami hanno un angolo inferiore a 45° ed hanno un portamento a metà strada tra quello "Globoso" e quello "Colonnare". In questo caso i rami (e la chioma) assumono una forma a "V". Un esempio è la Magnolia (Magnolia soulangeana).

Portamento Ombrelliforme : tipica del Pino Domestico (Pinus pinea), dove il tronco è nudo per un lungo tratto e la chioma è a forma sferoidale appiattita orizzontalmente (forma ad "ombrello").

Portamento Ombrelliforme - Pinus pineaPortamento Piangente (o Decombente) : i rami sono inclinati verso il basso (verso il suolo), dando un aspetto ricadente. La specie più tipica è sicuramente il Salice Piangente (Salix babylonica), ma lo è anche la Betulla Bianca (Betula pendula).

Portamento Piangente - Salix babylonicaPortamento Espanso : chioma disordinata, larga ed irregolare, a cui non è possibile attribuire una forma specifica. Un esempio è la Robinia (Robinia pseudoacacia).

Portamento Rampicante - VitePortamento Prostrato (o Strisciate) : rami e persino tronchi tendono a crescere orizzontalmente, spesso quasi a contatto con il terreno. Esempi sono il Pino Mugo (Pinus mugo) e molte specie di Ginepro.

Portamento Espanso - Robinia pseudoacaciaPortamento Rampicante : i fusti ed i rami non riescono a crescere eretti e devono necessariamente aggrapparsi a qualcosa per potersi reggere. Alcuni esempi sono l'Edera (Hedera helix), le Viti (tante specie) e la Bignonia (Campsis radicans).

Portamento Prostrato - Pinus mugo


Poinciana (Caesalpinia gilliesii) un Arbusto Poco Conosciuto - Coltivazione e Cure

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In molti sognano di aver una splendida Delonix regia nel proprio giardino, ma ahimè in Italia se la possono permettere davvero in pochi.
In questo articolo vorrei parlare della Caesalpinia gilliesii, volgarmente conosciuta anche come Poinciana, una parente della più maestosa D. regia, dall'aspetto esotico, ma ben più resistente al freddo italiano.

Storia, Origine e Diffusione :

Poinciana (Caesalpinia gilliesii), chiamata anche Pianta (o Fiore) del Paradiso (da non confondere con la Strelitzia), è il nome volgare di un arbusto ornamentale relativamente raro.
C. gilliesii è una pianta appartenente all'immensa famiglia delle Fabaceae (sinonimo Leguminose), che tra le altre annovera molte specie di grande importanza commerciale come FaveFagioli e Piselli.

Caesalpinia gilliesii è nativa delle aree secche sub-tropicali del Sud America, a cavallo tra Uruguay ed Argentina, ma è naturalizzata anche negli U.S.A., dove cresce spontanea in stati come Texas, Arizona e California.

La specie è rustica ed adattabile, può crescere in zone dismesse ed ai margini delle strade, tuttavia all'infuori delle zone sopracitate è piuttosto rara ed in Italia la si osserva sporadicamente, soprattutto nelle campagne del centro-sud, non troppo lontane dalle coste.

Il nome del genere ("Caesalpinia") fu scelto in onore di Andrea Caesalpinio (1524-1603), botanico e medico fiorentino, mentre l'epiteto della specie ("gilliesii") deriva dal botanico ed esploratore John Wynn Gillespie (1901-1932).

Fioritura Caesalpinia gilliesii

Botanica e Fisiologia :

La Poinciana è un piccolo arbusto alto circa 3 metri (10 ft) e solitamente formato da più tronchi. L'altezza è però fortemente influenzata dalle condizioni di crescita e dalla piovosità; infatti non è inusuale trovare esemplari ben più bassi.

Le foglie sono bipennate, ricordando l'aspetto di quelle delle Felci. Ogni foglia è lunga circa 20 cm (8 in), divisa in 8-12 paia di foglioline secondarie, a loro volta ulteriormente suddivise 7-11 paia di foglioline.

I fiori sono raggruppati in un'infiorescenza "a pannocchia" che spunta dall'apice dei rami, crescendo verso l'alto per una lunghezza totale di 20 cm (8 in). Ogni singolo fiore è formato da 5 petali gialli e da 10 lunghissimi (e vistosi) stami rossi.
La fioritura è tipicamente estiva, abbastanza prolungata ed anche all'interno di una stessa infiorescenza i fiori alla base si schiudono prima di quelli all'apice.

I frutti sono dei baccelli marroni (verdi da immaturi), appiattiti e ricoperti da una peluria rossastra, al cui interno troviamo circa 8 semi.

Nel complesso questo arbusto ha una chioma presente sin dalla base, ma generalmente poco folta. Il comportamento sempreverde è tipico delle piante cresciute in climi simili a quelli dell'areale d'origine; in Italia la Poinciana può essere semi-decidua od, in località in cui vi siano gelate, addirittura totalmente spogliante.


Come Crescere il Fiore del Paradiso ? - Coltivazione, Potatura, Clima, Esposizione e Riproduzione.

Caesalpinia gilliesii  è una specie a suo agio nei climi spiccatamente aridi, quasi desertici, e possiede un apparato radicale profondoche conferisce alla pianta un'elevata resistenza alla siccità.
Sebbene un'irrigazione durante i primi anni possa favorire una fioritura più abbondante, la Poinciana  è in grado di sopravvivere egregiamente anche nei posti più torridi d'Italia, senza alcuna innaffiatura; in altre parole la potrete trattare come se fosse un Fico d'India.

Caesalpinia gilliesiiQuesta pianta ama esposizioni quanto più soleggiate possibili ed è rustica anche per quanto concerne il suolo; può infatti crescere pure su terreni poco fertili e sassosi. Le concimazioni non sono necessarie ed in un terreno "medio" si ha una crescita veloce anche in assenza di fertilizzanti.

Caesalpinia gilliesii è una pianta subtropicale, in natura prospera in aree in cui normalmente non vi sono gelate o sono molto lievi; ciò nonostante non sono zone tropicali ed, in quota, le temperature invernali possono esser più fredde. Per questa ragione la specie ha una discreta (non ottima) tolleranza al freddo e può sopravvivere, perdendo le foglie e con forse qualche danno ai rami più esili, a sporadiche minime nell'ordine dei -10° C (14° F). A temperature inferiori potrebbe perdere la parte aerea e ributtare dalle radici nella stagione successiva, può dunque esser coltivata in molte zone d'Italia.

La potatura non è essenziale, il volume occupato non è mai esagerato; tuttavia si può potare a piacimento. Ad inizio primavera, ma prima della ripresa vegetativa, si può rimuovere ciò che resta dei fiori/frutti della passata stagione, si possono eliminare i rami morti durante l'inverno, accorciare quelli troppo assurgenti e diradare i rami mal-posizionati interni alla chioma.

Che io sappia non esistono cloni selezionati ed il metodo di propagazione più comune è senza dubbio la semina.

Insomma, dopo le più conosciute Mimosa ed Albizia, questa "ex sconosciuta" potrebbe esser un'altra Fabaceae ornamentale da aggiungere alla collezione delle vostre "simil-tropicali".

Frutti Immaturi Caesalpinia gilliesii

Fiori di Poinciana

Pachira aquatica, la Pianta dai Tronchi Intrecciati - Coltivazione e Cure

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La Pachira aquatica, italianizzata in Pachira Acquatica, è una delle piante da interni più diffuse nelle nostre case e nei nostri uffici. Data l'elevata flessibilità dei suoi rami è pratica vivaistica assai comune far crescere più pianticelle (in numero dispari, solitamente 5 o 7) in un unico vaso ed intrecciare i fusti a formare un unico tronco.
In altre parole, una pianta adulta, avrà l'aspetto di un unico albero, anche se in realtà sono 5 o 7 piante diverse i cui tronchi sono stati cresciuti "incollati" l'uno all'altro.


Se vedrete in un vivaio una pianta con un tronco che ricorda tanto la treccia di una bella fanciulla, molto probabilmente sarete di fronte ad una Pachira aquatica.
Ovviamente questo non può esser l'unico tratto distintivo che ne permetta il riconoscimento, anche perché in natura questo "intreccio artificiale" non si verifica e lo sviluppo del fusto è del tutto simile a quello di altre specie.

Ma cerchiamo di conoscere un po' meglio questa pianta ornamentale, così da poterla coltivare al meglio dentro le nostre case e, per chi ha il clima adatto, anche all'aperto nel proprio giardino.

Pachira aquatica

Origine e Diffusione:

La Pachira aquatica, nota anche con il nome di Noce del Malabar o Bombaco, è una pianta tropicale appartenente alla famiglia delle Malvaceae, la stessa del Durian e delle 9 specie di Baobab esistenti al mondo. La P. aquatica è nativa dell'america centro-meridionale, essendo naturalizzata dal Sud del Messico sino al Brasile.
Nel proprio habitat naturale il Bombaco cresce in aree paludose o comunque umide, tanto da fargli guadagnare il suffisso della specie (aquatica).
L'areale d'origine è esteso proprio a cavallo dell'equatore e la specie si sviluppa al meglio nelle zone tropicali umide, con scarse escursioni termiche stagionali e piogge frequenti.

Nei paesi anglosassoni è nota anche come "Pianta dei Soldi" (Money Tree), in quanto si narra che un uomo povero trovò questa bizzarra pianta, la portò a casa come portafortuna e, successivamente, si arricchì vendendo le piantine nate dai suoi semi. Insomma una "Pianta della Fortuna".

Oggigiorno la Pachira aquatica è tra le piante da interno più diffuse nei paesi a clima temperato, come appunto l'Italia. Inoltre, con gli opportuni accorgimenti, è adatta anche ad esser coltivata come Bonsai.


Come Riconoscere la Pachira aquatica ? - Botanica e Fisiologia

La Noce del Malabar possiede un tronco ricoperto da una sottile corteccia, liscia e grigio chiaro ed è, nella fase giovanile, molto flessibile. Il fusto adulto, soprattutto in piante cresciute in piena terra nel proprio ambiente naturale, può raggiungere un diametro di 90 cm (35 in) e tende ad esser più largo alla base. I giovani rami rimangono color verde a lungo ed il processo di lignificazione avviene abbastanza lentamente. L'apparato radicale è formato da radici inspessite e da radici più sottili; le prime fungono anche da riserva di acqua, le seconde sono coinvolte nell'assorbimento dei nutrienti.

Fiore Pachira aquaticaNelle migliori condizioni di crescita questa specie può raggiungere un'altezza di quasi 20 m (65 ft), sebbene cresciuta in vaso difficilmente superi i 3 metri (10 ft).

Tronco Intrecciato  Pachira Le foglie sono, a mio avviso, la parte più bella di questa pianta. Esse sono attaccate ai rami tramite un picciolo lungo anche oltre 25 cm (10 in) e formate da un numero di foglioline compreso tra 5 e 9, disposte concentricamente rispetto all'apice del picciolo a cui sono attaccate. Le foglioline che compongono la foglia sono allungate, di forma ovale e sono totalmente staccate l'una dall'altra, tanto da sembrare "foglie indipendenti". Le foglie adulte sono di color verde intenso, glabre ed hanno una consistenza simile a quella del cuoio, mentre le foglioline appena emesse son molto tenere e di color verde chiaro-giallognolo.
Negli esemplari cresciuti in vaso ed in ambienti privi di Sole diretto, la vegetazione tende ad allungarsi e la chioma ha un portamento assurgente; tuttavia negli esemplari adulti coltivati all'aperto la chioma è tondeggiante.

Ahimè se coltivate la vostra Pachira aquatica in vaso difficilmente vedrete i suoi fiori e questo è un peccato perché sono davvero stupendi.

Il fiore è formato da petali color giallo-crema, penduli e sottili, che assomigliano alla forma della buccia di una banana aperta; all'interno troviamo numerosi stami (oltre 200) di color bianco (parte basale) e rosso (parte terminale), eretti e raggruppati strettamente, ricordando un po' quelli del tipico fiore delle Mirtacee.
I fiori della Pachira, disposti sulla parte terminale dei rami, sono ermafroditidi norma singoli e tra i più grandi del regno vegetale, potendo superare i 35 cm (14 in) di diametro.

I frutti sono marroni, legnosi, a forma di uovo, lunghi circa 30 cm (12 in), contengono 15-20 semi e possono pesare oltre 1 kg (2.2 lbs).

Foglia Adulta Pachira acquatica

Come Crescere la Pachira aquatica ? - Coltivazione, Clima, Esposizione, Potatura e Cure

Una delle domande più frequenti è "Dove si può coltivare la Pachira, all'aperto in Italia ?".

Bene il Bombaco all'interno può esser coltivato ovunque, mentre all'esterno può esser coltivato solo ed esclusivamente nelle zone più calde di Sicilia e Calabria.
Diciamo che idealmente la P. aquatica preferisce un clima caldo per tutto l'anno, ma può resistere a sporadici episodi intorno agli 0° C (32° F), o persino -2° (28° F) con perdita delle foglie.
In altre parole si può coltivare all'aperto con successo solo in zone in cui non geli ed in cui le massime risalgano velocemente durante il giorno; altrove non c'è alternativa alla coltivazione in vaso, da porre al riparo durante l'inverno.

Fortunatamente la Noce del Malabar è una pianta perfettamente adattata a vivere in appartamento; essa infatti tollera il secco dell'ambiente domestico (semmai nebulizzate acqua sulle foglie), la scarsa luminosità e temperature che oscillano tra 15° C e 24° C (59-75° F).
Durante il periodo freddo ponete il vaso con la vostra Pachira in un angolo quanto più luminoso possibile, ma lontano da fonti di calore (termosifoni, stufe etc.).

In natura la specie prospera sia con esposizioni soleggiate che ombreggiate, ciò nonostante, quando le temperature minime lo consentiranno e potrete riportare i vasi all'esterno, abituate gradualmente le vostre Pachire alla luce diretta del Sole, dato che per molti mesi hanno preso solo luce filtrata. Dopo questo breve "acclimatamento" non avrete più problemi e qualche ora di Sole diretto non potrà che far bene alla vostra pianta, che crescerà più vigorosa, con internodi (spazio tra le foglie) più corti ed avrà un aspetto più sano.

Foglioline Appena Emesse PachiraIn natura la Pachira aquatica cresce vicino ai corsi d'acqua od in piane alluvionali, in cui per parte dell'anno il suolo potrebbe esser ricoperto da acqua. Per la coltivazione in vaso il terreno ideale dovrebbe essere fertile e ben drenante (in vaso le radici marciscono più facilmente rispetto all'ambiente naturale).
Nuove Foglie Pachira aquaticaPer rinvasare (cosa che si può fare in media ogni 2-3 anni) può essere aggiunto terriccio utilizzato per i Cactus misto ad un po' di sabbia. L'ideale sarebbe un terreno che non rimanga zuppo, ma costantemente umido. Una concimazione semestrale con uno dei tanti concimi in commercio può favorire una crescita più rapida, ma se volete piante piccole evitatele ed, inoltre, usate vasi non eccessivamente capienti, almeno finché la pianta non manifesti segni di sofferenza.

Questione irrigazione : "quanta acqua dare alla nostra Pachira ?" Dipende dalla stagione e dalle temperature, per quei pochi italiani che possono coltivarla all'aperto bagnate il meno possibile in inverno, basse temperature e radici umide è un'accoppiata micidiale per il marciume radicale. In casa bagnate quando il terreno in superficie è secco, semmai poco, ma frequentemente.
Con le temperature estive il fabbisogno idrico cresce esponenzialmente e, in vasi esposti al Sole, dovrete bagnare quasi tutti i giorni e, di norma, non ci saranno problemi neppure se abbondante con le innaffiature.


La potatura si può effettuare in primavera e sarà utile a contenere le dimensioni, anche perché, se ben nutrita, la Pachira cresce molto velocemente. Se si pota in maniera forte la pianta potrebbe perdere un po' di foglie, ma nel complesso regge bene; inoltre ha la tendenza ad emettere nuova vegetazione anche da gemme situate sul vecchio legno. Con vegetazione sovrastante sana conviene rimuovere i getti che emergeranno dai tronchi principali.

Il Bombaco si riproduce solitamente per Talea. I rami prelevati possono esser fatti radicare in acqua oppure più semplicemente interrati. Queste operazioni, in Italia, devono esser fatte quando le temperature permettono una buona crescita vegetativa. Sebbene sia un processo più lungo, se si hanno a disposizioni i semi si possono anche piantare, in primavera inoltrata.

Nuova e Vecchia Vegetazione Pachira aquatica

Problemi ed Avversità :

La caduta di parte delle foglie potrebbe esser il normale "rinnovo" della pianta. Soprattutto nella bella stagione, se qualche foglia cade, ma la nuova vegetazione è lussureggiante, non c'è da preoccuparsi; tuttavia se siamo in riposo vegetativo e la caduta riguarda molte foglie, ci potrebbe essere un problema.

"Perché la mia Pachira ha le foglie Gialle ?"

Le foglie gialle sono di norma dovute a troppa acqua, oppure a grosse fluttuazioni tra temperature minime e massime. Riducete la quantità di acqua e/o cercate un terreno più drenante e collocate il vaso in una zona più riparata.

"Perché trovo Muffa sul substrato e sulle radici ?"

Anche qui è spesso un eccesso idrico, rinvasate e cambiate terriccio, prediligendo quelli drenanti.

"Perché la mia Pachira ha le foglie Marroni ?"

Qui il problema è spesso opposto, ovvero la pianta ha carenze idriche o vive in un ambiente troppo secco. In questo caso aumentare l'apporto di acqua, sia nel terreno, sia sulla chioma (nebulizzando).

"Perché la mia Pachira ha le foglie Bianche?"

Talvolta il Sole troppo intenso, specie in piante non abituate, può far diventare bianche le foglie.

"Perché la mia Pachira ha le foglie Afflosciate ?"

Un improvviso cambio d'ambiente (es. interno-esterno), può provocare il provvisorio afflosciamento delle foglie.

"Perché la mia Pachira ha macchie sulle foglie ?"

Le macchie possono esser dovute a scompensi idrici, ma anche a carenza di Potassio (K) nel terreno. Aggiungete nuovo terriccio ed arricchite con un concime NPK.

"Perché la mia Pachira ha le foglie Attorcigliate ?"

Soprattutto d'estate e cresciuta all'esterno, gli Afidi possono attaccare la nuova vegetazione. Questi pidocchi si nutrono della linfa e provocano l'attorcigliamento delle foglie. Una soluzione alternativa all'uso di insetticidi potrebbe essere rimuovere periodicamente gli afidi con un panno e dell'acqua.

Pachira aquatica nel suo habitat Naturale"Perché la mia Pachira non cresce ?"

Se la vostra pianta ha una crescita stentata o peggio ancora non cresce affatto, il numero di foglie perse sarà presto maggiore di quelle fatte e la chioma andrà deperendo. In una buona parte dei casi il problema è il vaso troppo piccolo e/o mancanza di nutrienti nel terriccio.

Riassumendo :

Quando comprate la Pachira, se è in un vaso eccessivamente piccolo, rinvasatala, ma ricordatevi che più il vaso è grande, più la vostra Pachira diventerà grande. Quindi bilanciate le cose per aver un buon compromesso tra salute della pianta (vaso grande e ben concimato) e dimensioni contenute (vaso piccolo e poco fertilizzante). La Pachira aquaticapuò vivere sul balcone all'aperto indicativamente da Maggio ad Ottobre, ovviamente con grosse differenze in base al clima locale. D'inverno poca acqua, luogo luminoso e meno secco possibile. Con pochi accorgimenti la vostra Pachira vi accompagnerà per decenni.


Kudzu (Pueraria montana), un'Infestante dall'Aspetto Esotico

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In questo breve articolo vorrei portare all'attenzione la Pueraria montana, una specie tappezzante ed infestante nota anche con il nome tipicamente orientale di Kudzu.

Pueraria montana appartiene alla famiglia delle Fabaceae (ex Leguminose) ed è nativa dell'Asia orientale, dove cresce sui pendii delle montagne e dei vulcani.
In natura esistono 3 sottospecie (Pueraria montana var. chinensisPueraria montana var. lobataPueraria montana var. thomsonii), che differiscono per distribuzione geografica e morfologia (es. foglie più o meno lobate); tuttavia le sottospecie si possono facilmente ibridare tra loro, dando origine ad ibridi spesso difficilmente catalogabili.

Pueraria montana

Origine e Diffusione :

Il Kudzu, o più semplicmente Kuzu, fu introdotto negli Stati Uniti a partire dalla fine dell'800. Inizialmente fu importato come sia come specie ornamentale, sia per il foraggio, ma in seguito, grazie all'elevata vigoria delle radici, fu impiegato anche nella lotta contro l'erosione dei terreni declivi.
Purtroppo la specie scappò ben presto al controllo degli uomini e divenne invasiva in molti "stati del Sud". Recentemente (anni 2000) il Kuzu si espanse sempre più verso nord, seguendo le rive del fiume Ohio. Oggigiorno la Pueraria montana è considerata tra le 100 piante più infestanti al mondo; essa cresce infatti a grande velocità (in Estate anche diversi centimetri al giorno) e, sebbene di origine sub-tropicale, sopravvive egregiamente all'inverno, semplicemente perdendo le foglie alla prima gelata.
In Italia è vietata la vendita nei vivai, ma si possono facilmente trovare i semi su Ebay.

Questa pianta rampicante, in assenza di supporti verticali a cui aggrapparsi, tende ad allargarsi orizzontalmente, diventando strisciante. La velocità di crescita, unita all'elevata capacità di riproduzione vegetativa (stoloni), fa si che il Kudzu diventi tappezzante, coprendo e soffocando la vegetazione del suolo.
La specie predilige i luoghi relativamente miti, ma non aridi, avendo velocità di crescita ottimale (e quindi maggior invasività) con almeno 1000 mm (40 inch) di pioggia annui. In Italia è presente a macchia di leopardo, soprattutto nelle regioni del Nord, crescendo prevalentemente a margine dei boschi, in zone dismesse e rurali. Tra le aree in cui la diffusione desta più timori vi sono sicuramente le sponde del grandi laghi prealpini, come il Lago Maggiore.


Come Riconoscere la Pueraria montana ? - Botanica e Fisiologia 

Le foglie sono alterne ed ognuna è formata da 3 foglioline distinte, con 3 corti piccioli che convergono in un unico lungo picciolo che poi le congiunge al fusto. In realtà il termine foglioline è fuorviante, dato che le 3 foglie sono lunghe anche 20 cm (8 in), hanno una forma più o meno lobata, ricordando un po' sia le foglie del Fico (Ficus carica) che della Vite (Vitis vinifera). Le foglie del Kudzu hanno margine intero, sono di color verde, con sfumature gialle (soprattutto nelle nuove foglie) ed hanno entrambe le pagine (inferiore e superiore) pubescenti.
Nuova Vegetazione Pueraria montanaQuesta pianta è una liana a comportamento deciduo laddove vi siano gelate, altrove può mantenere le foglie durante l'inverno; per questa ragione potrebbe essere un'ottima pianta spia per capire quando avviene la prima gelata dell'anno. I fusti sono pubescenti, ricadenti o rampicanti se trovano un appiglio a cui attorcigliarsi, e possono tranquillamente superare i 25 metri (82 ft) di lunghezza. Il problema è che il Kuzu emette lunghissimi stoloni, ovvero fusti modificati in grado di radicare a contatto col suolo. Si stima che circa il 30% degli internodi possa dare origine a nuove radici e, quindi, a nuove piante. Non dimentichiamoci che ogni singola liana/stolone può crescere oltre 15 metri (49 ft) l'anno, strisciando ed aggrappandosi ad ogni cosa incontri sul suo cammino (comprese altre sue liane), generando un groviglio inestricabile che vince la competizione con ogni altra specie vegetale, erba compresa.

