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Come Coltivare la Trithrinax campestris, una Palma Adatta ai Climi Freddi.

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Le Palme sono piante che solitamente associamo a località calde, se non addirittura tropicali. In gran parte dei casi questo è vero, tuttavia alcune specie possono spingersi in zone più fredde e resistere addirittura al gelo invernale della Pianura Padana. Tra le specie di quest'ultima categoria, la Trithrinax campestris (nota anche come Palma Campestre) spicca per le sue ottime capacità di adattamento e rusticità, che permettono la sua coltivazione in quasi tutta Italia.

Trithrinax campestris in Riva al Lago


Origine e Diffusione :

Trithrinax campestrisè una pianta nativa dell'Argentina, dove cresce su un'area piuttosto ampia, fino a lambire il confine con l'Uruguay.
La si ritrova allo stato selvaggio nelle pianure della savana Argentina, così come nelle vallate e persino nelle zone montuose della Sierras de San LuisSierras de Córdoba, le cui vette più elevate superano i 1500 m (4921 ft) di altitudine.
Questa parte del Sud America è caratterizzata da un clima arido, in cui la stagione secca (il cui picco corrisponde all'inverno Australe) può durare diversi mesi (da fine Aprile a metà Settembre).
Fiori Trithrinax campestrisIl clima non è tropicale, ci troviamo infatti a Sud del 30°S, una latitudine speculare a quella delle coste meridionali del Mar Mediterraneo. In queste zone, data la latitudine e la distanza dagli oceani, le temperature minime invernali possono essere piuttosto fredde, soprattutto in quota.
In Italia, così come nel resto d'Europa, è poco conosciuta e, sebbene abbia delle buone potenzialità, non particolarmente diffusa e coltivata. La si ritrova in alcuni Orti Botanici ma, data la sua rusticità e le dimensioni contenute, potrebbe diventare un'ottima Palma Ornamentale, ideale per esser coltivata anche in piccoli giardini privati.

Foglie Trithrinax campestris

Frutti Trithrinax campestris


Botanica e Fisiologia :

Trithrinax campestris appartiene alla famiglia delle Arecaceae (Palmaceae) ed è una delle quattro specie appartenenti al genere Trinthrinax. Il nome scientifico deriva dal Greco ed è scomponibile in tre parole: Tris (Tre) Thrinax (Forcone) e Campestris (di Campo o Campestre), in altre parole "Tridente di Campo Aperto", questo perché la specie cresce in pieno campo, in zone molto aperte ed ha un geometria fiorale che si ripete a moduli di tre in tre. 
La Palma Campestre è una pianta a crescita estremamente lenta, di dimensioni contenute che, solo dopo molti anni, raggiunge un'altezza di circa 6 metri (19,6 ft).
Il tronco è esile, con un diametro massimo di circa 30 cm (12 in) e, contrariamente ad altre palme, non è liscio ma, anche per via dei residui fogliari che non si staccano completamente, ha un aspetto fibroso ed estremamente pungente.
Può crescere come palma singola o in piccoli gruppi (2-3 palme), ma in natura raramente forma cespugli.
Le foglie della Trithrinax campestris sono palmate, arrotondate, lunghe 50 cm (40 in) o poco più e dal portamento compatto. Queste caratteristiche, oltre al fatto di possedere un picciolo molto corto, rendono la chioma di questa palma assai poco espansa e voluminosa.
Le foglie sono rigide, dal profilo tagliente ed hanno un colore verde-grigiastro con riflessi blu (un po' come quelle della Palma Blue del Messico), tanto da suggerire agli inglesi il nome di "Blue Needle Palm".
Le infiorescenze sono collocate alla base delle foglie più vecchie ed il loro colore giallo inteso le rende appariscenti. Ogni grappolo fiorale è corto, molto ramificato e composto da innumerevoli piccoli fiori (oltre 100) ermafroditi.
La fioritura, nelle zone di origine, avviene in autunno, mentre i frutti giungono a maturazione solo sul finire dell'estate successiva.
I semi, nelle condizioni ottimali, germinano abbastanza velocemente e si possono formare nuovi germogli già dopo un paio di mesi o poco più.

Palma campestre


Clima e Coltivazione :

Al genere Trithrinax, come accennato sopra, appartengono anche altre specie, come Trithrinax schizophyllaTrithrinax acanthocoma Trithrinax brasiliensis; tuttavia, sebbene tutte native del Sud America, crescono nelle foreste pluviali a latitudini tropicali, sono perciò ben più sensibili sia al freddo che alla siccità.
La Palma Campestre (Trithrinax campestris), prosperando in zone fredde ed aride, ha evoluto una naturale resistenza al gelo e alla carenza d'acqua. Essa può sopravvivere a temperature minime di -14° C (7° F) e superare senza innaffiature una classica estate mediterranea.
Questa palma cresce su un suolo roccioso, arido e poco fertile, è quindi a suo agio in quasi tutti i terreni, anche quelli poveri di nutrienti, tuttavia predilige quelli leggermente basici (pH maggiore di 7). Dato l'habitat naturale (praterie aperte), preferisce esposizioni in cui goda del Sole per buona parte della giornata.

Blu needle palm

Habitat Trithrinax campestris

Trithrinax campestris selvagge

Trithrinax campestris in Argentina

Foglie e Chioma Palma Campestre


Dove Cresce la Pianta della Cannella (Cinnamomum zeylanicum)? Come si Coltiva?

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La Cannella (o Cinnamomo) è una spezia che, nella cucina occidentale, è utilizzata per aromatizzare frutta, dolci, creme e torte, mentre nella tradizione orientale è impiegata anche nel salato (es. per aromatizzare carni affumicate) o per insaporire bevande calde (ad es. il Tè).

Ma da dove si ricava la Cannella? Qual è e come si deve coltivare la Pianta della Cannella (Cinnamomum zeylanicum o Cinnamomum verum)? Può crescere anche in Italia? In quale clima si trova questo albero?

Pianta della Cannella Ceylon


Origine e Diffusione:

In primo luogo facciamo un distinguo, col nome "Cannella" ci riferiamo alle spezie estratte da due specie diverse: 

  • Cannella di Ceylon (o Cannella Regina) : è la classica Cannella, dal gusto intenso e dolce ed è ricavata dall'albero noto come Cinnamomum zeylanicum (sinonimo di Cinnamomum verum).
  • Cannella Cinese : è estratta dalla specie Cinnamomum cassia, diffusa in Cina. Questa spezia ha un sapore più amaro ed è di gran lunga meno pregiata rispetto alla "vera" Cannella.

La Cinnamomum zeylanicum è una specie tropicale originaria dello Sri Lanka (ex Isola di Ceylon) ed ora coltivata anche in altre zone del Sud-Est Asiatico, come Vietnam, Malesia, ed Indonesia, ma anche in alcune nazioni africane, tra cui il Madagascar, le isole Seychelles ed in un po' tutte le zone del mondo a clima tropicale umido.


Questa spezia, sebbene di origine orientale, fu introdotta in occidente fin dall'antichità. Si possono trovare sue citazione nel sacro libro della Bibbia ed era utilizzata persino nelle imbalsamazioni degli antichi faraoni egiziani. Riferimenti alla Cannella si trovano anche nella società Greca e nel successivo impero Romano.

Foglie Cinnamomum zeylanicum

Nuove Foglie Pianta della Cannella


Botanica e Fisiologia:

Infiorescenza Cinnamomum verumCinnamomum zeylanicumè il nome scientifico della specie dai cui rami si ricava la famosa cannella. Questa pianta appartiene alla famiglia delle Lauraceae, come l'Avocado e l'Alloro ed è una stretta parente della Pianta della Canfora (Cinnamomum camphora).
La Pianta della Cannella si sviluppa sotto forma di albero di media taglia che, nell'habitat ideale, raggiunge un'altezza massima di circa 10-15 m (33-49 ft).
Le foglie sono alternate, lunghe sino a 20 cm (8 in), di forma ovale e con 2-3 venature profonde che le attraversano per tutta la loro lunghezza. Durante la fase giovanile le nuove foglioline sono tenere e di color rossastro-giallo, un po' come quelle della Pianta del Cacao, mentre da adulte sono di color verde pallido, che diviene via via più intenso con il passare dell'età della foglia.
Il portamento elegante e le foglie sempreverdi, rendono la coltivazione delle specie, ideale anche a scopi ornamentali.
I fiori bisessuali, di color crema, sono molto piccoli e raggruppati in un'infiorescenza assai ramificata ed allungata. Essi emanano un leggero profumo e sono impollinati dagli insetti pronubi.
Alla fioritura, che nello Sri Lanka avviene nel mese di Febbraio, seguono i frutti; essi sono delle bacche non commestibili contenenti un unico seme, che maturano dopo circa 6 mesi.
Fiori Cinnamomum zeylanicumIn zone meno tropicali, ma comunque più calde dell'Italia, la fioritura avviene nel periodo estivo.
Cinnamomum verum ha una vigoria media e la crescita, soprattutto durante i primi anni e negli areali lontani da quelli d'origine, può essere abbastanza lenta.
Il tronco è liscio, grigio e può raggiungere un diametro di circa mezzo metro (20 in), mentre i rami hanno un portamento pendente.

Ma la spezia Cannella da quale parte della pianta deriva?

Nella stragrande maggioranza dei casi, le sostanze aromatiche vengono prelevate dalle foglie (es. Basilico e Menta) o dalle infiorescenze (es. Timo), eppure né le foglie, né i fiori della pianta della Cannella forniscono la preziosa spezia; essa, infatti, è estratta dalla parte più esterna della corteccia della Cinnamomum zeylanicum e successivamente essiccata e sminuzzata.

Frutti Cinnamomum zeylanicum



Coltivazione, Crescita, Clima e Cure:

Cinnamomum zeylanicum è una specie sempreverde tropicale che prospera in un ambiente con alte temperature in tutti i mesi dell'anno ed elevata umidità atmosferica.
Il suo habitat ideale è simile a quello di altre specie tropicali come il Rambutan ed il Mangostano. Per questo motivo la Pianta della Cannella è suscettibile al freddo e dovrebbe essere coltivata solo laddove le temperature non scendano sotto la soglia di 10° C (50° F). Tuttavia Cinnamomum zeylanicum è più rustica rispetto ad altre piante tropicali e, utilizzando un minimo di protezione, se ne potrebbe tentare la coltivazione nei microclimi più caldi delle coste del Sud Italia.
Alcune fonti suggeriscono che la specie possa addirittura tollerare temperature prossime agli 0° C (32° F), a patto che siano eventi effimeri e sporadici, accompagnati da elevate temperature diurne. Altrove si può coltivare in grossi vasi, ritirandola durante l'inverno.
La specie è poco tollerante anche nei confronti di temperature troppo elevate e, oltre i 30° C (86° F), la pianta può entrare in uno stato di sofferenza.
Questa pianta ha un elevato fabbisogno di acqua e prospera solo in zone in cui non vi sia una vera e propria stagione secca ed in cui cadano almeno 1500 mm (59 inch) di pioggia ogni anno. Molto importante è anche l'umidità atmosferica che si deve mantenere elevata; un ambiente secco, specie se molto assolato e con temperature alte, può far bruciare le foglie.
L'esposizione ideale è a mezz'ombra, il pieno Sole è consigliabile nelle zone tropicali in cui vi sia una frequente copertura nuvolosa.
Il terreno ideale deve essere acido (pH inferiore a 7), ben drenante (le radici soffrono i marciumi radicali) e con una bassa salinità.
La Pianta della Cannella si può riprodurre per talea o anche per semina, in quest'ultimo caso i semi, a temperatura ottimale, germogliano piuttosto velocemente.
La potatura può essere effettuata durante tutto l'anno, preferendo però i periodi di stasi vegetativa.
Cinnamomum zeylanicum è un albero interessante e, tutto sommato, abbastanza facile da coltivare; basta ricordarsi di riporlo in una zona calda durante la brutta stagione ed annaffiarlo durante la bella.

Cinnamomum zeylanicum in Serra in Italia

Rami e Foglie Cinnamomum zeylanicum

Tronco Pianta Cannella Cinnamomum zeylanicum

Dov'è Fuerteventura? Com'è il Clima? Cosa c'è da Vedere?

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L'arcipelago delle Isole Canarie, situato nell'Oceano Atlantico ad Ovest delle coste del Marocco, è composto da sette isole maggiori di nazionalità Spagnola.
Tra di esse, Fuerteventura è l'isola più lunga, la seconda per superficie, nonché quella che si trova più vicina alle coste Africane.

Ma cosa si può visitare a Fuerteventura? Quali sono le differenze rispetto alle altre Isole delle Canarie? Per quale tipo di vacanza è indicata? Come sono le temperature nei vari mesi dell'anno?

Cammelli sulla Spiagga a Fuerteventura
Fuerteventura è un'isola di origine vulcanica, che conta poco più di 100.000 abitanti, i quali vivono prevalentemente di agricoltura e, soprattutto, di turismo. 
I geologi ritengono che quest'isola risalga ad oltre 20 milioni di anni fa (la più vecchia tra le Canarie) e sia il risultato dell'unione di più vulcani che, eruttando partendo dagli abissi oceanici, emersero, congiungendosi l'un l'altro. Oggigiorno non sono più presenti vulcani attivi, ma le loro tracce rimangono ancora ben visibili in molte parti dell'isola.

Fuerteventura, diversamente da altre isole dell'arcipelago, non ha picchi molto elevati e solo le vette più alte raggiungono a stento gli 800 m (2625 ft) e, soprattutto nella parte più settentrionale, è pianeggiante.
Questa conformazione geografica non fornisce la barriera orografica necessaria per condensare, sotto forma di pioggia, l'umidità portata dagli Alisei (effetto Stau).
Ciò rende il clima di Fuerteventura molto arido, senza grosse differenze tra le varie zone dell'isola e con accumuli pluviometrici tipici dei climi desertici. Nella capitale (Puerto del Rosario) si registrano meno di 100 mm (4 inch) di pioggia all'anno. L'Estate è totalmente asciutta, mentre le rare (e poco abbondanti) piogge sono concentrate nei mesi autunno-invernali. La quantità di acqua caduta al suolo in un intero anno è inferiore rispetto a quella caduta in una sola estate nei luoghi più aridi del Mediterraneo.
Gli anticicloni mantengono costantemente il cielo terso, permettendo all'isola di registrare oltre 3000 ore di Sole annue (il primato in Europa).
Fuerteventura è, insieme a Lanzarote, l'isola più siccitosa ed assolata delle Canarie.

Calima venti sahara Canarie


Le Canarie si trovano mediamente al 28°parallelo Nord ed il loro clima è fortemente mitigato sia dagli Oceani che dagli Alisei, venti costanti che soffiano da Nord-Est verso Sud-Ovest.
A Fuerteventura il clima è piuttosto costante e ci sono solo lievi differenze tra le stagioni, senza grossi eccessi, né di caldo né di freddo.
In inverno le temperature minime sono di circa 15° C (59° F) e quelle massime di 21° C (70° F) all'ombra, ma il Sole, data la Latitudine, è sempre piuttosto alto sopra l'orizzonte, facendo così percepire una temperatura ben più elevata.
In estate le temperature massime sono di circa 28° C (82° F), mentre di notte sono di 21° C (70° F).

In rari casi si può manifestare un fenomeno atmosferico noto come Calima, ovvero venti di Scirocco provenienti da Sud-Est che, oltre a far schizzare le temperature sino a 40° C (104° F), causano tempeste di sabbia finissima che riducono la visibilità a pochi metri, rendendo difficoltosa la respirazione.
Questo fenomeno, fortunatamente sporadico, avviene nei mesi invernali e, nel corso dei millenni, ha apportato notevoli quantità di Sabbia Sahariana, tanto da formare delle vere e proprie dune "di riporto", ad esempio le Dune di Corralejo.


Fuerteventura è la classica isola per una vacanza in totale relax, in cui l'attrattiva principale sia il Sole, il Mare e le belle spiagge.
Essa è ideale per gli amanti della natura ed anche per coloro che desiderano praticare sport acquatici. Qui, infatti, il vento soffia in maniera costante praticamente ovunque e, se da un lato potrebbe risultare fastidioso, dall'altro può far gioire gli appassionati di Windsurf e Kitesurfing.

Le spiagge sono numerose e caratterizzate da diversi tipi di sabbia, da quella nera di origine vulcanica a quella fine e bianca proveniente dal deserto del Sahara, inoltre le spiagge sono immense e le distese di sabbia si perdono a vista d'occhio, nulla a che vedere con le spiagge che si possono trovare sulle coste Italiane.
Se vogliamo, rispetto ad altre isole delle Canarie, Fuerteventura è più omogenea, presenta solo paesaggi aridi e quasi privi di vegetazione e, sebbene ci siano cittadine che meritano di essere viste, ha una minor quantità di opere e monumenti. A suo favore è però una delle isole più selvatiche, assolate e con le spiagge e le acque più pulite e limpide.

Spiagge immense di Fuerteventura


L'isola di Lobos (Isola dei Lupi) è una minuscola isola situata a Nord di Fuerteventura, separata da quest'ultima tramite un breve tratto oceanico non più profondo di qualche decina di metri ed è facilmente raggiungibile dalla cittadina di Corralejo.
L'isola di Lobos deve il suo nome al fatto che, in origine, era popolata da un grande colonia di leoni marini (Monachus monachus), noti anche col nome di Lupi di Mare.
In quell'epoca l'isolotto era disabitato, l'arrivo degli umani decimò la colonia per ottenere cibo, grasso e pelli di foca ed, oggigiorno, vi si possono fare solo sporadici incontri di animali isolati.
Ai nostri giorni l'isola rimane incontaminata e, date le sue dimensioni, la si può girare a piedi alla scoperta delle sue spiagge selvagge, bagnate da acqua cristallina. La vegetazione è scarsa ed i punti d'ombra inesistenti, se la gita è programmata nelle ore centrali di una giornata estiva, un ombrello parasole diventa d'obbligo. 

Orizzonte mare Fuerteventura


Come Piantare i Bulbi delle Fresie? Si Possono Lasciare nel Terreno?

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Freesia è il nome di un genere di  piante erbacee che annovera al proprio interno numerose specie, tutte appartenenti alla famiglia delle Iridaceae.
Molte specie di questo genere vengono genericamente chiamate "Fresie", tuttavia solo poche di esse (Freesia laxa, Freesia refracta, Fresia CorymbosaFreesia alba) sono commercializzate e vendute su larga scala.

Fiore di Fresia


Qual è l'origine della Fresia?

Tutte le specie di questa famiglia sono originarie del Sud Africa, e devono il loro nome a Friedrich Heinrich Theodor Freese (1795–1876), lo studioso tedesco che per primo le osservò e catalogò.
In questa parte di mondo le Fresie crescono spontanee, mentre in Italia, grazie agli stupendi fiori che ci regalano, sono coltivate a scopo ornamentale.
La Freesia refracta, probabilmente la specie più diffusa, è "scappata" al controllo dell'uomo, andando ad inselvatichire alcuni luoghi miti d'Italia (ad es. la Riviera Ligure). Essa si è naturalizzata anche in altre zone temperature calde del mondo ed, in alcuni luoghi, è considerata quasi infestante.
Le Fresie, soprattutto nel Nord Europa, sono simbolo di nostalgia e ricordi di tempi ormai lontani.


Come, dove e quando piantare i bulbi delle Fresie?

Il bulbo della Fresia è di medie dimensioni, al massimo 6-7 cm (2,5 in) e, dopo averlo reidratato immergendolo in acqua per qualche ora, deve essere piantato ad una profondità di circa 10 cm (4 in), con la punta rivolta verso l'alto.
Questi bulbi si possono interrare ad una decina di centimetri (4 in) di distanza l'uno dall'altro, tuttavia questa può essere ridotta, anche se la conformazione risulterà meno ordinata.
Queste bulbose regalano ottime fioriture sia se piantate nel giardino in piena terra, sia se coltivate in vasi da tenere sul terrazzo.
Il miglior periodo per piantare i bulbi di Fresia dipende dal clima locale e dall'esposizione. In linea generale, nelle zone in cui l'inverno sia esente da gelate, converrà interrarli in autunno inoltrato, altrove sarà meglio aspettare febbraio o marzo, quando non vi siano più rischi di forti gelate.

Botanica e Fisiologia

Freesia albaLe specie appartenenti al genere Freesia sono piante perenni, in grado di fiorire ogni anno. Dal bulbo (cormo) si sviluppano dapprima le foglie, esse sono turgide, color verde acceso, a forma lanceolata e lunghe oltre 25 cm (10 in). L'infiorescenza emerge dalla parte centrale delle foglie e, nei suoi punti di ramificazione, porta i boccioli di quelli che saranno i futuri fiori. Le Fresie, a seconda della specie e della varietà, producono fiori diversi, con tonalità che spaziano dal giallo-arancione (simile ai fiori della Bignonia) al bianco, passando per varie sfumature di rosa, rosso e viola e sono alquanto profumati.
I fiori di Fresia sono rivolti verso l'alto ed hanno una forma a campanella, i primi ad aprirsi sono quelli posti all'estremità superiore dell'infiorescenza (i fiori più in alto) e via via tutti gli altri.
Il periodo di fiorituraè altalenante e fortemente influenzato sia dal clima, sia dal momento in cui si sono interrati i bulbi.
In zone calde del mezzogiorno possono fiorire anche in primavera, ma più tardi rispetto ai Narcisi e agli Oxalis; tuttavia, nel Nord Italia fioriscono in estate, tra Giugno e Luglio.
Il periodo di riposo vegetativo è molto breve e successivo alla sfioritura.
In ultimo va ricordato che per aver fioriture scalari per buona parte dell'estate, converrà piantare i bulbi a più riprese, durante la primavera. Infatti, se mantenuti al buio e al fresco, il tempo necessario per produrre fiori è proporzionale al periodo trascorso dalla messa a dimora (ovviamente a temperature accettabili, piantarli in novembre o dicembre poco cambia).

Foglie Fresia



Coltivazione, Clima, Cure e Riproduzione

Questa pianta può essere coltivata ovunque in Italia, con l'accortezza di rimuovere i bulbi dal terreno, laddove vi siano gelate durante l'inverno. Essi dovranno essere espiantati durante il riposo vegetativo, asciugati e deposti in un luogo asciutto, fresco e buio, per poi essere rimessi nel giardino nella primavera successiva.
Lungo le coste e nelle zone più riparate del Centro-Sud, ovvero laddove normalmente non ci siano brinate, si possono lasciare i bulbi nel terreno tutto l'anno.

Questo è dovuto al fatto che le Fresie, diversamente da altre bulbose come Bucaneve ed Anemoni, emettono le foglie già in autunno e queste sono molto sensibili al freddo.
L'arrivo del freddo invernale le fa seccare e morire, ciò comporta la perdita della successiva fioritura. La soglia limite di temperatura per il bulbo è superiore a quella delle sue foglie ed, in molte zone, nell'autunno successivo riemergeranno, per poi essere bruciate nuovamente dal gelo.
Insomma, se ci accontentiamo solo delle foglie si possono lasciare interrati in tutta Italia, se pretendiamo i suoi fiori, bisognerà prestare maggiore attenzione.
Diciamo che per essere in grado di compiere l'intero ciclo riproduttivo, dovrebbero essere piantate in zone USDA 9 o superiori.

Essendo di origine Sud Africana, le Fresie gradiscono un'esposizione piuttosto soleggiata, anche se il pieno Sole è consigliabile solo nel Settentrione, mentre nel Meridione si avvantaggiano della mezz'ombra. Questi fiori amano posizioni asciutte, terreno drenante, anche sabbioso e sono resistenti alla siccità. Sono da evitare terreni asfittici e pesanti, che provocherebbero marciumi.

Le Fresie si possono moltiplicare per semina, oppure per divisione dei cormi. Nel primo caso si ha una riproduzione di tipo vegetativo, che richiede circa un anno dalla semina alla fioritura, mentre nel secondo caso si velocizzano i tempi.
Il numero di nuove piante che si possono ottenere per semina è largamente superiore, ma molti ibridi presenti in commercio, essendo sterili, non producono semi.

In conclusione potremmo dire che questo è un fiore adatto per l'inselvatichimento nel Sud Italia e nei climi Mediterranei, altrove diventa una pianta da bulbo annuale. Una bulbosa tutto sommato semplice da coltivare e generosa nelle fioriture, i suoi grappoli fiorali sono ottimi per essere recisi, ma anche per ravvivare i colori di orti e giardini. Unico difetto, comune a tutte le specie del genere Freeseia, è la sensibilità al gelo.

Fioritura Fresie miste

Dove Cresce la Graviola (Annona muricata)? Come Si Coltiva? Com'è il Suo Frutto?

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La Graviola, nota anche come Guanábana o Corossole, è il frutto della Annona muricata, una pianta tropicale divenuta famosa ai più per via delle sue presunte proprietà antitumorali; tuttavia le evidenze scientifiche sono ancora troppo scarse per poter affermare che i principi attivi contenuti nella Graviola possano sconfiggere una malattia così complessa come il cancro.

Si può coltivare l'Annona muricata in Italia? Quali temperature sopporta? Può crescere in vaso o in una serra fredda? Come si mangia e che sapore ha la guanabana? Dove si può comprare?

Annona muricata

Origine e Diffusione :

L'esatto luogo di origine dell'Annona muricata non è chiaro, ciò nonostante si è abbastanza certi che la specie sia nativa delle zone pianeggianti comprese tra l'America centrale e la parte più settentrionale del Sud America.
Sebbene prediliga le pianure, in zone vicine all'equatore si può spingere sino alla bassa montagna e prosperare anche ad oltre 1000 m (3280 ft) di altitudine.
L'Annona muricata fu descritta per la prima volta nel 1526, dall'esploratore spagnolo Gonzalo Fernández de Oviedo
Negli anni successivi questa pianta fu esportata dai colonizzatori spagnoli un po' in tutto il mondo, ma ci vollero quasi due secoli affinché giungesse alle Hawaii ed altrettanti anni per aver una prima testimonianza della sua coltivazione in Florida.
Oggigiorno la Graviola viene coltivata come pianta da frutto in tutte le zone tropicali umide del mondo, dal Sud-Est Asiatico (Indonesia, Malesia) all'India, dall'Africa equatoriale sino alle zone più piovose dell'Australia, tuttavia la maggior produzioneè ancora relegata alle sue terre native, essendo massima in stati come Messico, Venezuela e Brasile del Nord.

Caratteristiche del Frutto e Proprietà Medicinali :

La Graviola è un frutto a forma ovale (talvolta cuoriforme) particolarmente grosso, che può raggiungere una lunghezza di oltre 30 cm (12 in). La buccia, di colore verde intenso, è ricoperta da spine ricurve, sebbene meno dense e turgide rispetto a quelle del Durian.
L'avvenuta maturazione si constata al tatto, il frutto diventa morbido e cedevole, come fosse una pesca ben matura; un altro indicatore è il viraggio di colore della buccia, che diventa verde tenue con sfumature giallognole.
All'interno del frutto troviamo una polpa bianca e cremosa, in cui sono immersi numerosi semi. La parte edule della pianta può essere servita a spicchi e mangiata fresca, oppure essere utilizzata per preparare dessert, frullati con latte, gelati o marmellate. In Indonesia la polpa viene bollita in acqua, aggiungendo zucchero fino a farla condensare per poi esser servita come dolce.
Il gusto della Graviolaè particolare, sicuramente meno dolce rispetto ad altre Annone; non a caso questo frutto è anche chiamato Soursop, nome traducibile in "Zuppa Aspra".
Ovviamente l'aggettivo acido non è da intendersi come assoluto, ma riferito ad un frutto "da tavola"; per intenderci più vicino ad un'Ananas, rispetto ad un Cedro.

Polpa Frutto della GraviolaCome accennato sopra ci sono delle pubblicazioni scientifiche che suggerirebbero l'efficacia degli estratti di Graviola nell'uccidere cellule cancerogene di alcuni tipi di tumore (al Fegato e al Seno), normalmente resistenti ai farmaci convenzionali.
Tuttavia non bisogna generare false illusioni, al momento sono dati ancora preliminari e da validare, ottenuti su cellule in vitro. Questi estratti non sono stati testati in vivo, su un cospicuo numero di pazienti e non si sa se e come funzionino, come debbano essere assunti e se abbiano effetti collaterali.
Sul Web si trovano siti che pubblicizzano pillole con estratti di A. muricata, esaltandone gli effetti preventivi contro il cancro o, peggio ancora, curativi.
Date le poche evidenze scientifiche, tutti i più grandi centri di ricerca contro i Tumori sconsigliano l'utilizzo di queste pillole a scopo farmaceutico e terapeutico.
Per dovere di cronaca è giusto menzionare anche altri articoli scientifici che evidenziano come i principi attivi contenuti in questi estratti possano essere delle potenti neurotossine, in grado di facilitare l'insorgere di alcune forme del morbo di Parkinson.

In Italia non è un frutto molto comune e si può trovare solo nei negozi sud-americani o nei mercatini etnici di grandi città come Milano. Personalmente sono riuscito a comprare questo frutto solo un paio di volte, al mercato comunale di Milano, dove però la sua presenza è saltuaria.

Frutti Guanabana


Botanica e Fisiologia :

Fiore Annona muricataAnnona muricataè il nome scientifico della Graviola, un piccolo arbusto sempreverde, appartenente alle Annonaceae, una famiglia che annovera al suo interno innumerevoli specie, prevalentemente tropicali, molte delle quali coltivate come piante da frutto.
Questa pianta ha uno sviluppo cespuglioso, ma poco ramificato, tanto da risultare quasi slanciata e raggiunge un'altezza media di 5-8 metri (16-26 ft). La Graviola possiede un tronco che cresce dritto, ricoperto da una corteggia grigia e liscia che, con gli anni, si può fessurare. I giovani rami presentano una leggera peluria e sono poco soggetti a dominanza apicale, ciò si traduce nel fatto che nuovi rami vengono prodotti anche nelle parti più basse della pianta, generando, con l'età, una chioma tondeggiante, rada e poco assurgente.
Le foglie sono alternate, ovoidali, di medie dimensioni e, nella parte superiore, completamente lisce e di color verde inteso, quasi luccicante; nella parte rivolta verso il basso sono invece color verde tenue e più opache. Queste foglie, specie se strofinate, emanano un odore che potrebbe risultare non troppo piacevole.
Le radici dell'Annona muricata si sviluppano inizialmente come fittone, per poi allargarsi su una superficie più estesa rispetto alla chioma della pianta, tuttavia, sebbene coprano un'ampia area, rimangono piuttosto superficiali rispetto a quelle di altre specie fruttifere tropicali.
I fiori sono singoli e possono sbocciare su rami di diversa grandezza, prediligendo quelli più vecchi e robusti, talvolta persino il tronco principale. Questo fenomeno, osservato anche nella Pianta del Cacao e nel Durian, è tipico di piante che producono frutti pesanti, difficilmente sorretti da esili rami. 
I fiori di Graviola sono penduli, rivolti verso terra ed, esternamente, sono formati da tre petali giallognoli triangolari particolarmente spessi, dall'aspetto carnoso e ricoperti da una leggera peluria.
I tre petali interni, avvolti da quelli esterni, coprono a loro volta le parti riproduttive dei fiori (Stame e Pistillo); una sorta di rivestimento "a cipolla".
I fiori sono ermafroditi  e soggetti al fenomeno della Proteroginìa: i petali si aprono verso sera, ma l'ovario di un fiore è ricettivo solo prima che il polline sia maturo. In altre parole ogni fiore ha una fase "femminile" (più precoce) ed una "maschile" (più tardiva), di conseguenza il polline di un fiore potrà fecondare solo l'ovulo di un altro fiore.
Per via di questo fenomeno, sebbene la specie sia autofertile, l'impollinazioneè spesso inefficace e la presenza di più piante, oltre all'impollinazione manuale, è altamente consigliata; inoltre è bene sapere che temperature elevate e scarsa umidità atmosferica inibiscono questo processo.
In natura l'impollinazione è zoofila ma, dato che i fiori sono poveri di nettare e poco attraenti per i classici insetti pronubi (Api, Bombi etc.), è prevalentemente ad opera di Scarafaggi, Mosche e Coleotteri, notoriamente meno efficienti nel ruolo di "insetti impollinatori".
Nei climi tropicali la fioritura è più o meno continuativa durante tutto l'anno, ma con dei picchi stagionali; sembra infatti che brevi periodi di siccità tendano a sincronizzare la fioritura. Allontanandosi dall'equatore la fioritura diventa via via meno continuativa, concentrandosi verso la fine della stagione secca (e più fresca); in Messico ed in Florida la fioritura ha un picco in corrispondenza dei mesi di Maggio e Giugno.
Dopo la fecondazione si ha un periodo di quiescenza che, a seconda dell'andamento climatico, può durare da poco più di un mese, fino a tre mesi; successivamente si ha il graduale ingrandimento del frutto che richiede altri 3-4 mesi.
In linea di massima, il periodo che intercorre tra la fioritura e la maturazione dei frutti, varia dai 4 ai 6 mesi.

Fiore Corossole

Fiore aperto graviola


Coltivazione, Clima e Cure :

Tra le piante da frutto, l'Annona muricataè la più tropicale del suo genere e prospera solo in zone all'interno di questa fascia climatica. Se ne può tentare la coltivazione anche in zone Subtropicali miti a clima oceanico, in cui le oscillazioni termiche tra le stagioni siano esigue.
In Italia e nel bacino del Mediterraneo non è possibile coltivarla all'aperto senza protezioni ed il limite geografico per la sua coltivazione potrebbe essere rappresentato dal Sud della Florida (25° N); tuttavia anche qui, in zone interne maggiormente soggette ad inversione termica, può essere necessario prendere particolari accorgimenti per farla sopravvivere agli sbalzi termici invernali.
Insomma la Guanabana non è strettamente tropicale come Mangostano e Rambutan, ma la sua rusticità è inferiore a quella di una Papaya.
Ad ogni modo l'optimum di crescita si ha con un range di temperatura compreso tra 22° C e 30° C (72-86° F), mentre si dovrebbero evitare abbassamenti sotto i 10° C (50° F). 
Con temperature inferiori ai 7° C (45° F) inizia la defogliazione, mentre temperature sotto i 3° C (37° F) possono essere fatali
Questi valori sono relativi a temperature minime e non devono essere intesi come continuativi; un intero inverno a 5° C (41° F) porterebbe la pianta intera ad un veloce deperimento; così come una lievissima gelata di un paio d'ore al mattino, una volta l'anno, potrebbe far morir la parte aerea, ma non le radici, che potrebbero rigettare in primavera. La prima condizione è più tipica dell'inverno "Mediterraneo caldo", la seconda può invece capitare in alcune zone della Florida.
Diversamente rispetto ad altre Annone, la Graviola preferisce un'esposizione soleggiata ed ha una discreta tolleranza alla siccità, superiore a quella di molte sue "cugine", tuttavia per uno sviluppo ottimale sarebbe meglio piantarla in un luogo che riceva 1000 mm (40 in) di pioggia all'anno.
Laddove vi sia una stagione secca prolungata si può manifestare un arresto vegetativo ed una cospicua perdita di foglie, assumendo un comportamento semi-deciduo
Come accennato sopra, le radici sono espanse, ma poco profonde ed, in zone molto aride, beneficerà di una buona pacciamatura, che tenga umido lo strato di terra più superficiale. 
La produzione di frutti è influenzata da diversi fattori ambientali, diminuendo in zone ombrose e molto aride. Ciò nonostante, anche in condizioni ottimali, l'A. muricata non è una pianta troppo generosa e, anche da adulta, raramente produce più di 15-20 frutti all'anno.
Giovani piantine annona muricataIl terreno idealeè profondo, fertile, leggermente acido (pH ideale è tra 5 e 6.5) e, soprattutto, ben drenante, per evitare ristagni idrici poco tollerati dalla specie.
La potatura non è una pratica necessaria ed è solitamente eseguita per dare forma alla pianta, in linea di principio, dato che la specie tende ad allargarsi, conviene favorire i rami che puntano verso l'alto, eliminando quelli danneggiati, orizzontali o che si intrecciano.


Chioma annona muricata
Frutti e Foglie Graviola


Moltiplicazione, Propagazione e Semina:

La Graviola si riproduce efficacemente tramite seme; essi, a temperature adatte, germogliano nel giro di 25-30 giorni, con un'efficienza superiore all'80% e le piante sono pronte per essere interrate in pieno campo già dopo 6-8 mesi.
Questo metodo di riproduzione è utilizzato anche perché la messa a frutto è molto veloce e partendo da seme, in soli 2-4 anni, si può avere la prima fioritura/fruttificazione.
Si riproduce anche tramite margotta o innesto, il quale può essere effettuato anche su specie affini, come ad es. Annona glabra, che conferisce maggiore resistenza nei confronti delle acque salmastre e dei terreni poco drenanti.
Infine l'Annona muricataè utilizzata anche come portainnesto per altre specie; ad esempio per l'Annona squamosa (Custard apple o Sugar Apple), conferendo a quest'ultima maggiore resistenza alla siccità.
La Guanabana  ha una certa compatibilità anche con la famosa (e squisita) Annona cherimola, tuttavia gli innesti tra queste due specie hanno, solitamente, vita breve.

Insomma una pianta bella, che fa frutti buoni, purtroppo in Europa si può coltivare solo in vaso da mettere al riparo durante i mesi più freddi, ma nelle zone più miti d'Italia credo possa essere sufficiente una serra fredda.

Pianta Guanabana
Boccioli di Fiore Annona muricata

Fioritura graviola

Frutticini graviola

Frutti immaturi annona muricata

Climi, Piante e Paesaggi del Giappone

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Il Giappone, talvolta chiamato anche Impero del Sol Levante, è uno stato che ha preservato, forse più di altri, una cultura millenaria. Esso è un paese insulare, collocato nell'emisfero Boreale, nell'estremo Oriente dell'Oceano Pacifico. 

Ma qual è il suo clima? Quali piante rare crescono? Cosa si coltiva? Quali ecosistemi si possono incontrare? Come varia il paesaggio lungo i suoi 3500 km (2175 mi) ? Quali animali vivono? Quali posti visitare per una vacanza?

Fuji e Ciliegi Giapponesi

Il Giappone è un arcipelago che conta quasi 7000 isole, molte delle quali sono piccoli isolotti di origine vulcanica, spesso disabitati; infatti, le sole 4 isole maggiori ricoprono oltre il 95% del territorio nipponico.
Il Paese del Sol Levante si estende da Sud-Ovest verso Nord-Est e la maggior parte del territorio è compreso tra il 35° N e 45° N di latitudine, tuttavia il remoto atollo di Okinotorishima sconfina nella fascia tropicale (20° N).

Data l'elevata estensione lungo i paralleli, è facile intuire che il clima del Giappone vari considerevolmente a seconda delle zone.
In inverno, le gelidi correnti siberiane potrebbero abbracciare il Nord del Paese, mentre il Sud potrebbe esser sotto l'effetto delle tiepide correnti subtropicali.
Anche la Flora e la Fauna si distribuiscono lungo il paese a seconda del clima, delle temperature e delle precipitazioni.
Oltre 4000 specie vegetali sono native del Giappone, molte delle quali sono Angiosperme (Piante da Fiore) e, tra queste, circa 1500 sono endemiche.

Nelle prossime righe vorrei ripercorrere virtualmente il Giappone, da Sud verso Nord, evidenziando i luoghi più caratteristici e mettendo delle fotografie dei paesaggi più suggestivi, in maniera simile a quanto già fatto per Europa ed Africa.

Cartina Geografica Giappone


La linea virtuale che unisce l'isola cinese di Taiwan all'isola di Kyūshū, la più meridionale tra le 4 "grandi isole" giapponesi, è cosparsa di piccoli arcipelaghi, a loro volta suddivisi in numerose isolette, genericamente chiamate isole Ryūkyū.
Questa "linea" divide il Mar Cinese dagli abissi dell'Oceano Pacifico.

Le isole più piccole dell'arcipelago di Ryūkyū sono in realtà degli atolli corallini, spesso disabitati che, forse per questo, preservano tutto il fascino della Natura più pura, selvaggia ed incontaminata.
Data la latitudine, e l'effetto mitigatore dell'acqua dell'oceano, il clima di queste isole è mite tutto l'anno.
Ōsumi e Tokara, gli arcipelaghi più settentrionali, godono di un clima subtropicale umido, caratterizzato da estati molto calde, con oltre 30° C (86° F) come media delle temperature massime, ed inverni relativamente freschi, ma esenti da gelate.
Più ci spostiamo verso Sud e più il clima invernale si addolcisce, permettendo lo sviluppo di foreste pluviali.
Yaeyama e Miyako, gli arcipelaghi più meridionali, sono situati all'incirca al 24° parallelo Nord ed in inverno registrano temperature medie di poco inferiori ai 20° C (68° F).
Tutte le isole Ryūkyū sono caratterizzate da piogge abbondanti e frequenti che, nella stagione monsonica che va da Aprile ad Agosto, possono trasformarsi in violenti tifoni tropicali.
Le precipitazioni, abbastanza ben distribuite, possono superare i 4000 mm (160 in) annui che, per intenderci, sono circa 4 volte quelli caduti in una città come Milano.

Sull'isola di Okinawa, nell'omonimo arcipelago, si trova il Gallirallus okinawae, un uccello endemico a grave rischio di estinzione. Questo animale, diversamente dagli altri uccelli, passa la maggior parte del tempo a terra od arrampicandosi sugli alberi, avendo perso quasi totalmente la capacità di volare. Il suo habitat naturale è rappresentato dalle foreste sempreverdi, dove vive a stretto contatto con specie quali Castanopsis sieboldii e Pinus luchuensis, nutrendosi di lucertole o piccoli anfibi.

Endemica dell'arcipelago di Ryukyu è anche la specie Arenga ryukyuensis, una palma dall'aspetto lussureggiante, con belle foglie pennate vagamente simili alle specie del genere Chamaedorea, che prospera nel sottobosco e lungo i corsi d'acqua, spesso in consociazione con piante di Cycas.

Sull'isola di Yakushima è possibile  osservare il Jōmon Sugi, una gigantesca conifera appartenente al genere Cryptomeria, con un'età stimata di circa 5000 anni, immersa nella foresta primordiale, spesso avvolta da una coltre di nebbia.

isole Ryūkyū

Jōmon Sugi
Spiagge e Mare di Miyako


Spiagge subtropicali Yaeyama Giappone

Arenga ryukyuensis

Arenga ryukyuensis

Castanopsis sieboldii
Gallirallus okinawae

Arrivando da Sud, Kyūshū è la prima grande isola del Giappone. Qui, per quanto riguarda le precipitazioni, troviamo un clima subtropicale, in cui le piogge si concentrano nel semestre più caldo, con un picco nei mesi di Giugno e Luglio. Tuttavia, l'inverno può essere fresco, in alcuni punti addirittura con occasionali gelate notturne ed anche le temperature massime, data la bassa escursione termica giornaliera, possono rimanere sotto i 10°C (50° F).
L'isola di Kyushu ospita, sulle sue sponde Sud Occidentali, la città di Nagasaki, tristemente nota per esser stata la seconda (e per fortuna ultima) città ad essere colpita da una bomba atomica (9 agosto 1945).
Al largo di Nagasaki troviamo le isole Goto, un insieme di oltre 100 isolette selvagge, caratterizzate da spiagge incontaminate e mare cristallino, che circondano foresti vergini, irresistibili per gli amanti della Natura.
Sempre su quest'isola troviamo il monte Aso, uno dei vulcani attivi più grandi al mondo. I turisti possono raggiungere la vetta ed osservare le fumarole che risalgono dal cratere verso il cielo, lasciando dietro loro un intenso odore di zolfo e silicio. Lungo il percorso che porta alla sommità del Monte Aso sono state costruiti dei ripari (una sorta di "bunker") qualora ci fossero piccole eruzioni; ovviamente l'attività vulcanica viene monitorata e l'apertura al pubblico avviene solo quando il rischio di violente eruzioni sia minimo.
Un'altra meta, per gli amanti deiruderi, potrebbe essere l'isola di Hashima (o Gunkanjima). Quest'isola, dalla forma di una nave da guerra, fu uno dei più importanti siti minerari dell'interno Giappone; tuttavia, l'ascesa del Petrolio, non rese più vantaggiosa l'estrazione mineraria, tant'è che lo stabilimento di Hashima chiuse nel 1974, seguito dallo spopolamento dell'isola.
La salsedine trasportata dagli impetuosi venti, ed il passare degli anni, portarono gli edifici ad una veloce rovina ed, oggigiorno, ne rimane un villaggio spettrale, fatiscente, ma altrettanto affascinante e contemplativo, tanto da essere inserito tra i patrimoni dell'Unesco.
Un'altra meta da non perdere è senz'altro Beppu, una città racchiusa tra i monti ed il mare (appunto la Baia di Beppu). La fama di questo luogo è dovuta alla presenza di numerose (circa 3000) sorgenti di acqua calda di origine vulcanica, molte delle quali, dopo essere state diluite e raffreddate, vengono utilizzate a scopi termali. Il volume d'acqua "riscaldata" nelle sorgenti di Beppu è secondo solo a quello del parco di Yellowstone, negli Stati Uniti.
Nel complesso la città è nota anche come "Città Infernale" ed ogni sua sorgente ha un nome particolare a seconda delle caratteristiche: ad esempio Chi-no-ike Jigoku ("Inferno di Sangue") deve il suo nome ai fanghi argillosi, dal colore rossastro; mentre la sorgente Tatsumaki Jigoku ("Inferno Burrascoso") ha un Geyser che emette acqua con inaudita violenza.
L'isola di Kyūshū, la terza del Giappone per grandezza, si articola su un territorio montagnoso e ricco di bellezze naturale, ma è anche la culla della civiltà e della cultura giapponese.

Isola Goto

Fortezza di Hashima

Rovine di Hashima

Vulcano Aso Giappone

Beppu Geyser


Spostandoci verso Est incontriamo Shikoku, la più piccola tra le 4 isole maggiori del Giappone. Quest'isola è attraversata (da Est ad Ovest) da una fitta catena montuosa che di fatto separa la parte Nord da quella Sud.
Il riparo orografico fa si che la parte meridionale di Shikoku (quella rivolta verso l'Oceano Pacifico "aperto") sia più piovosa e ventosa, rispetto alla parte settentrionale.
Nel complesso si ha un clima temperato caldo, con frequenti piogge estive, sebbene queste non manchino anche nei restanti mesi (specie nella parte Sud dell'isola).
Un clima tutto sommato mite (ma non arido), che permette la proficua coltivazione di diverse piante da frutto ed Agrumi. Inoltre, un inverno mite ed assolato, permette la coltivazione in serra di ortaggi "fuori stagione", oltre alla possibilità di avere due raccolti di Riso all'anno (cosa non possibile nel Nord Italia).
Uno spettacolo della natura è offerto giornalmente dallo stretto di Naruto. Questa zona rappresenta una "strozzatura", una sorta di imbuto naturale da cui deve passare l'acqua spostata dalle maree, generando così centinaia di vortici (o mulinelli) di tutte le dimensioni.
Il Castello feudale di Matsuyamaè sicuramente un altro punto di interesse. Esso fu costruito nel '600, sulla collina che si innalza dall'omonima città, da dove è possibile osservare la panoramica di Matsuyama e del mare interno del Giappone.
Questo castello è uno dei pochi ad aver superato incolume l'era post-feudale ed, oggigiorno, è uno dei meglio conservati di quell'epoca.
Il ponte di Seto-Ohashi, lungo 13 km e poggiante su 5 isolotti, unisce l'isola di Shikoku, all'isola di Honshu (di cui parlerò a breve), un'opera maestosa di ingegneria che, soprattutto di notte, disegna orizzonti futuristici.
Le tre isole  (Shikoku, Kyūshū e Honshu) circoscrivono quello che è comunemente chiamato "Mare interno di Seto". Ovviamente, essendo queste 3 isole, l'acqua del Mare di Seto comunica con l'Oceano Pacifico, attraverso degli stretti. Tuttavia sulle sue coste si presenta un microclima particolare, mite ed insolitamente secco (rispetto alle coste oceaniche).
Shodoshima, anche chiamata "Isola degli Olivi", sorge proprio all'interno di questo mare ed è famosa per l'estesa coltivazioni di Olivi, iniziata in epoca relativamente recente (inizio '900).

Silver Pavilon

Shodoshima - Isola degli Olivi

Ponte Seto Ohashi

Castello Matsuyama Giappone


Honshu è la più grande isola del Giappone ed ha una forma allungata per potremmo definire a "virgola". Su  quest'isola, come del resto un po' in tutto il Sol Levante, si registra un'elevata attività vulcanica e sismica, ciò nonostante la popolazione è numerosa, tanto da essere, fino agli anni '80, l'isola più densamente abitata al Mondo.
Qui troviamo la città di Hiroshima, la prima città ad esser brutalmente devastata dalla bomba atomica, che causò l'immediata morte di 70.000 persone e molte più vittime negli anni a seguire. Il Memoriale della Pace di Hiroshima (Hiroshima Peace Memorial) era, prima del 6 Agosto 1945, una struttura adibita prevalentemente a fiere commerciali; oggigiorno le sue rovine, divenute patrimonio dell'Unesco, sono lì, quasi come monito per ricordarci come l'uomo possa esser l'unica specie in grado di "auto-estinguersi".
Sull'isola di Honshu ci sono le più importanti città giapponesi come Osaka, Tokyo e Kyoto, l'antica capitale del paese che, ancor oggi, custodisce costruzioni di fondamentale rilevanza storica e religiosa, nonché maestosi templi, tanto da esser considerata da molti il cuore della cultura giapponese.
La foresta di Bambù di Arashiyama sembra incantata ed induce una profonda meditazione, ci troviamo infatti a camminare su sentieri immersi in un fitto bosco costituito da Bambù (ben più alti di ciò che siamo soliti vedere in Italia), avvolti da un silenzio quasi surreale e mistico.
Il tempio di Gio-ji è senza dubbio uno dei posti più suggestivi nei paraggi di Kyoto. La particolarità non sta (solo) nel tempio in sé, ma nel contesto in cui è inserito. Esso è infatti circondato da un giardino che definirei "fatato", il cui suolo è interamente ricoperto da soffice muschio, amalgamando alla perfezione ciò creato dalla natura (alberi), con ciò creato dall'uomo (tempio).
Per rimanere in tema non si può non menzionare il complesso templare Hōryū-ji, nella cittadina di Ikaruga. Questi templi Buddisti sono probabilmente le costruzioni più antiche, tra quelle costruite in legno, e sono ora protette come patrimonio dell'Unesco.

Memoriale della Pace di Hiroshima

Foresta di Bambù di Arashiyama

Templi di Hōryū-ji

tempio di Gio-ji


Il Clima dell'isola di Honshu diventa via via più continentale, spostandoci verso Nord e verso l'entroterra. Tuttavia, la vicinanza a grandi masse d'acqua e la sua latitudine, addolciscono le escursioni termiche, rendendo l'isola ideale per l'agricoltura.
Nelle zone più miti si trovano coltivazioni della Pianta del Tè (Camellia sinensis), una specie parente delle nostre Camelie da fiore. La pianta del Tè viene coltivata a cespuglio e mantenuta di dimensioni contenute, asportando le tenere foglie che, previa essiccazione, possono esser utilizzate per preparare la bevanda più amata dagli Inglesi.

Sempre sulla stessa isola troviamo il Monte Fuji, il vulcano più famoso del Giappone, nonché simbolo indiscusso, presente in ogni cartolina od iconografia.
Il monte Fuji, con i suoi 3.776 m (12.390 ft) di quota, è la vetta più alta dell'intero Impero del Sol Levante e, con la sua vetta innevata quasi tutto l'anno, fa da cornice a pittori e fotografi di tutto il Mondo.
Il Fuji cresce più come vetta "isolata", con declivi leggeri, che conferiscono, almeno almeno alla parte bassa della montagna, un aspetto tondeggiante.
Alle sue pendice, a circa 1000 m (3280 ft) di altitudine, troviamo la regione dei 5 laghi, tra cui il più famoso è il Lago Kawaguchi.
Sul Fuji troviamo un clima Alpino, sempre più rigido avvicinandosi alla vetta, sulla quale la neve inizia a cadere in Settembre e rimane fino a Giugno-Luglio.
A quote leggermente inferiori troviamo muschi, licheni e foreste miste, formate da Larici Giapponesi (Larix kaempferi), Abeti di Nikko (Abies homolepis) e Betulle. Nella parte più bassa le conifere cedono il posto alle foreste decidue, dove prosperano Querce, Faggi ed Aceri.
Altro patrimonio dell'Unesco sono i Villaggi storici di Shirakawa-gō e Gokayama, circondati da montagne ed attraversati dai fiumi. Le case furono costruite secondo l'architettura Gassho-zukuri, la quale prevede un massiccio uso di legno e la paglia per costruire i tetti, i quali sono molto spioventi e con una forma che ricorda le mani congiunte, quasi incrociate in preghiera.
Ovviamente la forma era indispensabile affinché tetti "così fragili" potessero sorreggere l'abbondante neve che cade ogni anno.
Questi antichi villaggi erano circondati da Risaie ed ogni casa era "studiata" per ospitare famiglie allargate, con diverse generazioni che si posizionavano su piani diversi. L'ultimo piano era, di solito, adibito all'allevamento dei Bachi da Seta, alimentati con le foglie di Gelso Bianco.