I fusti (liane) sono semi-legnosi, pelosi, leggermente urticanti e privi di viticci, motivo per cui si arrampicano avvolgendosi a spirale sul supporto, un po' come fa il Kiwi o l'Akebia; inoltre presentano internodi lunghi.
I fiori sono raggruppati in un'infiorescenza a forma di pannocchia, simile ad una spiga di grano, che emerge eretta dall'ascella fogliare. I singoli fiori sono molto ravvicinati, di forma ovoidale e color viola. Nel Nord Italia la fioritura avviene nel periodo autunnale, indicativamente tra Settembre e Novembre.

Il fruttoè una baccello contenente fino a 10 semi marroni simili a Fagioli.

L'apparato radicale della Pueraria montanaè davvero imponente ed espanso, anche perché ogni ramo/stolone, a livello degli internodi, può formare una nuova radice. In realtà le radici sono dei Tuberi ricchi di amido, utilizzati anche a scopo alimentare. In fine ricordiamoci che le radici del Kudzu, come quelle di molti altri legumi, vivono in simbiosi con batteri del genere Rhizobium, rendendo la specie un Azotofissatore. Nel complesso l'apparato radicale è il vero motore di questa specie, funziona da riserva, ma è anche in grado di rigenerare integralmente la parte aerea qualora venisse rimossa.

Foglie Kudzu

Esigenze Climatiche - Coltivazione, Esposizione e Crescita

Il Kuzu, oltre ad esser rapidissimo, non è schizzinoso in quanto a condizioni di crescita. Il suolo ideale è limoso, profondo, drenante, a pH neutro o leggermente acido; tuttavia può svilupparsi anche in terreni poveri e superficiale, seppure con una minor velocità. 

La specie, pur preferendo posizioni soleggiate, è in grado di crescere bene anche a Mezz'ombra. Con esposizioni ombreggiate la crescita rallenta.

Abbiamo già detto che questa pianta ha un fabbisogno idrico medio-alto, ciò non vuol dire che non sia resistente alla siccità, semplicemente, anche quì, diminuisce la propria velocità di crescita.

In altre parole, dove il terreno è profondo, le piogge abbondanti, l'esposizione soleggiata e la stagione vegetativa lunga, la Pueraria montana manifesta a pieno la propria capacità infestante; man mano che queste condizioni vengono a mancare la crescita si fa meno veemente e, di conseguenza, è più facile contenerla. Quindi, se mai vi venisse in mente di coltivarla al Sud Italia, non pensiate che non sia possibile, questa pianta cresce ovunque, seppure a velocità diverse.

Sebbene di origine tropicale, il Kudzo mostra un'impensabile resistenza al gelo, sebbene non sia la stessa per tutte le parti della pianta. Le foglie sono sempreverdi se le temperature rimangono sopra gli 0°C (32°F), sotto questa soglia la pianta ha un comportamento deciduo. La restante parte aerea (fusti) è più resistente e può tollerare fino a circa -8° C (18° F), forse anche un po' meno. Ma non temete, se il gelo fosse più intenso e morisse la parte aerea, le radici sottostanti sopravvivono almeno fino a -20° C (-4° F), riformando velocemente la chioma nella primavera successiva.

Fiore Pueraria montana
Kudzu Inselvatichito

Come Coltivare la Mammea americana ?

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Frutto Mammea americana

La Mammea americana, da non confondere con il Mamey Sapote (Pouteria sapota), è una pianta tropicale che produce un grande frutto, piuttosto difficile da trovare in commercio in Italia, sebbene tra fine Aprile e Maggio qualche negozio etnico potrebbe venderlo.

Mammea americana e Pouteria sapota, nonostante non siano minimamente imparentati, producono due frutti dall'aspetto simile. I popoli ispanici dell'America centrale chiamano il primo frutto Mamey amarillo (Mamey Giallo, Mammea americana), per distinguerlo dal Mamey rojo (Mamey Rosso, Pouteria sapota), tuttavia è conosciuto anche con il nome di Mamey di Santo Domingo  od Albicocco Tropicale


Origine e Diffusione :

Mammea americana è una specie appartenente alla famiglia Calophyllaceae, sebbene ci siano ancora delle incertezze tra gli studiosi, alcuni dei quali catalogano questa pianta come Clusiaceae, la stessa famiglia a cui appartiene il Mangostano (Garcinia mangostana).

Questa pianta è nativa dei Caraibi e la sua distribuzione naturale è compresa tra il Sud del Messico, l'America Centrale (Panama, Guatemala etc.), la parte settentrionale dell'America Latina (Colombia, Venezuela etc.) e le isole delle Antille. (Bahamas, Santo Domingi etc.).

Nei paesi d'origine la specie viene piantata come pianta ornamentale, da ombra e fruttifera, sebbene la coltivazione a scopo alimentare non sia di certo ai livelli della Papaya o del Mango. Nel vecchio mondo il Mamey Giallo è poco comune e viene coltivato marginalmente nell'Africa occidentale (Sierra Leone) e nel Sud-Est Asiatico (Filippine, Indonesia)


Fiore Mammea americanaForma e Sapore del Frutto :

Tendenzialmente di forma rotonda, con una buccia marrone-grigia coriacea, ruvida e dura, che si ammorbidisce (leggermente) solo ad avvenuta maturazione. Il Mamey Giallo è pesante e di grosse dimensioni, avendo un diametro di anche 20 cm (8 in), sebbene vi sia una certa variabilità nelle dimensioni, anche su diversi frutti della stessa pianta.

All'interno troviamo una polpa giallognola, piuttosto aderente alla buccia, e grossi semi in numero compreso tra 1 (in frutti piccoli) e 3-4 (in frutti grandi). La consistenza, diversamente dal Mamey Rosso, è poco "burrosa", ma piuttosto fragrante e succosa. Il gusto è piacevole, leggermente sub-acido, ricordando un mix tra Albicocca e Lamponi, con un pizzico di Arancia.
Il frutto, anche aperto, si conserva bene in frigorifero ed anche dopo qualche giorno risulta ancora attraente (non si ossida come succede ad esempio con le Mele).

Foglie Mammea americana

Botanica e Fisiologia :

Mammea americana è una albero sempreverde che può raggiungere i 20 metri (65 ft) di altezza. I rami sono assurgenti e tendono a formare una chioma ovale od a forma piramidale che, in esemplari in buono stato di salute, risulta densa. Le foglie sono opposte, ovali, lisce e con una consistenza simile al cuoio; esse sono lunghe in media 20 cm (8 in) e larghe circa la metà, sono di color verde lucido ed hanno un margine liscio. Nel complesso le foglie ricordano molto quelle della Magnolia sempreverde (Magnolia grandiflora), molto diffusa nei nostri giardini e parchi.

I fiori, solitari o raggruppati in piccoli gruppi (2-3), sono fragranti, con un diametro di circa 4 cm (1.6 in), con 4-6 petali bianchi e stami-pistilli color giallo-arancione. I fiori possono esser maschili, femminili od ermafroditi e possono esser tutti presenti su un'unica pianta o su piante separate. Insomma, la distinzione non è netta come in altre specie, inoltre un'unica pianta potrebbe aver predominanza di fiori maschili (rispetto a femminili) e ciò si tradurrà in una scarsa produzione.

La fioritura avviene prima e durante la fruttificazione (il frutto impiega circa 1 anno a maturare), tuttavia in climi equatoriali, senza fluttuazioni termiche annue e con piogge ben distribuite, si possono aver due periodi di fioritura/fruttificazione all'anno. Nel complesso sia fioritura che maturazione dei frutti sono piuttosto scalari, ad esempio in Florida copre un periodo di tre mesi, tra Giugno ed Agosto.

La maturazione del frutto si può constatare con un leggero ammorbidimento ed ingiallimento della buccia, tuttavia questi indici non sono sempre così netti; un altro metodo è grattare leggermente la buccia con un'unghia, se sotto il colore è verde il frutto è immaturo, se giallino è pronto per la raccolta.

Una pianta adulta, in buona solate e cresciuta nei clima ideale può produrre anche 300 frutti all'anno.

Frutticini Immaturi Mamey Giallo

Guida alla Coltivazione della Mammea americana ? - Crescita, Potature, Esposizione, Propagazione e Cure

M. americanaè una specie subtropicale molto a suo agio nei climi tropicali umidi. Il termine subtropicale è fuorviante, se da un lato è vero che si può coltivare anche oltre il 23° parallelo e che la rusticità è superiore a quella di specie strettamente tropicali come Durian e Rambutan, dall'altro non è di certo una pianta subtropicale ben adattata ai climi temperati caldi come potrebbe esser una A. cherimola od un Guava.

In altre parole il Mamey Giallo può tollerare, da adulto, sporadici abbassamenti sino a 0° C (32°F) o pochissimo sotto con danni; tuttavia, anche al di sopra di questa soglia, muore anche se le temperature si mantengono a lungo sotto i 10° C (50° F). In Italia se ne può tentare la coltivazione nei luoghi più miti di Sicilia e Calabria, ma anche qui la pianta probabilmente sopravvivrebbe più che vivrebbe. Nell'estremo Sud della California, e dunque anche nei luoghi più caldi d'Italia, la pianta non riesce a fruttificare, mentre in Florida non ci sono problemi, ma lì e tutt'altro clima rispetto a quello italiano.

Detto questo, per aver la certezza, bisogna provare. Se qualcuno avesse un microclima fantastico in Sicilia o Calabria potrebbe provare e, magari, smentire con squisiti frutti quanto riscontrato in California. 

La Mammea americana  ha un grosso pregio, diversamente alla maggior parte delle altre fruttifere tropicali, regge bene l'ambiente secco di casa; per questo motivo in Italia potrebbe esser coltivata in vaso come pianta da appartamento, almeno durante il periodo invernale.

Chioma Mammea americanaSe escludiamo la scarsa resistenza al freddo, questa specie è adattabile, resistente alle malattia e di facile coltivazione.

Gradisce una pioggia annua compresa tra 800 e 1500 millimetri, giovani esemplari richiedono innaffiature, mentre da adulta potrebbe cavarsela da sola (in Italia), sebbene bagnare nei mesi più torridi dell'anno potrebbe aiutare, inoltre si avvantaggia di un buono strato di pacciamatura.

Pur preferendo un terreno ricco, profondo, drenante, sabbioso/limoso e leggermente acido, si adatta a crescere anche in terreni superficiali, argillosi e sino a pH 8.

L'esposizione ideale è soleggiata, ma si sviluppa bene anche a mezz'ombra, soprattutto durante i primi anni di vita.

Lo sviluppo è armonico anche in assenza di potature.

La riproduzione può avvenire per semina ed i semi, con le ottimali condizioni di temperatura ed umidità, germinano entro 2 mesi. I semenzali impiegano dai 6 ai 10 anni per fiorire/fruttificare. Per ridurre questi tempi, oltre che per aver cloni selezionati con fiori ermafroditi, conviene la moltiplicazione vegetativa, tramite innesto o talea.

Giovane Pianta Mammea americana

Nuova Vegetazione Mammea americana

Giardino di Piante Grasse per Zone Fredde - Specie e Progettazione

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Se abitate nel Sud Italia, magari in zone di mare, progettare un giardino di piante succulente è sin troppo facile. Ma se vivete nel Centro-Nord Italia, od in altre zone in cui le temperature invernali scendano diversi gradi sotto zero, allora le cose potrebbero complicarsi un po'.

Ciò nonostante è possibile progettare un giardino di Piante Grasse perenni anche dove fa molto freddo ed in questo articolo vorrei proprio dare dei suggerimenti sulle specie succulente più rustiche, resistenti al gelo ed adatte alla coltivazione in pieno campo anche nel Nord Italia e nelle zone interne più fredde del Centro-Sud Italia. 


Per prima cosa scegliete l'angolo più assolato (anche in Inverno), riparato e secco del vostro giardino. Un ambiente umido ed ombroso è deleterio e favorisce l'insorgere di malattie e, nella stagione fredda, può facilmente causare marciumi fatali.
Diciamo che l'esposizione ideale è a Sud, con possibilmente alle spalle un muro di una casa che aiuta a creare un microclima mite e favorevole.
Questi accorgimenti vanno bene per tutte le piante grasse, ma in special modo per quelle "al limite", ovvero quelle che reggono solo leggere gelate e che possono esser coltivate al Nord, ma con qualche attenzione in più delle altre.
Altro consiglio è il terreno, che deve esser assolutamente drenante e privo di malto erboso, che può esser sostituito da ghiaia, ciottoli e pietre. Ricordatevi, un ottimo drenaggio è la chiave di successo per la coltivazione della piante grasse in ambienti freddi, dato che l'umidità del suolo è spesso più letale del freddo in sé.

Pianta Grasse

Premetto col dire che non è o tutto bianco o tutto nero, nel senso che le diverse località del settentrione hanno climi diversi, se andiamo in alta montagna in inverno possiamo avere -30° C (-22° F), se andiamo in una zona fortemente antropizzata, come il centro di Milano, l'isola di calore fa si che si scenda raramente (e di poco) sotto gli 0° C (32° F).

In linea di massima la maggior parte delle località pianeggianti del centro-nord Italia rientrano in una zona USDA compresa tra 7-A (la più fredda) e 8-B (la più calda). Diciamo che le specie che seguiranno sono adatte a questo range (e talvolta resistono anche a zone più fredde), ma di volta in volta dirò anche qual è la loro resistenza freddo e magari aggiungerò qualche pianta "rischiosa", un po' più sensibile, adatta solo per chi abita in una zona mite ed avrà voglia di prendere qualche accorgimento durante le ondate di gelo più intense.

Nelle prossime righe farò un elenco (e descriverò) delle piante grasse resistenti al gelo"che potrebbero farcela", ricordandovi che se l'inverno è particolarmente umido la resistenza al freddo potrebbe esser inferiore a quella indicata. Inoltre metterò delle foto affinché possiate riconoscere le diverse specie.

Piante Grasse a Portamento Nano o Tappezzante :

Le specie che citerò in questa sezione sono le più adatte ad esser collocate in "prima linea", ovvero le più rivolte a Sud, dato che con le loro dimensioni non ombreggeranno le piante alle loro "spalle".

Viola sacculus : nativa del Sud America (Argentina e Cile), appartiene alla famiglia delle Violaceae. Specie perenne a portamento compatto, che forma rosette in cui le foglie sono disposte a spirale. Esse sono semi-succulenti, verdi internamente, con margine color rosso scuro/viola. Producono fiori estivi molto belli, bianchi e gialli, disposti sulla circonferenza delle rosette. La specie resiste al freddo sino a -15° C (5° F), tuttavia non è tra le piante succulente più facili da tener in vita. Esistono altre specie succulente e rustiche dello stesso genere, leggermente più grandi, con foglie e fiori di tonalità differenti, come Viola dasyphyllaViola coronifera.

Viola sacculus

Hylotelephium 'Lime zinger' : si tratta di un ibrido brevettato da Chriss Hansen, famiglia Crassulaceae. E' una succulenta dotata di foglie  color verde chiaro, con margine rosso-ciliegia, anche se in posizioni poco soleggiate questo dettaglio diventa meno pronunciato. E' una pianta tappezzante, ma non aggressiva ed invasiva, ha un'altezza di circa 8 cm (4 in) e si espande circolarmente con un diametro di circa 50 cm (20 in). I fiori viola-rosa emergono dall'estremità della vegetazione e la fioritura dura parecchie settimane a cavallo tra fine estate ed autunno. In inverno (se gela) la parte aerea (foglie) secca, ma la nuova vegetazione emergerà in primavera. Può sopravvivere anche all'umidità e fino a temperatura polari, circa -40° C (-40° F). Un'altra specie tappezzante è la Hylotelephium cauticola.

Hylotelephium 'Lime zinger'

Agave victoriae-reginaespecie di Agave compatta e di piccole dimensioni, alta non più di 30 cm (12 in) e larga 40 cm (16 in) che, come tutte le altre specie, appartiene alla famiglia delle Asparagaceae. L'A. victoriae-reginae è nativa del Deserto di Chihuahua nel Messico settentrionale e si sviluppa a rossetta formata da foglie verdi, dal margine bianco e privo di spine, con un'unica spina sull'apice fogliare. Fiorisce un'unica volta, a fine vita, in media dopo 20-25 anni. L'infiorescenza è sproporzionata rispetto alla pianta, dato che si erge anche oltre 10 volte la sua altezza. Per creare un bell'effetto visivo si possono piantare più esemplari distanziati di circa 60 cm (24 in). L'A. victoriae-reginae resiste almeno fino a -14° C (7° F).

Agave victoriae-reginae

Sempervivum 'Pacific Blue Ice'Sempervivum sp. : questo genere, incluso nella famiglia delle Crassulaceae, conta quasi 30 specie e moltissimi ibridi. Le diverse piante hanno spesso differenze minime, sia come dimensioni che come forma delle foglie, tanto che è spesso difficile riconoscere l'esatta specie e ben che meno l'esatta varietà. Come suggerisce il nome (traducibile in "Semprevive"), queste piante sono assai rustiche, di facile coltivazione e resistono almeno fino a -25° C (-13° F). Tutte le specie formano una rosetta, con foglie ravvicinate ed appuntite all'estremità. La rosetta ha forma geometrica (circolare) quasi perfetta, con la parte esterna formata da foglie spesso quasi parallele al suolo, mentre quella interna in cui le foglie sono rivolte con la punta più verso l'alto ed il centro, quasi a toccarsi tra di loro (un po' come i petali di un fiore appena sbocciato). Di norma il portamento è più o meno compatto, strisciante, con il picco massimo di altezza raggiunto dall'infiorescenza. Le due specie più diffuse sono Sempervivum tectorumSempervivum arachnoideum, quest'ultima riconoscibile in quanto nella parte centrale della rosetta c'è una struttura che ricorda molto una ragnatela.
Sono molti gli ibridi brevettati, come Sempervivum'Pacific Blue Ice', dalle foglie verdi-bluastre, con riflessi rosati.


In tutte le specie le foglie rimangono anche durante l'inverno ed in ogni stagione vegetativa vengono prodotte molte nuove rosette. Le rosette che fioriscono muoiono poco dopo, lasciando spazio alla "progenie".

Sempervivum arachnoideum

Euphorbia clavarioides: appartenente alla famiglia delle Euphorbiaceae, è nativa del Lesotho, Botswana e Sud Africa.
Euphorbia clavarioides FioreIl portamento è compatto, a forma "di palla", e raggiunge a stento i 30 cm (12 in) di altezza, con un'espansione orizzontale proporzionata all'età della pianta. E' formata da molte "protuberanze" ben distinguibili, nutrite da un unico (e massiccio) apparato radicale, che di fatto è un tubero. Queste protuberanze vegetative, ricordano la forma di una pigna e si accrescono (lentamente) di anno in anno e su di esse sbocciano graziosi fiorellini color giallo intenso. Può sopportare sino a -25° C (-13° F) ed quindi possibile coltivarla ovunque in Italia.

Euphorbia clavarioides

Lewisia cotyledon : nativa dell'Oregon ed appartenente alle Montiaceae, formano delle rosette circolari, larghe e formate da foglie scure, a forma di cucchiaio e lunghe circa 10 cm (4 in). La parte più bella (e caratteristica) è l'infiorescenza ed i suoi fiori. Dalla primavera all'estate dalla parte centrale emergono una o più infiorescenze, ognuna delle quale può portare sino a 50 fiori, i quali sono rosati, con petali di diversa sfumatura, davvero molto ornamentali. Lewisia cotyledon resiste a geli intensi, addirittura sino a -40° C/F°.

Lewisia cotyledon

Sedum dasyphyllum : piccola succulenta appartenente alla famiglia delle Crassulaceae, produce corti steli, spesso ricadenti ed in grado di radicare a contatto col suolo. Questi steli sono circondati e ricoperti da piccole foglie, opposte, color grigio-verde, con sfumature lilla se esposte in pieno Sole. Produce fiori a forma stellata, con 6 petali bianchi e parte interna (stami e pistillo) color giallo o rosa. La specie, nota anche come Borracina cinerea, è nativa dell'area Mediterranea Europea, in particolar modo della Corsica. Resiste a fortissimi geli, inferiori ai -30° C(-22° F).


Sedum dasyphyllum

Oxalis palmifrons : appartenente alla famiglia delle Oxalidaceae, tappezzante, raggiunge un diametro di circa 60 cm (2 ft) in 10 anni di crescita. La particolarità di questa specie sta nelle foglie, che ricordano quelle delle Palme (a foglia "ventaglio"). In ambiente asciutto resiste fino a -15° C (5° F).

Oxalis palmifrons

Opuntia humifusaOpuntia humifusa : nativa del Nord America, è una delle Cactaceae più resistenti al gelo, sopportando anche -25°C (-13° F). Il portamento è compatto, con pale piccole, talvolta quasi striscianti e produce bellissimi fiori color giallo. I frutti sono eduli, anche se con poca polpa e di scarsa qualità.

Echinocereus viridiflorus : nativo del Messico settentrionaleè un piccolo Cactus a sforma sferica o cilindrica, alto in media 30 cm (12 in) e largo 10 cm (4 in). Il corpo è increspato e presenta tante areole con spine dai riflessi rossi, dalle quali emergono anche grossi fiori color giallo-verdognolo. Resistenza al freddo di circa -18° C (0° F), a queste temperature è però indispensabile un ambiente quanto più asciutto possibile.

Echinocereus viridiflorus

Escobaria missouriensis : nota anche come Mammillaria missouriensis, è una Cactaceae a crescita lenta diffusa dal Texas sino al Montana. Ha forma sferica, con diametro di circa 30 cm (12 in). Produce bei fiori durante la primavera e la prima parte dell'estate. Resiste al gelo sino a -18° C (0° F).

Escobaria missouriensis

Maihuenia poeppigii : cactus nativo di Cile ed Argentina a portamento molto ramificato, ma a crescita prostrata, tanto da diventare tappezzante. Le foglie sono cilindriche, carnose e la specie raggiunge a stento i 20 cm (8 in) di altezza, ma può allargarsi oltre 2 metri (6.6 ft). Possiede lunghe spine bianche, mentre i fiori sono di bianchi con stami color giallo-limone e molto appariscenti. Resiste almeno (ma forse di più) sino a -15° C (5°F).

Maihuenia poeppigii

Orostachys spinosa : di origine Asiatica ed appartenente alle Crassulaceae, si sviluppa sotto forma di rosetta di circa 10 cm (4 in) circondata da foglie carnose, verdi, con la punta bianca. Nel complesso può ricordare la forma di un fiore di Girasole. I fiori sono giallognoli e sbocciano da un'infiorescenza verdastra che spunta dal centro della rosetta. Dopo la fioritura la rosetta muore, ma saranno già state prodotte le "rosette figlie" che soppianteranno la parte morta. Resiste almeno fino a -30° C (-22° F).

Orostachys spinosa

Sinocrassula yunnanensis : Crassulaceae nativa delle zone comprese tra il Nord della Birmania e Sud della Cina, si sviluppa producendo rosette formate da foglie rotonde, appiattite e carnose. Ogni rosetta fiorisce un'unica volta, prima di morire, ma viene presto soppiantata da altre rosette che crescono alla sua base. L'infiorescenza porta piccoli fiori bianchi ed è alta circa 10 cm (4 in). Resistenza al freddo è di circa -15° C (5° F).

Sinocrassula yunnanensis

Mammillaria longimammaCactus che cresce sulle montagne messicane ed è caratterizzata da tubercoli molto allungati e dagli appariscenti fiori gialli, tra i più grossi tra le Mammillaria. La forma è arrotondata, con altezza (e larghezza) di circa 10 cm (4 in). Da più fonti è data rustica da -5°C (22° F) sino a -10° C (14° F), tuttavia c'è anche chi sostiene che in ambiente secco possa resistere a temperature inferiori. L'unico modo per esserne certi è provare.