In ultimo non dimentichiamoci che sulle Alpi Giapponesi vivono le "Scimmie delle Nevi" (Macaca fuscata), i primati che vivono più a Nord in assoluto (Uomini esclusi).
Vivono in gruppi, governati da rigide gerarchie, in zone impervie dove può esserci neve per oltre 4 mesi all'anno.
Alcuni esemplari sono stati osservati mentre si rifocillavano e riscaldavano nelle calde acque termali, ma anche qui l'accesso alle "terme" era deciso da capo-gruppo, che lasciava ad osservare tutte le scimmie appartenenti ai ranghi inferiori.

Scimmia delle Nevi Giapponese


Monte Fuji innevato

Campi di tè Giapponesi

Larice Giapponese

Case con tetti di paglia giapponesi

Villaggi storici di Shirakawa-gō



Hokkaido,la seconda isola del Giappone per estensione, nonché quella situata più a Nord, è sicuramente l'isola più selvaggia e meno densamente abitata del Paese.
Il Clima di Hokkaidoè considerato ditipo continentale umido, con inverni freddi e molto nevosi ed estati relativamente fresche.
L'isola è, per la sua latitudine (43-45° N), la più nevosa al mondo, oltre ad essere la zona più meridionale in cui l'Oceano, in inverno, si congeli; tenete conto che il Nord di Hokkaido è sullo stesso parallelo di Venezia, eppure sulla costa nei pressi di Abashiri, da fine Gennaio fino a Marzo, l'acqua si trasforma in una lastra di ghiaccio.
Questo è dovuto alla sua vicinanza alla Siberia Russa, il cui braccio gelido, in inverno, si estende verso Sud, abbracciando l'intera isola. Inoltre, diversamente da altri luoghi, le maggiori precipitazioni sono concentrate proprio in inverno
Ad Hakodate, oltre ad osservare Goryōkaku, una fortezza a forma di stella circondata da acqua, potrete ammirare lo spettacolo offerto dai famosissimi Ciliegi in fiore, che qui, per via del clima freddo, fioriscono più tardi che altrove, verso fine Aprile.
Come accennato sopra, quest'isola offre il meglio di se dal punto di vista naturalistico, rispetto a quello storico-culturale.
Le sorgenti di Noboribetsu sono le più famose dell'isola e, in un'ambientazione quasi lunare, potrete passeggiare su passerelle che si snodano ai margini dei Geyser, permettendo di sentire l'odore solforoso delle fumarole.
Se amate più il lato rurale, potrete far visita alla cittadina (circa 30.000 abitanti) di Furano, circondata da campi di Lavanda e prati verdi.
Se invece preferite le città, la più grande di Hokkaido è Sapporo, ma l'essenza dell'isola rimane sicuramente la Natura selvaggia, che tra l'altro comprende diverse razze di Orso Bruno (Ursus arctos), con una concentrazione tra le più alte al Mondo.
Altro luogo di interesse è il Lago Toya, di origine vulcanica, al cui centro è situata l'imponente isola di Nakajima. Questo lago è noto per le sue acque particolarmente limpide e per aver un clima relativamente mite, che lo rende il Lago più settentrionale del Giappone a non congelare mai durante l'inverno.
La Flora locale comprende diverse specie decidue, come il Faggio Giapponese (Fagus crenata), così come piccole piante erbacee perenni tra cui la Dicentra peregrina, l'unica specie del suo genere a crescere all'infuori del Nord America.

In linea generale la Flora del Giappone è molto variegata e molte sono le piante comuni in Europa che, in realtà, provengono proprio dall'Impero del Sol Levante:


  • Aceri (molte specie): piante decidue, in molti casi con un atipico fogliame rossastro.
  • Kaki (Diospyros kaki): nota pianta da frutto, di cui molte Cultivars sono state selezionate proprio in Giappone.
  • Magnolia (Magnolia stellata): specie decidua di Magnolia, con vistosi fiori bianchi primaverili.
  • Rododendro (Rhododendron degronianum) : Specie sempreverde con fiori grossi e colorati, che cresce sulle Alpi Giapponesi, sull'isola di Honshu, fino ad una quota di quasi 2.000 metri.
  • Tuia (Thuja standishii): specie di conifera di medie dimensioni, cresce nel Sud del Paese.
  • Actinidia kolomikta : specie di mini-kiwi, deciduo, rampicante.
  • Akebia quinata: rampicante, semi-deciduo, coltivato per i suoi eleganti fiori viola, tuttavia produce anche frutti eduli, ma di scarso valore commerciale.
  • Satsuma (Citrus unshiu): Agrume simile ad un mandarino, tra i più resistenti al freddo.
  • Mirtillo Rosso (Vaccinium vitis-idaea): pianta da sottobosco, strisciante, produce bacche rosse eduli.
  • Prugno Cino-Giapponese (Prunus salicina): prugno simile a quello Europeo, tuttavia fiorisce più precocemente e, generalmente, ha anche una maturazione anticipata.
  • Corniolo da Fiore (Cornus kousa): cresciuto come pianta da fiore ed ornamentale.
  • Canfora (Cinnamomum camphora): pianta sempreverde, ornamentale, di grosse dimensioni e caratterizzata da foglie lucide ed appariscenti. E' parente della Pianta della Canella.
  • Schizophragma hydrangeoides: specie di ortensia rampicante, prolungata fioritura estiva.
  • Glicine (Wisteria floribunda) : rampicate dalla crescita vigorosa, che produce grappoli floriali color lilla, contenenti numerosi fiori molto profumati.


La coltura agricola, floricola e naturalistica giapponese è proverbiale. Il classico "giardino giapponese", riprende il concetto di legame uomo-natura che spesso, nella società occidentale è andato perduto, ricordandoci quanto sia importante la pazienza e la meticolosità.
Inoltre il Giappone è anche la patria dei Bonsai, piante di un po' tutte le specie che, con accorgimenti particolari (potatura delle radici, vasi larghi e poco profondi etc..), riescono a mantenere piante normalmente grandi, di dimensioni "tascabili".

Fortezza Goryokaku con Ciliegi in Fiore

Giardino in stile Giapponese

Mare Gelato Isola Hokkaido

Lago Toya

Rocce di Liancourt

Campi Lavanda Furano Giappone

Geyser di Noboribetsu


Le ultime due parole le vorrei spendere parlando del Mare del Giappone (da non confondere con il Mare di Seto). Esso è il mare compreso tra Giappone, Korea, Cina e Russia e comunica con l'oceano Pacifico tramite pochi stretti.
Lo potremmo considerare un mare "semi-chiuso" e, un po' come avviene nel Mediterraneo, ciò determina maree più contenute di quelle riscontrate nel vicino Oceano Pacifico.
Il mare del Giappone è molto profondo e le sue acque hanno un'elevata concentrazione di ossigeno, che lo rende ideale per lo sviluppo di numerose specie ittiche.
Al suo interno si trovano le Rocce di Liancourt, ( anche note come Dokdo o Tokto), un insieme di isolette rocciose di origine vulcanica, ora sotto il controllo della Corea del Sud.
Nei pressi delle Rocce di Dokdo sono state avvistate Orche (Orcinus orca), suggerendo che questo lembo di mare possa rappresentare un tappa nel ciclo migratorio di questi mammiferi acquatici.

Dicentra peregrina


Ortensia Rampicante Giapponese
Faggio Giapponese


Corniolo Giapponese

Rododendro Giapponese

Dieffenbachia, una Pianta da Appartamento dalle Grandi Foglie Variegate

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Forse il genere di piante Dieffenbachia non vi dirà molto, eppure sono convinto che tutti voi, pur ignorando il loro nome, avete ben presente quali siano. Esse sono infatti largamente utilizzate come piante d'appartamento che, grazie alle loro foglie grandi e variegate di bianco, abbelliscono gli interni di case ed uffici.

Da dove provengono le Dieffenbachia? Come si coltivano? Cosa fare per aver foglie sane? Quando annaffiarle? Quali problemi possono avere e quali sono i rimedi?

Diverse specie di DieffenbachiaPremessa:

Con il nome Dieffenbachia ci riferiamo ad un genere che comprende una settantina di specie diverse, ognuna delle quali con caratteri distintivi e specifici. Tuttavia, appartenendo allo stesso genere, tutte le Dieffenbachia hanno degli aspetti comuni che cercherò di illustrare nelle prossime righe.
Tratterò anche alcune (poche) differenze che ci sono tra diverse specie ma, nel complesso, farò un discorso generico, applicabile a più o meno tutte le specie di Dieffenbachia o almeno a quelle maggiormente diffuse nelle nostre abitazioni.


Origine e Diffusione :

Le Dieffenbachia, note nei paesi anglosassoni anche col nome di "Dumb Cane", sono native del centro e Sud America, dal Messico e Caraibi, sino al Sud del Brasile.
Sebbene nelle zone d'origine crescano nelle foreste pluviali, come piante da sottobosco, le Dieffenbachia hanno un'elevata tolleranza al clima che si può creare all'interno di una casa; oggigiorno sono infatti diffuse in tutto il mondo come piante ornamentali d'appartamento.
Nelle zone tropicali si possono coltivare all'aperto ed alcune specie possono diventare decisamente più alte di quanto siamo soliti vederle nei vasi.
La specie più diffusa e commercializzata è la Dieffenbachia seguine, originaria delle isole bagnate dal mar dei Caraibi, come Portorico.
Il nome del genere fu dato in onore del naturalista tedesco Johann Karl Ernst Dieffenbach, vissuto ad inizio '800.


Botanica e Fisiologia :

Le Dieffenbachia, a volte abbreviate semplicemente a "Dieff", sono piante perenni sempreverdi appartenenti alla famiglia delle Araceae. Tutte le specie sono caratterizzate da un fusto erbaceo, carnoso ed eretto, dal quale dipartono foglie ovoidali molto grandi, di diverse tonalità di verde (a seconda della specie) e molto appariscenti.
Tuttavia la particolarità di queste foglie è quella di non avere un colore uniforme, nella parte centrale sono infatti presenti "macchie" di tonalità verde chiaro, quasi bianco.
Queste "sfumature" possono essere disposte a macchia di leopardo (quasi fossero "lentiggini" su di un viso), come ad esempio nella specie Dieffenbachia amoena, oppure distribuite più uniformemente, facendo sembrare la foglia "albina", ad esempio nella Dieffenbachia camille.
Sebbene molto diffusa tra le varie specie, questa screziatura può essere assente (o marginale) in alcune piante. Dieffenbachia oerstedii ha infatti foglie enormi (più grosse delle altre specie) che, a parte una profonda nervatura centrale di colore bianco, sono uniformemente verde scuro.
Le foglie sono dotate di un lungo picciolo, il quale le avvolge (e protegge) fino a quando sono completamente sviluppate.
In molte specie il fusto è corto, quasi nascosto dal fogliame, ma in altre, soprattutto se coltivate in piena terra, può raggiungere dimensioni ragguardevoli.

Le infiorescenze compaiono all'apice vegetativo, circondate dalle foglie; tuttavia questi fiori, piccoli e bianco-verdognoli, sono poco appariscenti e la fioritura, che tra l'altro è molto rara in piante coltivate in appartamento ed in vaso, non è di certo il punto forte delle Dieffenbachia.

Queste piante sono velenose e dovrebbero esser tenute lontane da bambini ed animali domestici. A dir il vero la pianta in sé non è che lo sia e toccandola solo non ci sono certamente problemi; tuttavia, qualora si danneggiasse o si intagliasse una foglia, la pianta potrebbe perdere della linfa.
La linfa delle Dieffs è tossica ed irritante per la pelle, inoltre, se ingerita, può intorpidire le corde vocali e rendere addirittura muti per un paio di settimane.

Foglie Dieffenbachia

Tronco Dieffenbachia



Coltivazione, Clima e Cure :

Le Dieffenbachia hanno come habitat naturale il sottobosco delle piovose foreste tropicaliDieffenbachia amoenaDieffenbachia maculata, così come le altre specie maggiormente coltivate come piante da interni, hanno una scarsa resistenza al freddo e si dovrebbero evitare prolungate esposizioni a temperature inferiori ai 10° C (50° F), che bloccherebbero la crescita, portando al deperimento.
Lo sviluppo ottimale si ha con un range di temperatura compreso tra 18° e 23° C (65-75° F), più ci allontaniamo da queste temperature e più la crescita rallenta. Le soglie, oltre le quali si ha la rapida morte della pianta, sono temperature minime inferiori a 5° C (41° F) e temperature massime superiori ai 35° C (95° F).
Essendo piante da sottobosco non tollerano il pieno Sole che, anzi, causa bruciature alle foglie. L'esposizione ideale è un luogo luminoso, ma senza Sole diretto, se non nelle ore prossime all'alba o al tramonto.
Le innaffiature dovranno essere frequenti ed il terreno dovrà rimanere umido per mantenere le foglie turgide e lucenti. Sebbene possano  sopportare (per brevi periodi) un terreno asciutto, questo potrebbe causare il raggrinzimento e/o l'afflosciamento delle foglie.
Queste piante non sono esigenti in quanto a terreno e possono crescere su tutti i tipi, ciò nonostante è meglio evitare quelli sabbiosi e prediligere miscele di terriccio e perlite.
Le concimazioni, se le piante sono coltivate in un buon terriccio, non sono strettamente necessarie. Se si volesse concimare conviene farlo nei mesi di maggiore crescita (da Aprile ad Ottobre), con concimi liquidi; questo aumenterà la velocità di crescita (comunque già di per sé buona), ma attenti a non esagerare, un'iper-concimazioni potrebbe arrecare danni alle foglie e limitare lo sviluppo.
Come detto in precedenza, le Dieffenbachia crescono molto bene in vaso e si adattano alle condizioni climatiche di un ambiente interno (poca umidità ed escursione termica).
Sebbene possano vivere per anni in vasi relativamente piccoli, sarebbe meglio rinvasare ogni paio di anni, in vasi via via più capienti. Quando il vaso diventa sproporzionatamente piccolo, la crescita si arresta e, estraendo la pianta dal vaso, noteremmo un groviglio di radici, con poca terra a loro disposizione. Idealmente sarebbe meglio rinvasare, prima che questo accada e ricordatevi di rinvasare in vasi leggermente più grossi frequentemente, piuttosto che ogni 6 anni da un vaso piccolo, direttamente in uno enorme.

Apice vegetativo Dieffenbachia amoena


Malattie, Danni, Conseguenze; Cause e Rimedi :


  • Foglie gialle e appassite: Ristagno d'acqua, terreno non drenante, basse temperature. Conviene ridurre le innaffiature, sostituire il terreno e/o posizionare la pianta in un luogo più mite, lontano da spifferi e correnti d'aria.
  • Foglie bruciate e marroni (specie sui bordi): la pianta ha preso troppo Sole, spostare il vaso in una zona più ombrosa, ad esempio in un balcone esposto a Nord, invece che a Sud.
  • Perdita foglie basali ed assottigliamento del fusto: posizione poca luminosa, spostare la pianta vicino ad una finestra.
  • Foglie secche: bassa umidità atmosferica, allontanare il vaso da fonti di calore come termosifoni e/o stufe, nebulizzare le foglie con acqua.
  • Macchie scure al centro della foglia, che possono essere ripiene di liquido, come fossero delle bolle sulla pelle di un ustionato; queste macchie tendono ad espandersi, andando ad interessare dapprima le nervature e poi tutta la pianta: E' probabilmente un attacco batterico (es. Erwinia chrysanthemi), che potrebbe portare alla morte l'intera pianta. Rimuovere le foglie infette, utilizzando forbici sterili. Dopo aver rimosso la terra dalle radici, rinvasare con nuova terra.
  • Melata appiccicosa sulle fogliee, talvolta, presenza di formiche: Presenza di Cocciniglie che succhiano la linfa delle piante, producendo una sostanza zuccherina che attrae le formiche. Rimuovere le Cocciniglie (e la la melata) con un batuffolo di cotone, imbevuto di alcool.


Potatura e Moltiplicazione :

Le Dieffenbachia si riproducono molto bene per talea. In primavera prelevare un giovane ramo, dall'apice superiore della pianta ed interrarlo per 2/3 in un vaso con terriccio mantenuto umido, posto in un luogo luminoso e caldo. La riproduzione per semina è poco utilizzata, sia perché funziona molto bene la talea, sia perché la fioritura (ed i conseguenti frutti con semi) avviene solo in condizioni di crescita ottimali, che difficilmente si realizzano con piante cresciute in vaso ed in serra.
La potatura consiste solo nel rimuovere le vecchie foglie e quelle marce che, se mantenute sulla pianta, possono creare un ambiente ideale per la proliferazioni di funghi e batteri, i quali potrebbero espandersi anche alle foglie sane.

Pianta Dieffenbachia amoena

Foglie adulte Dieffenbachia amoena

Dieffenbachia in piena terra

Dieffenbachia selvagge



Quando e Come Seminare i Ravanelli (Raphanus sativus)? Come Si Coltivano?

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I Ravanelli (Raphanus sativus), di cui mangiamo le radici, sono tra gli ortaggi più precoci e con un ciclo colturale (dal seme alla raccolta) assai breve.

Come coltivare i Ravanelli? In Italia, in quale periodo dell'anno si devono seminare nell'Orto? Quanto dura un intero ciclo riproduttivo? Quali temperature ci devono essere per poter crescere i Ravanelli? In quale mese si raccolgono?

Raphanus sativus


Origine e Diffusione :

Il Ravanello, noto anche con il nome di Rapanello (o Ramolaccio), ha origine ignota o, meglio, controversa; l'unica certezza è che siano nativi delle zone temperate.
Ci sono due correnti di pensiero: la prima (sostenuta da Linneo) colloca l'origine della specie Raphanus sativus nell'estremo oriente, a cavallo tra il Nord della Cina ed il Giappone; la seconda ipotizza che i Ravanelli siano di origine Europea, in particolare delle zone comprese tra il Mediterraneo orientale e il Mar Caspio. Si pensa che gli attuali Ravanelli siano stati selezionati partendo dalla specie Raphanus raphanistrum subsp. landra.
I Rapanelli erano coltivati ed utilizzati già al tempo degli antichi Egizi e Greci e si dice che, i primi, pagassero gli uomini (non gli schiavi) che lavoravano alla costruzione delle piramidi proprio in Ravanelli.
Oggigiorno sono diffusi in tutte le zone temperate del Mondo, anche in alcune nazioni "troppo fredde" per altri ortaggi.
Il fatto di poter esser facilmente coltivati in serra, oltre ad avere un ciclo corto, permette alla specie un ampio areale di coltivazione che, in Europa, si estende dalla Germania, Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, sino agli stati che si affacciano sul Mar Mediterraneo, tra cui l'Italia.


Botanica e Fisiologia :

I Ravanelli comuni, il cui nome scientifico è Raphanus sativus, sono una specie erbacea edule che appartiene alla famiglia delle Brassicaceae (o Cruciferae), la stessa a cui appartengono i Cavoletti di Bruxelles.
Le specie coltivate hanno solitamente un ciclo biologico annuale, ma altre varietà possono essere anche biennali o perenni.
La pianta dei Ravanelli è alta mediamente 25 cm (10 in), ma molte varietà, se lasciate fiorire, possono allungarsi sino ad 1 metro (40 in).
La parte edule della specie è la radice; essa si presenta come fittone dalla forma ingrossata tondeggiante o, in alcune varietà, allungata. Le radici del Raphanus sativus si gonfiano precocemente e ciò è dovuto all'accumulo di sostanze nutritive, le quali serviranno al sostentamento della pianta e allo sviluppo di fiori e frutti.

Le specie di Ravanello selvatico avevano radici più sottili e filamentose, ma decenni di incroci hanno permesso di selezionare innumerevoli varietà. Quelle più diffuse, coltivate e vendute sono caratterizzate dall'avere radici particolarmente spesse ed ingrossate, generalmente di colore rosso intenso, sebbene non manchino quelle gialle, bianche e persino viola.
Anche la dimensione è alquanto variabile, diciamo che generalmente un Ravanello (o meglio la sua radice) occupa un volume pari a quello di un grossa Ciliegia; tuttavia esistono delle selezioni, come la variante longipinnatus, che può raggiungere un peso di oltre 45 Kg (99 lbs).
Le foglie del Ravanello, che tra l'altro possono essere mangiate sia in insalata che cotte, sono lobate e con i margini seghettati. La loro forma è irregolare, con lobi terminali più grandi e tondeggianti, rispetto a quelli basali, più ovali.
Il Rapanello ha un fusto esclusivamente epigeo (non interrato) che, nella fase giovanile è tozzo, diventando lungo, slanciato, quasi ricadente, nella fase di fioritura.
Le infiorescenze sono dei racemi posti nella parte terminale della pianta e formati da numerosi piccoli fiori ermafroditi, color bianco (o rosa), dalla classica forma "a croce", tipica di tutte le Crucifere.
In coltura, i Ravanelli si raccolgono prima della fioritura; tuttavia, se lasciati crescere liberamente, ad essa segue la produzione dei frutti. Essi assomigliano anatomicamente a delle piccole Fave, con però meno semi, intervallati da strozzature.

Fiori Ravanelli

Frutti Ravanelli


Coltivazione, Cure, Clima, Semina e Raccolta :

I Ravanelli, come detto in precedenza, sono vegetali a ciclo breve, ideali per essere intervallati tra un ortaggio e l'altro.
Ai fini pratici è utile sapere che, per quanto riguarda il periodo di coltivazione, la specie Raphanus sativus può essere divisa in due gruppi: i Ravanelli "primaverili" ed i Ravanelli "invernali".
In realtà esistono anche i Ravanelli "estivi" ma, in linea generale, la specie è più adatta alle altre stagioni.

La semina (delle varietà primaverili) si può effettuare direttamente in pieno campo, già a partire dal mese di Marzo e può essere fatta in maniera scalare, così da avere una produzione distribuita su un arco temporale più lungo. I semi vanno collocati ad una profondità di circa 2 cm (0.8 in) e ricoperti di terra, leggermente compressa. La distanza tra un seme e l'altro può essere approssimativamente di 3 cm (1,2 in), tuttavia è possibile aumentare la densità e, in base al tasso di germinazione, diradare successivamente. Le varietà invernali sviluppano radici più grosse e le singole piante dovrebbero essere distanziate di 6 cm (2,4 in).

Il Ravanello cresce al meglio con temperature fresche, comprese tra 10° C e 21° C (50-70° F) e, diversamente dalla maggior parte degli ortaggi, può sopravvivere a lievi gelate (-3°C o 26°F); ciò nonostante i 5° C (41° F) rappresentano una soglia sotto la quale si ha stasi vegetativa. Le alte temperature, oltre ad indurre la fioritura a discapito dell'ingrossamento delle radici, non sono indicate in quanto diminuiscono le qualità organolettiche.
Si capisce che i Ravanelli non sono il classico ortaggio estivo, ma sono un'ottima coltura primaverile e, soprattutto per il Sud Italia, autunno-invernale. Possono esser un buon ortaggio per zone di montagna, anche a quote superiori ai 1000 m (3280 ft), dove pochi altri ortaggi potrebbero svilupparsi; inoltre non dimentichiamoci che, date le dimensioni contenute, possono essere coltivati con successo anche in vaso.

La raccolta primaverile è precocissima e, a temperatura di crescita ottimale, si può effettuare già dopo 25 giorni dalla semina. Il raccolto invernale, sia perché sono varietà con radici più "gonfie", sia perché temperatura e radiazione luminosa sono inferiori, è più tardivo e, dalla semina alla raccolta, possono trascorrere anche 2-3 mesi.

Capirete che i Ravanelli sono pronti per essere raccolti quando le radici, ormai gonfie, emergeranno dal terreno.

Germoglio Ravanelli

Semina Ravanelli


I Ravanelli gradiscono un'esposizione soleggiata ma, qualora si volessero coltivare in estate, gradiscono anche una posizione a mezz'ombra, oppure luce filtrata da altre specie orticole. Un'alternativa di coltura è quella di piantare i Rapanelli alla base di altri vegetali "estivi" (es. Pomodori) che, filtrando parzialmente la luce, creerebbero un ambiente ideale; inoltre con questa consociazione sfrutteremmo spazi di orto altrimenti sprecati.

Raphanus sativusè una specie che ama terreni umidi, la quantità di acqua influisce sulla qualità e sulla velocità di crescita. Le irrigazioni devono essere frequenti, ma non abbondanti, garantendo un suolo umido, ma non zuppo.
Carenze idriche, oltre a rallentare notevolmente lo sviluppo, determinano un gusto speziato troppo intenso.

La specie predilige terreni drenanti, di medio impasto, fertili, ricchi di sostanza organica e calcarei. L'acidità ideale è tra pH 6 e pH 7, tuttavia vi è una certa discordanza d'opinioni, una fetta di esperti sostiene che i Ravanelli possano crescere meglio su terreni leggermente basici.
Le concimazioni devono essere fatte con parsimonia, tenendo conto che un eccesso di nutrienti (specie di Azoto) indurrà una maggior produzione di foglie, piuttosto che un ingrossamento delle radici. D'altronde non c'è da stupirsi, in un terreno già molto ricco non c'è bisogno di avere una grossa riserva d'energia immagazzinata nelle radici.
Data la brevità del ciclo riproduttivo, il Ravanello è abbastanza resistente alle malattie. Tuttavia possono essere attaccati dai più comuni patogeni delle Brassicaceae (Altica del Cavolo, Hylemai brassicae, Pieris brassicae etc.), oltre che Peronospora ed Afidi. Tra le avversità abiotiche vanno menzionate le spaccature radicali dovute ad eccessi idrici o a grossi sbalzi secco-umido.


Usi ed Utilizzi :

I Ravanelli (intesi come radici) si possono consumare in insalata, oppure messi sotto'olio o sott'aceto. Anche le foglie, soprattutto quelle giovani, possono essere servite in insalata.
Dai semi si estrae un olio dal sapore molto inteso e pungente, utilizzato soprattutto nella cucina orientale.
Dalle radici (ma anche dalle foglie) si possono ottenere degli estratti ricchi del vitamina C e vitamina B, Acido Folico con proprietà officinali e terapeutiche note sin dall'antichità.
Preparati a base di questa essenza hanno un generale effetto rilassante sia sul sistema nervoso, che muscolare. Infusi di Ravanello vengono utilizzati anche per conciliare il sonno e per alleviare tosse, infezioni delle vie aree ed i sintomi della febbre.

Varietà :

Esistono molte varietà di Ravanelli che, oltre al periodo indicato per la coltivazione, differiscono per forma, colore, sapore e dimensione della parte edule;
ma ecco le principali (o più particolari) varietà di Rapanello:


  • Daikon : originario del Giappone, in Italia è coltivato nella stagione invernale. Produce radici grosse, dal sapore piccante
  • Cherry Belle : radice tonda a maturazione precoce, interamente rossa, polpa croccante che si conserva a lungo, fogliame ridotto 
  • Sakurajima Mammoth : è il Ravanello "Gigante", che si distingue per le dimensioni delle radici, in assoluto le più grosse e pesanti tra tutte le specie di Ravanelli
  • Granàt : varietà precoce, a radice tonda, di medie dimensioni, polpa bianca e saporita
  • Fire and Ice : radice allungata, con parte apicale rossa e parte basale bianca. Dolce e con un sapore delicato
  • Green Meat (o Misato Green) : varietà di color verde, sia internamente, che esternamente. La "buccia" esterna è molto piccante, mentre la "polpa" interna è più dolce
  • Watermelon : Esteriormente di color bianco, all'interno di colore viola. Gusto leggermente pepato
  • Mària : varietà precocissima, polpa color cremisi ed adatta per esser coltivata in Serra (anche sotto forzatura)
  • Black Spanish : pianta caratterizzata da radici tonde, esternamente nere
  • Sparkler : varietà tondeggiante, radice rossa, a parte la punta (la parte rivolta più verso il basso) di color bianco
  • French Breakfast : varietà oblunga, croccante, ma dal gusto pungente, ottimi per essere cotti


Piante Raphanus sativus

Rapanelli

Ravanello nel terreno

Radice Ravanello




Come si Forma la Nebbia? Quali Effetti ha sulle Piante?

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La Nebbia è uno di quei fenomeni atmosferici che più divide la gente, o la si ama o la si odia. Una giornata nebbiosa potrebbe sembrare tetra e triste, ma la nebbia è anche in grado di regalare paesaggi surreali, quasi fiabeschi, creando un'atmosfera incantata.

Ma esistono diversi tipi di nebbia? Quali sono le zone più nebbiose d'Italia? Che effetti può avere la nebbia sulla coltivazione delle nostre piante ed ortaggi?

Nebbia sulLago Alpino



Composizione e Formazione della Nebbia :

Tutti noi abbiamo visto le Nuvole nel cielo e, fino ad un centinaio di anni fa, erano per noi irraggiungibili. Eppure oggi possiamo passarci in mezzo ed, osservandole dal finestrino dell'areo, ci sembrerebbe di attraversare un campo immerso nella nebbia, durante una fredda mattinata invernale.

Le Nebbia è infatti una nuvola che, diversamente dalle "classiche" nuvole, non è in cielo, ma a contatto con il suolo.
La Nebbia è formata da goccioline di acqua (o cristalli di ghiaccio, se le temperature sono basse) in sospensione nell'aria. La luce bianca, diffondendo attraverso le gocce, viene deviata (fa un percorso a Zig Zag, invece che diretto) e non si "scompone" nelle sue componenti colorate, generando un alone grigio-biancastro che limita la visibilità.
Ovviamente, a seconda della densità delle goccioline d'acqua, la nebbia può essere più o meno fitta; in Meteorologia si parla genericamente di nebbia quando la visibilità è inferiore al chilometro (3280 ft), sopra questa soglia si parla di foschia.
E' importante menzionare che l'inquinamento atmosferico, ad esempio prodotto dalle automobili, può favorire l'insorgere delle nebbie. Alcune particelle molto igroscopiche, come i Solfati, si possono comportare da nuclei di condensazione, contro i quali il vapore condensa a goccioline d'acqua, un po' come avviene sul vetro di una finestra durante una fredda mattinata.
La nebbia è dunque più frequente in città inquinate anche se, da qualche anno a questa parte, le emissioni di questo tipo di inquinanti (es. Acido Solforico, Ammoniaca ed Ossido di Azoto) sono diminuite e le persistenti fitte nebbie in Val Padana, comuni negli anni '80, si sono parallelamente ridotte.


Perché si Forma la Nebbia? Quante Tipologie di Nebbia Esistono? :

Il meccanismo di formazione della nebbia è semplice:
anche se non ce ne accorgiamo, l'aria che normalmente respiriamo contiene una certa quantità di acqua, sotto forma di Gas (Vapore Acqueo).
Se prendessimo un volume di aria limpida (ad esempio 1 metro cubo) e facessimo un'analisi chimica, riscontreremmo ossigeno, azoto, anidride carbonica ed altri gas, tra cui l'acqua.
Immaginiamo che nel nostro metro cubo di aria ci siano 10 grammi di acqua, noi potremmo aggiungerne altri, così facendo aumenteremmo l'umidità dell'aria.
Tuttavia non possiamo farlo all'infinito, arriveremo infatti ad una soglia in cui l'aria è satura di vapore acqueo (umidità relativa del 100%) ed un'ulteriore aggiunta di vapore acqueo lo farà condensare ad acqua nel suo stato liquido.
E' importante ricordare che la quantità di acqua (sotto forma di vapore) che può contenere un certo volume di aria, aumenta all'aumentare della temperatura e viceversa.

Supponiamo che a 25° C un metro cubo d'aria possa contenere 20 grammi di vapore acqueo, se la temperatura scendesse a 15°C, lo stesso volume d'aria ne potrà contenere solo 10 grammi (i dati sono indicativi e, tra l'altro, variano anche in funzione della pressione).

Ora pensiamo di essere a 25° C e di avere un metro cubo di aria contenente 20 gr di vapore acqueo. Tutta l'acqua rimane allo stato gassoso poiché "può essere contenuta" in quel volume di aria.
Se la temperatura si abbassasse a 15°C, 10 gr di vapore acqueo (dei 20 iniziali) si dovranno trasformare in goccioline di acqua, poiché, a quella temperatura, un metro cubo di acqua si satura con 10 gr di vapore acqueo (e non con 20 gr, come avveniva a 25° C).


Se l'aria diventa satura, un po' di vapore acqueo si dovrà per forza trasformare in goccioline d'acqua che, rimanendo in sospensione, creeranno la nebbia.
Da quanto detto sopra è facile intuire che al diminuire delle temperature è più probabile che si formi la nebbia (poiché l'aria si satura con minor quantità di acqua).
Ovviamente, se l'umidità è elevata, la nebbia si può formare anche con le alte temperature; semplicemente, a basse temperature, basta meno umidità affinché ci possa essere la condensazione.

Nebbia nel Bosco


Diverse condizioni meteorologiche, che vedremo di seguito, possono portare alla formazione delle Nebbie, tuttavia possiamo fare una prima distinzione :


  • Nebbie da Raffreddamento : Sono le più comuni, in questo caso l'aria inizialmente NON satura di vapore acqueo, si raffredda. Aria più fredda "contiene" meno vapore acqueo, di conseguenza diventa satura e l'eccesso di acqua viene ceduto all'ambiente tramite nebbia. 
  • Nebbie da Evaporazione : In questo caso la condensazione non è dovuta ad un cambio di temperatura, semplicemente, ad una massa d'aria inizialmente NON satura, si va ad aggiungere vapore acqueo (proveniente, ad esempio, dall'acqua evaporata da un lago). L'aria si umidifica, fino a raggiungere il punto di condensazione, rilasciando poi le gocciole d'acqua responsabili della Nebbia.


In altre parole, affinché si formi la nebbia, dobbiamo saturare l'aria. Per fare questo o aumentiamo il vapore acqueo o abbassiamo la temperatura dell'aria fino al punto di condensazione


Nebbia da Irraggiamento : Questa tipologia è tipica del semestre freddo. Di notte, in assenza di vento che rimescoli l'aria e di nubi che limitino l'irraggiamento, il terreno si raffredda velocemente, cedendo il proprio calore agli strati d'aria sovrastanti (Concetto di Inversione Termica).
L'aria in prossimità del suolo diviene dunque più fredda e, di conseguenza, può contenere una minore quantità di vapore acqueo. Se l'umidità relativa raggiunge il 100% si inizierà a formare la nebbia.
Questa nebbia è tipica di zone soggette ad inversione termica (pianure, valli interne) e, solitamente, si dissolve all'alba, quando il Sole riscalda nuovamente il terreno, riportando l'umidità relativa dell'aria sotto il punto di saturazione. Questa nebbia è immobile (prima che si dissolva) e difficilmente supera uno spessore di 200 m (650 ft).
Nei periodi in cui il Sole è particolarmente debole (Novembre-Dicembre-Gennaio) questa nebbia può permanere anche durante le ore centrali della giornata. 

Nebbia da Umidificazione : Avviene quando dell'aria fredda passa sopra ad una massa d'acqua più calda. Anch'essa è tipica dell'autunno o inverno ed, in molti casi, è tra le nebbie più localizzate.
L'acqua calda cede umidità all'aria sovrastante, facendole raggiungere il punto di condensazione e, da lì la nebbia. Questo fenomeno è molto comune nei laghi grandi e profondi; personalmente ho notato che sul Lago Verbano si forma durante le fredde mattinate invernali (solitamente in condizioni di cielo sereno). La fitta nebbia che si innalza (rimanendo circoscritta all'area sovrastante l'acqua del lago) è davvero spettacolare e, come effetto in piccolo, potrebbe ricordare quello di una vasca termale colma di acqua fumante, posta in un giardino esterno innevato. 
Questa nebbia ha solitamente un movimento verticale, dal suolo verso il cielo.

Nebbia da Avvezione : Questa nebbia non è relegata ad un particolare momento della giornata, può avvenire di notte, come di giorno e si verifica quanto dell'aria mite ed umida passa sopra ad una massa fredda (che può essere un suolo innevato, così come un mare freddo).
L'acqua fredda (o il suolo) raffreddano l'aria sovrastante, facendole raggiungere il punto di saturazione. La nebbia così generata può muoversi orizzontalmente, cosa che non si verifica negli altri tipi di nebbie.
In California, soprattutto in Estate, l'aria calda proveniente dall'entroterra si dirige verso l'Oceano Pacifico, dove incontra acque più fredde.
Città come San Francisco sono note per le fitte nebbie che si formano tra tarda primavera ed estate, le quali mantengono la temperatura in prossimità della costa relativamente bassa (media delle massime di circa 20°C o 68° F) anche in piena estate.

Nebbia Frontale : in questo caso abbiamo in partenza aria fresca e secca, le nubi sopra ad essa si condensano in pioggia. L'acqua, cadendo, incontra quest'aria (molto poco umida e lontana dalla saturazione) che è in grado di assorbire l'umidità e si trasforma in vapore acqueo fino a raggiungere un'umidità relativa del 100%, soglia oltre la quale si avrà la Nebbia.

Nebbie da Pendio : Tipiche della stagione estiva; l'aria umida e calda presente nelle valli, spinta dalle brezze, risale i pendii, ed alla quota a temperatura (e pressione) di saturazione, si condensa in nebbia.

In realtà, a temperature inferiori al punto di congelamento, esistono altre tipologie di nebbie, ma di queste parleremo altrove.


Nebbia da Irraggiamento

Nebbia San Francisco

Nebbia da Umidificazione sul Lago



Ruolo della Nebbia nella Fisiologia delle Piante :

La nebbia, come del resto tutte le cose, può arrecare dei vantaggi o degli svantaggi, a seconda della specie vegetale e del contesto in cui si verifica.

Se prendiamo come esempio l'Italia e le nebbie invernali da irraggiamento, tipiche della Pianura Padana, potremmo dire che possono essere dannose per alcune specie sempreverdi poco resistenti al freddo.
In primo luogo le piante sopportano meglio il freddo secco, rispetto a quello umido; inoltre le specie sempreverdi (che di solito sono le meno resistenti al freddo) mantengono un metabolismo basale anche nei mesi più freddi dell'anno ed una fitta nebbia potrebbe ostacolare il processo della fotosintesi clorofilliana.
In fine non dimentichiamoci che, in inverno, la nebbia per irraggiamento può non dissolversi anche durante il giorno e, di conseguenza, filtrando il Sole, impedisce il normale innalzamento termico diurno. Al piano, le zone con nebbie persistenti, sono quelle che solitamente registrano il maggior numero di giorni di ghiaccio (24 h consecutive con temperature inferiori a 0° C o 32° F). Tuttavia l'elevata umidità dell'aria limita la dispersione notturna di calore. Quindi zone nebbiose potrebbero avere temperature minime leggermente più elevate rispetto a zone in cui si vede il cielo stellato.
Un altro svantaggio della nebbia è quello di creare un ambiente molto umido, ideale per la proliferazioni di virus, batteri ed altri patogeni. Le loro spore, utilizzando l'acqua come veicolo, si diffondono velocemente, spargendo la malattia su un numero maggiore di piante, rispetto a quanto accadrebbe in un ambiente secco.

Tuttavia, in altri ecosistemi, la nebbia può diventare indispensabile e fornire l'acqua di cui le piante hanno bisogno. Ad esempio, nel Deserto prossimo alle coste della Namibia, in Africa, le precipitazioni sono praticamente nulle, ma le nebbie formatesi sopra le fredde acque dell'Oceano Atlantico, vengono sospinte nell'entroterra.
Le piante che riescono a svilupparsi sono quelle che hanno evoluto dei meccanismi per catturare l'umidità portata dalla nebbia. Sicuramente la specie vegetale più rappresentativa e meglio adattatasi a questo tipo di ambiente è la Welwitschia mirabilis, le cui uniche due foglie enormi sono porose e perfettamente in grado di assorbire l'acqua che su di esse si condensa.

Quali sono le zone più nebbiose di Italia? e nel Mondo? :

Le nebbie, in Italia, sono tipiche nel semestre freddo e sono diffuse nelle pianure e nelle valli interne. La Pianura Padanaè la più estesa d'Italia e qui si sviluppano le nebbie più fitte e persistenti.
Le ragioni sono da cercarsi nell'orografia del territorio; qui in inverno si generano forti inversioni termiche, responsabili della formazione delle Nebbie da Irraggiamento. La Val Padana è "racchiusa" dalle Alpi e dall'Appennino Ligure e Tosco-Emiliano, questo la protegge dai venti, permettendo alla nebbia (e all'inquinamento) di ristagnare al suolo.
Dato che l'aria fredda "scivola" verso il basso, le zone più nebbiose sono quelle della bassa pianura Padana ed, in linea di principio, si potrebbe prendere il fiume Po come riferimento: più ci si allontana verso Nord (Alpi) o verso Sud (Appennino) e più le nebbie diventano rade e meno persistenti.
Le regioni più nebbiose d'Italia sono il Veneto e la Lombardia, mentre le provincie più soggette al fenomeno sono Pavia, Lodi, Cremona, Mantova, Ferrara e Rovigo.
Le Nebbie sono frequenti anche nelle Valli interne del centro Italia, così come in alcune località che si affacciano sul Mar Adriatico (specie la parte più settentrionale), tuttavia qui l'entità di questi fenomeni è più contenuta, rispetto a ciò che si verifica nella Pianura Padana.

Nel mondo il luogo più nebbioso è probabilmente l'isola di Terranova (Newfoundland) situata all'estremo oriente del Canada.
In prossimità delle coste di quest'isola, con fondali poco profondi, si scontrano la fredda corrente del Labrador e la calda corrente del Golfo, generando nebbie persistenti.
Altri luoghi in cui si formano fitte nebbie sono gli Altopiani Svizzeri, le Coste della California, le coste Cilene adiacenti al deserto di Atacama ed alcune isole delle Canarie, come La Gomera.

Nebbia Foresta Tropicale

Nebbia Alpi Svizzere

Nebbia in Montagna

Nebbia tra i vigneti



Coltivazione del Rododendro (Rhododendron spp.), Dove Piantarli ?

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I Rododendri sono piante coltivate a scopo ornamentale che, in primavera, regalano copiose fioriture.
Essi sono molto diffusi nel Nord Italia e sulle rive dei grandi laghi prealpini (su tutti il Lago Maggiore), dove diventano un vero è proprio simbolo i cui fiori, che sbocciano nel periodo che va da Aprile a fine a Maggio, richiamano turisti da mezza Italia. 

Come si coltiva un Rododendro? Può crescere solo in terreno acido? Può resistere al gelo? Quante specie ci sono? Quali differenze hanno?

Rododendro in Fiore


Premessa, Origine e Diffusione :

Fino a non molti anni fa il genere Rhododendron conteneva al suo interno 8 sottogeneri, oggi raggruppati in 5, tra cui anche quello a cui appartengono le Azalee (Azaleastrum), di cui però parlerò altrove.
In questo articolo vorrei illustrare le caratteristiche del "vero" Rododendro, ovvero le piante appartenenti al sottogenere Rhododendron che, con circa 400 specie, è il più numeroso dei cinque.

Definire quale sia il luogo di origine dei Rododendri è praticamente impossibile dato che, a seconda della specie, crescono dalle zone tropicali, sino a quelle temperate; in montagna oltre il limite degli alberi ad alto fusto, sino alle zone di pianura; dall'Europa, sino all'estremo Oriente.
Molte specie di Rododendro sono native delle valli o degli altopiani dell'Himalaya e dei boschi di Cina e Giappone, sebbene non ne manchino di spontanee anche sulle Alpi o nel Nord America.

Il nome del genere può essere scisso in due parole: rhodon (rosa) e dendron (albero) che, tradotto dal Greco, significa Albero delle Rose, per via dei suoi fiori spesso sfumati di rosa.
I Rododendri che oggi adornano i giardini occidentali sono prevalentemente di origine Asiatica e si sono diffusi, in America ed Europa, relativamente da poco tempo.
Le specie più comuni crescono al meglio in un ambiente temperato a clima oceanico, con estati non torride ed umide. In Italia preferiscono il clima del settentrione, specie la zona Prealpina, mentre in Europa sono diffuse nel Regno Unito e sulla costa Atlantica della Francia.


Coltivazione, Clima e Cure delle Diverse Specie :

RhododendronI Rododendri, come detto sopra, sono un genere e non un'unica specie, tuttavia alcune caratteristiche sono comuni alla maggior parte di essi.
La resistenza al freddoè sicuramente uno dei fattore che più differenzia le varie specie; quelle tropicali, come le appartenenti al gruppo delle Vireya, possono morire anche con temperature poco superiori agli 0° C (32° F). Anche le specie di Vireya che vivono in montagna (es. Rhododendron beyerinckianum), dove ci sono occasionali gelate, in Italia potrebbero morire di freddo anche durante un inverno mite, poiché nel loro habitat le gelate sono leggere, rare e di breve durata, accompagnate da temperature diurne elevate.
Tra i Rododendri "Vireya" sono pochissime le specie che crescono all'infuori dei tropici, tra queste il Rhododendron kawakamii, originario di Taiwan, può resistere a punte di -12° C (10°F).
Le qualità positive del gruppo Vireya sono notevoli: sono tra i Rododendri con i fiori più grossi, il fabbisogno di freddo invernale è nullo e, diversamente da quasi tutte le altre specie, sono rifiorenti e producono fiori per un periodo molto lungo. Per contro hanno una scarsa rusticità e, in Italia, sono per lo più coltivabili in serra.

Altre specie possono invece resistere a -40° C (-40° F) e prosperare fino a zone USDA 4. Tra i Rododendri più rustici possiamo ricordare il Rhododendron ferrugineum (Rosa delle Alpi), che cresce spontaneo sulle nostre Alpi, sia come pianta da sottobosco nei boschi di Conifere, sia su pendii oltre il limite degli alberi, dove la neve permane per molti mesi all'anno; oppure il Rhododendron dauricum, originario della Mongolia e del Nord della Cina che, incrociato con il Rhododendron carolinianum, (nativo della Carolina negli Stati Uniti), ha dato origine ad alcuni tra gli ibridi più famosi e resistenti al gelo (P.J.M. Hybrids).
In ultimo vorrei menzionare il Rhododendron lapponicum che, crescendo nella tundra artica, ha un portamento prostrato e può sopportare temperature inferiori ai -50° C (-58° F).

Tra questi estremi si collocano la maggior parte delle specie di Rododendro che, in linea generale, possono sopportare, senza subire danni, temperature comprese tra -15° C e -20°C (5/-4° F). Ad esempio il Rhododendron auriculatum, noto per l'atipica fioritura estiva (e non primaverile), può resistere fino a -18° C (0° F).
Diciamo che, per il clima Italiano, la coltivazione dei Rododendri non presenta grossi problemi, semmai, più che il freddo invernale, potrebbe creare qualche ostacolo l'elevata temperatura estiva.
Infatti, in Italia, il meridione è la zona meno vocata e, qualora si volesse tentare, bisognerà optare per una collocazione fresca ed il più possibile umida. Rhododendron albumè tra le migliori specie per la coltivazione in climi caldi.

I Rododendri gradiscono un'esposizione a mezz'ombra o persino ombrosa, sebbene quest'ultima potrebbe ridurre il numero dei fiori.
In zone con frequenti coperture nuvolose estive, come in Irlanda, si può sviluppare anche in pieno Sole ma, in Italia, questa condizione fa soffrire buona parte delle specie, dando alle piante un aspetto floscio e foglie bruciate.
Utilizziamole come piante da sottobosco, collocandole all'ombra di grandi alberi a chioma rada, almeno per le ore centrali della giornata.

Chioma e Foglie Rododendro

Fiore Rododendro


L'aspetto da non sottovalutare è il terreno, i Rododendri sono piante acidofile e piuttosto esigenti. Per via dell'apparato radicale poco espanso, il suolo deve essere mantenuto umido, ma non ci devono essere ristagni idrici.
Il terreno deve essere ricco di sostanza organica e ben areato, laddove vi siano terreni pesanti e con poca ossigenazione, i Rododendri soffrono di Clorosi, ovvero producono poca clorofilla e, di conseguenza, hanno una ridotta attività fotosintetica e foglie gialle (o "scolorite").
Suoli troppo compatti e/o rocciosi possono diventare un problema in quanto le esili radici faticano a farsi spazio ed a svilupparsi correttamente.
Fondamentale è l'acidità del terreno, che deve essere compresa tra pH 4,5 e 6. Per mantenere basso il pH può essere utile aggiungere aghi di pino e foglie di faggio, ma anche utilizzare altri ammendanti come il solfato di ferro; non usate il solfato di allumino che, per queste piante, è tossico.
In terreni calcarei e basici, frequenti nel Centro-Sud Italia, questi accorgimenti potrebbero non essere sufficienti. Rododendri cresciuti in terreni non acidi sono riconoscibili dalle foglie gialle, con venature che rimangono verdi.
Dato il ridotto sviluppo radicale, queste piante sono particolarmente adatte per la coltivazione in vaso che, tra l'altro, permette un miglior controllo dell'acidità del terreno o l'utilizzo di comuni terreni per piante acidofile, facilmente trovabili in commercio.
Le innaffiature, soprattutto in estate, devono essere frequenti, ma non abbondanti, lasciando il terreno umido anche in superficie; data la scarsa resistenza alla siccitàè consigliabile effettuare una buona pacciamatura con cortecce.
Nell'annaffiare queste piante dovremo prestare attenzione a non usare acqua calcarea (come quella che esce dal rubinetto di casa, in molte zone d'Italia), preferendo l'acqua piovana, magari raccolta direttamente dalla nostra grondaia.

In terreni fertili le concimazioni non sono strettamente necessarie; tuttavia, tra tardo inverno ed inizio primavera, si possono usare concimi specifici per acidofile, solitamente con dosaggi inferiori rispetto a quelli per altre piante. Ricordatevi che un eccesso di fertilizzanti, specie quelli azotati, possono bruciare l'apparato radicale e far morire l'intera pianta. Il fosforo (K) è un elemento necessario per la produzione di boccioli fiorali, ma anche qui un sovra-dosaggio potrebbe aver effetti opposti. In fine ricordatevi di non concimare con la cenere, poiché essa innalza (rende più basico) il pH del terreno.


Come e Dove Piantare i Rododendri?

Rododendro NanoPrima di tutto scegliere una collocazione che sia quanto più simile a ciò che la pianta gradisce (vedi sopra), ricordando che, mediamente, i Rododendri amano un clima oceanico, in cui non ci siano eccessivi sbalzi termici, né verso il basso, né tanto meno verso l'alto.
Inoltre è utile sapere che questo genere di piante non ama i venti e mal sopporta la salsedine ed un'esposizione marina.
I Rododendri a foglia larga sono generalmente più sensibili sia al vento, che al Sole diretto, rispetto a quelli a foglia stretta. Dunque, nelle zone del Centro-Sud Italia, converrà orientarsi su quest'ultima categoria.

In aree con inverni particolarmente freddi, il periodo migliore per piantarli è l'inizio della primavera, mentre laddove vi siano estati calde e secche, converrà piantarli in autunno, dando modo alla pianta di ambientarsi per 9 mesi, prima del ritorno della stagione a lei più ostica. In zone senza grossi estremi di temperatura si possono piantare durante tutto l'anno.

Per la piantumazione si deve scavare una buca che abbia un volume almeno doppio, rispetto al vaso da cui si preleva la pianta. La differenza di volume deve essere colmata con terriccio per acidofile e ammendanti per mantenere acido il terreno. E' meglio evitare zone prossime a muretti in calcestruzzo, poiché esso fa diminuire l'acidità del terreno con cui è a contatto.
In terreni leggermente asfittici, pesanti e poco drenanti è meglio scegliere una posizione non pianeggiante, affinché l'acqua possa scorrere sul pendio, senza ristagnare.
Ricordatevi di interrare le radici fino al colletto, piantumazioni troppo profonde o superficiali possono arrecare danni e rallentare la crescita.

Rhododendron

Rhododendron Flowers


Botanica e Fisiologia :
Gemma a Legno Rododendro

I "veri" Rododendri sono piante sempreverdi, appartenenti alla famiglia delle Ericaceae ed al sub-genere Rhododendron.
Il portamento è generalmente arbustivo, con diverse ramificazioni che partano dalla parte bassa del tronco. Le specie hanno sviluppi considerevolmente diversi, per esempio il Rhododendron yakushimanum ed i suoi ibridi hanno una forma allargata, ma un'altezza che non supera i 60 cm (24 in), tanto da essere chiamati "Rododendri nani"; mentre il Rhododendron arboreum ha una forma "ad albero" e può superare i 10 m (33 ft) di altezza.
Mediamente i Rododendri raggiungono le dimensioni di un piccolo albero, ovvero circa 2-4 m (6,5-13 ft), ma la loro crescita è notevolmente più lenta rispetto a quella di molte altre specie arboree; di conseguenza ci vogliono decenni prima di arrivare a tali altezze e, con opportune potature, si possono mantenere ben più contenuti.

L'apparato radicale è assai compatto, superficiale e si espande prevalentemente in senso orizzontale, raggiungendo una profondità raramente superiore ai 30 cm (12 in). Le radici sono prive sia di fittoni, che di veri e propri peli radicali (così come li conosciamo in altre piante) e sono una sorta di groviglio di radichette molto sottili e ravvicinate tra loro.
L'assenza di vigoria radicale non permette ai rododendri di radicarsi nei terreni duri e sassosi; per di più radici superficiali seccano più facilmente bruciate dal sole e, non potendo "pescare" in profondità, rendono queste specie incapaci di sopravvivere a lunghi periodi di siccità.
Tuttavia l'apparato radicale poco espanso ha anche i suoi vantaggi: in primis permette una proficua coltivazione anche in vasi relativamente piccoli, inoltre rende possibile il trapianto anche di esemplari adulti ed affrancati.

Le gemme che daranno origine ai fiori o al nuovo legno sono notevolmente diverse e distinguibili anche agli occhi di un profano. Le gemme a fiore sono di grosse dimensioni e si formano in estate, all'apice dei rami prodotti nell'annata. Le gemme a legno sono piccole, più numerose e disposte lungo i rami, in corrispondenza dell'ascella fogliare.