Mammillaria longimamma

Piante Grasse a Portamento Intermedio :

Queste piante sono da collocare subito dopo la linea delle precedenti, troviamo piante di media dimensione, indicativamente da 30 a 150 cm di altezza (12-60 in).


Hylotelephium spectabile : conosciuto anche come Sedum spectabile, la specie è originaria di Cina e Korea, appartiene alla famiglia Crassulaceae. Produce numerosi steli che crescono eretti e privi di ramificazioni, con foglie a "forma di Uovo", dal margine dentellato. Gli steli sono color verde tenue con riflessi biancastri e possono arrivare ad un'altezza di 70 cm (27 in). I fiori sono rosa-viola, a forma di stella e raggruppati in un'infiorescenze appiattita dal diametro di circa 15 cm (6 in). La fioritura avviene dalla tarda estate fino ai primi geli. Ottima resistenza al gelo, fino almeno a -30° C (-22° F). In inverno la parte aerea secca, per riformarsi nella primavera successiva. In commercio esistono diverse selezioni, con differenze nel colore di foglie e fiori.

Hylotelephium spectabile

Euphorbia rigida : piccolo arbusto appartenente alla famiglia delle Euphorbiaceae. Produce steli a crescita eretta che possono superare i 60 cm (24 in) di altezza. La pianta può raggiungere una larghezza di 1 metro (3.3 ft) ed è dotata di foglie a forma lanceolata, color verde-bluastro. I fiori sono color verde-giallognolo e compaiono tra fine inverno e primavera. Regge temperature inferiori ai -15° C (5° F).

Euphorbia rigida

Euphorbia myrsinites : specie perenne a crescita lenta di origine sud-Europea e Mediorientale (Italia, Balcani, Turchia etc.), appartenente alle Euphorbiaceae. Produce fusti lunghi anche 40 cm (16 in) che però non riescono a rimanere eretti e spesso ricadono sin ad appoggiarsi al suolo. Le foglie sono disposte a spirale lungo il fusto, hanno elevata densità, sono di color grigio-bluastro ed appuntite all'estremità. I fiori (e le brattee) sono gialli-bluastri e la fioritura avviene nei mesi di Maggio e Giugno. Ottima resistenza al freddo, sopravvive a gelate con temperature inferiori ai -25° C (-13° F).

Euphorbia myrsinites

Crassula sarcocaulis : piccola succulenta nativa del Sud Africa, risulta compatta, ma a portamento arbustivo e  raggiungere un'altezza (e larghezza) di circa 60 cm (2 ft). Date le dimensioni contenute è conosciuta anche come "Crassula Bonsai". Le foglie sono carnose, lunghe e strette, verdi e talvolta con la punta rosa. La fioritura è abbondante ed i fiori sono color bianco-rosa. E' tra le specie più resistenti del suo genere, potendo resistere, in ambiente asciutto, sino a temperature di -12° C (10° F).

Crassula sarcocaulis

Trichocereus schickendantzii : noto anche come Echinopsis schickendantzii, cresce sulle montagne dell'Argentina settentrionale, è a forma cilindrica ed alto sino a 75 cm (30 in). I fiori sono bianchi, grandi anche 20 cm (8 in) e rimangono a lungo sulla pianta. Possono tollerare una soglia più o meno di -10° C (14° F), anche in funzione dell'umidità.

Trichocereus schickendantzii

Ferocactus hamatacanthus : Cactus a forma sostanzialmente globulare, noto anche anche come Hamatocactus sinuatus, che può raggiungere un'altezza di 60 cm (2 ft). Dotato di numerose lunghe spine, produce, alla sommità, vistosi fiori gialli. Resiste ad un gelo di almeno -20° C (-4° F).

Ferocactus hamatacanthus

Hesperaloe parviflora : chiamata volgarmente Yucca Rossa (sebbene non sia una Yucca) è nativa del deserto di Chihuahua, tra Messico e Texas. Essa è priva di tronco ed assomiglia ad un folto ciuffo d'erba, più largo che alto, con foglie lunghe poco più di 1 metro (40 in) e molto strette. In realtà queste foglie sono carnose, di consistenza simile al cuoio, di color verde-bluastro, con riflessi violacei durante gli inverni freddi. Il tratto più distintivo sono le lunghe infiorescenze, che portano numerosi fiori rossi. La fioritura avviene tra fine primavera ed estate. Si può coltivare praticamente ovunque in Italia, anche nelle zone più fredde, potendo resistere sino a -28° C (-18° F).

Hesperaloe parviflora

Agave parrasana : nativa delle stato di Coauhila, in Messico, è un'Agave di medie dimensioni, raggiungendo un'altezza di circa 60 cm (2 ft). Le foglie sono grigio-verdi, ma il colore non è omogeneo e ci son delle "spolverate" di blu-argento. Le foglie sono lunghe circa 40 cm (16 in), larghe la metà, con margini dentellati e terminano con una grossa spina. La rosetta è formata da molte foglie, piuttosto ravvicinate, conferendo un aspetto piuttosto compatto. Resiste sino a temperature di circa -12° C (10° F), forse qualcosa di più in ambiente asciutto.

Agave parrasana

Opuntia polyacantha : questo Cactus raggiunge un'altezza di circa 40 cm (16 in), ma si espande orizzontalmente per anche 3 metri (10 ft). Le pale sono verdi-chiare, lunghe circa 25 cm (10 in), larghe poco meno e cosparse da numerose spine bianche. I fiori, dalla forma simile a quella del classico Fico d'India, possono esser color giallo o color magenta, a seconda della varietà. Eccezionale resistenza al freddo, fino a punte di -40° C (-40° F).

Opuntia polyacantha

Agave parryi subsp. neomexicana : specie nativa del Nuovo Messico, produce un'elegante rosetta, alta circa 30 cm (1 ft). Le foglie sono color verde-bluastro, con margine e spine nere. Resiste a temperature molto basse, fin sotto i -20° C (-5° F) ed è probabilmente l'Agave più resistente al gelo che esista. L'Agave parryi"classica", ha invece foglie più chiare e le spine son dello stesso colore (invece che nere); inoltre le foglie tendono ad aver un portamento meno assurgente e sono meno compatte/ravvicinate.

Agave parryi subsp. neomexicana

Agave parryi
Agave utahensis : nativa dell'Utah (Stati Uniti), possiede numerose foglie color verde chiaro, lunghe e strette, che terminano con una spina appuntita e formano una rosetta compatta. Il margine fogliare si sfalda facilmente, dando alle foglie un aspetto "filamentoso". Resiste al gelo sino a -20° C (-5° F).

Agave utahensis

Agave bracteosa : specie a crescita lenta, che forma una rosetta alta circa 30 cm (20 in) e larga 50 cm (12 in). Chiamata anche Agave Candelabro, sviluppa foglie color verde chiaro, totalmente prive di spine, che spuntano erette, ma essendo flessibili, crescendo ripiegano verso il basso. Resiste sino a temperature di -12° C (10° F).

Agave bracteosa

Dasylirion texanum : pianta a portamento stile "ciuffo d'erba", di origine Texana e più piccola di altre specie del genere. Foglie verde chiaro, fusiformi, lunghe anche 90 cm (35 in). Tronco cortissimo, poco visibile e spesso sotterraneo, ma infiorescenze spettacolari, che arrivano ad un'altezza di quasi 5 metri (16 ft). Rusticità intorno ai -18° C (0° F).

Dasylirion texanum
Aloe ‘Blue Elf’ : ibrido derivante dalla più delicata Aloe humilis, cresce al massimo mezzo metro (20 in) e si allarga poco più. Le foglie sono strette, color blu-grigiastro, con vistosa dentellatura sul margine fogliare. Il loro portamento è generalmente assurgente e la pianta risulta formata da molte "rosette" ravvicinate. I fiori, raccolti in un'infiorescenza a crescita eretta, sono tubolari ed arancioni. La resistenza al freddo è superiore a quella delle più famose Aloe vera ed Aloe arborescens, tuttavia è senz'altro inferiore rispetto alla maggior parte delle piante citate in questo articolo e si aggira intorno ai -6° C (21° F), forse qualche grado in meno in ambiente asciutto.

Aloe ‘Blue Elf’

Aloe striatula : chiamata anche Hardy Aloe, è nativa del Sud Africa. Secondo alcuni in realtà non apparterrebbe alle Aloe, ma al genere Aloiampelos. Di fatto assomiglia molto all'Aloe, ha foglie  verde scuro, sviluppa più fusti ed ha dunque un portamento arbustivo. Il fusto ha le caratteriste striature (strisce) bianche e verdi e dall'apice emergono le infiorescenze con fiori gialli. Può arrivare ad un'altezza di 1 metro (3.3 ft) e tende ad allargarsi ben oltre. Resiste al freddo almeno sino a -10° C (14° F), probabilmente oltre con qualche lieve danno.

Aloe striatula

Dudleya pulverulentaCrassulaceae che cresce nel Sud della California. La specie forma una rosetta di circa 50 cm(20 inch), con foglie color verde chiaro, inspessite alla base. Le foglie centrali sono molto più piccole di quelle esposte lateralmente. In estate produce una o più infiorescenze con fiori rossi. Fioritura a parte, l'aspetto generale mi ricorda, vagamente, quello dell'Agave attenuata. La resistenza al freddo si aggira intorno ai -10° C (14° F).

Dudleya pulverulenta

Echinocereus triglochidiatus : nativo dell'Arizona, New Messico, può crescere sino a quote di montagna e si dimostra tollerante nei confronti del freddo ed, a seconda della varietà, può tollerare anche -20° C (-4° F). Cactus a forma cilindrica, inizialmente solitario, che tende con gli anni a formare gruppetti formati da individui molto ravvicinati. Alcune varietà possono raggiungere i 70 cm di altezza (28 in), ma solitamente rimangono più bassi. Di norma dotati di lunghe spine, ne esiste però una varietà che ne è priva (Echinocereus triglochidiatus var. inermis). I fiori hanno petali arrotondati color rosso intenso. I frutti sono piccoli, ma commestibili.

Echinocereus triglochidiatus

Aloinopsis spathulata : specie appartenente alla famiglia delle Aizoaceae, ha uno sviluppo prevalentemente orizzontale, essendo alta appena 5 cm (2 in), ma larga oltre 30 cm (12 in). Le foglie sono color grigio-blu, cosparse di "verruche" circolari in leggero rilievo. In primavera produce fiori color lilla-rosa, adagiati appena al di sopra delle foglie. Ottima resistenza al gelo, sino a -25° C (-13° F).

Aloinopsis spathulata

Aloinopsis rosulata : Aizoaceae nativa del Sud Africa, a crescita lenta che produce rosette formate da foglie carnose, spesse, color grigio verdastro, lunghe circa 3 cm e larghe poco più della metà. Dimensioni contenute, alta non più di 10 cm (4 in), produce fiori bianco-rosa con strisce rosse. In ambiente secchi resiste sino a temperature di circa -12° C (10° F).

Aloinopsis rosulata

Echinocereus reichenbachii  : nativo del Messico settentrionale, è un Cactus cilindri-forme scarsamente ramificato, alto al massimo 30 cm (12 in) e largo 10 cm (4 in). Produce fiori color fucsia molto appariscenti. Resistete al freddo almeno sino a -12° C (10° F).

Echinocereus reichenbachii

Yucca filamentosa : Appartenente alla famiglia delle Asparagaceae, nativa del Sud-Est degli Stati Uniti. Priva di fusti, si sviluppa sino ad un'altezza di 3 metri (10 ft). Le foglie sono lunghe, strette, a forma di spada, non molto diverse da quelle dell'A. gloriosa, se non fosse per il fatto che il loro margine tende a sfaldarsi, producendo filamenti biancastri. Solitamente la base è formata da più rosette, ognuna delle quali produce una grossa infiorescenza, con una fioritura che sovrasta la pianta stessa. Resiste gelate intense, anche sino a temperature di -30° C (-22° F).

Yucca filamentosa

Piante Grasse Alte e/o a Portamento Arbustivo :

In questa fascia, quella più a Nord (vicina al muro se possibile), pianteremo le specie che si sviluppano di più e che se collocate in prima fila ombreggerebbero le altre. Purtroppo il numero e la qualità di queste specie non è elevato, dato che la maggior parte di esse richiedono un clima caldo e quindi non verranno citate in questo articolo.

Agave americana : per le caratteristiche di questa Agave vi rimando a qui. Sebbene non sia coltivabile proprio in tutto il Nord Italia, sappiate che regge circa -10° C (14° F) e forse anche un po' oltre. La specie è di grosse dimensioni.

Agave americana
Agave salmiana : Specie nativa del Messico, ha una resistenza al freddo simile a quella dell'A. americana. Le foglie sono color verde scuro, lunghe anche oltre 150 cm (60 in), conferendo un portamento espanso. Chiamata anche Agave Gigante è probabilmente la specie del genere che raggiunge le maggiori dimensioni.

Agave salmiana

Yucca aloifolia : originaria della costa Atlantica degli Stati Uniti, può ricordare la Yucca elephantipes, sebbene quest'ultima sia ben più sensibile al freddo. La Y. aloifolia si sviluppa in altezza, potendo raggiungere occasionalmente gli 8 metri (26 ft), ma solo dopo molti anni di crescita. Le foglie, verdi ed a forma di "spada", sono disposte all'estremità, ma quelle vecchie permangono a lungo anche sul tronco, che risulta spoglio sono nella parte inferiore. Classica infiorescenza terminale con fiori bianchi (con sfumature violacee) a forma di "campana". Resiste sino a temperature di circa -18° C (0° F).

Yucca aloifolia

Fouquieria splendens : chiamato volgarmente Ocotillo, appartiene alla famiglia delle Fouquieriaceae ed è nativo del deserto di Sonora in Messico. Pianta che negli ambienti aridi rimane spoglia a lungo, ma ritorna a far foglie e fiori non appena vi è disponibilità idrica. Il portamento è arbustivo, con molti rami che partono dalla base, senza ulteriormente ramificarsi più in alto. Può arrivare ad un'altezza di 10 m (33 ft) ed è sicuramente una pianta semi-succulenta molto particolare, nonché difficile da reperire, ma che può tollerare un gelo sino a -12° C (10° F).

Fouquieria splendens

Cylindropuntia imbricata : cactus che cresce tra Texas ed Arizona, si sviluppa sotto forma di albero, raggiungendo un'altezza massima di circa 3 metri (10 ft). E' dotato di corti tronchi legnosi su cui si attaccano numerose ramificazioni a forma di "candelabro". Le spine sono bianche, mentre i numerosi fiori sono viola e precedono frutti arancioni, i quali rimangono a lungo attaccati alla pianta. Sopravvive sino a temperature di circa -30° C (-22° F).

Cylindropuntia imbricata

Yucca thompsoniana : una Yucca particolare, nativa del Texas, che si sviluppa su un unico tronco, alto ancheoltre 1 metro (3.3 ft) e ricoperto dalle vecchie foglie ormai morte e secche. E' in grado di ramificare (leggermente) ed è quindi possibile che, con gli anni, si formino una o più biforcazioni, ma nel complesso ha un portamento spiccatamente "colonnare". Le foglie sono lunghe e strette, a forma di "pugnale", di color verde glauco e particolarmente folte. La fioritura è simile a quella di molte altre specie del genere e l'infiorescenza può raggiungere il metro di altezza (3.3 ft). Può resistere sino a temperature di almeno -15° C (5° F), ma è facilmente confusa con la Yucca rostrata, che è più sensibile al gelo.

Yucca thompsoniana

Yucca gloriosa : nativa del Sud-Est degli USA è una specie sia a singolo fusto, sia a più tronchi che partono dalla base. Può raggiungere un'altezza di circa 250 cm (8 ft). Foglie verdi molto lunghe e strette, che terminano appuntite e raggiungono la maggior larghezza della parte centrale; hanno la classica forma a "spada". Fioritura estiva, simile a quella delle altre specie del genere. Resiste senza danni sino a temperature di circa -18° C (0° F).

Yucca gloriosa

Opuntia engelmannii : cactaceae nativa del Sud degli Stati Uniti (dalla California alla Louisiana). Questo Fico d'India di Engelmannii ha portamento arbustivo, sembra privo di un vero tronco, ma raggiunge ugualmente un'altezza di anche 3 metri (10 ft). Le pale sono ovali, lunghe al massimo 30 cm (12 in) e larghe 20 cm (8 in). Le areole sono disposte in maniera simmetrica ed ognuna di esse ha un numero di spine, giallastre e rosse alla base, comprese tra 1 e 3. Produce fiori gialli e successivamente frutti violacei commestibili, ma con poca polpa, utilizzati prevalentemente per fare marmellate. La resistenza al freddo non è ottima come quella di altre specie fin qui menzionate, può tuttavia sopportare un gelo fino a -12° C (10° F) ed in ambiente secco forse anche oltre. Nonostante ciò, alcuni sostengono che la resistenza al freddo sia decisamente superiore a quella riportata.

Opuntia engelmannii

Yucca brevifolia : chiamata anche Joshua Tree, è una delle poche specie del genere resistenti al gelo e che abbia un portamento che ricorda quello di un albero, potendo raggiungere i 12 metri di altezza (39 ft). La chioma è espansa e molto ramificata (ricorda un candelabro), con le foglie collocate solo all'apice dei rami. Queste ultime sono color verde chiaro, dal margine giallognolo e, come suggerisce il nome, relativamente corte (per il genere Yucca). Anche le infiorescenze sono leggermente più corte di quelle tipiche del genere, con però i classici fiori bianchi a forma di campana. Sebbene resista sino a -12° C (10° F), richiede massime giornaliere più alte e credo mal sopporterebbe giornate sottozero ed alta umidità; detto questo nel giusto microclima del Nord Italia potrebbe farcela. Inoltre, alcune fonti danno la specie ancora più rustica, fino a -23° C (-10°F), quindi l'unico modo è testarla nel proprio giardino e vedere i risultati.

Yucca brevifolia

Piante Grasse Penduli o Ricadenti :

Quest'ultima categoria è riservata a quelle piante che "pendono", si possono coltivare in vaso mettendole sopra un muretto e facendo si che ricadendo lo coprano.

Hylotelephium sieboldii (sin. Sedum sieboldii) : produce numerosi steli lunghi in media 30 cm (12 in), che penzolano verso il basso. Le foglie sono verdi-grigio, a forma tondeggiante e riunite a gruppi di 3 lungo lo stelo. Nel complesso il portamento (e le foglie) può ricordare vagamente quello del Cappero. La resistenza al gelo è alta, più o meno come le altre specie del genere menzionate in precedenza. La fioritura è autunnale e le foglie muoiono durante l'inverno.

Hylotelephium sieboldii

Delosperma cooperi : pianta strisciante o ricadente nativa del Sud Africa ed appartenente alla famiglia delle Aizoaceae. Le foglie sono succulente, verdi, a sezione quasi cilindrica ed aghiformi. Fiorisce in continuazione per tutta l'estate ed i fiori, color rosa-pallido e con numerosi petali molto sottili, hanno le peculiarità di aprirsi di giorno e chiudersi con il buio. Ottima resistenza al gelo, sino a -28° C (-18° F).

Delosperma cooperi

Graptopetalum paraguayenseGraptopetalum paraguayense : pianta semi-rustica che può resistere a circa -8° C (18° F), anche se c'è chi sostiene possa resistere ben di più. E' una Crassulaceae che forma numerose rosette di 10 cm (4 in) di diametro, ognuna situata all'estremità di uno stelo lungo anche oltre 30 cm (12 in). Gli steli non sono eretti, ma tendono a pendere verso il basso. Le foglie hanno il caratteristico color bianco-grigiastro con sfumature diverse a seconda dell'esposizione al Sole, avendo in alcuni casi riflessi di tonalità gialle e rosa. I fiori, piccoli, bianchi-gialli ed a forma di stella, compaiono in primavera.

Fiori di Graptopetalum paraguayense

Pioppi - Populus nigra, Populus alba e Populus tremula a Confronto

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Col nome generico di "Pioppo" si intende una delle circa 30 specie di piante del genere Populus, a sua volta appartenente alla famiglia delle Salicaceae.

Tutte le diverse specie di Pioppo sono native dell'emisfero boreale, vivono per lo più in climi temperati e si sviluppano sotto forma di alberi di medio-grosse dimensioni, raggiungendo, a seconda della specie e del clima, un'altezza compresa tra 15 e 30 metri (49-98 ft).


In Europa, ed in particolare in Italia, sono presenti solo 3 specie :

  • Pioppo Bianco (Populus alba
  • Pioppo Nero (Populus nigra
  • Pioppo Tremulo (Populus tremula
Populus alba (sinistra) e Populus nigra (destra)
Diffusione, Ecologia ed Utilizzo del Pioppo ?

Il Pioppo Bianco (Populus alba) è una specie eliofila (amante del Sole), igrofila (amante dell'umidità) e predilige ambienti moderatamente caldi. Allo stato naturale è presente in tutta la pianura Padana, dove cresce dal livello del mare sino alla bassa montagna, circa 800 m (2625 ft) di altitudine. Si sviluppa al meglio in presenza di una falda acquifera sotterranea o lungo corsi d'acqua (fiumi e laghi).
Foglie Populus nigra
Il Pioppo Nero (Populus nigra) ha caratteristiche ecologiche simili al Pioppo Bianco, tuttavia resiste meglio alla siccità, ma meno ai suoli pesanti e con ristagni idrici importanti; inoltre si spinge maggiormente all'interno delle valli alpine e può crescere selvatico anche sino a quote di 1000 m (3280 ft) o poco più.

Il Pioppo Tremulo (Populus tremula) è anch'esso eliofilo, ha uno sviluppo leggermente inferiore rispetto alle due specie precedenti e raramente raggiunge un'altezza di 20 m (66 ft). Cresce nei pascoli abbandonati, nelle radure boschive e, rispetto alle altre specie, si spinge più in alto, prosperando anche a quota di media montagna, sino a circa 1600 m (5250 ft). Cresce nei boschi decidui (insieme a Castagni, Betulle, etc.), ma anche nelle foreste boreali di conifere (fino alla Scandinavia).
Laddove vi è una sovra-distribuzione con il Populus alba, può essere presente l'ibrido Populus canescens (P. tremula P. tremula).
Foglie Populus alba
Le diverse specie di Pioppo vengono utilizzate a diversi scopi. In città, Pioppo Nero e Bianco sono molto utilizzati per l'alberatura stradale, ma trovano impiego anche in campagna, per la creazione di filari o siepi frangivento. Queste due specie vengono coltivate anche a scopo ornamentale e sono comuni in grandi parchi e giardini pubblici, inoltre crescono bene anche vicino ai laghi, persino su spiagge allagate durante i mesi di piena.
Data la velocità di crescita, i Pioppi sono impiegati anche come specie Pioniera per il recupero ambientale, in aree dismesse (es. cave), in zone alluvionali o per creare boschi semi-naturali. Infine, nella Pianura Padana, la Pioppicoltura ricopre un ruolo primario nella produzione di legno e proprio nel settentrione il Pioppo trova le miglior condizioni climatiche per il suo sviluppo ed in questa parte d'Italia si concentra oltre l'80% della produzione.

Gli impianti (Pioppeti) durano in media 10-12 anni, con una densità di circa 280 piante per ettaro (10.000 metri quadrati).
La coltivazione dei Pioppi per la produzione di legno "stabile", utilizzato per la produzione di mobili (ed altro), è anche un'ottima soluzione per ridurre la quantità di CO2, dato che, come potrete approfondire qui, durante la fotosintesi le piante prelevano anidride carbonica dall'atmosfera e la trasformano in Glucosio, a sua volta utilizzato per la formazione del legno. In altre parole, il Carbonio presente nell'Anidride Carbonica (Gas serra) viene convertito nel legno del mobile che avete in casa.