I fiori dei Rododendri variano considerevolmente da specie a specie, sia come dimensione, sia come colore. Essi hanno solitamente tinte sgargianti e, a parte Blu, Nero e Grigio, se ne possono trovare di tutti i colori, dal Rosso del Rhododendron thomsonii, al rosa-salmone del Rhododendron japonicum, sino al violetto del diffuso Rhododendron catawbiense.
Ad ogni modo, nei "veri" Rododendri (diversamente dalle Azalee), da ogni gemma a fiore vengono prodotti più fiori (in genere 6 o 7, talvolta di più), ognuno dei quali è composto da 5 petali e da antere molto lunghe.
I fiori, posti nella parte terminale dei rami, possono essere piatti, a campana o ad imbuto e possono avere un diametro pari alla lunghezza di una grossa mano (circa 20 cm o 8 in). Inoltre, in alcune varietà, possono essere leggermente profumati.

Il periodo di fioritura varia tra le specie, sebbene sia generalmente primaverile. L'ibrido Rhododendron 'Seta'è tra i più precoci, e può fiorire anche sul finir dell'inverno, mentre il Rhododendron "Arthur Osborne"è tardivo e fiorisce in estate (tra giugno e settembre). In climi caldi qualche fiore può sbocciare anche in autunno.
La fioritura dei Rododendri è davvero generosa ed i fiori ricoprono tutta la pianta facendola sembrare, in molti casi, quasi priva di foglie.

Le foglie del Rododendro sono a forma più o meno allungata, ellittica e di color verde scuro. In alcune specie, esse possono raggiungere anche i 50 cm (20 in) di lunghezza ed al tatto sono lisce e coriacee.
Negli esemplari adulti di alcune varietà, le foglie possono essere piuttosto rade e collocate circolarmente a livello degli internodi.
I frutti sono delle capsule ovoidali che, a maturazione, diventano secchi, marroni e si aprono, disperdendo i semi.

Gemma a Fiore Rododendro

Foglioline Rododendro



Moltiplicazione, Potatura e Malattie :

La riproduzione per semina (sessuata) si attua raccogliendo i semi in autunno e seminandoli in vaso verso febbraio. Tuttavia con questo metodo, oltre a dover attendere anni prima di ottenere i fiori, non saremo sicuri di avere le stesse caratteristiche della pianta madre (clicca qua).
I Rododendri si possono moltiplicare anche per via vegetativa (asessuata), tramite talea. In questo caso, sul finir dell'estate, si tagliano dei rami (di annata) non ancora completamente lignificati e, dopo aver rimosso metà delle foglie e le eventuali gemme a fiore, si interrano.
Tuttavia il metodo più efficace e comune per moltiplicarli è la propaggine; in questo caso si prende un ramo nella parte bassa della pianta e, dopo averlo inciso, lo si mette a contatto con il suolo e lo si tiene in tale posizione, per esempio con l'ausilio di un sasso, sino ad avvenuta radicazione; successivamente si rimuove il ramo "radicato" dalla pianta madre e lo si fa crescere in vaso.
Un tempo l'innesto era la tecnica più comune, oggigiorno la si usa solo qualora si vogliano moltiplicare piante con particolari esigenze, utilizzando porta-innesti opportuni.

La potatura, di norma, non è necessaria ed ha come unico scopo quello di contenere le dimensioni della pianta, di dare forma alla chioma o di rimuovere rami vecchi e mal posizionati.
Dato che le gemme a fiore vengono prodotte all'apice della nuova vegetazione, conviene potare appena dopo la fioritura, così da non perdere la fioritura dell'anno successivo.

I Rododendri, fortunatamente, sono piante longeve e resistenti alle malattie. La maggior parte dei danni sono ascrivibili a fattori abiotici (pH del suolo, freddo, caldo, troppo Sole  etc.), più che a parassiti o patogeni. Le rare malattie virali hanno di solito un decorso rapido, senza arrecare grossi disturbi.

Ingrossamento Gemma a Fiore Rododendro

Fioritura Rhododendron yakushimanum

Frutti Rododendro


Quali Sono i Record tra le Piante?

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Se sfogliassimo il libro del Guinness dei primati relativo al mondo Vegetale, cosa scopriremmo?
In altre parole, se andassimo a vedere tutte le specie vegetali esistenti sulla Terra e facessimo una classifica in merito alle loro dimensioni, caratteristiche botaniche, etc, potremmo capire qual è la pianta più grande al mondo, o quella più piccola; qual è l'età del vegetale più vecchio, o quello che vive più a Nord; qual è la specie più pericolosa e così via.

Sequoia Gigante


Qual è la Pianta più Alta del Mondo ?

Premesso che il singolo albero più alto al Mondo è difficile da identificare, e quello che lo è oggi potrebbe non esserlo domani, qui vorrei parlare della specie che, mediamente, detiene questo record.
Innanzitutto va ricordato che le Piante Arboree, avendo un tessuto vascolarizzato ed in grado di lignificare, sono la categoria di vegetali più propensi ad elevarsi.

La Sequoia sempreverde (Sequoia sempervirens), appartenente alla famiglia delle Cupressaceae (di cui fa parte anche il genere Thuja), è la specie vegetale più alta al Mondo.
Questa pianta cresce sulla fascia costiera dell'Oceano Pacifico, negli Stati Uniti, tra la California del Nord e l'Oregon, regioni caratterizzate da un clima oceanico, senza grossi sbalzi di temperatura.
Prima che l'ultima glaciazione le facesse estinguere, le Sequoie sempreverdi crescevano anche in Europa. Da fine '800, alcuni esemplari di Sequoia sempervirens sono stati reintrodotti in Europa, ma oggigiorno, avendo "solo" 150 anni, non sono più alti di 50 m (164 ft).

Nel Parco Nazionale di Redwood, nella California settentrionale, crescono numerose sequoie, alcune delle quali millenarie ed alte oltre 100 m (328 ft); tuttavia il Record lo detiene un esemplare denominato "Hyperion" che, con i suoi 115.66 m (379,46 ft) misurati nel 2015, è la pianta più alta al Mondo.

Le foglie alla sommità della Sequoia Sempreverde sono esposte al Sole e si sviluppano in un ambiente ben più secco, rispetto al sottobosco, sono quindi soggette a cospicua perdita di acqua per evaporazione.

Come fa così tanta acqua ad arrivare sino alla cima di questi alberi?

Gli studiosi hanno scoperto che parte dell'acqua necessaria a queste foglie non è prelevata dal suolo, ma assorbita dalla nebbia che, non a caso, in queste zone è piuttosto frequente.

Se escludiamo le conifere, tra cui appunto le sequoie, la specie più alta sulla Terra è l'Eucalyptus regnans. Un esemplare, nel Sud della Tasmania, con i suoi 99.6 m (327 ft) di altezza, detiene attualmente questo record.

Bosco di Sequoie

Tronchi Sequoie

Eucalyptus regnans


Qual è la Pianta più Piccola del Mondo ?

Nel regno delle piante sono comprese anche le alghe, organismi fotosintetici, spesso unicellulari. Tra di esse, le specie del genere Chlamydomonas, detengono il record di "vegetale più piccolo al mondo". Questi organismi unicellulari hanno un diametro di circa 1/40 di millimetro.

Se invece volessimo considerare vegetali pluricellulari in grado di produrre fiori, questo record spetta alla Wolffia globosa, una pianta acquatica della famiglia delle Lemnaceae, che vive nelle acque ferme di laghi e stagni. Questa pianta, priva di radici, ha un diametro di 0.1–0.2 mm (0.004–0.008 in).

Wolffia globosa


Qual è la Pianta più Longeva al Mondo ?

Dire quale sia la pianta più vecchia al Mondo, così come dire quale sia la specie vegetale che può vivere più anni, è cosa ardua.
Da una parte l'esatta datazione non è sempre attendibile al 100% e spesso ci si basa su stime, più che su dati oggettivi; in secondo luogo sulla Terra ci sono miliardi di alberi e stimare la loro età non è di certo facile (e possibile) come misurarne la loro altezza.

Se consideriamo come albero le radici, potremmo affermare che l'albero singolo più vecchio al mondo è Old Tjikko, un Abete Rosso (Picea abies), trovato in Svezia e con età stimata di 9.500 anni.
Tuttavia qui sono solo le radici ad avere questa veneranda età, il tronco "attuale" si stima abbia "solo" 600-700 anni e che nel corso dei millenni decine di tronchi, originatisi dalle stesse radici dopo incendi o altro, si siano alternati nel ricomporre la chioma.

Pando, nello stato Utah, è una colonia clonale di Populus tremuloides, una specie di Pioppo originaria del Nord America (Canada e Stati Uniti).
In altre parole Populus tremuloides si riproduce prevalentemente per via vegetativa, le radici si espandono, emettono polloni (rami che spuntano da gemme situate sulle radici), i quali generano nuovi tronchi e relative chiome.

In questa colonia, tutti gli individui (circa 40.000, su una superficie di 45 ettari) sono geneticamente identici e connessi l'un l'altro tramite un intricato tappeto di radici.

Diversamente da altre specie, in cui una volta che il pollone si è sviluppato si stacca dalla pianta madre, nel Populus tremuloides ogni pianta-figlia rimane legata alla pianta-madre tramite le radici, un po' come se il cordone ombelicale non fosse mai rimosso.
Quindi potremmo immaginare tantissime piante, geneticamente identiche, con un unico enorme ed intrecciato apparato radicale.
Se ciò si può definire pianta, allora il Populus tremuloides è l'essere più vecchio al mondo, con un'età stimata di circa 80.000 anni.

Il singolo albero intero (tronco e radici) più vecchio al Mondo è invece un esemplare di Pino Bristlecone (Pinus longaeva), una conifera di medie dimensioni che prospera in quota, sulle montagne dell'Ovest degli Stati Uniti.
Questa pianta ha un'età stimata di 5067 anni e si pensa che il seme che l'ha originata possa essere germinato 3050 anni prima di Cristo. Un altro esemplare di Pinus longaeva, nominato Matusalemme, dovrebbe invece avere 4849 anni ed esser nato nel 2832 a.C.

Tra le Angiosperme (Piante a Fiore), il record di longevità spetta probabilmente all'Olivo (Olea europaea). Questa specie, infatti, ha un'elevatissima capacità rigenerativa che permette all'Olivo di sopravvivere anche se seriamente danneggiato. Con l'età il tronco tende a scavarsi ed a bucarsi, creando delle vere e proprie sculture naturali.
Oliveira do Mouchão, in Portogallo, è l'Olivo accertato più vecchio al Mondo, con un'età verificata di 3350 anni.
Tuttavia data l'efficace rigenerazione del legno tipica della specie, l'età degli ulivi non è sempre facilmente verificabile; in Sardegna si trova S'ozzastru, un esemplare la cui età stimata (non verificata) è di 3500-4000 anni.

Old Tiikko Abete Rosso

Populus tremuloides

Bosco di Populus tremuloides

Pando

Pino Bristlecone Pinus longaeva

Matusalemme Pino Bristlecone

Olivo Millenario


Qual è il Fiore più Grande della Terra ?

Rafflesia arnoldiiè una specie rara che vive nelle umide foreste tropicali dell'Indonesia. Essa è una pianta parassita, priva di foglie e radici visibili che, per sopravvivere, si "attacca" ad altre piante rubando loro acqua e nutrienti.
Il fiore della Rafflesia arnoldii ha un diametro medio di oltre 90 cm (3 ft) ed, a maturazione, emana un odore (puzza) molto forte, di carne putrefatta, allo scopo di attirare mosce per l'impollinazione.
Il record mondiale (accertato) come "Fiore singolo più largo del Mondo" lo detiene un individuo identificato sull'isola di Sumatra, il cui diametro era di ben 105 cm (3.4 ft).

Amorphophallus titanum (sinonimo di Titan arum) possiede la più grande infiorescenza non ramificata. Questo fiore, all'apparenza singolo, è in realtà composto dal raggruppamento di numerosi fiori più piccoli e può raggiungere un'altezza di 3,5 metri (12 ft) e pesare sino a 75 kg (165 lb).

L'infiorescenza più lunga in assoluto (con singoli fiori ben distinguibili) appartiene alla Regina delle Ande (Puya raimondii), una pianta che prospera a quote elevate (oltre 3000 m o 9840 ft), nell'America del Sud, tra Bolivia e Perù.
Questa spiga punta verso l'alto, è interamente composta da fiori e può raggiungere un'altezza superiore ai 10 m (33 ft).

Fiore di  Amorphophallus titanum

Rafflesia arnoldii fiore

Infiorescenza Puya raimondii


Qual è l'Albero che Cresce più a vicino al Polo Nord ?

Le foreste di Conifere (Taiga) sono, andando verso il Polo Nord, le ultime zone in cui il clima permetta lo sviluppo di piante ad alto fusto.
Ovviamente la linea di demarcazione non è perfetta, diciamo che gli alberi diventano via via più radi, fino ad essere assenti. Quest'ultimo ambiente (tra il Polo Nord e la Taiga) si chiama Tundra e, di norma, permette la sopravvivenza solo di muschi, licheni e poche piante stagionali.

Larix gmeliniiè una particolare specie di Larice, che detiene due record:

  • è la pianta in assoluto più resistente al gelo e può sopportare temperature inferiori ai -70° C (-94° F), inoltre può crescere nel sottile strato di terra sopra il Permafrost.
  • è la pianta ad alto fusto che vive più a Nord, oltre il 70° N: individui "striscianti" sino al 73° N, a sviluppo eretto sino al 72° N, in Siberia.

La specie vegetale pluricellulare che vive in assoluto più a Nord è però la Saxifraga oppositifolia, una pianta strisciante non più alta di 5 cm (2 in), che produce dei bei fiori rosa dai petali eduli. 
Sebbene cresca anche sulle Alpi o sulle Montagne Rocciose, la Saxifraga oppositifolia si spinge fino all'isola Kaffeklubben, nell'alta Groenlandia, all'83°parallelo Nord.

Germoglio di Larix gmelinii


Larix gmelinii  nella Tundra
Saxifraga oppositifolia


Qual è la Specie Vegetale con le Foglie più Grandi?

Generalmente le piante tropicali tendono ad avere foglie più grandi rispetto alle specie che vivono nelle zone temperate.
La foglia più lunga al mondo proviene infatti dalla Raphia regalis, una palma che cresce nelle umide foreste tropicali dell'Africa. Queste foglie, sebbene non intere ed ognuna composta da circa 180 foglioline, possono raggiungere la lunghezza di 25 m (82 ft).
Tra le foglie intere, il record spetta probabilmente ad una pianta nativa del Sud del Brasile, la specie Gunnera manicata, le cui foglie possono essere lunghe 3,5 metri (11,5 ft) e larghe 2 m (6.5 ft). Inoltre questa pianta si può spingere anche all'infuori dei tropici e crescere addirittura nel Regno Unito.

Tuttavia la foglia con la maggior superficie non appartiene ad una pianta "terrestre", bensì ad una acquatica. La Ninfea Victoria amazonica produce foglie completamente circolari con un diametro di circa 2,5 m (8 ft).

Raphia regalis foglie

Foglie di Gunnera manicata

Gunnera manicata

Foglie di Victoria amazonica


Qual è la Pianta più Resistente alla Siccità ?

Rispondere a questa domanda è molto complicato, poiché mancano dati oggettivi e misurazioni sistematiche.
Per tentare di dare una risposta ho preso in esame la zona più arida del Mondo, ovvero il Deserto di Atacama, in Cile, una striscia di terra compresa tra le fredde acque dell'Oceano Pacifico e la cordigliera delle Ande.
Giusto per dare dei numeri, nelle zone più aride può non piovere per oltre 100 anni ed è circa 50 volte più arido della Death Valley, negli Stati Uniti.
Analizzando le varie zone del deserto ho escluso quelle che ricevono molta acqua, sotto forma di nebbia, condensatasi dal vicino mare.

Infine ho cercato quali piante vivono nelle zone "con meno Nebbia" del Deserto di Atacama, supponendo che queste piante potrebbero essere degli ottimi candidati al record di "Piante più resistenti alla siccità".

Tra le poche specie che riescono a crescer in un ambiente così ostico ho trovato:

  • Eulychnia iquiquensis, un Cactus che può raggiungere un'altezza di circa 3 m (10 ft), dotato di spine molto lunghe.
  • Tillandsia landbeckii, una pianta appartenente alla famiglia delle Bromeliaceae (la stessa dell'Ananas), dalla forma cespugliosa e non più alta di 40 cm (16 in). Queste piante sono endemiche e prosperano tra i 500 e i 2000 m (1640-6560 ft) nel Nord del Cile. 

Eulychnia iquiquensis

Tillandsia landbeckii


Qual è il Frutto più Grande al Mondo ?

Le dimensioni dei frutti possono variare considerevolmente anche all'interno di una stessa specie e persino all'interno di una stessa cultivars. La grandezza di un frutto è condizionata dalla specie, ma anche dalle condizioni di crescita, come temperatura, fertilità del terreno e, soprattutto, disponibilità di acqua.

Tra tutti i frutti ed ortaggi, la Zucca (Cucurbita maxima) è quella che può raggiungere il peso maggiore. Ogni anno, in Germania, si svolgono i campionati Ludwigsburg, in cui si sfidano coltivatori da tutto il Mondo.
Lo svizzero Meier, utilizzando una varietà di Zucca Gigante e particolari accorgimenti di crescita, è riuscito a stabilire il Record Mondiale, la Zucca presentata pesava ben 1054 Kg (2324 lb).

La Zucca, come del resto molti altri ortaggi "pesanti", cresce appoggiandosi al terreno e non appesa ad un albero.

Il frutto più pesante al mondo che cresce su una pianta è il Jackfruit (Artocarpus heterophyllus), una specie tropicale, nativa dell'Asia, lontana parente dei Fichi e dei Gelsi.
Il Record assoluto è stato ottenuto alle Hawaii dai signori George e Margaret Schattauer, i quali hanno raccolto un Jackfruit del peso di 34,5 Kg (76 lb).

Zucca Gigante da Record

Frutti Jackfruit Artocarpus heterophyllus

Polpa Interna Jackfruit


Qual è il Tronco con la Maggiore Circonferenza ?

Definire esattamente cosa si intenda per "grandezza del tronco" non è una cosa totalmente oggettiva. Se prendessimo ad esempio il diametro massimo, potrebbe essere una misurazione perfettamente attendibile solo se il tronco fosse esattamente circolare (cosa impossibile). A seconda dell'ovalizzazione del tronco il diametro potrebbe divenire fuorviante.

L'esatta misurazione della circonferenza (o diametro) di un tronco è resa complessa anche dal fatto che irregolarità e sporgenze, tipiche dei fusti di molte piante plurisecolari, sfalsano le reali dimensioni.

L'Albero di Tule (in spagnolo Árbol del Tule) è un esemplare di Cipresso di Montezuma (Taxodium mucronatum) che cresce in Messico.
Questo albero monumentale possiede il tronco più largo al Mondo, con un diametro di 11,64 m (38, 2 ft) ed una circonferenza di circa 36 m (118 ft).
Tuttavia tronchi di vecchi esemplari di Taxodium mucronatum, come quello citato sopra, sono assai frastagliati, non permettendo misurazioni troppo accurate.


Tra le 8 specie di Baobab, la Adansonia digitataè quella che vanta il tronco più grosso. Il tronco di queste piante è enorme e funge da vero e proprio serbatoio d'acqua. Il suo diametro, infatti, varia in base alla stagione, essendo minimo alla fine della stagione secca e massimo al culmine della stagione delle piogge.
Queste misure "ballerine" possono trarre in inganno; tuttavia l'esemplare "Sunland Baobab", in Sud Africa, detiene il secondo posto di questa classifica, con un diametro del tronco di 10,64 m (34,9 ft).

Albero di Tule Taxodium mucronatum

Adansonia digitata Sundland


Qual è la Pianta con le Radici più Profonde ?

Rispondere a questa domanda non è difficile, è impossibile. Le radici sono la parte "nascosta" delle piante e solo sradicandole si può capire a che profondità siano arrivate ed, essendoci miliardi di piante al Mondo, questa operazione risulterebbe un tantino complessa.
Inoltre la profondità a cui una radice arriva è funzione di diversi parametri che, a parte la specie, sono l'umidità del terreno, la quantità di piogge, la durezza del suolo etc.
Le massime profondità si raggiungono in terreni sabbiosi ed in climi aridi.

Ficus è il genere di piante con l'apparato radicale più sviluppato ed espanso, ed in modo particolare le specie di Fico sempreverdi tropicali.
Su internet si trova l'informazione "la radice più profonda è quella di un Fico (senza specificare la specie) che, in Sud Africa, ha raggiunto una profondità di 120 m o 400 ft". La prima cosa che mi sono chiesto è come abbiano fatto una simile misurazione. Io senza una fonte certa ed attendibile mi fiderei poco, a simili profondità ci sarebbe pochissimo ossigeno per un qualsiasi sviluppo radicale.
Diciamo che, nelle condizioni che permettono il massimo sviluppo verticale, le radici delle specie più predisposte possono raggiungere una profondità massima tra 5 e 10 m (16-33 ft).

Sicuramente imponenti sono le radici dei Fichi "strangolatori" come il Ficus macrophylla, noto per emettere radici dai rami che radicano a contatto col suolo, fornendo sostegno ai pesanti rami.
Altre specie tropicale, come Ficus rumphii e Tetrameles nudiflora, avvolgono con le loro maestose radici il tempo di Ta Prohm, in Cambogia, rendendo sottile il confine tra ciò che è opera dell'uomo e ciò che è opera della natura.

Ficus macrophylla

Radici Tetrameles nudiflora in Cambogia

Radici di Ficus rumphii - Tempio di Ta Prohm


Qual è il Seme più Grande del Regno Vegetale ?

Per quanto riguarda le dimensioni dei semi la famiglia delle Arecaceae (le Palme) non ha rivali.
Il seme del Cocco di Mare (Lodoicea maldivica), specie endemica delle Seychelles, ha un'atipica forma che ricorda il bacino femminile ed è il seme più pesante al Mondo. Esso pesa in media 18 Kg (40 lb), ma l'esemplare che detiene il record pesava 25 Kg (55 lb).

Il secondo seme per grandezza lo conosciamo bene tutti: è la Noce di Cocco, prodotta dalla Cocos nucifera.
Questo seme, diversamente dal precedente, galleggia sull'acqua, permettendo così una maggiore diffusione della specie. Le varietà più grandi possono produrre Noci di Cocco che pesano sino a 3,5 Kg (8 lb).

Cocco di Mare Lodoicea maldivica

Noci di Cocco

Qual è la Pianta più Grande (più Pesante) sulla Terra ?

Ad inizio articolo avevamo parlato della Sequoia Sempreverde (Sequoia sempervirens), la specie più alta al Mondo. Tuttavia la grandezza di una pianta, ovvero il volume del suo legno, non dipende solo dall'altezza, ma anche dalle dimensioni del tronco, dal numero di ramificazioni, etc.

Sicuramente i "Giganti delle Piante" sono Sequoie, tuttavia la specie che detiene questo Record non è la stessa che detiene il Record "Pianta più alta sulla Terra".
Il maggior volume di legno presente in una singola pianta è quello di una Sequoia Gigante, (Sequoiadendron giganteum), chiamata General Sherman, con un volume totale di 1487 metri cubi (52510 cu ft).

Sequoia Gigante - General Sherman


Qual è la Specie Vegetale che Cresce Più Lentamente? e Velocemente ?

La velocità di crescita e la vigoria dipendono non solo dalla specie, ma anche dal terreno, dall'esposizione, dai nutrienti, dalle temperature, etc..quale sia in assoluto la specie a crescita più rapida o più lenta non si può dire, ma si può parlare di singole piante, cresciute in singoli luoghi.

Il Record di velocità di crescita spetta alla Albizzia falcata. Uno suo esemplare, in Malesia, crebbe di 10,5 metri (35 ft) in un solo anno, ovvero ad una media superiore ai 2,7 cm (1,1 in) al giorno.
La pianta più lenta a crescere è invece una Tuia Occidentale (Thuja occidentalis) piantata in Canada che, dopo 155 anni, era alta solo 10, 2 cm (4 in).


Qual è la Pianta più Velenosa ?

Di piante più o meno velenose ne esistono a decine, tuttavia la tossicità è ben diversa da specie a specie, ad esempio la linfa della Dieffenbachia è nociva, ma è l'unica parte della pianta ad esserlo e, per avere danni seri, deve essere ingerita.
La pianta più velenosa al mondo è probabilmente la Mancinella (Hippomane mancinella), specie tropicale nativa della Sud della Florida e dei Caraibi.
Questo albero cresce sulle spiagge o sugli acquitrini salmastri in prossimità degli estuari, spesso in consociazione con le Mangrovie.
Tutte le parti dell'Hippomane mancinella sono altamente tossiche, basta sostare sotto di essa durante un acquazzone per trovarsi la pelle ricoperta da vesciche e dermatiti.
Questa simpatica pianta produce anche un frutto attraente, assai simile ad una buona Mela; il suo sapore, inizialmente dolce, si trasforma ben presto in "pepato", aumentando progressivamente di intensità, fino a provocare forte bruciore ed un senso di occlusione alla gola che, nei casi peggiore, potrebbe portare anche alla morte.

Hippomane mancinella

Frutto Mancinella


I più attenti avranno certamente notato che le piante a maggiore sviluppo (Altezza, Larghezza, Peso, Volume etc..) sono quasi sempre Conifere.
Quali siano le cause è difficile dirlo, diciamo che si sono evolute prima delle Angiosperme, in un'epoca in cui la Terra era dominata dai giganti (Dinosauri) ed in cui, probabilmente, le comuni (e spesso più minute) piante a Fiore non ebbero modo di diffondersi come fecero dopo l'estinzione dei Dinosauri.

P.S.

Se foste interessati ad altri Record, provate a guardare quelli sui Climi del Mondo.

Dov'è l'Isola di Krk (Veglia)? Com'è? Cosa si può Fare?

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Se cercate una meta per le vostre vacanze estive, l'Isola di Krk (o Isola di Veglia), in Croazia, potrebbe essere un'ottima candidata. 
L'Isola di Krk si trova nel mar Adriatico, nel Nord della Croazia, a soli 120 km (75 mi) dal confine italiano (Trieste) e a 530 km (330 mi) da Milano ed è facilmente raggiungibile in macchina.

Cosa c'è da vedere sull'isola di Krk? Com'è fatta? Cosa può offrire ad un turista? Che clima e temperature ci sono?

L'Isola di Veglia ha una forma irregolare e, con una superficie di poco inferiore al doppio di quella dell'Isola d'Elba,èl'isola più grande del Mar Adriatico.
Quest'isola, con oltre 190 km (118 mi) di coste, si trova a poca distanza dalla città di Fiume (Rijeka in croato) ed è separata dalla terraferma da una sottile striscia di mare.
Nel 1980 fu inaugurato il ponte di Krk che, con i suoi 1309 m (4295 ft) di lunghezza, mette in comunicazione le coste dell'isola con la terraferma. Inoltre questa struttura detiene il record di essere il ponte con le maggiori arcate al Mondo, costruite con metodi convenzionali (cemento armato).

Paesaggio Carsico Isola Krk

Imbocco Ponte Krk
Ponte Krk


Attraversare lo stretto su questo ponte non è solo comodo e veloce, ma anche emozionante. Il panorama geografico è stupendo, la maestosità di quest'opera ingegneristica si incastra perfettamente con il paesaggio ed il vento, che frequentemente lo sferza, non fa che rendere il tutto più suggestivo.
Il pedaggio, del costo di una pizza margherita, si paga nella direzione di ingresso all'isola, mentre è gratis in uscita.


Quanto Costa una Vacanza sull'Isola di Krk ?

Fino a qualche anno fa, la Croazia aveva dei prezzi molto competitivi e ben più bassi rispetto all'Italia. Oggi questo divario si è notevolmente ridotto e, stando nelle località turistiche, il risparmio è minimo.
La moneta ufficiale croata è la Kuna (Kn) ed, indicativamente, 1 Euro vale 7,4 Kuna. Il cambio ufficiale varia continuamente (per sapere il cambio attuale cliccate qua), tuttavia ci sono delle spese di commissione che variano di giorno in giorno, ma anche da posto a posto, motivo per cui conviene informarsi in più posti, al fine di cambiare i soldi nel posto più conveniente.
Giusto per dare dei numeri, nel 2017 una pizza margherita costa circa 40 Kuna ed una cena a base di pesce si può trovare anche a 150 Kuna.

Un po' su tutta l'isola sono diffuse camere e Bed & Breakfast, spesso a prezzi piuttosto vantaggiosi. L'organizzazione dei pagamenti, così come l'accoglienza, è interamente gestita da Aurea, un'agenzia situata al centro dell'isola, che farà da tramite e da garante fra voi ed i padroni delle strutture abitative.


Com'è il Clima, il Territorio e la Vegetazione di Krk ?

Sebbene l'isola sia piuttosto a Nord (su di essa passa esattamente il 45° parallelo Nord) ed esposta ai venti di Bora, il clima è mite, con una temperatura media di 4-5° C superiore alle località limitrofe.
Anche se la stagione estiva non è secca come nel Sud Italia, la vegetazione di Veglia è quella tipica della macchia Mediterranea, con prevalenza di piccoli arbusti sempreverdi (Corbezzolo, Mirto, Terebinto, etc.) nelle zone incolte e campi di Olivo in quelle coltivate.

A Krk, in estate, la media delle temperature massime è di 28° C (82° F), mentre quella delle minime è di 18° C (64° F) ed i giorni di pioggia sono circa 9 al mese, anche se spesso sotto forma di acquazzoni e temporali serali/notturni.
Il mese di Settembre, sebbene con qualche grado in meno rispetto Luglio ed Agosto, ha ancora temperature piacevoli e giornate soleggiate. Un'ottima alternativa per chi volesse evitare la calca dei mesi precedenti.
Il territorio dell'isola di Veglia è alquanto variegato; le spiagge sabbiose, o più spesso scogliose, si alternano tra golfi, baie e rocce a strapiombo sul mare; fitti boschi e pinete lasciano spazio ad aree coltivate o alla bassa vegetazione, mentre suoli scoscesi e dissestati sono intervallati da fertili pianure.
Diciamo che dal punto naturalistico Krk ha ben pochi rivali non a caso, nell'antichità, era anche nota come "Isola d'Oro" (Insula Aurea).

Vegetazione Macchia Mediterranea Krk

Oliveto

Paesaggio Isola Krk


Quali Sono le Città più Belle ?

Posizione Isola di Krk
L'isola di Krk si estende prevalentemente in direzione Nord-Ovest, Sud-Est e, più o meno lungo questo asse, è attraversata da una strada principale di circa 40 km (25 mi), da cui si diramano strade secondarie, terziare e così via.
La prima città che si incontra dopo aver attraversato il ponte è Omišalj (in italiano Castelmuschio), forse la più antica dell'isola. Per raggiungerla si deve deviare dalla strada principale, prendendo una diramazione che ci condurrà fino ad una mite e tranquilla località, circondata dalla pineta.
Questa cittadina, leggermente sopraelevata su una rupe, si snoda attraverso strette viuzze, piazze e scalinate ed è ben collegata con la baia sottostante, da cui si può accedere allo splendido mare.
Sempre sulla costa occidentale, ma un po' più a Sud, troviamo il borgo di Njivice, un tempo abitato da pescatori. Njivice è probabilmente la città più recente dell'isola e la sua espansione si ebbe solo con l'avvento del turismo, nella seconda metà del '900.

Cartina Isola di Krk
Proseguendo verso Sud, sempre sulla costa occidentale, troviamo Malinskache, insieme ad altri piccoli villaggi, costituisce il territorio noto come Dubasnica.
Malinska si trova all'interno di un golfo molto riparato dai freddi venti di Bora, non a caso qui abbiamo uno dei microclimi più miti dell'isola.
Il litorale, ricco di vegetazione mediterranea, regala chilometri di coste e spiagge racchiuse tra il mare e la pineta.
Sul versante orientale, più o meno alla stessa altezza di Malinska, troviamo la piccola cittadina di Silo, dominata da uno stupendo campeggio, immerso tra gli alberi.
Le spiagge di Silo si affacciano sulla Croazia "continentale" che, in questo punto, distano solo pochi chilometri.
Vrbnik (in italiano Verbenico) è un comune arroccato sopra una scogliera a strapiombo sul mare, sulla costa orientale dell'isola. Qui, più che in ogni altro borgo, si avverte un senso di "antichità" e delle tradizioni, un po' come se l'orologio si fosse bloccato 100 anni fa.
Il centro del paese non è accessibile alle macchine e le strette vie permettono solo il passaggio a piedi. A Vrbnik vicoli stretti si intrecciano, salendo e scendendo per la città e dividendo le case d'epoca. Nel centro della città l'asfalto scuro e caldo è sostituito da un ciottolato fatto con pietre chiare e lisce.
Nella piana di Vrbnik, non molto lontana dalla città, ci sono circa 100 ettari di terreno dedicati ai vigneti. Vrbnicka zlahtina è un vitigno autoctono, dal quale si ricava un ottimo vino bianco e lo spumante.
Il comune di Punat (in italiano Ponte) si trova nella parte Sud occidentale dell'isola. Questa piccola città (circa 1800 abitanti) è situata all'imbocco di un Golfo o meglio di una Baia, dato che l'accesso è relegato ad una stretta striscia di mare.
All'interno di questa baia (chiamata Puntarska Draga), in posizione centrale, troviamo Kosljun, un isolotto che ospita un'abbazia Francescana.
Punat e la sua baia sono circondate da colline, sulle qualiè tradizione la coltivazione degli Ulivi. Qui, più che in ogni altra parte dell'isola di Veglia, ci sono estesi oliveti, spesso a conduzione famigliare.

Viuzze di Vrbnik

Centro di Vrbnik

Vrbnik
Città di Punat

Olivi di Punat

Baia di Punat


Baska (in italiano Bescanuova), situata all'estremo Sud dell'isola, è divisa dalle altre città dalla vetta più alta dell'isola (Obzovi, circa 570 m o 1870 ft).
Il tragitto che congiunge Punat a Baska è davvero intimo e suggestivo: nel primo tratto una ripida salita ci permette di osservare dall'alto la baia Puntarska Draga e tutto il circondario, con colline carsiche adornate dalle specie arbustive a basso fusto. Proseguendo la strada, ed innalzandoci di quota, il panorama vira bruscamente: le piante mediterranee lasciano spazio ad una vegetazione di tipo montano (conifere), che ben presto inghiotte l'orizzonte.
Appena superato il valico, inizia una discesa tortuosa che, tra una curva e l'altra, regala scorci sul mare di Baska.
Sulle spiagge di Baska (e sulle altre) non mi soffermerò qui, ma approfondirò in un altro post; tuttavia non posso non menzionare le acque cristalline ed i colori intensi che spaziano dal blu al verde, a seconda delle condizioni meteo e della profondità del mare.
La baia di Baska è racchiusa tra due catene montuose che giungono sino al mare, esse fungono da convogliatore ed incanalano i venti. Per questo motivo le spiagge di Baska sono particolarmente ventose ed indicate per gli amanti del Windsurf.
Baska è anche un ottimo punto di partenza per le escursioni a piedi. Tra le varie possibilità vorrei citare quella che porta alla stupenda spiaggia di Vela Luka, raggiungibile solo tramite questo tragitto oppure via mare.
Da Baska si gode di un panorama mozzafiato a 360° e basta spostarci qualche centinaio di metri dalle spiagge affollate per ritrovarsi immersi nella natura più selvaggia ed incontaminata.
La specie Asperula Borbasianaè una pianta erbacea endemica della baia di Baska, che produce vistosi fiori color lilla.
Come avrete intuito dall'enfasi descrittiva, Baska è sicuramente la zona che preferisco dell'intera isola di Krk.

Colline di Baska

Pini Krk













Spiaggia di Baska


Krk  (in italiano Veglia), città capoluogo dell'isola omonima, si trova sulla sponda Sud-Ovest, a poca distanza dalla città di Punat.
Krk è senza dubbio il centro più grande e popoloso, nonché la sede amministrativa e politica dell'isola. Veglia è una città fortificata, a tutt'oggi il suo perimetro è cinto da antiche mura che si interrompono solo in corrispondenza dei punti di accesso al centro storico. 
Forse per via della sua ricchezza, Krk è particolarmente curata, piena di dettagli, scorci pittoreschi e costruzioni medioevali.
All'esterno delle mura della città si può trovare parcheggio abbastanza facilmente, più ci si spinge verso l'interno e più i posti iniziano a scarseggiare. La soluzione migliore è parcheggiare all'esterno e proseguire a piedi, lungo le intricate viuzze che, dalla parte alta della città, declinano verso il centro storico ed il mare ad esso adiacente.
Incantevoli sono la Cattedrale ed il Castello di Krk (Frankopan Castle), quest'ultimo costruito a strapiombo sul mare, mentre nella facciata opposta si espone verso una piazzetta molto carina in cui l'atmosfera è spesso rallegrata da artisti di strada.
Il lungomare è ricco di ristoranti, pizzerie e pub, mentre il porto permette l'attracco di grosse imbarcazioni ed è il punto di partenza per gite in nave.
Krk è probabilmente la città più mondana dell'isola e quella dove si concentra la maggior parte delle attrazioni "da dopo cena".

Campanile di Krk

Castello di Krk

Mare di Veglia

Mura di Krk


Cosa Fare sull'Isola di Krk ?

Sicuramente una delle attrattive principali dell'isola è il mare limpido con le relative spiagge che, contrariamente al lato opposto dell'Adriatico (Veneto, Romagna e Marche), sono spesso rocciose e frastagliate, non di sabbia finissima.
Questo tipo di fondale, oltre alle acque pulite, permette il perfetto sviluppo di pesci, poriferi (spugne), stelle marine ed anemoni di mare, rendendo questo mare perfetto per gli amanti dello snorkeling.
Al prezzo di circa 200 kuna è possibile fare escursioni in nave, che vi faranno soffermare negli angoli più remoti, selvaggi e meno accessibili delle isole circostanti (Plavnik, Cres, Rab etc.).
Altra meta ambita è la Grotta Biserujka, nella parte Nord-Est dell'isola, poco lontana da Silo. Sebbene il tragitto sia breve, all'interno troverete formazioni carsiche, stalagmiti e stalattiti, il tutto al modico prezzo di 25 kuna.
Se avete reumatismi o semplicemente volete fare un trattamento alla pelle non potrete perdere gli scuri fanghi curativi di Soline Bay.

Insomma l'isola di Krk è un'ottima destinazione per coloro che cercano relax, contatto con la natura ed acque cristalline.

Spiaggia e Mare isola Veglia


Scorcio Mare di Krk

Come Coltivare i Bulbi dei Ranuncoli? Quando Fioriscono?

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I Ranuncoli sono fiori prodotti da diverse specie vegetali, tutte appartenenti al genere Ranunculus.
Questo nome deriva dal latino e significa Rana (o Ranocchio), per via del fatto che molti di questi bulbi preferiscano ambienti acquitrinosi ed umidi, condivisi appunto con gli Anfibi. 

Le circa 500 specie del genere (e gli innumerevoli ibridi) appartengono alla famiglia delle Ranunculaceae e sono tra loro assai differenti sia per forma, che per dimensione e colore del fiore.
Tuttavia la maggior parte delle specie di Ranuncolo sono originarie delle zone temperate di Europa ed Asia. Anche in Italia esistono numerose specie di Ranuncolo selvatico, la maggior parte delle quali producono piccoli fiori di color giallo o bianco.
Nel Nord Italia è comunissimo il Ranunculus acris, il quale cresce spontaneo nei prati di montagna, ai bordi delle siepi o laddove il terreno rimanga costantemente umido e fresco.

Ranunculus asiaticus


Come Piantare i Ranuncoli ?

Tra le tante specie, Ranunculus asiaticusè quella più comune in ambito floricolo ed utilizzata per le ibridazioni.
"Questi" Ranuncoli, diversamente da altre piante bulbose come Narcisi e Bucaneve, sono poco resistenti al gelo ed i loro rizomi (radici), se permangono lungo tempo del terreno gelato, rischiano di marcire.
Per questo motivo conviene interrarli in autunno, solo nel Sud Italia o laddove solitamente il suolo non ghiacci; altrove è meglio piantarli sul finir dell'inverno o all'inizio della primavera, indicativamente tra Febbraio e Marzo.
Diversamente dalle Primule, i Ranuncoli che troviamo comunemente in vendita sono poco indicati per l'inselvatichimento e, per essere sicuri che non muoiano durante l'inverno, conviene estrarli dal terreno in autunno e porli in un luogo buio, fresco ed asciutto, fino all'inizio della primavera successiva.

I Rizomi dei Ranuncoli sono di medio-piccole dimensioni, dalla tipica forma a zampa, le cui "dita" devono essere disposte in piano ed interrate ad una profondità di circa 7 cm (2,8 in); più o meno la stessa distanza deve essere mantenuta anche tra un rizoma e l'altro.
Dopo averli riposti sul fondo della buca si ricopre il tutto con la terra e, nel caso in cui si temano i rigori invernali, si potrà formare uno strato di pacciamatura.
E' importante che il terreno sia lavorato e soffice, affinché le radici possano espandersi senza incontrare particolari ostacoli.

Ricordatevi che, prima di piantarli, può esser utile reidratare i bulbi dei Ranuncoli, immergendoli in acqua, a temperatura ambiente, per una notte (12 h).


Botanica, Fisiologia ed Utilizzi ?

Il Ranuncolo è una pianta erbacea che sebbene venga tratta da annuale, in condizioni ideali, risulta essere perenne.
I primi organi ad emergere dal terreno dopo il germogliamento sono le foglie. Esse sono frastagliate, dal margine seghettato e sorrette da corti steli. Le foglie del Ranuncolo assomigliano (vagamente) a quelle delle Fragole, sebbene siano in miniatura e con lobi più accentuati.
Le infiorescenze, che sono la parte più alta della pianta, si innalzano a circa 40 cm (16 in) dal suolo, sostenuti da lunghi steli dall'aspetto "peloso".
I Fiori sono singoli (raramente doppi), hanno un diametro di circa 5 cm (2 in) e, a seconda della specie e della selezione, possono essere dei colori più disparati (Rossi, Bianchi, Gialli, Rosa, Arancioni).
Anche la forma può variare considerevolmente: ci sono Ranuncoli con pochi petali, che lasciano intravedere il pistillo e le antere (questi assomigliano agli Anemoni) ed altri con petali particolarmente densi che quasi racchiudono gli organi sessuali del fiore, un po' come certi tipi di Rosa.
I Ranuncoli, grazie al lungo gambo, sono particolarmente adatti ad essere recisi ed utilizzati per comporre Bouquet, tuttavia sono apprezzati anche in giardino, per creare bordure o angoli fioriti.
I Frutti sono dei raggruppamenti di acheni, ognuno dei quali a forma ovale e contenente un unico seme, disposti a formare una spiga ovata.
Il periodo di fioritura cambia a seconda della varietà, tuttavia si possono considerare come fiori tardo-primaverili ed averli fioriti anche fino a Giugno.

Germoglio Ranuncolo

Foglie Ranuncolo


Coltivazione, Clima ed Habitat ?

Le varie specie di Ranuncoli hanno una distribuzione molto ampia, sebbene generalmente non tropicale. A seconda della specie li possiamo trovare nei prati, in alta montagna, nella taiga, nelle zone a clima Mediterraneo, negli acquitrini e persino negli stagni, come piante acquatiche.

I Ranuncoli da fiore (Ranunculus asiaticus) devono essere preferibilmente collocati in una posizione soleggiata, sebbene riescano a fiorire anche in posizioni a mezz'ombra.
Come accennato in precedenza, questi fiori hanno una limitata resistenza al freddo e possono essere lasciati nel terreno, senza rischi di morte, solo in zone USDA superiori a 8.
Altrove bisognerà estrarli dal terreno, ricordandosi di fare questa operazione in autunno, solo dopo che le foglie siano rinsecchite. Se si facesse questa operazione troppo precocemente (subito dopo la fiorita) ci sarebbe il rischio che il Rizoma non riceva la giusta quantità di nutrienti durante i mesi estivi e che, dunque, perda di vitalità.
Il terreno idealeè umido, fresco, a pH acido e soprattutto ben drenante. Non confondiamo umido con stagnante, i terreni argillosi, che rimangono compatti e "zuppi" di acqua, sono dannosi e possono facilmente far marcire questi bulbi.
Il Ranuncolo è soggetto a diverse malattie fungine, tra queste molto frequente è il Mal Bianco; tuttavia, attacchi lievi da parte di questi patogeni, non determinano la totale perdita della fioritura.
I Ranuncoli, date le loro ridotte dimensioni, sono coltivabili con successo anche in vaso.


Alcune delle specie selvatiche diffuse in Italia sono :


  • Ranunculus glacialis, cresce in alta montagna, sulla ghiaia umida ai piedi dei ghiacciai fondenti.
  • Ranunculus alpestris, vive sulle Alpi, nelle vallate a limite delle nevi perenni.
  • Ranunculus flammula, è una specie eliofila che cresce a quote inferiori alle precedenti, in ambienti paludosi e negli acquitrini.
  • Ranunculus trichophyllus, è invece una pianta acquatica che cresce in stagni o fiumi con deboli correnti.
  • Ranunculus ficaria, cresce spontaneo ai margini dei boschi o sulle rive dei ruscelli.
  • Ranunculus montanus, diffuso sull'Appennino, più raramente sulle Alpi, in zone falciate ed antropizzate.
  • Ranunculus auricomus, cresce sulle Alpi, in prati umidi o come pianta da sottobosco nelle foreste di latifoglie (faggeti, castagneti, querceti).
  • Ranunculus repens, specie che cresce in tutta Italia, lungo i fossati o nei prati alluvionali.

Fiore Singolo Ranuncolo

Fioritura Ranuncoli

Come Coltivare il Mamey (Pouteria sapota) e lo Zapote Verde (Pouteria viridis) ?

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Oggi vorrei parlare del Mamey, un frutto prodotto dalla specie Pouteria sapota, una pianta semi-decidua di origine tropicale. Esso è assai diffuso nell'areale di origine, ma quasi sconosciuto in Italia ed Europa.
In realtà, in questo articolo, vorrei anche illustrare le caratteristiche dello Zapote Verde o Green Sapote (Pouteria viridis, sinonimo Calocarpum viride), un frutto sotto molti punti di vista simile al Mamey, sebbene sia molto meno coltivato, anche nelle sue zone native. 

Come coltivare il Mamey e lo Zapote Verde? Resistono al freddo? Possono crescere in Italia? Quali sono le differenze tra Pouteria sapota Pouteria viridis ?

Frutto Mamey Sapote

Frutto Green Sapote

Origine e Diffusione :

Il Mamey Sapote, in italiano Mammey Zapote, è una pianta nativa dell'America centrale e la distribuzione naturale si espande dal Sud del Messico sino al Costa Rica.
L'Habitat naturale del Pouteria sapotaè rappresentato dalle foreste tropicali pianeggianti soggette a piogge stagionali, alternate a brevi periodi secchi; tuttavia oggigiorno, grazie alle qualità organolettiche del suo frutto, il Mamey è coltivato come pianta da frutto anche in Colombia, Venezuela, Ecuador e, a Cuba, è utilizzato pure come pianta ornamentale da giardino od ombreggiante nelle piantagioni di Caffè.
Questa specie è presente in Florida da oltre cent'anni, ciò nonostante inizialmente vi erano solo pochi esemplari, molti dei quali semenzali.
Nel 1907 William J. Krome, uno dei pionieri della Florida, piantò un semenzale di Mamey nel proprio terreno, ma gli uragani e le gelate lo fecero ripartire più volte dalle radici e dovette aspettare sino al 1949 per poter assaggiare i primi frutti.
Solo a partire dagli anni '80, con l'arrivo dei Cubani che importarono Cultivars selezionate, la specie ebbe una rapida ascesa e divenne assai popolare prima tra gli hobbisti e, successivamente, anche tra gli imprenditori agricoli.
Green Sapote (Pouteria viridis) e Mamey (Pouteria sapota) sono due specie assai affini ed entrambe condividono le nazioni d'origine; tuttavia lo Zapote Verde cresce in un Habitat differente, tra i 1000 ed i 2000 m (3280-6560 ft), sulle montagne di Guatemala ed Honduras, non in pianura come il suo "cugino" più famoso.
Diversamente dal Mamey, la coltivazione del Pouteria viridis è rimasta relegata all'areale d'origine e, nonostante la bontà del frutto, non sono state selezionate e diffuse Cultivars "pregiate".


Sapore e Dimensioni del Frutto :

Il Mamey è un frutto a forma più o meno ovale, lungo sino a 25 cm (10 in) e largo circa metà che, in alcune varietà, può raggiungere un peso superiore ai 2 kg (4,4 lb).
La buccia esterna è ruvida, di color legno (marrone) e molto sottile, mentre la polpa interna è rosa-arancione, un po'"color salmone".
A maturità la polpa diventa soffice come quella di una Pesca e la buccia viene raschiata via con facilità, facendo intravedere la polpa sottostante che, solo se matura, è arancione.
La polpa contiene da 1, sino a 4 grossi semi, dalla superficie liscia color marrone castagna che, spesso, iniziano a germinare già all'interno del frutto.

La polpa del Mamey è dolce, soffice, cremosa e ricorda, sia per gusto che per consistenza e colore, quella della Papaya. Tuttavia il sapore è più complesso e non direttamente associabile a quello di un unico frutto, semmai si possono riscontrare sentori di Zucca, Patata Dolce ed Albicocca.
Questo frutto si presta sia al consumo fresco, sia per preparati a base di latte, come frullati e gelati.

Il frutto del Green Sapote è più piccolo ed ha una buccia che, come suggerisce il nome, è di colore verde. La polpa interna è del tutto simile a quella del Mamey ed, anzi, il suo sapore è descritto come addirittura superiore.

Pouteria sapota

Pouteria viridis


Botanica e Fisiologia :

Nuove foglie Pouteria sapotaPouteria sapota e Pouteria viridis appartengono alla stessa famiglia, quella delle Sapotaceae, le cui circa 800 specie hanno una distribuzione tipicamente tropicale-subtropicale.
Pouteria sapota è una pianta dotata di un tronco spesso, da cui dipartono (poche) branche principali. La specie raggiunge un'altezza media di 18 m (60 ft), sebbene in ambienti prettamente equatoriali possa occasionalmente superare i 30 m (98 ft).
Flowers Pouteria sapotaLe foglie, come del resto il portamento della pianta, ricordano molto quelle del Nespolo Giapponese (Eriobotrya japonica). Esse sono di forma ovale o lanceolata, con l'estremità appuntita, lunghe circa 30 cm (12 in) e larghe 10 cm (4 in). Le giovani foglie hanno una leggera peluria, mentre da adulte sono lisce, con la faccia superiore di color verde più scuro, rispetto a quella inferiore.
Le foglie di questa specie sono disposte a raggiera, all'estremità dei rami, lasciando questi ultimi quasi del tutto privi di foglie.
Tuttavia, dalle gemme di questi rami "spogli", spuntano numerosi fiori. Essi sono sessili, piccoli e sbocciano in gruppi di 2-8. Sebbene i fiori si dispongano a macchia di leopardo, prevalentemente sul legno maturo dei rami di 1-2 anni, alcuni possono formarsi anche su rami più grossi e vecchi, come le branche principali; un simile meccanismo l'avevamo già conosciuto parlando del Durian.
In zone tropicali la fioritura avviene in maniera più o meno continuativa, in Florida, a seconda della varietà, avviene in tutte le stagioni eccetto (o in minima parte) in primavera.
Il Mamey Sapote ha un "periodo di gestazione" assai lungo, devono infatti trascorrere dai 12 ai 24 mesi (a seconda del clima e della varietà) per passare dai fiori ai frutti maturi.
La fioritura prolungata, ed i tempi di maturazione variabili, fanno si che i frutti siano maturi in maniera scalare; tuttavia il picco massimo di produzione è concentrato in circa 2 mesi, diversi a seconda della varietà.
In Florida, ad esempio, la cultivar 'Pantin' matura i frutti tra Luglio ed Agosto e solo pochi frutti nei mesi antecedenti o conseguenti, 'Maganaha il picco tra Marzo ed Aprile, 'Tazumal' tra Gennaio e Febbraio, mentre 'Abuelo' tra Ottobre e Novembre.
In questa specie è dunque possibile osservare contemporaneamente fiori, frutti maturi e frutti a diversi stadi fenologici.

Soprattutto in ambienti non equatoriali, a seconda della varietà e delle condizioni meteo, le piante di Mamey possono avere una cospicua perdita di foglie sul finire dell'inverno/inizio primavera, talvolta sino alla completa defogliazione. Questo comportamento deciduo, solitamente indotto da qualche stress (siccità, freddo), è fisiologico, di breve durata e non compromette fioritura e fruttificazione.

Il Green Sapote è per molti versi simile al Mamey, tuttavia non mancano piccole differenze. Oltre al frutto, più piccolo e con la buccia verde, Pouteria viridis ha una minor vigoria, uno sviluppo leggermente meno espanso e foglie più minute.