A livello ambientale, utilizzare terreni agricoli (incolti) per la coltivazione di Pioppi "da legno"è decisamente più sostenibile rispetto ad abbatterli nel loro ambiente naturale(deforestazione), anche perché i Pioppi sono, tra le specie nostrane, le piante che ospitano il maggior numero di insetti e contribuiscono a mantenere alta la biodiversità e l'equilibrio ecologico tra le diverse specie.
In ultimo, se cresciuti in ambiente calcareo, le radici del Pioppo entrano in simbiosi con il pregiato Tartufo Bianco (Tuber magnatum).

Polline Pioppo

Fiori di Pioppo Nero

Come Riconoscere il Pioppo Bianco rispetto al Pioppo Nero ? - Botanica e Fisiologia

Populus nigra e Populus alba sono due alberi decidui di seconda grandezza, ovvero raggiungono un'altezza massima che, di norma, non supera i 30 metri (98 ft). Sono comunque piante imponenti, a crescita piuttosto rapida, ma che non vivono a lungo, avendo una longevità media di 100 anni.
Il loro legno è tenero e, durante la fase di senescenza, tende a marcire, rendendo questi alberi soggetti a schianti. Per queste ragioni è sconsigliabile coltivare Pioppi in prossimità di case od edifici e gli esemplari adulti ai margini delle strade devono esser monitorati e, nel caso in cui vi siano segnali di cedimento, abbattuti preventivamente.

Tronco Populus nigraIl Pioppo Bianco ha una chioma arrotondata ed un portamento espanso, mentre il Pioppo Nero tende ad aver un portamento più slanciato e nella cultivar Populus nigra "Italica", molto diffusa in Lombardia e nella Pianura Padana, addirittura colonnare, con rami totalmente assurgenti ed uno sviluppo molto simile a quello di un Cipresso.

Il tronco del Pioppo Neroè ricoperto da una corteccia grigio-bruno scuro, mentre quella del Pioppo Bianco è biancastra, con lenticelle scure a forma di rombo,  e ricorda vagamente la corteccia di una Betulla, sebbene quest'ultima abbia un tronco dal diametro decisamente inferiore.
Con il passare degli anni i tronchi di entrambe le specie tendono a fessurarsi longitudinalmente e, nel Populus alba, la corteccia si scurisce con l'età.


Le foglie sono semplici ed alterne, ma con importanti differenze : nel Pioppo Nero sono più piccole, cuoriformi, con margine finemente dentellato, glabre e di color verde lucente, mentre nel Pioppo Bianco sono leggermente lobate (quasi palmate nei giovani esemplari), verdi scure nella pagina superiore, ma ricoperte da un feltro peloso bianco in quella inferiore. La chioma del Pioppo Bianco, quando agitata dal vento e sotto il Sole, produce riflessi argentei (in Inglese è chiamato anche Silver Poplar). Nel Pioppo Tremulo le foglie son verdi da entrambi i lati (più chiaro quello inferiore) e sono dotate di un lungo picciolo che le fa "tremare" anche con una leggera brezza.
Tronco Populus alba
In tutti i Pioppi i fiori sono unisessuali e portati da piante diverse (specie dioica). Sia fiori femminili che maschili sono degli amenti penduli e questi ultimi producono un'enorme quantità di polline volatile, biancastro e dall'aspetto "cotonoso". Durante il periodo di fioritura, che in media avviene tra fine Marzo ed inizio Maggio, non è raro trovare interi viali ricoperti da così tanto polline, da sembrare innevati. 
Questo polline, così abbondante, è un allergene a cui molte persone sono allergiche, inoltre viene trasportato per chilometri di distanza, fluttuando nell'aria. Insomma, quando i Pioppi sono in fiore è impossibile non accorgersene. Dagli amenti femminili si producono i frutti, i quali sono delle piccole capsule contenente i semi. L'impolliazioneè tipicamente anemofila (ad opera del vento).

Le radici sono molto estese, ma piuttosto superficiali ed hanno la tendenza (soprattutto nel P. nigra) ad emettere polloni. Ottima è anche la capacità di radicamento; un ramo che tocca terra può facilmente emettere nuove radici e formare una nuova chioma indipendente dalla pianta madre; non sorprende dunque che Pioppo Bianco e Nero si riproducano facilmente tramite talea, cosa invece piuttosto difficile con il cugino Pioppo Tremulo.

Nuova Vegetazione Pioppo Nero

Nuova Vegetazione Pioppo Bianco

Coltivazione e Crescita :

I Pioppi amano esposizioni soleggiate e, da adulti, non hanno grosse difficoltà ad esser illuminati dal Sole, dato che raggiungono altezze considerevoli. Tutte le specie fin qui nominate crescono meglio con il clima del Nord Italia, richiedono ambienti umidi e si avvantaggiano dalla presenza di una falda acquifera sotterranea. Il (relativamente) limitato sviluppo radicale in profondità rende i Pioppi non particolarmente adatti ad ambienti eccessivamente aridi, zone in cui sarà utile annaffiare, almeno durante i primi anni d'impianto. In linea di generale il Pioppo Nero resiste meglio alla siccità rispetto al Pioppo Bianco, ma un terreno umido e ricco di humus è preferibile ad uno povero, asciutto e sassoso, il quale ridurrebbe lo sviluppo e la velocità di crescita.

I Pioppi resistono bene al freddo intenso e possono tranquillamente tollerare anche le gelide temperature delle nostre Alpi. La quota limite di crescita in montagna è dovuta più che altro alla mancanza di caldo estivo (rispetto a possibili danni da freddo durante l'inverno).

In condizioni ottimali (abbondanti piogge estive, Sole etc.) i Pioppi sono piante a crescita rapida ed in pochi anni diventano grossi alberi. 

La potatura non è necessaria, soprattutto in alcune varietà di Populus nigra a sviluppo assurgente (es.  var. Plantierensis ed Italica). Ciò nonostante i Pioppi reggono drastiche potature e, diversamente da altre piante, anche qualora venissero tagliati alla base, non morirebbero, ma produrrebbero una gran quantità di polloni e di rami che partono direttamente dal tronco principale rimasto.

Sebbene il legno sia tenero e leggero, piante in salute (senza marciumi) reggono piuttosto bene il vento e persino l'inquinamento atmosferico, rendendo i Pioppi adatti anche alla coltivazione nei parchi di grandi città, come Milano; tuttavia non sono a loro agio con l'aria ricca di salsedine, come quella di molte città costiere.

La resistenza alle patologie è buona e di norma le piante crescono bene, con una vegetazione sana, senza alcun trattamento. Purtroppo, con l'età, il tenero legno (prediletto dai picchi) tende a fessurarsi e, qualora ci fosse un attacco fungino, potrebbe marcire dall'interno, rendendo instabili i vecchi Pioppi.

Ora, quando passeggerete per le vostre città, alzate la testa e sicuramente, accanto a Platani e Tigli, troverete anche Pioppi Bianchi e Neri (senza alcun riferimento calcistico :) !!!!).

Radici Populus nigra

Polloni Populus nigra
Populus nigra var. Italica

Le Fasi Lunari Influenzano la Semina e l'Agricoltura ? - Verità o Falsi Miti ?

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La Luna è l'unico satellite naturale della Terra ed il suo movimento attorno al nostro pianeta, che si compie in circa 29 giorni, determina l'alternanza delle fasi Lunari.

Durante il Novilunio (Luna Nuova) la Luna è in Congiunzione (Sole-Luna-Terra) e la faccia rivolta verso la Terra è ombreggiata; durante il Plenilunio (Luna Piena), ovvero quando la Luna è in Opposizione (Sole-Terra-Luna), la faccia lunare rivolta verso la Terra è colpita dai raggi solari, i quali vengono riflessi verso di noi, dandoci l'impressione che la Luna emetta luce propria.
Tra questi due estremi la Luna ci appare illuminata "a spicchi" e si definisce in Quadratura, ovvero si trova esattamente a metà strada tra Congiunzione (Novilunio) ed Opposizione (Plenilunio).

E' noto che la Luna eserciti un'attrazione gravitazionale nei confronti della Terra, la quale è responsabile delle Maree, ma la Luna ha anche qualche effetto sull'agricoltura ? Seminare durante la Luna Piena è vantaggioso ? In quale Fase Lunare si deve Potare ?

Luna ed Agricoltura

Credenze Popolari o Verità Scientifiche ? :

Fin dall'antichità al nostro satellite sono stati attribuiti poteri magici, come la capacità di influenzare il parto, la crescita delle unghie ed il ciclo mestruale oppure la semina, la raccolta e l'imbottigliamento del vino.

Uno dei punti più facili da verificare è il numero di nati in funzione della fase lunare; ebbene, dati statistici effettuati su molti ospedali non hanno evidenziato alcuna differenza significativa tra il numero dei nati durante la "Luna Piena" rispetto ad altri momenti del ciclo lunare.

Ma veniamo al nocciolo della questione, cioè l'influenza che ha (avrebbe) la Luna sullo sviluppo e crescita delle piante. 
Secondo i detti popolari, tutto ciò che deve crescere (es. semina, trapianti etc.) deve esser fatto in Luna crescente (fase che porta alla Luna Piena), mentre tutto ciò che deve fermarsi o "morire" (es. raccolta frutta, tagli per ottenere legna da ardere etc.) dovrebbe esser eseguito in Luna calante
Ma sarà proprio vero ?


Come Vengono Regolati i Processi Vitali di una Pianta ?

I fenomeni che stanno alla base della crescita e dello sviluppo di una pianta sono finemente controllati e condizionati da innumerevoli fattori. 

I fitormoni (se vogliamo gli analoghi degli ormoni negli animali) sono i principali fattori endogeni e la loro presenza/quantità regola un'infinità di processi, dalla capacità di cicatrizzare le lesioni dovute ad un taglio, all'indirizzamento dei nuovi rami verso la luce, sino all'età in cui vi sarà la prima fioritura. I fitormoni, a loro volta, possono essere regolati da fattori esterni, come la temperatura, l'umidità, la radiazione solare, il pH del suolo etc.
Ad esempio, il graduale abbassamento delle temperature farà si che le piante decidue perdano le foglie e che i loro tessuti si disidratino, per sopravvivere ai rigori dell'inverno.

Quindi, riassumendo, fattori endogeni (fitormoni) ed esogeni, sia abiotici (temperatura etc.) che biotici (Virus etc.), regolano la velocità di crescita ed ogni altro processo cellulare nelle piante.

Ma la Luna condiziona direttamente (luce e/o attrazione) od indirettamente (alterando le condizioni atmosferiche) la crescita delle piante ?

Fasi Lunari

Quali sono le Reali Differenze sulla Terra tra Novilunio e Plenilunio ? 

Punto 1 : Sole e Luna esercitano una forza attrattiva nei confronti della Terra, responsabile delle Maree. La Luna esercita un'attrazione maggiore (data dalla maggior vicinanza alla Terra rispetto al Sole) e segue un ciclo giornaliero osservabile con l'alta e bassa marea, che si rafforzano in alcune fasi del ciclo Lunare. Senza dilungarmi in tediosi dettagli, l'attrazione Lunisolare è massima durante il Novilunio (Luna Nuova) ed il Plenilunio (Luna Piena) e minima durante la Mezzaluna

Quindi, ricapitolando:

  • abbiamo alta e bassa marea due volte al giorno (che si alternano ogni 6 ore), ciò è dovuto esclusivamente all'attrazione che la Luna esercita sulla Terra
  • due volte ogni ciclo lunare (circa ogni 14 giorni e mezzo) il dislivello tra alta e bassa marea è massimo, ciò avviene quando la Luna è in Congiunzione (od in Opposizione) e dipende sia dall'attrazione Lunare che dall'attrazione Solare.

La pressione atmosfericaè modificata in maniera impercettibile dall'attrazione Lunisolare e non vi sono forti evidenze scientifiche che questa (irrisoria) differenza possa aver un qualche effetto sul trasporto della linfa nei vasi linfatici delle piante, anche perché, se così fosse, le differenze sarebbero ben più marcate tra una giornata di Sole ed una nuvolosa. 

Luna, Sole e Maree
L'attrazione Lunisolaredi per sé potrebbe (forse) aver una qualche influenza nello sviluppo delle radici, come osservato in Arabidopsis thaliana (1), tuttavia le differenze sarebbero nell'arco delle 24 ore (massima estensione durante i due picchi di alta marea) e più marcatamente durante il Plenilunio ed il Novilunio (2). Di conseguenza, anche fosse vero, non ha senso parlare di Luna Nuova o Luna Piena, dato che da questo punto di vista vi è perfetta simmetria e dunque avrebbero entrambe lo stesso effetto, tra l'altro minoritario rispetto all'alta e bassa marea giornaliera.

Secondo alcuni autori, durante la Luna piena, l'attrazione lunare spingerebbe la Linfa verso la chioma, mentre durante la Luna Nuova verso le radici. Tuttavia, per quanto detto sopra, non ci può esser alcuna correlazione, dato che in queste due fasi lunari anche le maree hanno un comportamento identico.

Punto 2 : le notti di Luna Piena sono più luminose, ciò nonostante la radiazione riflessa dalla Luna è una minima parte rispetto a quella Solare (inferiore ad 1:500.000) e non è in alcun modo sufficiente per far avvenire la Fotosintesi Clorofilliana delle piante terrestri, tutt'al più potrebbe permettere una minima attività fotosintetica in pochi organismi acquatici unicellulari.
Insomma, la Luce della Luna non fornisce nessuna energia aggiuntiva per la crescita delle piante e, se pure la fornisse, sarebbe circa lo 0,0002% di quella diurna, quindi del tutto irrilevante. 

Il chiaro di Luna potrebbe aver qualche effetto sul tropismo, come il movimento delle foglie, ma anche qui mancano evidenze nette ed inconfutabili. 

La maggior luminosità durante il Plenilunio potrebbe esser sfruttata dalle piante a fioritura notturna per attirare insetti impollinatori.
L'Ephedra foeminea è una delle poche Gimnosperme ad impollinazione entomofila, essendo visitata da dipteri (mosche) e lepidotteri (falene) notturni. Secondo un articolo (3) l'apertura dei fiori coinciderebbe con la Luna Piena, tuttavia un altro articolo (4) suggerisce che le evidenze siano ancora insufficienti per poter affermare con certezza la correlazione Luna Piena-Fioritura. 

Altri scienziati (5) studiarono il Cereus peruvianus, un noto Cactus a forma colonnare, piuttosto comune anche nei giardini costieri del Sud Italia.
Questa specie, vivendo in ambienti aridi e caldi, ha evoluto una strategia adattativa per ovviare al problema; infatti la fioritura si concentra nelle ore notturne, periodo in cui l'umidità relativa è maggiore, la temperatura più bassa e la fauna (insetti) più attiva.
Bene, è stato dimostrato che il picco della fioritura coincide con il Plenilunio ed è stato ipotizzato che la maggior luminosità possa render più visibili (e quindi impollinati) i fiori da parte degli insetti pronubi.

Si potrebbe anche credere che le diverse fasi lunari influenzino le condizioni climatiche (ad es. che con la Luna Piena piova più frequentemente), tuttavia anche qui non vi è alcuna evidenza scientifica dell'influsso della Luna sugli eventi climatici. L'unico influsso lunare scientificamente dimostrato sui fenomeni terrestri è lo spostamento delle acque dei mari (maree).


Conclusioni :

I calendari lunari risalgono a secoli fa, periodo in cui le credenze popolari si basavano su esperienze raccontate, non su dati scientifici rigorosamente raccolti ed analizzati; in altre parole il fatto che il raccolto crescesse bene (o meno) dipendeva da altri fattori (piogge, parassiti, temperatura etc.), ma una (o più) buone stagioni potevano coincidere con l'aver seminato con Luna crescente e dunque, un po' come gesto scaramantico, si iniziò seminare sempre nelle stesse condizioni, diffondendo la voce che il successo fosse dovuto all'aver seminato in Luna crescente.

Queste credenze sono arrivate sino ai giorni nostri e per taluni sono "come il Vangelo". Purtroppo è molto difficile dissuadere una persona (specie se non più giovanissima) da una convinzione che ha avuto per tutta la vita, ma non ci sono articoli scientifici rigorosi che evidenzino una correlazione Luna-Agricoltura.
Basti pensare che le grandi imprese agricole, che hanno centinaia di ettari da seminare, non seguono alcun calendario Lunare; seminano nel periodo dell'anno più opportuno, ma tra il primo e l'ultimo campo magari passano 10 giorni o più; eppure difficilmente vedrete una grossa differenza tra i campi seminati in Luna crescente e calante.

Insomma, la pochissima (rispetto al Sole) luce della Luna Piena e l'attrazione gravitazionale (tra l'altro identica tra Luna Nuova e Luna Piena) non possono in alcun modo giustificare differenze nel futuro sviluppo dei vostri ortaggi e delle vostre piante, contrariamente a quanto talvolta scritto nelle bustine delle sementi.

Se masticate l'inglese e voleste approfondire l'argomento vi consiglio questa review, che analizza decine di articoli scientifici, traducendo i dati in un linguaggio facilmente comprensibile anche ai non propriamente addetti ai lavori.

Terra vista dalla Luna

Coltivazione dell'Eucalipto : Specie e Varietà a Confronto

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L'Eucalipto viene spesso associato al Koala (Phascolarctos cinereus), dato che quest'ultimo si nutre esclusivamente delle sue foglie. Tuttavia la parola generica Eucalipto si riferisce ad una qualsiasi delle molte specie appartenenti al genere Eucalyptus, che sono parte integrante della flora Australiana.

In questo articolo vorrei fare una panoramica sul genere, ma vorrei anche soffermarmi sulle differenze esistenti tra le diverse specie di Eucalipto, suggerendo quelle più resistenti al freddo ed adatte ad essere coltivate in Italia.

Eucalipto

Il genere Eucalipto - Diffusione, Storia e Curiosià :

Eucalyptus è uno dei tanti generi dell'immensa famiglia delle Myrtaceae ed è formato da circa 700 specie arboree. La loro distribuzione è concentrata in Australia, basti pensare che circa il 75% delle foreste di questa nazione sono di Eucalipti e che ogni diversa specie è spesso rappresentativa di un dato stato o territorio. Alcune specie di Eucalipto si spingono più a Nord e prosperano in un clima tropicale, mentre altre si trovano più a Sud (Tasmania e Nuova Zelanda), in aree più fredde.

Sebbene le specie abbiano differenze sostanziali, sia per quanto riguarda l'habitat di crescita sia per aspetto e sviluppo, molti sono i tratti distintivi comuni a più o meno tutti gli Eucalipti

Gli Eucalipti, nonostante fossero stati visti dai primi esploratori Europei, non fecero parte di collezioni botaniche sino al 1770 e la prima descrizione del genere fu fatta solo nel 1789 ad opera del naturalista francese Charles Louis L'Héritier de Brutelle.

Il nome del genere deriva dalla fusione di due parole : "eu" e "calyptos", che in Greco antico significano rispettivamente "Ben" e "Coperto", un chiaro riferimento all'opercolo che protegge i fiori dell'Eucalipto prima che sboccino.

Oggigiorno gli Eucalipti sono piantati (sia a livello ornamentale che produttivo) in tutti i continenti del mondo e l'unico fattore che ne influenza realmente la diffusione è il freddo, sebbene esistano, come vedremo in seguito, specie molto resistenti. 

Diverse specie hanno trovato nel bacino Mediterraneo l' habitat ideale per la loro crescita e sono oggi quasi naturalizzate in diverse aree del Centro-Sud Italia.


Botanica, Fisiologia e Differenze tra le Specie :

Tutti gli Eucalipti sono piante sempreverdi, solitamente alte ed a singolo tronco, sebbene esistano anche specie arbustive ed a sviluppo più limitato. Giusto per dare dei numeri, l'Eucalyptus regnans, nativo della Tasmania, è l'Angiosperma più alta mondo e può tranquillamente raggiungere un'altezza di oltre 90 metri (295 ft), mentre l'Eucalyptus preissiana ha uno sviluppo compatto e, anche da adulta, può rimanere sotto i 3 metri (10 ft). La maggior parte delle specie sono comunque alberi di media-alta grandezza e, solitamente, crescono tra i 20 ed i 40 metri (65-131 ft).

Fiori

TroncoI tronchi dell'Eucalipto si possono essenzialmente dividere in due categorie, i tronchi "lisci" ed i tronchi "rugosi". Ogni anno lo strato più esterno della corteccia muore, con la differenza che, nel primo caso, si stacca in scaglie più o meno grosse, lasciando scoperta la "parte viva" del legno, mentre nel secondo caso secca, rimane attaccato e si accumula. Tra le specie a tronco liscio non si può non menzionare l'Eucalipto Arcobaleno (Eucalyptus deglupta), l'unica specie del genere a crescere nella foresta pluviale ed ad avere un tronco multicolore (verde, arancione, rosso, viola); mentre per la seconda categoria potremmo citare l'Eucalyptus quadrangulata.

Il portamento è generalmente slanciato ed assurgente; tuttavia i rami vecchi di molte specie possono avere un portamento pendulo, di notevole impatto visivo.

Le cellule della corteccia di alcune specie (es. E. globulus) sono in grado di svolgere la fotosintesi; questa caratteristica conferisce alla pianta una maggior probabilità di sopravvivere in ambienti inadatti e di recuperare anche qualora l'intera chioma fosse stata distrutta da un incendio.

Praticamente tutte le specie di Eucalipto non perdono le foglie, tuttavia rare specie subtropicali possono aver un comportamento semi-deciduo, perdendo parte delle foglie alla fine della stagione secca.

Le foglie sono generalmente alternate ed hanno una forma lanceolata, non mancano però specie con foglie tondeggianti (es. E. gunnii). Una peculiarità delle foglie di Eucalipto è la presenza di ghiandole sulla loro superficie, che producono un secreto oleoso. E' importante sottolineare che, ancor più che in altre piante, le foglie di molte specie di Eucalipto possono variare considerevolmente tra la fase giovanile e quella adulta.

Il colore delle foglie varia a seconda della specie, dal verde intenso sino al bluastro.

Il fiore, come tipico delle Mirtacee, è formato da numerosissimi stami, i quali sono solitamente bianchi od al più "crema", sebbene esistano specie a stami rosa o rossi (es. Eucalyptus leucoxylon). Come detto in precedenza il fiore è racchiuso da un opercolo, una struttura in realtà formata dalla fusione di petali e sepali; quando il fiore sboccia questa sorta di capsula viene aperta e cade, di conseguenza i fiori di Eucalipto risultano privi di petali e sepali. 

In Italia il periodo di fioritura varia considerevolmente, sia in base al clima, sia in base alla varietà di Eucalipto; tuttavia essa avviene prevalentemente nel semestre più caldo, da Maggio ad Ottobre.

I frutti sono delle capsule legnose a forma conica. Una volta raggiunta la maturità hanno delle valvole terminali tramite cui fuoriescono i semi.

L'apparato radicale, in generale, è piuttosto massiccio ed esteso, tuttavia risulta più superficiale di quanto si possa pensare per alberi di queste dimensioni. Inoltre le loro radici sono relativamente delicate, motivo per cui i trapianti di piante adulte sono altamente sconsigliati, dato che il danneggiamento dell'apparato radicale comprometterebbe il futuro attecchimento.


Le 10 Specie di Eucalipto più Particolari od Adatte al Clima dell'Italia :


Eucalyptus globulus
1) Eucalyptus globulus : specie che nelle zone d'origine può superare i 50 metri (164 ft), mentre nell'area del Mediterraneo di solito non supera i 30 metri (98 ft). Il tronco è liscio e slanciato, ricoperto da una corteccia grigio-azzurrognola; mentre la chiomaè espansa. Le foglie sono lanceolate, leggermente ricurve all'estremità e di color verde-olivo. I fiori sono biancastri. L'E. globulus è un albero molto comune nel centro-Sud Italia e resiste a temperature di diversi gradi sottozero.