Boccioli fiori Mamey
Foglie Pouteria sapotaFoglie Mamey


Coltivazione, Clima, Moltiplicazione e Cure :

Pouteria sapota, come già detto in precedenza, è una pianta tropicale che richiede temperature piuttosto alte durante tutto l'anno. Tuttavia non è strettamente tropicale come il Durian o il Rambutan e può crescere con successo anche nelle zone subtropicali a clima mite, più vicine ai tropici, come il Sud della Florida.
In passato, tentativi di acclimatazione nel Sud della California si sono dimostrati fallimentari e, anche qualora la pianta riuscisse a sopravvivere, la fruttificazione sarebbe al quanto limitata, poiché i frutti, avendo bisogno oltre un anno per la maturazione, dovrebbero "attraversare" la stagione fredda.
Negli ultimi decenni, vuoi per il surriscaldamento globale, vuoi per il maggior numero di tentativi, alcuni esemplari, piantati in microclimi molto particolari, sono riusciti a fruttificare anche nell'estremo Sud della California.

La resistenza al freddo della pianta del Mamey è di 0° C (32° F) per giovani esemplari e di -2 ° C (28° F) per le piante adulte. Ciò nonostante queste stime sono molto ottimistiche e si intendono limitate a poche ore mattutine, una volta all'anno, con temperature diurne elevate, condizioni rare nel bacino Mediterraneo.
Diciamo che, in linea di massima, le temperature medie del mese più freddo non dovrebbero essere inferiori ai 15° C (59° F), con minime raramente sotto i 10° C (50° F) e si può crescere senza rischi solo in zone USDA 10B o superiori. La sua rusticità potrebbe essere paragonabile a quella della Graviola.

Sebbene l'unico modo per aver la certezza assoluta sia provarci, la coltivazione all'aperto del Pouteria sapota in Italia ed (Europa) non è possibile, poiché l'inverno pur mite che sia (anche esente da gelate) è caratterizzato da un freddo troppo continuativo.

Pouteria viridisè anch'esso nativo delle zone tropicali dell'America, ma cresce in montagna (non al piano come il suo "parente"). Per questo motivo lo Zapote Verde si presta meglio alla coltivazione in zone Subtropicali ed è considerato più rustico del Mamey.

Entrambe le specie amano una esposizione soleggiata e prosperano in zone dove ci siano almeno 1000 mm (40 in) di pioggia ogni anno, con una stagione secca non troppo prolungata.
La resistenza alla siccità è relativamente scarsa ed in zone monsoniche, in cui ci possono essere 5-6 mesi in cui non cade una goccia d'acqua, è necessaria l'irrigazione.
Queste piante sono adattabili e possono crescere su diversi tipi di terreno, da quelli argillosi, sino a quelli poveri e sabbiosi, tuttavia è importante garantire un buon drenaggio e suoli permeabili anche in profondità. Il pH ideale è compreso tra 6 e 7, ma tollerano anche terreni alcalini con pH superiore a 8.
La potatura è più che altro volta a mantenere bassa la chioma. La specie tende infatti ad espandersi molto in altezza, rendendo difficoltosa la raccolta dei frutti.

Sia il Mamey Sapote che il Green Sapote vengono propagati spesso per seme. I semi di queste specie perdono vitalità in fretta e devono essere piantati non appena rimossi dal frutto maturo, in molti casi iniziano ad emettere radici già all'interno del frutto.
La germinazione avviene circa 2-4 settimane dopo la semina e le giovani piante hanno inizialmente una velocità di crescita limitata, che diventa moderata con il passare del tempo.
Piante ottenute da seme impiegano 8-10 anni prima di entrare in produzione, sono molto eterogenee tra loro e, in molti casi, è necessaria l'impollinazione incrociata.
Per queste ragioni, a scopi commerciali il Mamey è riprodotto per via vegetativa, solitamente tramite innesto. Tuttavia, rispetto ad altre specie, Pouteria sapota è poco affine a questa tecnica ed è alta la frequenza degli innesti che non attecchiscono.
Come portainnesto si usa solitamente il franco, ma c'è una certa compatibilità anche con altre specie, come ad esempio Pouteria campechiana (Canistel).

Rami Pouteria sapota

Rami Pouteria viridis


Quali Differenze Ci Sono tra Mamey (Pouteria sapota) e Green Sapote (Pouteria viridis) ? Qual è la Scelta Migliore ? :

Come avrete letto poco sopra, il Mamey è molto più coltivato; per questo motivo sono presenti sul mercato diverse Cultivars selezionate, ognuna delle quali garantisce le proprie peculiari caratteristiche.
Oggigiorno il Mamey offre un'ampia scelta varietale ed è più facilmente reperibile, ma questa è solo la conseguenza della sua diffusione. La causa potrebbe esser ricercata nel fatto che questa specie produce frutti più grossi e con maggiore polpa, inoltre è molto produttiva ed una sola pianta può arrivare a produrre fino a 400-500 frutti all'anno, equivalenti a circa 200 kg (441 lb).
Per l'imprenditore agricolo (che vuole fare reddito), un frutto grosso, una pianta produttiva e la certezza di possedere una cultivar selezionata sono condizioni indispensabili.

Ma per l'Hobbista?

Qui le cose si invertono, in primo luogo lo Zapote Verde è più rustico e quindi il suo areale di coltivazione si può estendere più a Nord (o a Sud se siamo nell'emisfero Australe) rispetto al Mamey.
In Italia, ad esempio, il Green Sapote avrebbe maggiori probabilità di successo (o minori possibilità di insuccesso, dato che rimane comunque una specie tropicale).
I frutti più piccoli, ma dalla polpa forse più saporita di quella del Mamey, non sarebbero un grosso problema, così come la minor produttività (avere una pianta ad uso famigliare che produce 200 kg di frutti è inutile e non si saprebbe come consumarli).
Certo rimane il problema delle reperibilità e della sostanziale assenza di cloni selezionati. Ma procedendo con la semina, ed avendo un po' di fortuna, si potrebbero avere grosse soddisfazioni.
In ultimo non dimentichiamoci che il Green Sapote, avendo frutti più piccoli, riesce a farli maturare in circa la metà del tempo rispetto al Mamey, una varietà precoce potrebbe impiegare "solo" 6-8 mesi.
Questo fattore non è secondario per chi volesse farla fruttificare in un ambiente non tropicale, in cui i frutti, per non marcire, devono maturare entro Novembre.

Chioma Pouteria sapota

Frutticini Mamey

Portamento Pouteria sapota

Frutto Aperto Mamey

Dove Piantare i Lamponi (Rubus idaeus)? Come Coltivarli?

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Se pensiamo ai piccoli frutti non ci possono non venire in mente i Lamponi (Rubus idaeus) che, con il loro sapore acidulo ed aromatico, impreziosiscono macedonie, torte e pasticcini.

Ma qual è la pianta del Lampone? In quali luoghi può crescere in Italia? Che clima preferiscono i Lamponi? Qual è il loro ciclo produttivo? Quando e come si potano?

Rubus idaeus


Origine e Diffusione :

La specie Rubus idaeus, che produce i classici e più comuni Lamponi rossi, è nativa delle zone temperate fredde dell'Europa, motivo per cui è conosciuta anche col nome di Lampone europeo.
Data la sua naturale propensione a vivere in ambienti relativamente freschi, la specie è in grado di spingersi a quote elevate, sia sulle Alpi, che sugli Appennini.
Su queste montagne, infatti, il Rubus idaeus cresce spontaneo e riesce a fruttificare fino a 2000 m (6562 ft) sul livello del mare, un'altitudine proibitiva per la maggior parte delle piante da frutto.
Sulle montagne del Centro-Nord Italia è abbastanza diffuso, mentre diventa più raro nel meridione e sulle isole maggiori.

I Lamponi sono presenti in tutta Europa e nel Nord America ma, a livello commerciale, vengono coltivati prevalentemente nell'Europa centrale a clima continentale e poco nel bacino Mediterraneo.
Nel 2013, il maggior produttore a livello mondiale era la Russia (25%), seguita dalla Polonia (21%) e dagli Stati Uniti (16%).
In Italia la distribuzione della specie è a macchia di leopardo e la produzione concentrata nelle pianure/vallate del Nord Italia o in bassa montagna sulle Alpi.
Ultimamente, anche in regioni poco vocate, è diventata comune la coltivazione forzata fuori suolo, in ambiente controllato (Serre), un po' come avviene per le Fragole.


Ciclo Vegetativo e Potatura :

I Lamponi, ma in realtà anche le altre specie appartenenti al genere Rubus, hanno un ciclo biennale.

Ma cosa significa? Dopo due anni muore la pianta e devo ripiantarla?

Nulla di tutto questo, le radici dei Lamponi sono perenni. Il ciclo biennale è riferito solo alla parte aerea e, nelle prossime righe, cercheremo di capire come funziona.

Supponiamo di aver potato alla base un Lampone; arriva la primavera e, dalle radici, spuntano dei rami (polloni) che cresceranno verticali, senza ramificazioni. Questi rami, non produrranno né fiori né frutti e, con l'arrivo dei primi freddi autunnali, perderanno le foglie.
La prima stagione vegetativa (primo anno) si è ora conclusa e la pianta entra in stasi vegetativa per superare i rigori invernali.
La primavera successiva (secondo anno) la nostra pianta di Lamponi sarà formata da un certo numero di rami eretti (rami di un anno di età), dalle cui gemme spunteranno dei germogli al cui apice saranno presenti i fiori e, di conseguenza, i frutti.
Allo stesso tempo, dalle radici, verranno prodotti nuovi rami a crescita eretta e senza ramificazioni.

Alla fine della seconda stagione vegetativa la pianta di Lamponi sarà formata dai due tipi di rami: quelli prodotti durante la primavera/estate (rami senza ramificazioni e senza frutti) e quelli di due anni (rami ramificati, prodotti nella stagione precedente), che hanno fruttificato durante l'estate.

Quest'ultimo tipo di rami (rami di due anni) muoiono, seccano e, l'anno successivo, il ciclo si ripete.

Ricordatevi che con "anni", si intendono stagioni vegetative. Alla fine di una stagione, il ramo ha un anno di età, anche se in realtà da Marzo a Novembre sono passati solo 9 mesi.

La potatura dei Lamponi è semplice, basta rimuovere i rami morti (quelli di due anni) ed accorciare i lunghi rami di un anno (dalle cui gemme si produrranno rami laterali e fiori).
I rami morti si riconoscono, dal legno secco, fessurato e "screpolato" (guardare foto sottostanti), oltre chiaramente dal fatto di aver le ramificazioni.
I Lamponi si potano durante la stagione morta, da Novembre a fine Febbraio, quando saranno completamente spogli.

Rami Rubus idaeus

Rami di un Anno Lampone

Rami Uno e Due Anni Rubus idaeus

Botanica e Fisiologia :

I Lamponi (Rubus idaeus) sono piante decidue che appartengono alla famiglia delle Rosaceae, di cui fanno parte numerose piante da frutto da climi temperati, tra cui Ciliegio, Albicocco e Nespolo.

Come abbiamo appena letto sopra, i Lamponi non sono delle vere e proprie piante, ma hanno un ciclo biennale. I rami dell'anno possono raggiungere, a seconda del clima e della varietà, un'altezza variabile da 50 cm, sino a 2 metri (1.6-6.5 ft) e sono ricoperti da spine, sebbene siano stati selezionati dei Lamponi che ne sono privi.
Le foglie del lampone sono caduche, dal margine seghettato, imparipennate (ovvero composte da 3-5-7 foglioline) e ricoperte da una leggera peluria.
I fiori sono raggruppati, a gruppi di 3-5, in racemi che sorgono all'apice vegetativo dei rami laterali, prodotti dalle gemme dei rami di un anno.
Essi sono bianchi, ermafroditi e, solitamente, autofertili; ogni singolo fiore è formato da 5 petali ed altrettanti sepali, da numerose corte antere (che producono polline) e, diversamente da altri fiori, da carpelli multipli (che producono ovuli).
Data la presenza di carpelli multipli, la bacca che noi chiamiamo Lampone, è in realtà formata dalla fusione di più frutti, ognuno dei quale derivante da un singolo carpello (frutto composto).
Questo frutto, nei primi stadi di sviluppo, è duro e di color bianco-verde, mentre a maturità si ammorbidisce, vira al rosso (o anche al giallo-arancione) e si distacca dal ricettacolo.
Le radici sono superficiali, ma possono espandersi notevolmente e, come detto in precedenza, sono l'unica parte perenne del Rubus idaeus.


Fenologia del Lampone :

Rubus idaeus, nel Nord Italia, inizia a germogliare verso metà Marzo ed in Aprile le foglie sono già ben formate ed i nuovi rami in allungamento.
La fioritura inizia verso metà maggio, ma è molto prolungata e, nelle condizioni ideali, può durare anche un mese. La fruttificazione, anch'essa scalare, avviene generalmente nei mesi di Giugno/Luglio.
Ovviamente, sulle Alpi ed in generale in montagna, questi tempi possono essere ritardati anche di un mese, mentre nelle calde regioni del Sud Italia anticipati di 2-3 settimane.

Fin qua abbiamo parlato delle varietà più comuni, cioè quelle che producono un'unica fioritura/fruttificazione all'anno; eppure esistono delle selezioni di lamponi che fioriscono due volte.


Qual è la differenza tra Lamponi uniferi e Lamponi biferi (detti anche Lamponi rifiorenti)?

Poco sopra, nel parlare del ciclo produttivo del lampone, ci siamo riferiti esclusivamente alle varietà unifere; ovvero quelle che, nel mese di maggio, fioriscono dai nuovi getti, germogliati dai rami di un anno.
Eppure esistono anche varietà rifiorenti che, oltre alla fioritura analoga a quella dei lamponi uniferi, ne aggiungono una più tardiva. Questa seconda fioritura avviene a metà estate, sui polloni emessi nell'anno stesso. Ovviamente, a questa fioritura, segue anche una seconda fruttificazione, di solito verso settembre/ottobre.

Anche le varietà di Lamponi rifiorenti sono biennali, semplicemente qui i rami non producono frutti solo durante il secondo (ed ultimo) anno di età, ma anche nel primo anno, appena pochi mesi dopo la loro emissione dalle radici.

Foglie Lampone

Boccioli Fiorali Lampone

Fiore Rubus idaeus

Fioritura Rubus idaeus


Coltivazione, Clima, Esposizione, Moltiplicazione e Cure :

I Lamponi hanno un'ottima resistenza al freddo e possono tranquillamente reggere il gelo invernale del Nord Italia, persino quello di montagna. Anche temperature inferiori ai -20° C (-4° F) non danneggiano né le gemme, né tanto meno le radici.
Rubus idaeus, per via delle radici superficiali, è una specie poco tollerante nei confronti della siccità e, nei mesi estivi, necessita irrigazioni frequenti. Inoltre ha un elevato fabbisogno di freddo invernale e, per potersi sviluppare correttamente, richiede tra le 800 e le 1000 ore con temperature inferiori ai 7° C (44° F).
Da quanto scritto sopra si evince che il Nord Italia, con il suo clima continentale, è più vocato alla coltivazione del Lampone, rispetto alle aride coste del meridione.

L'esposizione ideale è a mezz'ombra, specie in zone a clima Mediterraneo in cui le giornate estive siano quasi tutte assolate e calde.
Il pieno Sole è consigliabile nelle fresche zone di montagna o in quei paesi laddove l'estate abbia temperature basse e Sole spesso oscurato dalle nuvole (come ad esempio l'Inghilterra, l'Irlanda o il Nord Europa).
L'ombreggiatura totale è da evitare, sebbene il Lampone sia una delle piante da frutto che meglio (o meno peggio) regge questa condizione. All'ombra la fruttificazione è però più scarsa ed il sapore dei frutti meno dolce.
Per piantare i Lamponi in Italia conviene scegliere una posizione in cui ci sia Sole alla mattina e alla sera ed una luce filtrata (magari da qualche albero) nelle ore più centrali della giornata; ciò nonostante, se ben annaffiati, reggono anche il Sole di mezzogiorno.
Se si volessero interrare più piante, esse dovranno essere distanziate di circa mezzo metro (20 in) l'una dall'altra e circa 2 metri (80 in) tra le fila.
Tuttavia è una pianta molto espansiva e, a livello amatoriale, conviene coltivarla a "boschetto". Anche piantando solo 2-3 piante, nel giro di qualche anno si allargheranno su una superficie notevole, garantendo una produzione soddisfacente.

In molti si domandano se i Lamponi abbiano bisogno di sostegni per potersi sviluppare.
Diciamo che male non fanno, ma con un'opportuna potatura non sono strettamente necessari.
Se i rami di un anno vengono accorciati di circa metà lunghezza, potranno non piegarsi sotto il peso delle bacche e della nuova vegetazione.
I rami prodotti nell'annata, specie quelli di piante vigorose, potranno avere un portamento ricadente che, estetica a parte, non rappresenta un grosso problema.

Se si volessero utilizzare dei sostegni (ad esempio delle canne di bambù come quelle che si usano per i pomodori), si possono lasciare interi i rami di un anno, legandoli con dei lacci a diverse altezze.
In questo modo si possono avere Lamponi "ad altezza uomo" senza il rischio che i rami si rompano.
Un altro metodo è quello di disporre i sostegni su linee parallele distanziate tra loro di circa  50-70 cm (20-28 in), collegare i sostegni sulla stessa linea con fili posti ad altezze diverse e lasciar crescere i Lamponi nello spazio centrale. In questo modo i rami, piegandosi, andrebbero ad appoggiarsi sul filo che, fornendo loro supporto, eviterebbe che ricadano a terra o si spezzino.

Il terreno ideale per la coltivazione dei Lamponi è umido, ricco di humus, fresco e sub-acido, sebbene la pianta sia più tollerante di altri piccoli frutti a terreni neutri o addirittura basici. Tuttavia il Lampone non è molto esigente e, pur preferendo i terreni "di montagna", prospera quasi ovunque, tanto da essere considerato una specie infestante e non è raro vedere nuove piantine che spuntano qua e là, anche lontano dalla pianta madre.
Le concimazioni, in terreni mediamente fertili, non sono indispensabili, tuttavia l'aggiunta invernale di letame ben maturo può aumentare la produzione.

La riproduzione per semina è poco utilizzata (sebbene sia efficace). I Lamponi si possono facilmente moltiplicare sia prelevando nuovi polloni (con relative radici), sia per talea, interrando, in autunno, i rami della stagione.

In ultimo non dimentichiamoci che la specie è molto rustica anche nei confronti dei parassiti e solo raramente le infezioni (Afidi) sono tali da compromettere la fruttificazione.

Lamponi Immaturi

Lamponi in Maturazione

Frutto Rubus idaeus


Varietà :

Nel corso degli anni sono state selezionate decine e decine di cultivars, ognuna con caratteristiche peculiari.
I due grossi gruppi, come detto in precedenza, sono composti dalle varietà Unifere e Rifiorenti (Bifere); ma notevoli differenze ci sono anche all'interno di questi raggruppamenti, sia per quanto riguarda colore, sapore e grandezza del frutto, sia per il periodo di maturazione ed il portamento. 

Tra i Lamponi uniferi più precoci troviamo Malahat, i cui frutti sono di medie dimensioni con sapore piuttosto acido, e Glen Moy, particolarmente resistente agli afidi.
In epoca intermedia troviamo Tulameen, molto diffuso sia per l'elevata pezzatura dei frutti, sia per l'abbondante produzione. Tra i più tardivi ricordiamo Tadmor, il quale produce frutti poco succosi, ma ben conservabili.

Tra i Lamponi rifiorentiHeritage è probabilmente la varietà più diffusa tra gli hobbisti, essa produce un frutto dolce, di medie dimensioni che, diversamente da altri, si mantiene abbastanza a lungo sulla pianta. Fallgold è il classico Lampone Giallo (o meglio arancione), produce bacche piuttosto grosse che hanno un sapore più delicato, meno acido, ma anche meno saporito, rispetto ai classici Lamponi Rossi.
Fallgold produce frutti in estate, ma anche durante l'autunno, sino all'arrivo dei primi geli.

Lamponi Gialli

Lamponi Fallgold

Piante di Rubus idaeus

Foglie Lampone in Autunno


Justicia adhatoda, una Pianta Officinale Ancora Poco Conosciuta

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Vivete in un luogo mite ed avete un posticino inutilizzato del vostro giardino, magari anche piuttosto poco soleggiato? Se volete una pianta officinale rara, allora la Justicia adhatoda (o Adhatoda vasica) potrebbe fare al caso vostro.

Justicia adhatoda in fioritura
Justicia adhatoda


Justicia adhatoda è una pianta sempreverde che appartiene alla famiglia delle Acanthaceae, come il più noto e comune Acanto (Acanthus mollis).
La specie è originaria dell'Asia centrale e la sua distribuzione naturale si estende dal Pakistan, al Nepal, attraversando il Nord dell'India
L'attuale areale di coltivazione si espande anche più a Sud, sino allo Sri Lanka, Vietnam, Cina Meridionale, Indonesia e Malesia.
In molte di queste nazioni, oltre che per le proprietà medicinali, la specie è coltivata anche a scopi ornamentali ed, in zone a clima freddo come l'Inghilterra, è spesso utilizzata come pianta da appartamento

Justicia adhatoda, a volte chiamata anche Carmantina arborea o Malabar Nut, è una specie arbustiva a crescita rapida, tra le più alte del proprio genere. Se lasciata crescere libera, può infatti raggiungere un'altezza di 4 m (13 ft) anche se, in Italia, si mantiene leggermente più piccola.

La forma della chioma è generalmente a "V", con tronchi multipli e la sua larghezza è pressapoco uguale all'altezza della pianta stessa.

Le foglie della Justicia adhatoda sono lanceolate, lunghe circa 20 cm (8 in), di color verde brillante e con venature pronunciate, che le rendono molto ornamentali.
I fiori sono riuniti in una "pannocchia" che spunta eretta dall'ascella fogliare. Essi sono di circa 3 cm (1 in), bianchi con leggere sfumature viola e dalla forma l'inusuale, tipica della famiglia a cui appartiene la specie. 

Nelle zone native la fioritura avviene in inverno, luoghi in cui questa stagione corrisponde anche con la stagione secca. Più a Nord, dove l'inverno è più freddo ed umido, la fioritura avviene solitamente ad inizioprimavera (Febbraio-Marzo) e si protrae per un periodo abbastanza lungo.


Dove Piantare la Justicia adhatoda ?

La specie, in Italia, può crescere laddove il clima abbia un inverno dolce, con temperature minime che raramente scendano sotto gli 0° C (32° F), sebbene possa reggere anche qualche grado in più; diciamo che una rusticità di poco inferiore a quella di un Agrume.
Un bel esemplare è presente ai Parchi di Genova Nervi e se ne può tentare la coltivazione nella fascia costiera tirrenica, specie da quella a Sud di Roma.

L'esposizione ideale è abbastanza ombrosa, l'ideale è collocarla alla base di grandi alberi, affinché possa essere colpita solo dai raggi filtrati dalle chiome sovrastanti. Se esposta al Sole di mezzogiorno, le foglie possono subire danni, bruciature ed afflosciarsi.
Contrariamente alla maggior parte delle piante che amano l'ombra, la Justicia adhatoda è piuttosto resistente alla siccità estiva, anche perché, nei luoghi nativi, le piogge sono governate dai Monsoni, la cui alternanza fa si che ci siano lunghi periodi di siccità. 

Il terreno idealeè umido (ma senza ristagni), ricco di sostanza organica, fertile e con un pH da neutro a leggermente alcalino (pH 7-8); inoltre la specie ha una discreta tolleranza alla salinità del suolo.

Foglie Justicia adhatoda

Fiore Justicia adhatoda


Proprietà officinali della Justicia adhatoda ?

Nelle foglie sono contenuti diversi Alcaloidi, tra cui il più importante è la Vasicina, da cui si ricava la Bromexina. Estratti da queste foglie sono utilizzati in ambito terapeutico nelle patologie riguardanti l'apparato respiratorio (tosse, mal di gola, catarro etc.).
I principi attivi presenti in questo estratto hanno una funzione mucolitica, dilatano i bronchi ed inoltre, in caso di allergie, hanno anche un effetto antistaminico; infine rallentano la crescita di Mycobacterium tuberculosis.

Tronco Justicia adhatoda

Fioritura Justicia adhatoda

Come Coltivare l'Agave americana? Dove può Crescere in Italia?

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Tra le piante succulente l'Agave americanaè sicuramente quella più diffusa ed inselvatichita in Italia, specie nelle zone costiere del Centro-Sud.

Dove si può piantare l'Agave americana? Quanto resiste al freddo? Quanti anni può vivere? Quando fiorisce?

Foglie Agave americana in Riva al Lago

Giovane Agave americana




Origine e Diffusione :


L'Agave americana è una specie nativa delle zone aride comprese tra il Messico settentrionale ed il Sud degli Stati Uniti (Arizona, Texas). Oggi la specie è naturalizzata in molte zone miti a clima semi-arido, dal Mediterraneo e Sud Africa, all'India ed Australia.
Tra le Agave è sicuramente la specie più coltivata e diffusa a scopo ornamentale ed adorna giardini rocciosi, ma anche scoscesi pendii incolti ed aree dismesse.
Come detto sopra, la presenza di questa pianta grassa non è relegata solo agli spazi privati, ma anche ai caldi pendii demaniali esposti al Sole ed alle brezze marine, dalla Liguria, sino alla Sicilia.
Sulle rive dell'Adriatico, allo stato selvatico, è meno frequente, ma si può trovare, soprattutto nelle rocciose coste della sponda Croata (ad esempio sull'Isola di Krk).

Inquadramento Botanico e Fisiologia :


Fiori Agave americanaL'Agave americana è una pianta succulenta appartenente alla famiglia delle Agavaceae, lontana parante degli Asparagi.
La specie è talvolta erroneamente chiamata Aloe Americana sebbene, somiglianze estetiche a parte, Agave ed Aloe, non abbiano stretti vincoli di parentela ed appartengano a due famiglie distinte.
L'aspetto simile è dovuto a convergenza evolutiva, più che ad una vicinanza genetica. In altre parole, vivendo in ambienti simili (zone torride ed aride), pur lontani tra di loro (ricordo che le Agave sono Americane, mentre le Aloe sono Africane), le due piante hanno evoluto delle strutture analoghe, adatte a farle sopravvivere in quel clima.

L'Agave americana ha un portamento a cespuglio, con le foglie sempreverdi disposte concentricamente a mo' di rosetta. Le foglie sono di grosse dimensioni, dalla forma "a spada", la cui punta è rappresentata dall'aculeo terminale. Esse sono coriacee, dalla superficie liscia e possono avere una lunghezza compresa tra 90 cm e 210 cm (3-7 ft) e, nella parte centrale, una larghezza di circa 30 cm (12 in); inoltre lungo i loro margini sono presenti spine pungenti.
Il colore delle foglie varia a seconda della sottospecie, sebbene solitamente sia verde chiaro/bluastro, talvolta con striature gialle (ad es. Agave americana"variegata"). 
Le nuove foglie sono disposte quasi verticalmente, mentre quelle più vecchie hanno angoli via via più acuti rispetto al terreno, sino a diventare quasi orizzontali. 
La specie ha un aspetto globoso, con foglie molto dense ed un diametro medio variabile tra 1,8 e 3,5 metri (6-11.5 ft).