2) Eucalyptus gunnii : nativo della Tasmania, ha una maggior resistenza al freddo rispetto all'E. globulus ed è perciò maggiormente diffuso anche nel Nord Italia. Le foglie son color blu-argenteo; esse sono inizialmente tonde o cuoriformi, diventando più allungate ed ovali nella fase adulta. L'albero raggiunge notevoli dimensioni, anche se inferiori a quelle della precedente specie, e se lasciato crescere liberamente può facilmente superare i 20 metri d'altezza(65 ft). Anche in questo caso il tronco è liscio e tende a sfaldarsi. Esistono diversi cloni selezionati, tra cui Eucalyptus gunnii"Azura", che può resistere sino a -18° C (0° F) e Eucalyptus gunnii "France Bleu Rengun", una varietà nana ideale per la coltivazione in vaso.

Eucalyptus gunnii

3) Eucalyptus leucoxylon : vorrei citare la cultivars "Euky Dwarf", una pianta con una bella chioma densa, larga circa 4 metri (13 ft) ed alta 5 metri (16 ft), più o meno 1/3 rispetto alla specie tipo. Altra peculiarità sono i fiori colorati di rosa-rosso ed una fioritura copiosa ed estremamente ornamentale. Purtroppo la resistenza al freddo non è altissima e sotto i -7° C (19° F) può subire danni.

Eucalyptus leucoxylon
Eucalyptus coccifera
4) Eucalyptus coccifera : endemico della Tasmania, ha uno sviluppo più contenuto rispetto ai primi due e raramente supera i 15 metri (49 ft). Anche qui il legno è liscio e con attitudine a sfaldarsi, tuttavia non è raro che si sviluppi sotto forma di arbusto con più tronchi. Buona resistenza al freddo, che dovrebbe permettere la sua crescita anche nel Nord Italia.

5) Eucalyptus pauciflora : nota anche con il termine Snow Gumè in realtà divisa in 6 sotto-specie ed innumerevoli varietà. Anche qui vorrei citare Eucalyptus pauciflora'Little Snowman', un clone molto resistente al gelo, a portamento pendule e sviluppo più contenuto rispetto alla specie tipo, dato che di solito non supera i 7 metri (23 ft). Il tronco è grigio-biancastro e completamente liscio, mentre le foglie son color verde-grigiastro. 

Eucalyptus pauciflora

6) Eucalyptus deglupta : Noto come Rainbow Gum, è una specie tropicale sensibile al freddo e non adatto al clima italiano. Nativo della Papa Nuova Guinea e delle Filippine, è un albero imponente, che può superare i 70 metri (230 ft) di altezza ed è dotato di un grosso tronco multi-colore, davvero atipico ed ornamentale.

Eucalyptus deglupta
7)  Eucalyptus camphora : noto anche come Swamp Gum (Eucalipto delle Paludi), possiede foglie cuoriformi che, anche nella fase adulta, possono rimanere a forma abbastanza tondeggiante. Questa varietà cresce al massimo 10 metri (33 ft) e, diversamente dalla maggior parte degli Eucalipti, può svilupparsi bene anche in zone umide ed a mezz'ombra.

Eucalyptus camphora
Eucalyptus citriodora
8) Eucalyptus citriodora : pianta subtropicale, che resiste solo a lievi e sporadiche gelate ed è quindi coltivabile solo nelle zone costiere del Sud Italia. Foglie verdi che hanno la peculiarità di avere un forte aroma di Limone e vengono utilizzate per produrre repellenti contro le zanzare. Le foglie, oltre al tipico aroma, possono assumere un color rosso bronzeo, che ricordano un po' il colore delle nuove foglie della Pianta della Cannella. Un'ultima curiosità, la specie è conosciuta anche con il nome scientifico Corymbia citriodora.

Eucalyptus crenulata
9)  Eucalyptus crenulata : eucalipto che raggiunge un'altezza di circa 10 m (33 ft). Il tronco è marrone e si sfalda longitudinalmente, tuttavia questo strato rimane attaccato e conferisce un aspetto simile al tronco della Vite o del Corbezzolo. Chiamato anche Silver Gum per via delle foglie color argento, che tuttavia da adulte hanno anche sfumature rosso scuro.

10) Eucalyptus nicholii : specie dotata di un portamento slanciato, con rami assurgenti e chioma compatta. Le foglie, lunghe e strette, possono ricordare quelle di un Salice. Eucalipto molto ornamentale ed elegante, che ben si adatta al clima del Sud Italia, mentre al Nord potrebbe patire il gelo intenso. Un clone consigliato per il settentrione è E. nicholii "Angus", che mostra una maggior resistenza al freddo.

Eucalyptus nicholii


Come Coltivare l'Eucalipto ? - Clima, Esposizione, Terreno e Crescita e Riproduzione

Come avrete ben capito non ha senso parlare genericamente di "coltivazione dell'eucalipto" , dato che si tratta di un gruppo eterogeneo, tuttavia molte caratteristiche sono comuni alla maggior parte (non tutti) degli eucalipti e qui farò riferimento a quelle.

Iniziamo dalla resistenza al freddo; come avrete letto sopra esistono specie che in natura prosperano in zone più vicine all'equatore e che vogliono un clima caldo tutto l'anno ed esente da gelo (E. deglupta), mentre all'opposto abbiamo alcune specie che possono resistere senza danni a temperature comprese tra -15° C e -20° C (5° F/-4° F), come ad esempio Eucalyptus pauciflora ssp debeuzevillei o Eucalyptus archeri. In mezzo a questi due estremi si collocano la stragrande maggioranza degli Eucalipti, che preferiscono ambienti miti e tollerano gelate, ma iniziano a subire danni se le temperature rimangono inferiori ai -10° C (14° F) per lunghi periodi.

In linea di massima il clima mediterraneo, come tipico della maggior parte d'Italia, è perfetto per la coltivazione di buona parte degli Eucalipti, ma anche chi volesse coltivarlo in una fredda vallata Alpina, scegliendo la giusta specie potrebbe ottenere ottimi risultati.

Gli eucalipti sono piante eliofile e devono dunque esser coltivati in zone quanto più possibile assolate, tuttavia non mancano poche specie più tolleranti all'ombra, come l'Eucalyptus neglecta; detto questo nessuna specie può svilupparsi bene in ombra totale.

Queste piante non sono particolarmente esigenti in quanto a terreno e possono crescere bene anche su suoli poveri e sassosi, purché drenanti. Molte specie di Eucalipto sono adattate a vivere in aree in cui vi sia una stagione secca, hanno quindi un'ottima resistenza alla siccità ed una volta acclimatati possono vivere senza irrigazioni, anche nelle zone più aride della macchia mediterranea. Tra le molte specie adatte ai climi secchi ricordiamo E. cinerea, E. aggregata, E. gunniE. nicholii, E. globulus e E. cosmophylla; questi ultimi due sono anche piuttosto tolleranti alla salsedine nell'aria.

In linea di massima gli Eucalipti, nei climi Mediterranei, non hanno bisogno di essere bagnati.

Ovviamente in piena terra gli Eucalipti non devono esser concimati e prosperano anche in suoli  che risultano carenti di nutrienti per molte altre piante. Anche in assenza di concimazioni queste piante hanno una crescita vigorosa ed estremamente veloce, dato che in un anno possono produrre nuovi getti che superano i 2 metri (6.6 ft).

La maggior parte delle specie preferisce un terreno tra l'acido ed il neutro, tuttavia non mancano Eucalipti che si adattano a pH alti, tra questi citerei E. dalrympleana, E. macarthurii, E. parvula E. pauciflora, E. cordata ed E. glaucescens.

Gli Eucalipti rispondono bene alla potatura, la quale tuttavia non è indispensabile. Nei giovani esemplari  può esser utile rimuovere i rami bassi, affinché il tronco cresca dritto e libero da rami basali. Nelle piante adulte l'unico scopo della potatura è quella di contenere le dimensioni, tuttavia lo sviluppo di queste piante è armonico ed elegante;un'eccessiva potatura tende a farli diventare sgraziati ed a  far sviluppare un maggior numero di "giovani" foglie, quindi tendenzialmente tondeggianti. In altre parole il consiglio è, scegliete una specie di Eucalipto adatta al vostro giardino, piuttosto che comprare un "gigante" e capitozzare ogni anno. Alcune (poche) specie, come E. cocciferaE. vernicosa ed E. archeri, son persino adatte per la creazioni di siepi alte.

In ultimo considerate che gli Eucalipti hanno un legno poco resistente ed i rami si spezzano facilmente; di conseguenza in zone soggette a copiose nevicate, converrà adottare una potatura che riduca il volume della chioma e minimizzi il numero di rami paralleli al suolo.

Le specie che in natura hanno come dimora la foresta tendono a diventare più alte e sono poco adatte a zone ventose. Se da voi il vento soffia impetuoso sarà meglio scegliere un Eucalipto con foglie strette ed a portamento più  compatto o arbustivo, come ad esempio E. cosmophylla o E. apiculata. Gli Eucalipti sopportano discretamente bene la salsedine dell'aria, tuttavia i più adatti alle località di mare sono quelli che hanno foglie più spesse, come E. globulus ed E. pauciflora.

In linea di massima gli Eucalipti non amano esser coltivati in vaso, condizione che ne limita lo sviluppo e, nella maggior parte dei casi, porta la pianta a deperimento. Se proprio foste costretti alla coltivazione in vaso converrà scegliere una varietà dwarf (nana) od una specie a crescita lenta, oltre ad usare vasi particolarmente capienti. 

La maggior parte delle specie sono piante assai longeve e non è raro trovare esemplari pluricentenari ed alcune piante possono superare i 700 anno di età.

Come abbiamo visto, l'Eucalipto è una pianta a crescita rapida, anche nella fase giovanile. Per questo motivo, anche in ambito vivaistico in cui si vogliono piante grandi in poco tempo, la propagazione più diffusa è tramite semina. Ricordatevi che i semi delle specie più resistenti al gelo devono "sentire" il freddo invernale per poter germogliare, converrà quindi seminare in autunno, lasciando il vaso all'aperto durante l'inverno. Ovviamente, passando dal seme, non si può riprodurre l'esatto clone; per moltiplicare varietà selezionate si possono fare talee, prelevando legno giovane (un anno) e rimovendo le foglie basali. Purtroppo gli Eucalipti non radicano bene e per aver una buona probabilità di successo sarà necessario usare ormoni radicanti.

Rami Eucalyptus coccifera

Nuovi Germogli

Le 10 Migliori Varietà di Pero (Pyrus communis)

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Tra le Piante da Frutto più conosciute, apprezzate e diffuse in Europa è impossibile non menzionare il Pero (Pyrus communis). Questo albero, infatti, si adatta perfettamente ai climi temperati freddi tipici del settentrione e delle zone collinari interne del Centro-Sud Italia. 

Delle esigenze climatiche e delle tecniche di coltivazione del Pero avevamo già ampiamente discusso qua. In questo breve articolo vorrei invece fare una panoramica sulle molte varietà, evidenziando le differenze tra le cultivar ed elencando quelle più rappresentative e/o particolari.

Pyrus communis è una specie coltivata fin dall'antichità e, nel corso dei secoli, i contadini hanno selezionato le varietà che meglio si adattassero alla coltivazione locale. Purtroppo negli ultimi decenni  l'agricoltura "globalizzata" ha scelto solo poche varietà, ovvero quelle che davano raccolti abbondanti, con frutti più attraenti e che reggevano bene il trasporto. Questo è il motivo per cui al supermercato trovate Pere "Kaiser", "Abate" e poche altre. Esistono però centinaia di "Pere dimenticate" che, pur essendo altrettanto saporite, raramente si trovano in commercio. Infine non dimentichiamoci che questi "frutti antichi" crescono su alberi meno produttivi, ma spesso più rustici, resistenti alle malattie e, quindi, ideali per l'hobbista. 

Le innumerevoli tipologie di "Pero" si differenziano considerevolmente, sia per quanto riguarda il frutto, sia per quanto riguarda le esigenze della pianta. Se volessimo fare una prima (e grossolana) suddivisione varietale potremmo raggruppare i Peri in base a :


  • Epoca di Maturazione : esistono essenzialmente due gruppi, le Pere Estive e le Pere Invernali. Le prime maturano, a seconda della varietà, tra Giugno ed Agosto ed hanno conservabilità breve. Le seconde maturano da settembre in poi e si conservano a lungo. Alcune di queste Pere Inverali si raccolgono addirittura immature e si lasciano maturare lentamente durante l'inverno.
  • Dimensione del Frutto : Di norma (ma non sempre) le Pere Estive sono di pezzatura minore rispetto alle Pere Invernali, tuttavia esistono enormi differenze anche all'interno dello stesso gruppo. Ad esempio il Pero "San Giovanni" non arriva a pesare 30 grammi, mentre i frutti delle varietà più grandi possono sfiorare i 500 grammi.
  • Colore della Buccia : la colorazione varia dal giallo paglierino , sino al marrone, passando per le diverse tonalità di rosso.
  • Sapore : il gusto e la consistenza della polpa varia considerevolmente. Può essere più o meno dolce, succosa, dalla consistenza fine o più "granulosa", esser quasi liquescente o dura come una mela, insomma, ce n'è per tutti i palati.
  • Fabbisogno di Freddo : I Peri hanno un'elevata resistenza al freddo, tuttavia per fiorire correttamente richiedono diverse ore di temperature inferiori ai 7° C ( per dettagli sul fabbisogno di freddo clicca qua). Alcune varietà (es. Pero "Coscia"), spesso selezionate nel Sud Italia, hanno un più limitato fabbisogno di freddo e sono perciò le migliori per chi volesse coltivare un Pero nelle miti zone costiere del meridione.
  • Resistenza ai Patogeni : alcuni Peri hanno una maggior attitudine a sopportare la Ticchiolatura ed altre malattie a carico di funghi o insetti.

Ma arriviamo al nocciolo della questione, quali varietà di Pero scegliere per aver un frutteto quanto più "diversificato" possibile?


Le 10 migliori varietà di Pero


Pero "Conference"
1) Pero "Conference" : Pero di origine Inglese, risalente al 1885. Si caratterizza per la veloce messa a frutto, per lo sviluppo relativamente limitato e per la scarsa vigoria, che permette una potatura leggera, tuttavia essenziale per ringiovanire la pianta. La produzione è elevata e costante, anche perchè non è raro il fenomeno della partenocarpia (frutti che si sviluppano anche in assenza di impollinazione). I frutti, che maturano a metà settembre, sono di media pezzatura (200 grammi), piriformi, con la buccia verde-giallastra e cosparsa (talvolta interamente ricoperta) di lenticelle color ruggine. La polpa è bianca, cremosa, fondente, molto fine (assenza di granulosità), dolce e di ottimo sapore. Questa varietà è abbastanza resistente alla Ticchiolatura. Se raccolta nel momento giusto si conserva per circa 4-5 settimane. 

Pero "Bella di Giugno"
2) Pero "Bella di Giugno" : questo albero è caratterizzato da un elevato vigore e da una fruttificazione abbondante. Come la maggior parte dei Peri, anche la "Bella di Giugno"è autosterile e necessita dunque di altri peri per l'impollinazione. La fruttificazione è generosa e le pere sono raggruppate in piccoli grappoli che pendono dai rami. Questi frutti sono di medio-piccole dimensione, hanno una forma allungata ed una buccia che, nella parte rivolta verso il sole, assume tonalità rosse, con evidenti lenticelle bianche. La maturazione è forse la più precoce ed indicativamente avviene tra il 20 ed il 30 Giugno. La polpa è succosa, zuccherina, di ottimo sapore e, per esser una pera "estiva", si conserva discretamente bene (circa 2-3 settimane). Il peso medio di un frutto è circa 120 grammi.


Pero "Decana d'Inverno"
3) Pero "Decana d'Inverno" :  varietà di origine Belga, risalente ai primi dell'800. La pianta è molto produttiva e presenta una vigoria media. Il frutto è di grosse dimensioni (sino 400 grammi), di forma ovoidale/sferica e presenta una buccia color giallo-verde, cosparsa di numerose lenticelle. La polpa è fine, zuccherina, dissetante e saporita con una consistenza, a maturazione, quasi liquescente. Caratteristica peculiare è il fatto che questa Pera non matura sull'albero; essa viene infatti raccolta acerba a fine ottobre, quando è ancora dura ed astringente, e lasciata maturare in casa fino a dicembre. Questa maturazione "tardiva" la rende meno suscettibile ai marciumi causati dagli insetti, inoltre si conserva a lungo e si può mangiare sino a Marzo. La pianta è abbastanza suscettibile alla Ticchiolatura. Affine a questo clone si può pensare alla Decana del Comizio, che si differenzia per aver un frutto a forma più allungata, più appariscente (con sfumature di rosso) ed a maturazione più precoce (fine settembre), tuttavia la conservabilità è inferiore, ma comunque buona.

Pero "Decana del Comizio"
Pero "Cocomerina"
4) Pero "Cocomerina" :  varietà antica ritrovata in Emilia Romagna, nota anche come Briaca. I frutti maturano a metà settembre, sono di piccole dimensioni (in media 80 grammi) ed, inizialmente di color verde. La buccia, in prossimità della maturazione, si tinge di rosso e, cosa peculiare, la polpa è anch'essa rossa (il nome richiama al colore dell'anguria). Il polpa è profumata ed ha sapore dolce ed aromatico. Sicuramente una rarità che non troverete nella grande distribuzione, anche perché queste Pere poco si prestano al trasporto. Si conserva al massimo per un mese.
 
5) Pero "Coscia" :  ottenuto nel '700 in provincia di Firenze, si caratterizza per l'elevata vigoria e per una messa a frutto piuttosto lenta. I frutti, che maturano tra metà e fine Luglio, sono di medio-piccole dimensioni (circa 150 grammi), piriformi ed hanno una buccia gialla leggermente tinta di rosso dalla parte esposta al Sole. Frutto a polpa succosa e poco acida, che si conserva per circa 4 settimane. Sicuramente una delle scelte migliori per chi volesse Pere mature a "metà estate". Il fabbisogno di freddo è minore rispetto ad altre varietà ed è dunque ottima anche per la coltivazione nel Sud Italia.

Pero "William Rosso"
6) Pero "William" :  originatosi da un semenzale in Inghilterra nel 1700, si iniziò a propagare per via delle caratteristiche del suo frutto. Esso è di medie dimensioni (250 grammi), con una buccia gialla e con un profumo dolce ed intenso. La maturazione avviene intorno a metà Agosto e la conservazione è di circa 20 giorni. Polpa bianca, succosa, leggermente acida, ma molto saporita. L'albero ha una buona resistenza alle malattie. Esiste anche una varietà William Rosso, che si differenzia per una maturazione leggermente più precoce e, come suggerisce il nome, per avere una buccia rossa.

Pero "Martin Sec"
7) Pero "Martin Sec" :  noto anche con altri nomi (Martin Secco, Cavicchione, RoggiaMartina, Cannellino, Garofolino) è un'antichissima cultivar Piemontese originaria del Cuneese. Queste pere sono di piccole dimensioni (in media 60-70 grammi), si raccolgono tra metà ottobre e inizio novembre e maturano gradualmente per tutto l'inverno ed oltre. Il frutto è piccolo, con una buccia color marrone/bronzeo, tuttalpiù rossa nella parte esposta al Sole ed una polpa croccante, soda (poco succosa), granulosa e dal sapore fruttato, aromatico e speziato. A detta di molti è la miglior Pera da fare "cotta", tuttavia può esser consumata tal quale o esser impiegata nella produzione di dolci. L'albero è vigoroso, a crescita tendenzialmente assurgente e con una buona resistenza alle patologie (esclusa la Ticchiolatura). L'entrata in produzione potrebbe esser più lenta rispetto ad altre varietà. Insomma, se cercate una Pera da "cuocere" questa è sicuramente la scelta più indicata.
Pero "Santa Lucia"

8) Pero "Santa Lucia" : antica varietà di origine marchigiana, conosciuta anche come Pero "Angelica". E' una pianta di medio vigore che produce frutti medio piccoli dai colori accesi e vivaci (giallo e rosso). La maturazione è molto più scalare rispetto agli altri peri, inizia ad inizio settembre e si protrae sin ottobre ed i frutti si possono mangiare sino a novembre. La buccia è gialla, con sovra-colore rosso intenso. La polpa è fine, assenza di granulosità e sapore dolce, con sentori di vaniglia. I frutti pesano circa 150 grammi e si conservano un paio di mesi.

Pero "Obelisk"
9) Pero "Obelisk" :  ottima scelta per chi avesse poco spazio in giardino, infatti si tratta di un Pero "Nano" a portamento colonnare od al più piramidale. Il limitato sviluppo, prevalentemente verticale, rende questa Cultivar ideale per esser coltivata in vaso, dando soddisfazione anche a coloro che vivessero in città ed avessero solo il terrazzo od un balcone. I frutti, diversamente dalla pianta, sono grossi ed hanno una polpa bianca, succosa e zuccherina. La maturazione è autunnale ed i frutti si conservano fino a 3-4 mesi.

10) Pero "Butirra Hardy" : pianta di origine Francese, ad elevata vigoria e produttività costante. I frutti, che si raccolgono verso fine Agosto, hanno una buccia ruvida, giallognola-bronzea e possono ricordare quelli del Pero conference, sebbene siano di pezzatura superiore, meno allungati e più "tozzi". Polpa fondente, profumata e di ottimo sapore, con sentori di Moscato. La parte centrale del frutto può essere granuloso. Pere adatte al consumo fresco, che hanno purtroppo una limitata conservabilità.

Pero "Butirra Hardy"

Begonia : Quando Fiorisce e Dove si Tiene ? - Coltivazione e Cure

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Passeggiando in Estate lungo i viali ben curati di molte località turistiche (ad es. quelli di Stresa, sul Lago Maggiore) avrete sicuramente notato aiuole fiorite e, tra i vari fiori, molto probabilmente avrete visto quelli della Begonia.

In realtà il termine "Begonia", dato in onore di Michel Bégon naturalista francese e governatore di Santo Domingo nel XXVII secolo, non si riferisce ad un'unica specie, bensì ad un genere, appartenente alla famiglia delle Begoniaceae. Quest'ultima si suddivide in due generi :

  • Hillebrandia : composto da un'unica specie : l'Hillebrandia sandwicensis, un tubero erbaceo endemico delle Hawaii. 
  • Begonia : formato da circa 1500 specie, alcune delle quali piuttosto simili e difficili da distinguere. Sebbene diffuse in tutte le zone tropicali del mondo, vi è una maggior concentrazione di specie nelle zone umide del Centro-Sud America. 

In questo articolo vorrei descrivere le caratteristiche che accomunano la maggior parte delle specie di Begonia, soffermandomi di più sulle peculiarità di quelle più comuni e spesso cresciute in Italia come piante annuali. 


Esistono sostanzialmente tre gruppi di Begonie, con esigenze colturali simili di cui parlerò nella seconda metà dell'articolo.

Aiuola di Begonia
Le Begonie "Erbacee a Radici Fascicolate" : possono esser annuali o, più spesso, perenni; tuttavia soffrono il freddo ed in Italia sono coltivate nel periodo che va dalla primavera all'autunno. In alternativa le specie perenni possono esser coltivate in vaso ed, in inverno, riposte in luogo tiepido, umido e luminoso. In questo modo possono vivere 4-6 anni. Una delle specie più comuni di questa categoria è senz'altro la Begonia cucullata (appartenente al sottogruppo Wax Begonia o Begonia semperflorens), nativa del Sud America e dotata di fiori rossi/rosa che nei luoghi caldi sono presenti durante tutto l'anno, ma anche in Italia la fioritura è scalare e molto prolungata. Le piante di questa classe di Begonie hanno internodi (distanza tra le foglie) più lunghi e possono aver un portamento più eretto, talvolta arbustivo

Begonie "Tuberose" : sono tutte quelle specie formate da un tubero e che, pur essendo perenni nei luoghi d'origine, si possono coltivare in Italia come piante annuali, un po' come fareste con le Dalie. In primavera si interrano i tuberi e durante la successiva estate la pianta si svilupperà e fiorirà; a fine stagione i tuberi possono essere rimossi dal terreno, eventualmente divisi, e conservati in un luogo fresco, asciutto e buio, per esser ripiantati la primavera successiva. In altre parole, se i tuberi vengono lasciati nel terreno, le basse temperature invernali (od addirittura il gelo) li ucciderebbero.

Begonia × tuberhybrida
Le diverse specie di Begonie Tuberose differiscono notevolmente l'una dall'altra; possono avere fiori singolo o doppi (o semidoppi), grandi o piccoli, di color bianco, arancione, giallo, rosa, rosso o persino con diverse sfumature di più colori ed infine possono aver petali lisci o increspati. La maggior parte di esse sono in realtà degli ibridi (Begonia × tuberhybrida) tra specie tuberose provenienti da ogni parte del mondo. 

Queste prime due tipologie di Begonia vengono coltivate prevalentemente per i fiori, dato che sono molto grossi (soprattutto nelle Begonie Tuberose) ed appariscenti. Tutte le Begonie sono monoiche, ovvero un'unica pianta produce due tipi di fiori : quelli maschili hanno numerosi stami e sono generalmente più vistosi, mentre quelli femminili hanno tra 2 e 4 stigmi, spesso ripiegati.
Le Begonie erbacee hanno forse fiori un po' meno appariscenti rispetto alle Begonie Tuberose, tuttavia ciò permette di apprezzare meglio il fogliame, anch'esso molto decorativo. Le foglie delle specie più belle sono cuoriformi, lucide, color verde intenso e spesso dal bordo che assume tonalità rossastre.

Le Begonie "Rizomatose" : come facile intuire questa terza categoria possiede un Rizoma. Esse producono fiori irrilevanti e vengono coltivate esclusivamente bel la bellezza del fogliame. Le foglie sono cuoriformi e screziate con i colori più disparati, inoltre sono più grandi rispetto alle altre Begonie. Un esempio è la Begonia rex, ma anche la Begonia brevirimosa, nativa della Nuova Guinea e dotata di enormi foglie dall'insolito colore rosa con venature verdi. Anche queste piante possono esser cresciute per più anni se riparate dai rigori invernali.

Begonia brevirimosa

Come Coltivare le Begonie in Italia ?

La maggior parte delle specie di Begonie sono native delle zone tropicali/subtropicali, dove grazie all'assenza di freddo possono vegetare durante tutti i 12 mesi dell'anno. Le Begonie non resistono al gelo e già quando le temperature si abbassano costantemente sotto i 10° C (50° F) iniziano a soffrire, sino a deperire. In Italia, all'aperto, possono prosperare solo nei mesi che vanno da Aprile ad Ottobre.
Ma essendo un genere così immenso c'è sempre un intruso, infatti esiste un'unica specie rustica (Begonia grandis), nativa della Cina, che è in grado di reggere almeno sino a -15° C (5° F), sebbene col gelo la parte aerea secchi, per rispuntare dalle radici solo in primavera.

Le Begonie sono di norma piante basse, spesso ricadenti e/o tappezzanti, sebbene non manchino specie a maggior sviluppo. La quasi totalità di esse vive nelle foreste pluviali, con piogge frequenti ed umidità prossima al 100% dove, date le loro dimensioni, occupano lo spazio disponibile nel sottobosco
Non sorprende dunque che in Italia le Begonie siano piante amanti dell'ombra, preferendo esposizioni luminose, ma possibilmente protette dai raggi diretti del Sole (almeno nelle ore centrali della giornata). 
In primavera, quando pianterete le nuove piantine, scegliete una posizione quanto meno a mezz'ombra, come a Nord rispetto ad un albero ad alto fusto. Un'esposizione eccessivamente assolata può bruciare le foglie e compromettere la normale crescita. Esistono comunque varietà che tollerano il Sole meglio di altre, come ad esempio la Begonia benariensis"Surefire Rose".

Fiori Begonia Wax
Il terreno ideale è umifero, fertile, ricco di sostanza organica, leggero e ben drenante. Il miglior suolo per la loro coltivazione è quello che si mantiene fresco ed umido, pur non diventando "zuppo"; inoltre preferisce un terreno leggermente acido (pH 6). Per la concimazione si possono usare concimi adatti per le Acidofile od anche quelli per gli Agrumi.

Tutte le Begonie, ma in particolar modo quelle Tuberose, possono esser coltivate agevolmente in vaso; alternativamente possono esser piantate per creare delle aiuole fiorite per mesi interi.

Il periodo migliore per la piantumazione è la primavera, dopo le ultime gelate e quando le temperature minime notturne si siano stabilizzate almeno intorno agli 8°C (46° F).

Pur amando l'umidità (sia atmosferica, che del suolo) le Begonie sono facilmente soggette a marciumi, in particolar modo quando le temperature sono ancora fresche. Per questo motivo, oltre ad aver un terreno adatto, si dovrà bagnare poco, ma frequentemente, evitando che si creino sia ristagni idrici, sia terreno secco

La riproduzione avviene per divisione di tuberi e rizomi oppure, nelle Begonie erbacee, per talea o semina.

Insomma se volete abbellire un angolo ombreggiato del vostro giardino, il davanzale del balcone esposto a Nord od un'aiuola sotto la chioma di un grosso albero, le Begonie potrebbero esser un'ottima opzione. Avrete solo l'imbarazzo della scelta.

Foglie Begonia Wax


Elenco Piante Grasse per Zone Calde - Specie a Confronto e Progettazione Giardino

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Le succulenti, avendo la fama di essere piante "facili",  sono tra le specie vegetali più vendute nei vivai. Effettivamente spesso sopravvivono a maltrattamenti che ucciderebbero qualsiasi altra pianta, riuscendo a vegetare anche in vasi estremamente piccoli, con terra povera e riarsa dal Sole.

Se per molti rappresentano solo "piante di cui dimenticarsi", per altri le Piante Grasse rappresentano una passione ed un vero e proprio orgoglio.

Ma se avessi un pezzo di giardino e volessi iniziare a collezionare Cactus ed altre piante succulenti, quali specie dovrei scegliere ? Quali sono le differenze ? Come si distinguono ?

Giardino Piante Grasse
Le piante grasse resistono benissimo al caldo estremo, ad ambienti estremamente secchi ed a suoli poveri di nutrienti, l'unico vero limite alla loro diffusione è rappresentato dalle basse temperature invernali. La loro eccezionale resistenza alla siccitàè dovuta sia al fatto di immagazzinare acqua nei tessuti, sia al fatto di limitare al massimo la perdita tramite evaporazione; non a caso le foglie sono piccole, inconsistenti e spesso atrofizzate a spine. Detto ciò che accomuna più o meno tutte le piante grasse, c'è da sottolineare anche l'enorme diversità interna a questo gruppo, sia per quanto riguarda le dimensioni, sia per forma, aspetto e portamento.

In questo articolo vorrei menzionare e descrivere le principali (o peculiari) specie di piante grasse coltivabili (in piena terra e senza protezione) nelle aree più miti del Centro-Sud Italia, ovvero laddove le temperature non scendano praticamente mai sotto gli 0° C (32°F). Qui quindi citerò solo le specie più delicate e sensibili al freddo, ma vi ricordo che a queste si possono sicuramente aggiungere tutte le piante grasse resistenti al gelo, a cui vi rimando cliccando qua. In altre parole, tutte le piante grasse coltivabili al Nord Italia sono coltivabili anche al Sud Italia, ma non il viceversa.

Per una buona riuscita, oltre a riservar loro un posto assolato e riparato, ricordatevi di far diventare il terreno il più drenante possibile, in quanto la maggior parte delle morti di piante grasse è ascrivibile o a freddo od a marciume da eccessiva umidità; inoltre la resistenza al freddo in ambiente umido è inferiore rispetto ad un ambiente secco.

Di seguito troverete un elenco di molte piante grasse "sensibili" al gelo (ma tuttavia relativamente resistenti al freddo). Tra le migliaia  di specie ho selezionato quelle più rappresentative del proprio genere ed adatte alla creazione di un giardino "arido" nel Sud Italia. Ogni singola specie menzionata sarà accompagnata da una breve descrizione e dalla corrispondente fotografia. Per chi fosse interessato consiglio anche di andare a vedere i Giardini di Hanbury, in Liguria, in cui è presente un'ampia collezione di piante grasse (e non solo).


Elenco Specie Piante Grasse in Ordine Alfabetico :

Adenium obesum : nota anche come Rosa del Deserto, è una pianta succulenta nativa della Namibia ed appartenente alla famiglia delle Apocynaceae, la stessa del Falso Gelsomino. L'A. obesum ha sviluppo arbustivo od al più raggiunge le dimensioni di un piccolo albero di circa 3 metri (10 ft) di altezza. Il fusto è particolarmente tozzo, massiccio ed "attorcigliato", raggiungendo un diametro di anche 1 metro (3.3 ft). Le foglie hanno consistenza simile al cuoio, sono arrangiate a spirale e maggiormente concentrate all'apice dei rami. I fiori sono spettacolari; essi sono a forma d'imbuto, con 5 petali, bianchi nella parte centrale, con sfumature di rosa via via più intenso procedendo verso l'esterno. In condizioni ideali è sempreverde, ma in Italia può entrare in uno stadio di dormienza, perdendo le foglie e resistendo così a temperature vicine agli 0° C (32°F), purché di breve durata.

Adenium obesum

Aloe vera
Aloe vera : di questa specie (e della sua coltivazione) ne avevamo parlato dettagliatamene qua. Molto diffusa, si può coltivare laddove vi siano lievi gelate, le quali, in ambiente secco, possono esser sopportate. Qui non mi dilungo nella descrizione, se siete interessati cliccate sul link sopra.

Aloidendron barberae : nota anche come Aloe bainesii, Aloe barberae o più semplicemente Albero dell'Aloe. Nativa del Sud Africa, dove, sebbene molto lentamente, può crescere sino ad un'altezza di 18 metri (59 ft). Diversamente dalla maggior parte delle Aloe, l'A. barberae  ha uno sviluppo arboreo e tende a ramificare formando una chioma con molti rami. Pur avendo le foglie carnose e succulenti tipiche delle Aloe, esse sono presenti esclusivamente all'apice vegetativo, che corrisponde all'estremità dei rami. Sicuramente una pianta da impatto, anche se in Italia ci vorranno anni prima che diventi mastodontica. La resistenza al freddo è simile a quella dell'Aloe vera e sarebbe meglio coltivarla in zone in cui non geli mai, anche se potrebbe sopravvivere a sporadiche (e leggerissime) gelate.

Aloidendron barberae

Agave attenuata : è una tra le Agavi più sensibili al freddo, ma anche l'unica totalmente priva di spine sulle foglie, dato che in natura cresce a gruppetti arroccata lungo le pareti dei dirupi e non rischia di esser mangiata da qualche Bovide. L'A. attenuataè originaria del Messico centrale, ha foglie molto belle, lisce, color verde-azzurro, lunghe circa 60 cm (23 in). La fioritura, diversamente da ciò che accade in molte altre specie di Agavi, si verifica più volte, senza che la pianta muoia al termine di essa. Altra differenza è l'infiorescenza, che non è eretta, ma pendule. Ama posizioni soleggiate, ma si adatta anche a zone di mezz'ombra. In ambiente secco può tollerare temperature di poco sotto gli 0°C (32° F), ma il freddo umido prolungato può far deperire quest'Agave anche in assenza di gelate.

Agave attenuata

Argyroxiphium sandwicense
Argyroxiphium sandwicense : appartiene alla famiglia delle Asteraceae ed è endemica delle Isole Hawaii. Si sviluppa sotto forma di rosetta larga circa 60 cm (2 ft), costituita da foglie lunghe e strette, dall'appariscente color argento. Un po' come avevamo visto per Agave americana, anche l'A. sandwicense fiorisce un'unica volte al termine della sua vista, indicativamente tra 20 e 90 anni d'età. Può crescere solo nelle zone più calde del Sud Italia.

Astrophytum myriostigma : Cactus privo di spine, di norma solitario, ricoperto da una peluria. Il colore del fusto, nel complesso, risulta color verde-argenteo, mentre la sezione è "a stella", con solitamente 5 lobi; è una pianta dotata di elevata simmetria. Produce fiori molto belli, con petali color giallo tenue e parte centrale giallo intenso. Essi sono presenti in piccolo numero (2-3) e disposti esclusivamente sulla parte apicale del Cactus. Astrophytum myriostigmaè una specie nativa del Messico e può resistere fino a temperature minime di circa -5° C (23° F). Piuttosto facile anche la coltivazione indoor che, oltre all'assenza di spine, la rende un'ottima candidata per i Cactofili principianti.

Astrophytum myriostigma

Beaucarnea recurvata (sin. Nolina recurvata): specie nativa delle aree semi-desertiche dell'America Centrale (Messico, Belize etc.) molto comune anche come pianta da appartamento, appartiene alla famiglia delle Asparagaceae. Una delle peculiarità è la presenza di un rigonfiamento alla base del tronco, noto come Caudice, avente funzione di riserva idrica. Data la particolare forma del tronco la B. recurvataè nota anche come Piede d'Elefante. Le foglie, relegate all'apice vegetativo, sono lunghe, arcuate e ricadenti, formando una sorta di "ciuffo". Sebbene la coltivazione in vaso ne limiti lo sviluppo, piantata in piena terra può sfiorare i 10 metri (3.3 ft) di altezza, tuttavia la crescita è lenta e ci vorranno molti anni prima che si raggiunga tale altezza.
 
Tollera bene la siccità ed ha esigenze simili a quelle di tutte le altre piante grasse, tuttavia ha una discreta resistenza al freddo e, a patto che siano eventi sporadici, può sopravvivere fino a circa -5° C (23° F).

Beaucarnea recurvata

Boophone haemanthoides : specie nativa della Namibia ed appartenente alla famiglia delle Amaryllidaceae. E' una pianta geofita con bulbo a forma di cipolla che cresce durante la stagione più fresca, mentre d'estate perde le foglie ed entra in uno stato di quiescenza. Dal bulbo, che può rimanere parzialmente fuori terra, emergono circa 18-20 foglie nastriformi, glauche, ondulate e disposte a ventaglio. Questa specie molto particolare non tollera temperature inferiori ai 3-4 gradi (37-39 °F).

Boophone haemanthoides

Carnegiea gigantea : noto anche come Saguaro, è una Cactaceae di grosse dimensioni che cresce nel Deserto di Sonora, a cavallo tra Arizona e Messico. E' il "classico" cactus dei film Western ed è formato da un unico tronco con qualche ramificazione, anch'esse assurgenti e può ricordare la forma di un candelabro. La crescita è lenta ed il primo processo di ramificazione avviene diversi decenni dopo la nascita. Il Saguaro può vivere anche oltre 300 anni e superare i 10 metri (33 ft) di altezza. Altra peculiarità è il fatto che il tronco assorbe acqua e, dunque, alla fine di un periodo di pioggia si rigonfia, per poi "sgonfiarsi" pian piano nel restante e lungo periodo secco. La Carnegiea gigantea produce i fiori classici delle Cactacee, di color bianco. La resistenza al freddo è ottima e, solo in ambiente secco, può resistere a picchi di circa -10° C (14° F).

Carnegiea gigantea

Cereus peruvianus (sin. Cereus repandus) : altro Cactus, proveniente dal Perù, ma a livello ornamentale è molto diffuso anche nelle zone costiere del Sud Italia. Produce numerosi tronchi color grigio-verde, assurgenti, che possono raggiungere anche i 10 metri (33 ft) di altezza. I fiori si aprono di notte e sono forse l'unico esempio di influenza della Luna sull'agricoltura. I fiori sono molto belli, ma autosterili; se però avviene impollinazione incrociata danno origine a frutti commestibili e saporiti. C. peruvianus può reggere occasionali gelate, fino a circa -4°C (25° F).

Cereus peruvianus

Cleistocactus strausii : Cactus nativo dell'Argentina settentrionale, dal portamento eretto e slanciato; può essere alto anche oltre 2 m (6.6 ft), con un diametro di neppure 10 cm (4 in). Uno dei tratti distintivi è il colore, infatti le spine (talmente fini e fitte da sembrar peluria) sono grigio/biancastro, mentre i fiori sono paralleli al suolo (perpendicolari al fusto), allungati (a forma cilindrica) e rosa. Regge il freddo fino a circa -6° C (21° F).

Cleistocactus strausii
Crassula ovata
Crassula ovata : chiamato anche Albero di Giadaè una pianta succulenta del Sud Africa, molto popolare ed appartenente alla famiglia delle Crassulaceae. Si sviluppa sotto forma di arbusto, spesso con un unico tronco, ma molto ramificato sin dalla base. Questa specie può superare i 2 metri (6.6 ft) di altezza e tende ad avere una chioma a forma globulare. Le foglie sono carnose, ovali, verdi, ma con il contorno color rossastro. La fioritura è tipicamente invernale, con fiori color bianco-rosa, a stella e raggruppati in un'infiorescenza compatta. Se coltivata in ambiente asciutto la sua resistenza al freddo è superiore a quella del C. peruvianus, potendo resistere a brevi gelate intorno ai -6° C (21° F). Ottima anche come pianta d'appartamento. 

Cyphostemma juttae : proviene dalla Namibia ed appartiene all'insolita (per le piante grasse) famiglia delle Vitaceae. Il tronco è grigio, succulento, poco ramificato, rigonfio ed a forma di bottiglia. In natura può sfiorare i 2 metri (6.5 ft) di altezza, sebbene coltivata in Italia (ed in vaso) mantenga dimensioni ben più contenute. All'estremità degli steli (2 o 3 rami, raramente di più) si trovano grosse foglie color verde-grigio, dal margine dentellato. I fiori sono inconsistenti, ma ad essi seguono dei grappoli con bacche rosse. In inverno perde le foglie. La resistenza al freddo si aggira attorno ai -5° C (23° F), anche se il prolungarsi di simili temperature induce marciumi letali per la pianta.

Cyphostemma juttae

Dasylirion longissimum : Asparagaceae molto comune ed ornamentale nativa del Deserto di Chihuahua, in Messico. La specie è formata da un unico grosso tronco al cui apice troviamo le numerose foglie, lunghissime e strette, a formare una chioma che ricorda molto un gigantesco ciuffo d'erba. Anche se di crescita lenta può diventare alto diversi metri. Buona resistenza al freddo, che si aggira intorno ai -8° C (18° F), rendendo il Dasylirion longissimum coltivabile in tutto il Centro-Sud Italia, ma forse anche nei microclimi più miti del settentrione.

Dasylirion longissimum

Dioscorea elephantipes : appartenente alla famiglia delle Dioscoreaceae, è un tubero che ricorda la forma di una pigna. Da esso, che rimane parzialmente fuori terra, emerge un ramo principale e diverse ramificazioni, superando abbondantemente il metro (3.3 ft) di altezza. Le foglie sono cuoriformi. Resiste a sporadiche temperature di pochi gradi sotto zero.

Dioscorea elephantipes

Dracaena draco : chiamato anche Albero del Dragoè una specie endemica degli Arcipelaghi dell'Atlantico settentrionale, tra cui le Isole Canarie. Specie a crescita molto lenta, si sviluppa di norma su un unico tronco, da cui dipartono molti rami che terminano con una rosetta di foglie lanceolate, coriacee e glauche. La chioma, negli esemplari adulti, tende ad avere una forma ad "ombrello". Una pianta adulta può reggere temperature minime di circa -4°/-5°C (25/23°F).

Dracaena draco

Echinocactus grusonii : noto anche come Cuscino della Suocera, è un Cactus solitario nativo della parte centrale del Messico. Esso è a forma di sfera, che può superare il  metro (3.3 ft) di diametro. Fusto verde, con numerose areole ordinatamente disposte, dalle quali spuntano spine gialle. Sulla sommità di questa "sfera" trovano spazio i piccoli fiori, che sono gialli e disposti come a formare una corona. Pianta a crescita lenta, che può impiegare anche 20 anni per la prima fioritura. In ambiente asciutto può reggere fino a -6° C (21° F), ma come sempre sarebbe meglio evitare le gelate.

Echinocactus grusonii

Euphorbia royleana : specie di Euphorbiaceae nativa delle aree montagnose di Pakistan, Bhutan, India e Nepal, dove cresce sugli aridi pendii assolati, preferendo un'altitudine compresa tra 1000 e 1500 m (3300-4900 ft). La specie ricorda la forma di un Cactus colonnare, i fusti possono raggiungere i 5 metri (16.5 ft) di altezza ed alla loro sommità sono collocate delle belle foglie ovali. Esse sono però decidue e pertanto cadono in condizioni di freddo o eccessiva aridità, mantenendosi solo nei mesi più caldo-umidi. I fiori sono color giallo-verdastro. 

Euphorbia royleana

Euphorbia milii : nativa del Madagascar è chiamata anche Corona di Cristo. E' un arbusto succulento, con molti steli densamente spinosi, con spine simili a quelle delle Rose. Questi steli possono sfiorare il metro di altezza (3.3 ft). Le foglie sono a forma di uova e di color verde chiaro. I fiori son rosati, la fioritura è molto prolungata e, nei luoghi più caldi, avviene durante quasi tutti i mesi dell'anno, con picco in primavera. In ambiente asciutto resiste ad episodiche temperature minime di circa -3° C (27° F).

Euphorbia milii


Ferocactus gracilis : nativo del Messico settentrionale; si sviluppa come Cactus solitario a forma cilindrica, alto fino a 150 cm (5 ft), per un diametro di circa 30 cm (12 in). Vistose spine, lunghe e rossastre, molto diffuse. Fiori anch'essi rossastri, ma non troppo appariscenti (rispetto ad altre Cactacee). Resiste fino a temperature di circa -6° C (21° F).

Ferocactus gracilis

Gasteria carinata : piccola pianta grassa priva di steli appartenente alla famiglia delle Asphodelaceae. Le foglie, dall'apice triangolare, sono disposte a spirale e di color verde scuro, con la presenza di "puntini" bianchi. Fiori color rosa pallido, talvolta quasi bianchi. Raggiunge un'altezza massima di circa 20 cm (8 in), ma si allarga anche 4-5 volte rispetto all'altezza. Può tollerare pochi gradi sotto zero.

Gasteria carinata

Glottiphyllum longum : specie nativa del Sud Africa appartenente alle Aizoaceae. Produce caratteristiche foglie carnose, color verde scuro, molto lunghe (talvolta ripiegate all'estremità), dal margine arrotondato, che ricordano la forma di una lingua. I fiori sono formati da molti petali color giallo intenso. Può reggere una temperatura di qualche grado sotto zero, purché sporadica ed effimera.

Glottiphyllum longum

Haemanthus albiflos : nativo del Sud-Est dell'Africa, appartiene alla famiglia Amaryllidaceae, la stessa dei Narcisi. Questo bulbo produce spesse foglie succulenti a forma di nastro, colorate con più tonalità di verde. Il fiore emerge da un'infiorescenza eretta ed è bianco, formato da numerosi stami con antere gialle. Pianta di piccole dimensioni, che può tollerare occasionali abbassamenti di temperatura sino ad un paio di gradi sotto zero.

Haemanthus albiflos

Hatiora rosea : chiamata Cactus Rosa di Pasqua, è una Cactacea originaria delle umide foreste del Brasile meridionale. Specie epifita, alta non più di 50 cm (20 in), con steli (pale) ovali e spesso ricadenti. Produce fiori rosati molto appariscenti. In ambiente asciutto può resistere fino a 0° C (32°F).

Hatiora rosea

Hoodia gordonii : sebbene nell'aspetto assomigli ad una Cactacea, essa è in realtà appartenente alla famiglia delle Apocynaceae ed è originaria del Deserto del Kalahari, nel Sud-Ovest dell'Africa. Produce numerosi steli, alti circa 1 metro (3.3 ft), color verde grigiastro e di circa 5 cm di diametro (2 in). I fiori sono a forma di "piattino" e dall'insolito color rosa-pelle. Sensibile al gelo, può esser coltivata in casa, tuttavia non fiorisce se non è sottoposta a fluttuazioni di temperatura giorno-notte.

Hoodia gordonii

Hoya carnosa : più conosciuto come Fiore di Cera, in Italia è prevalentemente coltivato come pianta d'appartamento. Anch'essa appartiene alla famiglia delle Apocynaceae ed è nativa delle zone tra Asia orientale e Nord Australia. H. carnosa ha un portamento rampicante, formando sottili liane marroni, da cui dipartono foglie ovali, carnose, che sembrano ricoperte di cera. Altro tratto ornamentale sono i fiori, i quali sono piccoli, a forma di stella, bianchi, tranne la parte centrale che è arancione e, anche qui, lucidi come fosse stata passata la cera. Questi piccoli fiori son riuniti in un'infiorescenza (con 10-30 fiori) e disposti come fossero adagiati sulla superficie di una mezza sfera. Si adatta bene alle condizioni di ombra luminosa, ma non tollera il gelo.

Hoya carnosa

Hylocereus undatus
Hylocereus undatus : noto anche come Pitaya o Dragon Fruitè conosciuto ai più per i suoi frutti commestibili, i quali hanno un polpa bianca dal sapore molto delicato. La specie è un Cactus molto ramificato dal portamento ricadente che raggiunge un'altezza variabile a seconda del sostegno che trova. I fiori sono grossi, con petali bianchi e sepali verdi. L'esatta origine di questa specie è tutt'ora incognita, tuttavia oggigiorno è molto diffuso in tutte le zone tropicali del mondo. Può sopportare leggere gelate, ma idealmente dovrebbe esser coltivato in aree prive di gelo.

Ipomoea bolusiana : nativa del Madagascar, appartiene alla famiglie delle Convolvulaceae (come il nostrano Vilucchio). E' una caudiciforme a forma sferica il cui fusto ricorda una Noce di Cocco, dal diametro che di norma non supera i 20 cm (8 in). Gli steli, lunghi, esili e spesso prostrati, hanno foglie lunghe, strette ed assai distanziate. La parte "da Leone" la fanno i fiori, a forma d'imbuto, color rosa-magenta, più scuro nella parte centrale. Pianta delicata, che ha bisogno temperature non inferiori ai 5° C (41° F).

Ipomoea bolusiana
Jatropha podagrica : appartiene alle Euphorbiaceae ed è nativa del centro America (Honduras, Nicaragua), dove vive su suoli aridi. Arbusto poco ramificato alto in media 150 cm (5 ft) e con tronco principale succulento ed allargato alla base (forma di fiasco). Le foglie hanno un lungo peduncolo e forma simile a quelle delle foglie del Fico (Ficus carica). I fiori sono raggruppati all'estremità vegetativa, possono esser gialli o arancioni. In ambiente asciutto può reggere sino a 0° C (32° F), ma sarebbe meglio che le temperature non scendano mai sotto gli 8° C (46° F).

Jatropha podagrica

Kumara plicatilis : una volta chiamata Aloe plicatilis,è una specie nativa di una piccola regione montuosa del Sud-Ovest del Sudafrica ed appartiene alle Asphodelaceae. Le foglie sono carnose, lunghe circa 30 cm (12 in), larghe 1/10, color grigio-verdastro con margine superiore rossastro e, diversamente da molte Aloe, disposte a ventaglio. Kumara plicatilis  si sviluppa come piccolo albero molto ramificato od arbusto, potendo raggiungere al massimo (ed in molti anni) i 5 metri (16 ft) di altezza. Rami e tronchi son ricoperti da una corteccia grigia. Resiste più o meno come un'Aloe vera (forse un po' meno) ed, in ambiente asciutto, può sopravvivere (per brevi periodi) a pochi gradi sottozero.

Kumara plicatilis

Larryleachia cactiformis : specie di Apocynaceae nativa del Sud Africa che si sviluppa sotto forma di piccolo cactus tondeggiante, privo di spine, foglie e ramificazioni. I fiori sono marroncini e bianchi. Meglio coltivarla con temperature sempre superiori agli 0° C (32° F)

Larryleachia cactiformis

Mammillaria spinosissima : specie endemica del Messico, stelo cilindrico, alto circa 30 cm (12 in) e largo 10 cm (4 in), quasi nascosto dalle moltissime spine. I fiori, piccoli e color rosa scuro, ricoprono la parte alta del Cactus. In ambiente asciutto può resistere sino a circa -6° C (21° F).

Mammillaria spinosissima

Monsonia camdeboensis : parente del Geranio (fam. Geraniaceae) è un arbusto ramificato, con molti rami  che crescono quasi più orizzontalmente che verticalmente. I rami hanno spine molto grosse e poche foglie piccole e carnose, in compenso hanno fiori bianchi molto appariscenti. Molto delicata, potrebbe morire anche con temperature di poco inferiori ai 5° C (41° F).

Monsonia camdeboensis

Myrtillocactus geometrizans : nativo del Messico centro-settentrionale, è un Cactus altamente ramificato che può sfiorare i 5 metri (16 ft) di altezza. Gli steli sono blu-verdastri e di circa 10 cm (4 in) di diametro. In contesti secchi la resistenza al freddo si aggira intorno ai -5° C (23° F).

Myrtillocactus geometrizans
Opuntia ficus indica
Opuntia ficus indica : il classico Fico d'India che conoscete tutti; chi volesse approfondire o vedere più foto clicchi qua.

Pachypodium lamerei : chiamata Palma del Madagascar, anche se in realtà è una Apocynaceae  (e non una palma). Si sviluppa su un unico tronco (di norma senza ramificazioni, anche se possono esserci in esemplari adulti), succulento, alto, snello e dotato di spine uniformemente distribuite. Può occasionalmente raggiungere i 6 metri (20 ft) di altezza, ma in Italia rimane generalmente più basso. Le foglie sono verdi, strette, arrangiate a spirale e, un po' come nelle "vere" palme, relegate all'apice vegetativo. Molto belli anche i fiori, che assomigliano molto a quelli della Plumeria. In ambiente asciutto può resistere ad occasionali punte di -4° C (25° F).

Pachypodium lamerei

Pereskia aculeata
Pereskia aculeata : chiamata anche Uva Spina delle Barbadosè una Cactaceae nativa dell'America tropicale. E' una specie rampicante formata da numerosi steli, con spine a forma d'uncino.  Le foglie, semi-succulenti, sono color verde scuro e possono cadere durante la stagione secca. Il tratto più ornamentale è sicuramente la fioritura, con numerosi fiori dai petali bianchi e parte interna giallo-arancione. Anche i frutti, che ricordano dei pomodorini arancioni, sono decisamente appariscenti. Regge temperature prossime agli 0° C (32° F), forse poco sotto se per un paio d'ore prima dell'alba.
Pfeiffera boliviana

Pfeiffera boliviana : cactus epifita originario della Bolivia, che cresce aggrappandosi ai rami di altre piante, un po' come farebbe un'orchidea. I numerosi fusti sono nastriformi e ricadenti, mentre i fiori sono di norma solitari con sfumature di rosa, bianco e giallo. Preferisce esposizioni a mezz'ombra. Sensibile al freddo, le temperature minime non devono scendere sotto i 2-3 ° C (36° F).

Puya alpestris : appartenente alle Bromeliaceae (la stessa dell'Ananas), è una specie endemica delle regioni andine situate nel Sud del Cile. Le foglie, lunghe anche 60 cm (2 ft) e strette, sono color verde-grigiastro, disposte a rosetta e presentano spine sui margini. La fioritura è formata da tanti fiori dall'atipico color blu, riuniti in una lunga infiorescenza eretta che spunta dal centro della rosetta e può agevolmente superare il metro di altezza (3.3 ft); dall'infiorescenza principale spuntano diverse infiorescenze secondarie. Data la provenienza, non propriamente tropicale, ha una discreta resistenza al freddo e può sopravvivere a gelate nell'ordine dei -7° C (19° F).

Puya alpestris

Rebutia deminuta
Rebutia deminuta : Cactus di piccole dimensioni, a forma globulare od al più cilindri-forme, che cresce a gruppetti. Ogni singolo stelo è largo (ed alto) approssimativamente 10 cm (4 inch). Produce fiori rossi od arancioni. Resiste fino a circa -3° C (27° F), ma come al solito sarebbe meglio evitare gelo e  nei periodi più freddi garantire un terreno quanto più asciutto possibile.

Stapelia giganteaApocynaceae nativa delle zone aride del Sud Est dell'Africa (Malawi, Zambia, Zimbabwe etc.). E' una pianta grassa formata da più steli, privi di spine, che in altezza non crescono più di 40 cm (16 in). Il tratto distintivo sono i grossi fiori a forma di stella, con 5 petali color giallo pallido, con righe marroni, via via più ravvicinate avvicinandosi al centro del fiore. Sui fiori è presente anche una peluria. Controversia la resistenza al freddo, c'è chi dice possa resistere sino a -6° C (21° F) e chi dice muoia già a 0° C (32° F). Nell'incertezza evitarle il gelo non potrà che farle bene.

Stapelia gigantea

Stenocactus multicostatus : piccolo Cactus a crescita lenta nativo del Messico settentrionale. Possiede una forma davvero particolare, che ricorda un po' il cervello di un mammifero. Produce fiori viola e resiste fino a circa -6°  C (21° F). 

Stenocactus multicostatus
Yucca gigantea (sin. Yucca elephantipes) : nativa dell'America Centraleè una Yucca priva di spine che può raggiungere anche i 10 metri d'altezza (33 ft) sviluppandosi anche su più tronchi. I fiori sono bianchi e simili a quelli delle altre specie di Yucca. Purtroppo questa Yucca "Gigante" non è resistente al gelo come le sue "sorelle" e sarebbe meglio non coltivarla laddove le temperature scendano sotto i -6° C (21° F) .

Yucca gigantea

Uebelmannia pectinifera : Cactus endemico del Brasile, è solitario, a forma tendenzialmente tondeggiante, sfiorando il metro (3.3 ft) di diametro. Il colore dipende dall'esposizione solare, verde a strisce bianche se cresciuto all'ombra, rosso scuro/viola se cresciuto al Sole. Pianta piuttosto tropicale, lunghe esposizioni a basse temperature (anche se superiori a zero) possono facilmente farla marcire, specie in ambienti umidi.

Uebelmannia pectinifera (dx Ombra, sx Sole)

Infestazione di Afidi nel Frutteto - Danni e Lotta Biologica con Coccinelle ed Altri Predatori

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Gli Afidi, volgarmente chiamati Pidocchi delle Piante, sono insetti parassiti che si nutrono di linfa elaborata (cioè ricca di Zuccheri), sottraendola direttamente ai vasi cribrosi delle piante.

Esistono molte specie di Afidi, ognuna delle quali si nutre preferibilmente di una specifica pianta. In linea generale tutti gli afidi hanno un capo ben più piccolo dell'addome ed un esoscheletro piuttosto molle. Il ciclo biologico degli Afidi è alquanto complesso; essi si possono riprodurre sia per via asessuata (ad es. per partenogenesi), sia per via sessuata e molte specie possono esser anche vivipare, ovvero, proprio come nei mammiferi, lo sviluppo di un nuovo individuo avviene direttamente all'interno dell'Afide "madre". Lo sviluppo post-embrionale si attua attraverso più stadi larvali e nell'adulto vi è polimorfismo, ovvero esiste la forma alata (quindi in grado di volare) e la forma attera (la maggior parte, non in grado di volare). Il ciclo vitale è estremamente sofisticato ed intrecciato e non è di certo lo scopo di questo articolo descriverlo nei dettagli,  ma semplificando potremmo dire :


  • Una colonia di Afidi è formata da molti individui a diversi stadi di sviluppo.
  • In una colonia di Afidi è presente un elevato polimorfismo, il che vuol dire che esistono tipologie diverse di "Afide Adulto".
  • La riproduzione può avvenire anche senza fecondazione, quindi un'unica femmina può generare da sola altri Afidi.
  • E' presente il fenomeno della viviparità, di conseguenza le uova (rimanendo all'interno) non possono esser facilmente predate.

Per quanto detto sopra, le colonie di Afidi possono avere una crescita esponenziale, con moltissimi individui accavallati su ogni centimetro quadrato di vegetazione.

Coccinella in Primavera

Quali Danni Provocano gli Afidi alle Piante da Frutto e agli Ortaggi ?

Questi insetti fitofagi sono tra i più diffusi e pericolosi per le coltivazioni dato che, avendo un potenziale riproduttivo così alto, diventano talmente numerosi da far deperire l'ospite, con conseguente perdita dei frutti.

Afidi su Susino
Gli afidi attaccano preferibilmente (ma non unicamente) i rami in crescita (ancora verdi) e le nuove foglioline, mentre difficilmente riescono ad estrarre linfa dai rami più vecchi, ormai lignificati. I pidocchi delle piante hanno un apparato boccale in grado di "succhiare" la linfa direttamente dai rami, di conseguenza sottraggono nutrimento alle piante, inoltre la saliva degli Afidi contiene spesso ormoni che alternano la fisiologia e la morfologia dell'ospite, causando galle od attorcigliamento delle foglie, con conseguente riduzione/arresto dell'attività fotosintetica. In ultimo gli afidi producono una melata, ovvero una sostanza zuccherina ed appiccicosa, che facilita l'insediamento di funghi patogeni (es. Fumaggine), oltre ad attirare le formiche, che si nutrono di questa melata proteggendo i produttori (gli afidi appunto) da eventuali predatori (le formiche scacciano le Coccinelle). 

Senza interventi esterni (predazione, ad esempio ad opera delle Coccinelle) la popolazione di Afidi decresce solo quando la pianta ospite non ha più energie per sostentare la loro crescita o quando le temperature diventano troppo basse.

Formiche a Protezione degli Afidi

Quali Sono le Specie di Afidi più Comuni ?

Esistono circa 4000 specie di Afidi, di cui almeno 250 attaccano piante di interesse ecologico, ornamentale od alimentare. Di seguito troverete un elenco alcune delle specie più temibili :

Aphis pomi (Afide Verde del Melo) : oltre al Melo attacca molte altre Rosacee, tra cui Pero (Pyris communis), Cotogno (Cydonia oblonga) e Nespolo Comune (Mespilus germanica). 

Brachycaudus helichrysi (Afide Verde del Susino) : attacca le Drupacee, tra cui appunto il Prugno (Prunus domestica)

Hyalopterus amygdali (Afide Farinoso del Pesco) : infesta Pesco (Prunus persica), ma anche Mandorlo  (Prunus dulcis) ed Albicocco (Prunus armeniaca). Queste specie arboree, soprattutto le prime due, sono attaccate anche da un altro afide, Myzus persica.

Myzus cerasi (Afide Nero del Ciliegio) : ha come ospite primario il Ciliegio (Prunus avium), tuttavia infetta anche numerose piante erbacee stagionali.

Panaphis juglandis : è una specie monofaga, ovvero infetta un'unica pianta, ovvero il Noce (Juglans regia).

Aphis fabae (Afide delle Fabacee): attacca diverse Leguminose (Fave, Fagioli, etc.), ma anche l'Evonimo (Euonymus europaeus), una pianta arborea diffusa nei boschi del Nord Italia.

Brevicoryne brassicae (Afide Ceroso delle Crucifere): attacca diverse specie di Cavolo, tra cui anche i Cavoletti di Bruxelles (Brassica oleracea gemmifera).

Chaetosiphon fragaefolii : ha come ospite le diverse specie di Fragola.

Rhopalosiphum padi (Afide dei Cereali) : attacca diverse graminacee, come Orzo e Frumento, ma infetta anche specie arboree del genere Prunus.

Chermes abietis : afide presente sulle Alpi, attacca sia Abeti (Picea abies) che Larici (Larix decidua).

Toxoptera aurantii : vive in zone tropicali, attacca la Pianta del Cacao (Theobroma cacao).

Aphis spiraecola : afide che attacca prevalentemente gli Agrumi.

Capitophorus elaeagni : attacca Cardi e Carciofi, ma secondariamente anche Solanacee ed altre piante orticole.

Aphis nerii : infetta l'Oleandro (Nerium oleander).

Macrosiphum rosae : Afide che attacca praticamente tutte le specie di Rosa.

Periphyllus acericola : Afide che ha come ospite l'Acero.

L'entità dell'infestazione dipende da molteplici fattori, che possono variare anche di anno in anno, tuttavia in alcune specie (es. Melo, Susino) gli Afidi possono formare colonie con un elevato numero di individui, mentre in altre, come ad esempio Asimina triloba e Fico (Ficus carica), l'infestazione (se avviene) rimane circoscritta e non arreca quasi mai danni.


Quali Rimedi Usare per Sconfiggere i Pidocchi delle Piante ?

A livello agronomico poco si può fare per combattere gli Afidi, anche se una minor concentrazione di Azoto nei concimi potrebbe ridurre la vigoria e, quindi, la vegetazione "ideale" per il proliferare di questi parassiti. Anche il controllo chimico non dà ottimi risultati, anche perché, in popolazioni a crescita esponenziale, è facile che si selezionino mutanti resistenti ai pesticidi.

La lotta biologica rimane l'arma migliore, infatti sono innumerevoli i predatori naturali degli Afidi, la cui presenza aiuta a mantenere la popolazione di afidi entro valori accettabili.


Quali Sono gli Insetti che Si Nutrono di Afidi ? 

Uova Coccinella
Coccinelle : tutte le Coccinelle (eggià, esistono centinaia di specie) sono voraci predatori di Afidi o Cocciniglie. La Coccinella Comune (Coccinella septempunctata), quella con 7 macchioline nere, è per l'appunto una delle più diffuse su scala globale e, come le sue "sorelle", ha una dieta prevalentemente incentrata sugli Afidi.
 
Le Coccinelle svernano nello stadio adulti riparandosi tra le foglie cadute e, non appena le temperature si alzano, iniziano ad alimentarsi, mangiando gli afidi che parassitano le prima piante erbacee. Di conseguenza è buona norma coltivare piante "veloci" che possano ospitare afidi sin dal finir dell'inverno/inizio primavera, così da attirare le Coccinelle affamate. Dopo un periodo di alimentazione gli adulti iniziano a riprodursi e le femmine depongono moltissime uova gialle, sui rami o sulle foglie di piante infettate dagli afidi.
Alcune uova sono fertili, altre sono sterili e, quest'ultime, forniscono nutrimento extra alle future larve; il rapporto uova fertili/uova sterili è influenzato dalla disponibilità di cibo nel periodo di ovo-deposizione (pochi afidi = maggior numero di uova sterili). Alla schiusura delle uova seguono 4 stadi larvali. Le larve sono molto diverse dall'adulto; esse sono prive di ali, hanno 6 zampe e sono totalmente nere, sebbene negli ultimi stadi compaiano delle segmentazioni arancioni. Inizialmente le larve sono piccolissime, ma sin da subito iniziano ad alimentarsi di Afidi, crescendo rapidamente. 

Pupa Coccinella
Durante la crescita avvengono più mute e non è raro che i "resti" rimangano sulle foglie. Nell'ultimo stadio larvale la larva è più lunga di una Coccinella. Il grande nemico delle larve sono le formiche; queste ultime, infatti, le attaccano e spesso mozzano loro le zampe, condannandole a morte. Non potendo volare le larve di coccinella si nutrono esclusivamente sulla pianta su cui la madre ha deposto le uova e solo una piccola percentuale delle larve arriva alla muta. Una larva al quarto stadio, dopo essersi alimentata per bene, si "appende" ad una foglia e, durante la fase di Pupa, si prepara a diventare una Coccinella adulta. 

Pensate, una Coccinella adulta può mangiare circa 200 Afidial giorno e le larve più grandi anche di più; infatti bastano solo 10 larve per ripulire circa 1 metro quadrato di superficie fogliare interamente ricoperta da un "tappeto" di afidi (ed un metro quadrato, a seconda della specie di pianta, possono esser centinaia di foglie).
Oltre ad attrarre Coccinelle (vedi sopra) od a comprare larve/uova (fate una ricerca su Google) è importante trattenerle sul sito di infestazione. Finché c'è cibo le Coccinelle rimangono, a patto che non siano cacciate dalle formiche; quindi uno stratagemma potrebbe esser avvolgere il tronco della nostra pianta da frutto con un nastro appiccicoso, che impedisca alle formiche di "arrampicarsi" (non avendo ali, possono arrivare alla foglie solo tramite il tronco).

Larva Coccinella che Si Nutre di Afidi
Sirfidi : questi insetti, appartenenti al gruppo dei Ditteri, assomigliano a delle Api e, da adulti, si nutrono di nettare. Osservando i vari insetti pronubi i Sirfidi si riconoscono poiché, muovendo le ali, rimangono sospesi praticamente immobili (volo stazionario) in prossimità dei fiori (un po' come fanno i colibrì). Esistono migliaia di specie diverse, ma la maggior parte, nello stadio larvale, è un predatore di Afidi. Le uova, bianche, vengono deposte in prossimità di vegetazione parassitata dagli Afidi; una volta schiuse, le larve assomigliano a dei vermi biancastri (privi di arti) e si mimetizzano efficacemente. La larva di Sirfide si muove "a scatti", alla ricerca di cibo. Una singola larva può mangiare sino a 400 Afidi in una settimana.
Data la forma ed il mimetismo, le larve di Sirfide son meno soggette ad attacchi da parte delle formiche rispetto a quelle di Coccinella.

Larva Sirfide che Si Nutre di Afidi

Crisopa
Crisopa (Chrysoperla carnea) : L'adulto presenta corpo allungato, color verde-giallognolo, con ali quasi trasparenti e si nutre di melata e polline. La femmina depone uova in maniera assai particolare, esse, infatti, sono sorrette da un sottile filamento biancastro che penzola dai rami, facendo rimanere le uova "sospese" nell'aria. Questa strategia preserva le uova dall'attacco delle formiche che, come avrete letto poco sopra, sono spesso associate alla presenza di afidi. Vi sono 3 stadi larvali, durante il primo le larve di Crisopa sono piuttosto immobili e mangiano prevalentemente uova di altri insetti, mentre nel secondo e terzo stadio diventano abili cacciatrici, muovendosi con agilità lungo le nervature delle foglie e nutrendosi prevalentemente (ma non unicamente) di afidi. La predazione è prevalentemente notturna.

Il miglior modo per aver un giardino sano ed un orto produttivo è quello di favorire la Biodiversità, affinché si instauri quel perfetto equilibrio tra le varie specie di prede e predatori. Avere piante, erbe e fiori quanto più diversificati aiuterà ad attrarre un maggior numero di specie e ciò farà si che eventuali attacchi siano "controbilanciati" e non diventino mai così dannosi come invece accade spesso nelle Monocolture. 

Larva di Crisopa all'Attacco degli Afidi

Le Migliori 20 Varietà di Ginkgo biloba - Differenze ed Analogie

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Ginkgo bilobaè una specie appartenente al gruppo delle Gimnosperme ed è presente sul nostro pianeta da oltre 250 milioni di anni. Un tempo la sua famiglia (Ginkgoaceae) contava numerose specie, la maggior parte delle quali iniziarono ad estinguersi con l'arrivo delle più evolute Angiosperme. Ai nostri giorni la Ginkgo biloba è l'unica rappresentante della famiglia ancora in vita ed è considerata un fossile vivente, essendo rimasta praticamente immutata dall'epoca dei Dinosauri. 

Delle caratteristiche botaniche e fisiologiche, così come delle esigenze necessarie per la sua coltivazione, ne avevamo ampiamente discusso qua. In questo articolo vorrei illustrare le cultivars più particolari, selezionate dai botanici nel corso dell'ultimo secolo. 

L'albero del Ginkgo biloba possiede stupende foglie a forma di ventaglio che in autunno, prima di cadere, si colorano di giallo-arancione. Vuoi per il portamento elegante, vuoi per la bella chioma o per l'indubbio fascino della sua "veste autunnale", questa pianta non poteva non diventare un simbolo ornamentale molto ambito.

Di norma l'Albero dei Ventagli (è chiamato anche così) ha uno sviluppo piramidale ed una crescita elevata, raggiungendo dimensioni considerevoli; tuttavia molto ibridatori, soprattutto del centro-nord Europa, nel corso dei decenni hanno selezionato centinaia di varietà, talvolta molto differenti dalla "specie tipo". I diversi cloni differiscono essenzialmente per :

  • Portamento : se, la versione "classica", ha un portamento piramidale-espanso, alcuni cloni possono avere forma prettamente piramidale (come un Pioppo Nero od un Abete) o prettamente espansa (come un Faggio), mentre altri sono stati selezionati per il loro portamento colonnare (assurgente), per aver crescita orizzontale od ancora per aver portamento pendule/ricadente
  • Foglie : i diversi cloni possono aver foglie che differiscono per dimensione, forma e colore.
  • Dimensioni : una pianta adulta di Ginkgo può superare agevolmente i 30 metri (100 ft) di altezza, ciò nonostante sul mercato sono presenti cloni "nani" (Dwarf), che possono esser piantati anche in piccoli spazi. Ovviamente anche la crescita annua sarà proporzionale all'altezza. Tra questi due estremi esistono un'infinità di cloni "intermedi" che raggiungono un'altezza di 10 metri (33 ft).
  • Sesso : G. bilobaè una specie Dioica, esistono perciò piante maschio, che non produrranno mai frutti e piante femmina che, se impollinate, produrranno molti frutti (e dunque semi).

Di seguito un elenco di alcuni dei cloni più rappresentativi della diversità all'interno della specie Ginkgo biloba.


Ginkgo biloba "Variegata"1) Ginkgo biloba "Variegata" : antica e rara varietà, con la peculiarità di avere foglie di color variegato. Una stessa foglia può esser colorata "a strisce", alcune delle quali del classico verde, altre color bianco o crema. Queste "strisce" di diversa forma e colore sono un po' come le impronte digitali, non esistono infatti due foglie che siano identiche. Alcune foglie possono anche esser totalmente bianche/crema. Non si sa ancora esattamente perché, ma questo clone, nella fase giovanile, potrebbe aver le classiche foglie verdi e, solo con l'età adulta, mostrare la sua principale caratteristica. Sicuramente la Ginkgo biloba "Variegata"  non passerà inosservata. Sebbene esistano più cloni, il capostipite è un clone femmina, a sviluppo limitato. Ricordatevi, per massimizzare il color "crema" si consiglia di coltivare questa varietà in una posizione quanto più soleggiata possibile.   

Ginkgo biloba "Anny's Dwarf"2) Ginkgo biloba "Anny's Dwarf" : selezionata in Olanda negli anni '90, questa varietà è di sesso maschile ed è dotata di foglie piccole e molto frastagliate. Si adatta bene alla coltivazione in vaso ed anche se piantata in giardino raggiunge i 2 metri (6.6 ft) di altezza solo dopo molti anni.

3) Ginkgo biloba "Horizontalis" : antico clone femminile selezionato in Francia. Come suggerisce il nome, questa varietà tende ad espandersi in orizzontale, allargandosi molto rispetto alla crescita in altezza. Questo portamento atipico per la specie non deve far dedurre che si tratti di una varietà nana, dato che può tranquillamente raggiungere i 5 metri (16.5 ft) di altezza.

Ginkgo biloba "Horizontalis"


Ginkgo biloba "Pyramidalis"
4) Ginkgo biloba "Pyramidalis" : clone maschio originatosi nel 1969 negli Stati Uniti. Sebbene la forma "a cono", ereditata dalle conifere, sia tipica della specie, questa varietà ha portamento ancora più spiccatamente piramidale, tanto che potreste usarlo come albero di Natale. Questo clone cresce approssimativamente 12 metri (39 ft) ed alla base raggiunge un diametro di 8 metri (26 ft).

5) Ginkgo biloba"Princeton sentry" : pianta a portamento tendenzialmente colonnare, ma non nana. Può raggiungere i 20 metri d'altezza (66 ft), con un diametro della chioma ben più contenuto. Ottima per esser utilizzata nelle città come pianta stradale

6) Ginkgo biloba"Blagon" : recente selezione a marchio registrato (propagazione vietata), anch'essa a portamento colonnare, tuttavia più bassa e più conica della precedente, raggiungendo i 12 metri (39 ft) di altezza ed allargandosi poco più di 2 metri (6.6 ft). Per forma ricorda molto un Cipresso.

Ginkgo biloba "Princeton sentry"
Ginkgo biloba "Blagon"

7) Ginkgo biloba"Beijing Gold" : clone cinese a sviluppo relativamente contenuto 4 x 4 metri (13 x 13 ft) che si differenzia per il fatto che le sue foglie cambiano colore più volte durante l'anno. In primavera, appena emesse, sono di color giallo, in estate sono verdi variegate di bianco ed, in autunno, hanno invece il classico color giallo-arancione di tutte le altre varietà.

Ginkgo biloba "Beijing Gold"

Ginkgo biloba "Denise"
8) Ginkgo biloba"Denise" : pianta a portamento colonnare, a sviluppo più limitato rispetto alle altre varietà assurgenti citate in precedenza. Le foglie sono quelle tipiche della specie. In 10 anni non diventerà più alta di 3 metri (10 ft), con un diametro della chioma inferiore ai 50 cm (20 in).

9) Ginkgo biloba"Boleshaw Chobry" : varietà Polacca registrata nel 2007.  Le foglie sono spesse, dal margine irregolare e particolarmente frastagliato. Portamento elegante ed ordinato. Se ne consiglia la piantumazione in grandi giardini o parchi, possibilmente in posizione isolata, così da potersi sviluppare in maniera più naturale ed esprimere a pieno la propria bellezza.

Ginkgo biloba "Boleshaw Chobry"
10) Ginkgo biloba"Snow Cloud" : clone maschile di origine Giapponese, con foglie simili alla varietà Beijing Gold, tuttavia durante l'estate il colore bianco nella foglia è più concentrato all'estremità della stessa. Portamento compatto e dimensioni più ridotte rispetto alle altre varietà "variegate".

Ginkgo biloba "Snow Cloud"
11) Ginkgo biloba"Globosa" : clone maschile a portamento nano, che non supera mai i 2 metri (6.6 ft) di altezza. La peculiarità è nella chioma, che tende ad esser per l'appunto globosa (a forma di sfera).

Ginkgo biloba "Globosa"
Ginkgo biloba "Menhir"
12) Ginkgo biloba"Menhir" : di origine Olandese, possiede foglie più piccole rispetto alla media della specie, frastagliate, con sfumature tendenti al bluastro. Anche i nuovi getti sono più sottili, rendendo questa pianta delicata ed elegante. 

13) Ginkgo biloba"Tubifolia" : clone maschile, compatto e di origine francese, si caratterizza per aver le foglie che tendono ad attorcigliarsi, conferendo loro un aspetto tuboliforme. 

14) Ginkgo biloba"Allgold" : si pensa possa esser lo stesso clone di Ulrich’s Gold, peculiarità è che le foglie rimangono perennemente di color giallo, anche in estate. La carenza di clorofilla (che determina normalmente il colore verde delle foglie) non permette un'efficiente attività di fotosintesi, di conseguenza la crescita è ridotta ed è preferibile coltivare questa varietà in zone di mezz'ombra.

Ginkgo biloba "Tubifolia"

15) Ginkgo biloba "Nelleke" : clone olandese che produce una chioma con foglie larghe ed intere e non bilobate come tipico della specie.  

16) Ginkgo biloba "Thelma" : clone maschile selezionato negli USA a portamento abbastanza compatto, con una crescita annua di circa 15 cm (6 in). Produce foglie semi-tubulari, talvolta quasi aghiformi; tuttavia la chioma è molto eterogenea e si possono aver foglie anche bilobate. 

Ginkgo biloba "Nelleke"
Ginkgo biloba "Thelma"

17) Ginkgo biloba"Pendula": clone femminile di origine Belga che, come suggerisce il nome, produce una chioma ricadente e ha dunque un portamento pendule, che ricorda quello del Salice Piangente. 

Ginkgo biloba "Pendula"

18) Ginkgo biloba"Eastern Star" : clone femminile che ha la peculiarità di iniziare a produrre frutti già dopo 4-5 anni.

19) Ginkgo biloba"Mariken" : scoperta nel 1995 in Olanda è forse la varietà nana più diffusa e commercializzata. Le foglie risultano arrotondate e leggermente a forma di coppa. La chioma è molto densa ed il portamento ricorda più quello di un basso cespuglio, rispetto ad una pianta.

20) Ginkgo biloba"Troll" : clone nano, simile al precedente. Produce foglie color oliva ed in rami hanno internodi particolarmente corti, di conseguenza la densità fogliare è elevata. Cresce solo 5 cm (2 in, con un portamento arbustivo e molto ramificato, rimanendo alto circa 1 metro (3.3 ft).

Ginkgo biloba "Eastern Star"

Ginkgo biloba "Troll"

Cosa Vedere a La Gomera, l'Isola Selvatica dell'Arcipelago delle Canarie - Foto Inedite

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Le Canarie sono un Arcipelago di nazionalità spagnola situato nell'Oceano Atlantico settentrionale, ad Ovest del Marocco. Le Canarie sono costituite da 7 isole, con caratteristiche morfologiche e climatiche alquanto diverse tra loro.

Avevamo già parlato di Fuerteventura, un'isola priva di rilievi, sabbiosa e desertica. Oggi vorrei parlare di La Gomera, un'isola "minore", ma solo per dimensioni.

Se state prenotando un viaggio alle Canarie noterete che nel 99% dei casi vi offriranno solo 4 delle 7 isole, ovvero Lanzarote, Fuerteventura, Gran Canaria e Tenerife. Quest'ultima, anch'essa stupenda e di cui parleremo in futuro, è la base di partenza per La Gomera, discussa per l'appunto in questo articolo e nota anche come Isola Colombina, in quanto fu l'ultima terraferma toccata da Cristofaro Colombo nel suo viaggio verso l'America.

Il modo più comodo per raggiungere La Gomera è prendere il traghetto da Los Cristianos (Tenerife) che, con un rilassante viaggio di 45 minuti, vi porterà a San Sebastian(La Gomera), percorrendo i circa 30 km (20 mi) di mare che separano le due isole. Una piccola curiosità, essendo isole d'origine vulcanica in mezzo all'oceano, il fondale sottostante il tragitto che unisce Los Cristianos a San Sebastian sfiora profondità di 3000 metri (9840 ft).

Paesaggio Agricolo - La Gomera

San Sebastian

Che Climi e Paesaggi Ci Sono a La Gomera ?


Illustrazione dei Diversi Climi dell'Isola
Quest'isola, diversamente dalle sue "sorelle più famose", ha mantenuto inalterata quella natura selvaggia che caratterizzava le Canarie fino agli anni '50 del secolo scorso. Non ci sono grandi Hotel, non ci sono grosse città, le strade sono strette, poco trafficate e prive di caos.

A primo impatto sembra un'isola "fantasma", come fosse rimasta indietro secoli rispetto alla civiltà odierna ed il trascorrere del tempo si misuri con le ombre e non con gli orologi. 

La Gomera è un'isola Vulcanica, tuttavianon presenta vulcani attivi. A livello morfologico è alquanto scoscesa, priva di zone pianeggiati, ma con molte zone a picco sul mare e strapiombi.

A livello climatico non differisce troppo da altre isole non piatte, come Tenerife. In linea di massima le escursioni termiche annue (così come quelle giornaliere) sono molto contenute e si passa dal mese più freddo (Febbraio) con temperature minime e massime rispettivamente di 15° e 20° C (59-68° F), al mese più caldo (Settembre), con min/max di 21-27° C (70-81° F). Questo scarto così esiguo è dovuto sia alla latitudine (siamo al 28° N, zona subtropicale), sia all'effetto mitigatore dell'Oceano; quest'ultimo evita sia ondate di freddo, sia ondate di caldo, rare anche in piena estate. La piovosità segue un pattern Mediterraneo, con il minimo da Maggio a Settembre, tuttavia vi sono importanti differenze di piovosità all'interno dell'isola.

Ovviamente le temperature sono influenzate anche dall'altitudine e spostandoci in quota avremo via via un clima più temperato.

Gli Alisei, venti costanti che soffiano da Nord-Est verso Sud-Ovest, influenzano notevolmente le piogge sull'isola. Il lato Nord, sopravento agli Alisei,  è indubbiamente più fresco e piovoso, dato che su questo versante si condensa al suolo l'umidità accumulata da questi venti nel loro passaggio sopra l'oceano. In quest'isola, più che in altre, pochi chilometri dividono ambienti totalmente differenti; in un attimo si passa da zone assolate ed aride ad altre verdeggianti e nebbiose, quasi spettrali. 

La nebbia, che in alcune aree montagnose interne è praticamente onnipresente, genera un ambiente fresco ed umido, in netto contrasto con il clima arido della costa. Le differenze climatiche non si sentono solo sulla pelle, ma si notano anche nella vegetazione.

Palme delle Canarie Selvatiche

Vegetazione - La Gomera

Diga per Irrigamento - La Gomera

Qual è la Flora di La Gomera ?

Al piano, ovvero lungo le coste, crescono specie xerofile, prevalentemente piante grasse a portamento arbustivo, come l'Euforbia delle Canarie (Euphorbia canariensis), la Kleinia neriifolia ed alcune specie di Aeonium. In queste aree molto secche si sono naturalizzate piante che in realtà sono molto comuni anche nell'Italia meridionale, come il Fico d'India (Opuntia ficus-indica)  e l'Agave americana. La vegetazione è comunque molto rada e non mancano vaste aree che ne siano prive. Qua e là si ritrova anche una delle piante simbolo delle Canarie, ovvero la Phoenix canariensis, che con la sua altezza svetta sopra tutte le altre.

Roque de Ojila

Oltre i 500 metri (ma anche più in basso lungo il versante Nord) si estende la Laurisilva (Foresta di Lauri), ovvero una foresta sempreverde che, fino all'ultima glaciazione, era presente anche nel bacino del Mediterraneo, ritirandosi poi più a Sud per sfuggire al gelo. Oggigiorno la classica Laurisilva, intesa come ecosistema integro e completo, è presente solo nelle isole del Medio Atlantico (tra cui le Canarie), mentre in Italia persistono solo poche specie, tra cui l'Alloro e l'Agrifoglio.

Mappa

La Foresta di Lauri (Laurisilva) deve il suo nome al fatto che molte specie che la popolano appartengono alla famiglia delle Lauraceae (la stessa a della Canfora e dell'Avocado), come ad esempio Laurus azoricaApollonias barbujanaOcotea foetensPersea indica. Questo tipo di foresta è perennemente umida, spesso avvolta nella nebbia ed estremamente densa; le piante più alte filtrano la maggior parte della radiazione luminosa, lasciando un'esigua quantità di luce per il sottobosco, il quale risulta composto prevalentemente da felci. Al confine di queste foreste troviamo anche altre specie, come l'Erica gigante (Erica arborea).

A La Gomera è presente il parco nazionale Garajonay, patrimonio dell'UNESCO e ritenuto tra i migliori  esempi di Laurisilva, sia in quanto a conservazione, sia per biodiversità. All'interno del Garajonay si trova anche il Roque de Agando, una formazione rocciosa a forma di "torre", creatasi dal consolidamento di magma, così come il Roque de Ojila e il Roque de la Zarcita.

Nel pacchetto offerto da molte agenzie è compreso il Pullman che, percorrendo le stradine dell'Isola, vi permetterà di osservare i diversi ambienti e, a volte, basta distrarsi 1 minuto per passare da 28° C con Sole a 18° C con nebbia fitta.

L'isola, come avrete capito, è formata da vette e rilievi, spesso separate da canyon e vallate. Per questa ragione, due persone che fossero su due vette contigue potevano distare poco in linea d'aria, ma molti chilometri percorrendo le strade. Questo ha fatto sì che, in un tempo in cui non c'erano ancora telefonini et simila, si comunicasse tramite fischi. Oggigiorno questa usanza è tramandata da generazione in generazione ed esiste un vero e proprio linguaggio dei fischi.

Il mio tour finì in un'area agricola in cui si coltivavano specie tropicali e subtropicali, come Banani, Mango, PapayaCherimoya e molto altro. Altra caratteristica dell'isola sono i terrazzamenti, l'unica soluzione per ricavare terreno coltivabile in una zona così scoscesa. 

Insomma, se volete trovare pace, tranquillità ed un ecosistema ancor oggi integro, La Gomera è una gita obbligata...se volete Hotel, piscine e bella vita, allora conviene orientarsi su altre isole.


Banane e Palme - La Gomera

Piante Grasse - La Gomera

Terrazzamenti a Picco sul Mare

Frutteto Tropicale

Come Coltivare la Bietola da Costa nell'Orto - Temperature e Cure

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Le Coste, chiamate anche Bietole o Biete, sono un ortaggio a foglia appartenente alla famiglia delle Chenopodiaceae; in realtà la Bieta è solo una particolare varietà di Barbabietola, per l'esattezza Beta vulgaris var. cicla.

In questo articolo, dopo aver fatto una breve descrizione della specie, cercherò di rispondere alle domande più comuni, le cui risposte sono indispensabili per coloro che volessero coltivare con successo la Bietola da Costa nel proprio orto

Botanica :

Le Coste sono piante erbacee biennali, sebbene in coltivazione vengano raccolte prima che finiscano il loro ciclo vitale. In cucina, previa cottura, si utilizzano le foglie, che hanno un sapore a tratti dolciastro. Le foglie della Bieta sono di grosse dimensioni, color verde scuro, con venature bianche, così come il picciolo che risulta turgido, consistente e massiccio (ed è forse quest'ultimo la parte più buona da mangiare). 

Le radici si sviluppano sotto forma di grosso fittone, piuttosto profondo. A livello commerciale le Coste vengono raccolte prima che fioriscano, tuttavia se lasciate crescere liberamente andranno a fiore, producendo una lunga infiorescenza centrale ramificata con numerosi fiori, che si trasformeranno in frutti. A livello amatoriale questa pratica (far andar a fiore) è utile per ottenere i preziosi semi, con cui far nascere la nuova generazione di piantine. I semi sono relativamente grandi ed un grammo equivale a circa 50 semi.

Picciolo Beta vulgaris var. cicla
Bieta da Costa

Coltivazione :

Quando e Come Seminare le Coste ?

La semina può avvenire direttamente in pieno campo, da Marzo in poi nel Nord Italia, più o meno tutto l'anno (magari evitando l'estate) al Centro-Sud. I semi devono esser interrati a circa 2 cm (0.8 in) di profondità e, nelle condizioni ottimali, germoglieranno nel giro di 7-10 giorni. La soglia minima di temperatura per il germogliamento è di circa 5° C (41° F), ma solo da temperature di circa 15° C (59° F) il germogliamento avviene in tempi ragionevoli. Alternativamente si può pensare di seminare in semenzaio, in ambiente controllato, per poi trapiantare le piantine nell'orto quando avranno formato 5 foglioline e raggiunto un'altezza di almeno 10 cm (4 in).

Venatura Foglie Beta vulgaris var. cicla
A Quale Distanza Piantare le Bietole nell'Orto ?

Questi ortaggi devono esser coltivati preferibilmente in file distanziate circa 45 cm (18 in) l'una dall'altra. Ogni singola piantina della stessa fila viene messa a dimora distanziandola 25 cm (10 in) dalla precedente. Se il vostro orto fosse piccolo ed aveste problemi di spazio è possibile ridurre leggermente (5 cm tra le piante e 10 cm tra le file) il distanziamento, anche se ciò andrà a discapito dell'ordine e della facilità di raccolta. 

Quali Sono le Temperatura di Coltivazione ? 

Le Coste sono piante che hanno un fabbisogno termico inferiore rispetto a quello di molti ortaggi estivi (es. Melanzane, Pomodori, Meloni etc.) e possono continuare a vegetare anche con temperature comprese tra i 10 ed i 20 gradi centigradi (50-68° F), tuttavia non sono come i Piselli, che soffrono le alte temperature estive. Ciò si traduce nel fatto che le Biete da Costa si possono coltivare per gran parte dell'anno, quantomeno da inizio primavera sino alla fine dell'autunno. 

Foglia Bieta da Costa
Le Coste Resistono al Gelo ? Si Possono Coltivare in Inverno ?

La loro resistenza al freddoè buona e sopravvivono a gelate di media intensità, diciamo almeno sino a punte di -5° C (23° F). Questo non vuol dire che a tali temperature riescano a crescere, semplicemente non muoiono. Nelle zone miti del Sud Italia possono tranquillamente svilupparsi durante l'inverno, mentre nel Nord non conviene trapiantarle in inverno dato che, nel migliore dei casi, rimarrebbero in arresto vegetativo; detto questo se vengono lasciate nell'orto e superano i rigori invernali torneranno a crescere nella primavera successiva. In altre parole al Nord (zone in cui gela e senza usare serre) in inverno possono solo esser raccolte.

Quanto Dura il Ciclo Colturale ? Quando si Deve Raccogliere ?

Sicuramente è un ortaggio a ciclo breve e, in condizioni ideali, dura circa 60 giorni. Ovviamente la velocità dipende anche dalle temperature, nel periodo autunno-invernale i tempi per la raccolta potrebbero allungarsi. La raccolta si può effettuare in maniera scalare, rimuovendo le foglie più esterne.

Qual è la Migliore Esposizione ?

Un angolo assolato male non farà, sebbene le Coste reggano la mezz'ombra meglio di altri ortaggi. Magari nel Sud Italia, nel periodo più caldo dell'anno (che in queste zone non è il più consigliato per la coltivazione), sarebbe utile utilizzare una rete ombreggiante, anche per ridurre il calore.

Dove Piantarla nell'Orto ?

Se avete un orto piccolo riservate la parte più soleggiata agli ortaggi più eliofili (solitamente quelli estivi) e collocate le Coste nella zona un po' meno soleggiata (però non totalmente in ombra), associandole ad ortaggi come CaroteRavanelli e Lattuga.

Come Concimare le Coste ? Quale Terreno Preferiscono?

Si adattano a diversi tipo di suoli, l'importante è garantire un buon apporto di sostanza organica (letame/stallatico) ed un ottimo drenaggio. Essendo le Biete ortaggi a foglia, è consigliabile usare concimi ricchi in azoto (elemento che stimola la fase vegetativa), alternativamente si possono coltivare dopo ortaggi azoto-fissatori, come le leguminose (FaveFagioli, etc.).

Bietola da Coste
Quanto Bagnare ?

La Bieta da Costa è un ortaggio che adora l'acqua, le innaffiature dovranno essere frequenti (giornaliere), ma non eccessivamente abbondanti, al fine di evitare i dannosi ristagni idrici. Una carenza idrica (così come di Azoto) limiterà notevolmente lo sviluppo fogliare. 

Quali Sono le Principali Malattie ?

Le Coste sono rustiche e difficilmente sono attaccate in maniera tale da comprometterne la raccolta. Tuttavia possono verificarsi lievi attacchi fungini (es. Ruggine), così come di Afidi od ancora di Lumache (limacce), le quali si nutrono delle loro foglie. Tutte queste patologie sono ulteriormente circoscrivibili con semplici accorgimenti e, a livello amatoriale, quasi mai si deve trattare con anticrittogamici. 

Infiorescenze Bieta da Costa

Fiori Beta vulgaris var. cicla
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