Contrariamente a quanto si possa pensare, l'apparato radicale dell'Agave è superficiale, con radici molto fitte che, dalla parte centrale della pianta, si espandono alla periferia, ricoprendo una buona superficie.

La fioritura dell'Agave americanaè impressionante. Lo stelo fiorale spunta dalla parte centrale dell'Agave e si erge anche sino ad 8 metri (26 ft) di altezza, sembrando quasi sproporzionato rispetto alla pianta che l'ha prodotto. Da questa infiorescenza a pannocchia, sputano rami laterali orizzontali, perpendicolari allo stelo, al cui apice sono raggruppati numerosi fiori. Questi sono di color verde nella parte basale e giallognoli nella parte distale ed emanano un buon profumo.
L'infiorescenza, forse più che l'Agave in sé, ha un aspetto che assomiglia ad un albero, con un fusto eretto e rami laterali alla cui sommità, invece che esserci le foglie, ci sono i fiori.

Fioritura Agave americana


Quando fiorisce l'Agave americana?


La cosa triste della fioritura è che questa rappresenta l'ultimo atto prima che pianta muoia. 
Sebbene un detto reciti "L'Agave fiorisce dopo cent'anni", questo non è vero e vuol semplicemente dire che bisogna attendere molto tempo affinché fiorisca e che, diversamente dalla maggior parte delle specie vegetali, non è un evento ciclico. 
L'Agave americana non è molto longeva e, di solito, vive sino ad un'età di 20-30 anni. Di conseguenza anche la fioritura avviene dopo altrettanti anni.
Durante l'ultimo anno di vita la specie inizia a produrre l'infiorescenza ma, date le dimensioni del fiore, il processo che porta al completo sviluppo richiede diversi mesi di tempo. 
Dapprima emerge lo stelo che si allunga verso l'alto, l'aspetto iniziale è molto simile a quello dell'Asparago che tutti noi conosciamo. sebbene gigante. Successivamente, nella metà alta dello stelo, vengono emessi rami laterali, sui quali spunteranno in fine i fiori.
In Italia, quest'ultima fase di fioritura, coincide con i mesi estivi, di solito tra Luglio ed Agosto.
I frutti sono delle capsule che contengono numerosi piccoli semi neri che, disperdendosi nell'ambiente, diffondono la specie.

Dopo la fioritura (e fruttificazione) lo stelo secca, la pianta madre si affloscia e muore, tuttavia nuove piantine emergono dalle sue radici e queste piante figlie (di solito 3-4 per ogni pianta madre) si svilupperanno per altri 30 anni, prima di intraprendere lo stesso destino toccato alla "madre".
Il metodo è però efficace e tra questo ed i semi, l'Agave è diventata una pianta quasi infestante.

Agave figlie, dopo fioritura

Sottospecie e Varietà di Agave :


Oltre alla classica, esistono diverse sub-specie di Agave che si differenziano per dimensione, ma soprattutto per il colore delle foglie.
Di seguito le principali:

  • Agave americana subsp. marginata: La parte centrale della foglia ha il classico colore verde ma, lungo entrambi i lati della foglia, ci sono strisce gialle.
  • Agave americana var. medio-picta: Diciamo che ha una colorazione complementare rispetto alla precedente, qui il giallo è nella parte centrale della foglia, mentre i bordi sono verdastri.
  • Agave americana var. medio-picta-alba : Identica alla precedente, con parte centrale bianca, invece che gialla.
  • Agave americana var. striata : Qui la parte centrale non è uniforme, ma striata, con diverse linee gialle, alternate a linee verdi.
Agave americana marginataAgave americana marginata

Coltivazione, Clima, Potatura e Moltiplicazione :


L'Agave americana predilige un'esposizione in pieno Sole, è una pianta estremamente resistente alla siccità ed, in Italia, può prosperare senza innaffiature anche nelle zone più torride.
La crescita è lenta e solo poche foglie vengono prodotte durante una stagione vegetativa.
Sebbene ai più possa sembrare strano, questa specie ha un'ottima resistenza al freddo e può reggere temperature prolungatamente basse e sporadiche gelate nell'ordine dei -10° C (14° F).
Personalmente ho visto questa specie, magari in posizioni riparate, in zone piuttosto fredde del Nord Italia, proprio a ridosso delle Alpi.
Il terreno ideale è sabbioso o anche povero, ben drenante ed ossigenato. La specie tollera i venti marini ed una leggere salinità del terreno, mentre non ha preferenze in quanto ad acidità/basicità del suolo.
La potatura dell'Agave non è essenziale, tuttavia, dopo qualche anno, si possono rimuovere le foglie basali, lasciando solo quelle apicali.
La riproduzione avviene per semina o, solitamente, prelevando i polloni (piante figlie) emessi dalla pianta madre dopo la fioritura.

Agave sull'isola di KrkAgave americana Mediterraneo

Quali Sono le Migliori Spiagge dell'Isola di Krk (Veglia) ? - Con Foto

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Della stupenda Isola di Krk (o Isola di Veglia) in Croazia avevamo già discusso qua.
In questo articolo vorrei concentrarmi esclusivamente sulle spiagge, mettendo in luce quelle più belle, caratteristiche e meritevoli.

Sull'Isola di Krk, con quasi 200 km di coste (124 mi), non è sempre facile scegliere la spiaggia giusta; alcune potrebbero essere molto affollate, altre potrebbero essere scomode da raggiungere, altre troppo isolate etc.
Nelle prossime righe descriverò alcune spiagge (le migliori secondo me), sperando di farvi capire se siano o meno adatte alle vostre esigenze. 

Spiaggia Vela Plaža di Baška (Bescanuova) :


Situata nella parte meridionale dell'Isola, è composta da sabbia e ghiaia ed è lunga circa 2 km (1.24 mi). Questa spiaggia è molto affollata e, nei mesi centrali dell'estate, è difficile trovare posto.
Data la conformazione (la spiaggia sorge allo sbocco di una valle), il vento soffia costantemente, rendendo il posto ideale per gli amanti del Wind-Surf.
Ad una delle estremità della spiaggia vi è una montagna che sale quasi verticalmente dal mare. Nella parte sottostante potrete godervi la sua ombra, anche con il Sole "alto" del pomeriggio estivo.
Il mare è cristallino, diventa profondo velocemente, assume tonalità verdi-blu e, sferzato dai venti, regala delle belle onde.
La spiaggia di Baska è parallela ad un corso pedonale ricco di negozi, bar, ristoranti e gelaterie, molte delle quali sconfinano sulla spiaggia. Baska è una delle città più mondane dell'isola.

Spiaggia Vela Plaža di Baška


Mare Vela Plaža di Baška

Spiaggia Oprna di Stara Baška:


Per arrivare qui dovrete passare per Punat e seguire le indicazioni per Stara Baska. La spiaggia, posta sul versante meridionale dell'isola, è a poca distanza dal campeggio e dal centro abitato di Stara Baska.
Questo luogo è raggiungibile via mare o a piedi, mentre in macchina dovrete parcheggiare sul bordo della strada e scendere lungo un sentiero in pendenza abbastanza scosceso, poco indicato a chi abbia gravi problemi alle ginocchia o non goda di buona salute.
La spiaggia è composta da ciottoli e ghiaia, con un unico chiostro, ma la fatica della "sfacchinata" sarà ripagata da acque smeraldine e da una ressa meno soffocante rispetto alla vicina (in linea d'aria, non via strada) Spiaggia di Baska.
Adiacente a questa spiaggia vi è un secondo golfo, senza strutture, ma ancora più tranquillo.




Golfo Oprna di Stara Baška


Mare Oprna di Stara Baška
Acqua Oprna di Stara Baška


Spiaggia Potovosce - Vrbnik :


Un stretta stradina, in certi punti molto dissestata, collega la cittadina di Vrbnik alla spiaggia di Potovosce. Questo tragitto, lungo diversi chilometri, si snoda attraverso campi coltivati, vigne e scorci da cui è possibile osservare il mare.
Dopo diversi "sali e scendi", si arriva alla baia, composta da ghiaia e sassi. Questa spiaggia, posta sul versante orientale dell'isola di Krk, è abbastanza isolata ed immersa nella natura (la bellissima "Macchia Mediterranea"), rendendola una meta ideale per coloro che vogliono più tranquillità.
La strada che collega Vrbnik alla spiaggia di Potovosce è un tragitto ideale anche per gli amanti della Mountain-Bike.


Spiaggia Potovosce - Vrbnik


Strada verso Spiaggia Potovosce - Vrbnik





Spiaggia Zgribnica - Vrbnik :


Piccola spiaggia, proprio sotto il centro abitato di Vrbnik. Si può raggiungere sia in macchina (sebbene ci siano poi problemi di parcheggio), sia a piedi.
I bordi di questa baia, lunga e stretta, sono formati da scogli a picco sul mare, mentre nella parte retrostante la spiaggia vi è una cementificazione sulla quale sono state costruite diverse scalinate che portano sin quasi dentro il mare.

Spiaggia Zgribnica - Vrbnik

Spiaggia Vela Luka :


Questo golfo è raggiungibile solo via mare o attraverso una lunga passeggiata (qualche ora) che da Baska, sorpassando un valico, porta sino a Vela Luka.
Per questo motivo è tra le spiagge meno affollate dell'isola. Forse anche per questo è una baia davvero incantevole, selvaggia, incastonata tra le rocce e circondata dalle colline di natura carsica, tipiche dell'isola.
Tutto attorno è bianco, con vegetazione quasi inesistente e, arroventato dal Sole estivo, sembra quasi uno di quei paesaggi Afgani, sulle montagne che circondano Kabul.
Il mare è, anche qui, stupendo, senza la minima traccia di inquinamento, l'ideale per gli amanti delle immersioni.
Molte gite organizzate (con i traghetti) fanno meta a Vela Luka e la "via mare"è indubbiamente la più comoda e veloce.


Spiaggia Sabbiosa Sv. Marak - Risika :


La maggior parte delle spiagge dell'Isola di Krk sono formate da ghiaia, ciottoli o scogliera. Una delle poche spiagge di sabbia è proprio Marak, che sorge nelle vicinanze del piccolo borgo di Risika, indicativamente a metà strada tra Vrbnik e Silo.
Dalle alture interne dell'isola si intraprende una strada abbastanza ripida che porta proprio sino al mare. Qui vi è un grande parcheggio (a Pagamento) e, solitamente, si riesce a trovare posto.
La spiaggia è composta da sabbia, di certo non fine come quella delle coste Marchigiane, ma comunque apprezzabile.
Sul posto c'è un bar che noleggia anche strutture ludiche da mare (pedalò, tavole da surf etc.) e la spiaggia è abbastanza ampia e può ospitare senza calca un discreto numero di persone.
Ideale per le famiglie e per i bambini.

Spiaggia Sabbiosa Sv. Marak - Risika

Spiaggia Malin Draga - Malinska :


La spiaggia di Malinska è formata prevalentemente da piattaforme cementate che costeggiano le rive. In alcuni punti si interrompono lasciando spazio a piccole spiagge "classiche"; altrove ci sono delle scalette, simili a quelle che si trovano in piscina, che permettono di risalire dopo un bel tuffo in mare.
In altre parole è come se fosse un lungo marciapiede, una sorta di lungomare, ma quasi a livello dell'acqua.

Alle spalle si trova un boschetto dove ripararsi dalla calura e ci sono anche delle rovine e degli hotel abbandonati. Diciamo che se non fosse affollato, sembrerebbe un luogo quasi tetro e pauroso.
Data la notevole lunghezza, questa "spiaggia cementata" offre un'ampia area dove stendere i propri asciugamani e prendere il Sole.

Spiaggia Malin Draga - Malinska


Mare Malin Draga - Malinska

Spiaggia Jert - Pinezici :


Questa spiaggia è tra le più belle dell'isola. Essa sorge sul versante occidentale, a circa 8 km dalla città di Krk. Per raggiungerla basta seguire i cartelli per i traghetti Valbiska.
Un spiaggia immersa nella pineta e nella macchia Mediterranea, a pochi metri dal mare, infatti, iniziano boschi di Lecci, Mirti, Corbezzoli, Pini Marittimi che, con le loro chiome, offrono una preziosa ombra.
La spiaggia è mista, con zone a ciottoli, piattaforme di cemento e scogliera. 
Qui uno dei vantaggi è quello di non dover necessariamente avere (o noleggiare) un ombrellone, basterà stendere l'asciugamano nella pineta adiacente al mare.
L'acqua assume tonalità verdi-azzurre ed è molto pulita, oltre ad essere una meraviglia per gli occhi.

Spiaggia Jert - Pinezici


Mare Jert - Pinezici

Altre Spiagge :


Ovviamente non è mia intenzione dire tutte le spiagge presenti sull'isola di Krk, anche perché sono tantissime, molte delle quali semisconosciute.
Ogni cittadina ha la sua spiaggia, compresa il capoluogo dell'isola. Veglia ha più di una spiaggia, ma onestamente sono sempre molto affollate e basta muoversi di poco per trovare di meglio.

In conclusione, se volete mare cristallino ed acque pulite, l'isola di Veglia è sicuramente una meta ideale. Inoltre, date le sue dimensioni, si gira agevolmente in macchina.

Isola di Veglia


Mare Isola di Krk

Come Capire il Clima Attraverso le Piante

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Per conoscere realmente il Clima di una località si dovrebbe avere a disposizione una stazione Meteo professionale (non un semplice termometro da muro) ed almeno 30 anni di misurazioni.
Tuttavia l'Italia è piena di microclimi e la temperatura ufficiale, misurata anche a pochi chilometri di distanza da casa, potrebbe discostarsi notevolmente da quella del vostro giardino.

E' possibile dedurre il clima semplicemente osservando le piante che crescono in un dato luogo?

Danni da Freddo su Ortensia


Sicuramente gli essere vegetali sono sensibilissimi all'ambiente, basti pensare che i Licheni (formati dalla simbiosi tra un'alga ed un fungo) sono utilizzati come bio-indicatori dell'inquinamento, dato che non sopravvivono laddove ve ne sia troppo. 

Ogni pianta ha una propria resistenza al freddo, alla siccità, al vento etc. Scegliendo una pianta "spia" si potrebbero ottenere diverse informazioni sul luogo in cui è stata piantata.

In realtà in climatologia una classificazione delle fasce climatiche basata sulle piante esiste già. Le zone fitoclimatiche sono caratterizzate dalla presenza di più specie vegetali con esigenze termiche e pluviometriche paragonabili.
In altre parole questa classificazione non tiene conto della latitudine o dell'altitudine, ma semplicemente del tipo vegetazione presente che, a sua volta, dipende dalle temperature e dalle piogge.


In Italia sono presenti 5 classi fitoclimatiche, suddivise a loro volta in sottozone:

  • Lauretum: è la zona più calda e prende il nome dalla specie tipica, l'Alloro (Laurus nobilis). Presente lungo la fascia costiera ed in buona parte dell'entroterra del Centro-Sud, oltre che sulle rive dei grandi laghi prealpini (ad es. il Lago di Garda)
  • Castanetum: prende il nome dal Castagno (Castanea sativa), presente nelle zone submontane del centro Sud e nelle pianure-colline dell'Italia settentrionale.
  • Fagetum: qui la specie più rappresentativa è il Faggio (Fagus sylvatica). Tipica delle zone di bassa montagna, dove sono presenti boschi decidui.
  • Picetum: zona degli Abeti Rossi (Picea abies) e delle foreste miste di conifere. 
  • Alpinetum : si trova in alta montagna, al limite degli alberi. Presente sulle Alpi fino a 2500 m, una delle specie più diffuse in questa zona è il Larice (Larix decidua).

Due stesse zone fitoclimatiche possono trovarsi anche a molta distanza l'una dall'altra. Ad esempio il Castanetum è presente nel Nord Italia dal piano sino a 900 m ed in Sicilia, 1000 km più a Sud, dai 700 m ai 1500 m.


Ma quali sono le piante "indicatrici" più adatte?


Se vogliamo sapere dove il clima è più rigido, l'inverno più lungo ed il gelo più intenso, così da poter fare una mappa locale che ci dica cosa può e cosa non può crescere/fruttificare, dovremo prima di tutto scegliere delle piante "limite".
Pare ovvio che se scegliessimo la Palma da Cocco per paragonare due paesi del Nord Italia, l'esperimento darebbe pochi risultati, dato che morirebbe in entrambi i posti. 
Discorso analogo se prendessimo una Betulla che, sopravvivendo in tutte e due i paesini, non fornirebbe informazioni utili.

Premetto che il freddo può essere di diversa natura, magari una valle interna è molto soggetta ad inversione termica e solitamente registra temperature minime basse ma, in occasione di avvezioni di aria molto fredda, è più protetta e non ha i picchi che si registrano in zone di pianura più esposte.
Nella pianura Padana, in inverno, sono frequenti le Nebbie, che riducono le escursioni termiche, facendo però registrare temperature massime spesso molto basse ed addirittura giornate di ghiaccio.

Per distinguere i microclimi delle varie zone d'Italia prenderò in considerazioni diverse piante "spia", la cui presenza indicherà la bontà del clima locale, più di quanto non faccia la singola misurazione della temperatura minima. Esaminerò anche alcune specie a fioritura invernale, la cui mancata (o altalenante) fruttificazione suggerirà un microclima più freddo.
Ovviamente dovranno anche essere piante abbastanza comuni e diffuse, non rarità botaniche.


Resistenza della Pianta durante l'Inverno



Limone (Citrus limon) : questa specie è, tra gli Agrumi, una delle più sensibili al freddo e può esser un buon indicatore per le zone interne del Sud e costiere del Centro Italia.
In letteratura il Limone è dato rustico fino a -5° C (23° F), ma il freddo continuativo può danneggiarlo anche se non raggiunge tale picco. Indicativamente dovrebbe essere coltivato in zone in cui ci siano lievi gelate, solo poche notti all'anno.
Se vedete dei Limoni che campano da 30 anni in un posto, potrete essere ragionevolmente sicuri che lì il "vero" freddo non arriva mai. In una zona un po' più fredda magari, alla fine di un inverno rigido, hanno una cospicua perdita di foglie e sono evidenti i danni da freddo.
Il Limone si può trovare anche nel Nord Italia, sulle rive dei grandi laghi prealpini. Qui però prospera solo nei punti più riparati ed anche lì, con cadenza trentennale, si possono aver danni molto gravi se non addirittura la morte dell'intera pianta. Altrove si può trovare, ma solo molto piccolo, perché non campa più di un paio di Inverni.

Sulle coste di Calabria e Sicilia è facile trovarlo, qui non è un buon indicatore. Molto buono invece come indicatore per le coste del medio Adriatico; per le colline esposte a Sud di Lazio e Campania.


Arancio (Citrus sinensis) : L'Arancio dolce è più resistente del Limone. Sul lago mi è capitato di vedere Limoni che "ripartivano" dai rami principali ed Aranci con tutte le foglie sane. Ancora più rustici sono gli Aranci amari ed i Mandarini. Queste specie potrebbero essere dei buoni indicatori per le zone collinari interne di Toscana e Marche, per le zone prossime ai grandi laghi oppure per quelle interne e pianeggianti del Centro-Sud Italia.
Un pianta spia abbastanza simile come rusticità potrebbe essere il Carrubo (Ceratonia siliqua).


Mimosa (Acacia dealbata) : La specie è mediamente più resistente degli Agrumi e la sua rusticità si aggira intorno ai -8° C (18° F) o, se per breve durata, anche qualche grado in meno.
Una pianta di Mimosa grande e vecchia può suggerire il clima della zona. Tra l'altro la specie è molto diffusa e se in una zona vediamo solo mimose "piccole" vuol dire che probabilmente non vivono per più di 7-8 inverni.
Dopo l'inverno 2016/2017, che nel Nord Italia ebbe un freddo non intensissimo ma molto prolungato, constatai i vari microclimi con un bel giro in bicicletta: nelle zone di pianura, soggette ad inversione termiche ed esposte ai venti, quasi tutte le Mimose avevano le foglie marroni e bruciate, nelle alture esposte a Sud erano invece perfettamente sane. Sicuramente non un caso.
Questa specie è un buon indicatore per le zone di Pianura del centro Italia, per le zone collinari del Nord Italia ed, un po' al limite, per la Pianura Padana.


Olivo (Olea europaea) : Premetto che di questa specie esistono centinaia di Cultivar, ognuna delle quali con una diversa resistenza al gelo, ciononostante, data la frequenza con cui l'Olivo è presente nei giardini, potremmo fare un "discorso medio".
La specie è tipica del clima Mediterraneo, tuttavia la sua rusticità è più elevata di quanto non si creda; può uscire senza grossi danni anche a brevi gelate di poco inferiori ai -10° C (14° C).
Inoltre l'Olivo resiste piuttosto bene alla defogliazione, dando così un maggior grado di attendibilità su un'areale più esteso.
Nel Centro-Nord Italia è molto diffuso l'Olivo "Leccino". Questo è un buon indicatore per le zone di alta collina (500 mt) del Centro Italia, per la bassa montagna del Centro-Sud (600-800 m) oppure per le zone urbane del Nord Italia e la fascia pre-alpina.
Anche qui basta osservare la situazione dopo un inverno freddo, la quantità (e la salute) delle foglie, saranno indice di quanto abbia fatto freddo. A volte basta spostarsi da un leggero pendio ad una pianura, da una collina esposta a Nord ad una esposta a Sud, per notare grosse differenze.
In zone più fredde la chioma dell'Olivo può morire completamente ogni tot anni, ma le radici no ed emetteranno polloni. Qui non troverete mai Olivi con tronchi di grosso diametro, ma semmai Olivi a forma "cespugliosa".
Altre piante le cui foglie si possono danneggiare ad una temperatura simile all'Olivo sono il Rosmarino, l'Alloro, l'Oleandro ed il Mirto.


Fico (Ficus carica) e Melograno (Punica granatum) : Anche qui ci troviamo di fronte a due specie Mediterranee, sono però decidue e resistono al freddo un po' meglio dell'Olivo.
Sono buoni indicatori per le conche Appenniniche a quote superiori ai 500 m, per le zone di bassa pianura Padana (ad es. Lomellina, Alessandria, zone piemontesi alla base dell'Appenino Ligure).
La loro rusticità è di circa -12° C (10° F), ma anche a temperature più basse potrebbero non subire grossi danni.
La parte terminale dei nuovi rami di Fico è però poco lignificata e, se l'inverno è rigido, tende a seccarsi e morire. La pianta emetterà foglie dalle gemme sottostanti, senza danni alla produzione.
La fogliazione sarà però più tardiva e non comincerà "dalle punte".
Quindi, anche a temperature sub-letali, possiamo trarre delle informazioni. Il Melograno ha caratteristiche simili, rigetta però più frequentemente dalle radici.

Danni da Gelo sui Fioroni di Fico


Kaki (Diospyros kaki) e Kiwi (Actinidia chinensis) : Queste due specie resistono più o meno sino a -15° C (5° F) e sono buoni indicatori solo per le zone più fredde del Nord Italia (altopiani più freddi). Giovani piante di Kiwi sono notevolmente più sensibili.
Sono probabilmente dei buon indicatori per le pianure del centro Europa.


Mango (Mangifera indica) e Monstera deliciosa : Queste due specie sono molto sensibili al freddo e possono essere delle piante spia solo per le zone costiere più miti d'Italia.
Il Mango subisce gravi danni anche con lievi gelate e, per rimanere in salute, dovrebbe crescere in zone dove le minime invernali scendano solo raramente sotto i 5° C (41° F).
Recentemente sono stati fatti impianti nella fascia costiera della Sicilia (soprattutto nella costa Nord), ma già nella piana di Catania (soggetta ad Inversioni) la coltivazione del Mango presenta dei rischi ed addentrandoci nell'entroterra siculo può sopravvivere solo nei microclimi più miti.
Anche la Monstera è delicata e le sue enormi foglie si danneggiano facilmente con temperature appena sotto il punto di congelamento.

La presenza di queste due piante è indice di una mitezza "fuori media" per l'Italia. Oltre alle coste della Sicilia e del Sud della Calabria, queste due specie potrebbero indicare un microclima particolarmente mite in Sardegna, sulle coste Liguri e Campane.
Altrove, in Italia e senza protezioni, il Mango all'aperto è destinato a morire.


Specie Rustiche, ma utili allo studio dei Microclimi:



Alcune specie non hanno grossi problemi a superare l'inverno italiano, tuttavia possono fornire utili informazioni climatiche sui luoghi in cui sono piantate.


Banano Giapponese (Musa basjoo) : Ultimamente, anche nel Nord Italia, sono diventati frequenti i Banani ad uso ornamentale. Questa specie di Banano, il cui frutto non è commestibile, è infatti resistente al freddo e può sopravvivere anche a temperature minime di -15° C (5° F).
Tuttavia non è l'intera pianta ad aver una simile rusticità, ma solo le radici (ed in parte lo pseudo-fusto).

Le foglie del Banano Giapponese si bruciano (diventano marroni e seccano) anche dopo brevi esposizioni a temperature poco sotto gli 0° C (32° F). Quindi, se in Gennaio noterete dei Musa basjoo con foglie belle verdi, allora vorrà dire che lì il gelo non è ancora arrivato.

Foglie Banano Giapponese dopo il Gelo

Passiflora caerulea : Un discorso analogo a quello fatto appena sopra si può fare anche con questa specie di Passiflora. Qui però la temperatura "soglia"è leggermente più bassa ed anche con punte a -5° (23° F) si potrebbero avere solo danni minori alle foglie.
Se a fine inverno noterete una Passiflora c. con foglie belle e sane, probabilmente vorrà dire che in quel giardino c'è un microclima più mite rispetto a dove altre Passiflora c. siano spoglie o con tutte le foglie ingiallite.


Nespolo Giapponese (Eriobotrya japonica) e Corbezzolo (Arbutus unedo) : Entrambe sono specie sempreverdi rustiche, con foglie coriacee che reggono un gelo piuttosto intenso. Eppure sono delle ottime piante "spia", poiché fioriscono in autunno-inverno ed i loro fiori sono decisamente meno resistente al freddo rispetto al resto della pianta.
Si dice che il Nespolo Giapponese fruttifichi bene solo nell'areale degli Agrumi, tuttavia la specie riesce a portare avanti la fioritura (e l'ingrossamento dei frutticini) anche con temperature proibitive per la maggior parte delle altre specie.
Personalmente ho visto fruttificare Nespoli nella fredda (ed umida) Pianura Padana e danni seri alla produzione si hanno solo con prolungate temperature inferiori ai -5° C (23° F). Un discorso molto simili vale per il Corbezzolo.
Osservando la fruttificazione di queste due specie, potremmo capire il microclima locale.
In alcune zone fruttificheranno in tutte le annate, in altre solo dopo inverni miti, in alcuni posti la fruttificazione sarà abbondante, altrove ci saranno pochi frutti per pianta. Osservando i Nespoli Giapponesi della zona e mettendo insieme tutti questi dati potremo capire dove il freddo è più intenso.
Nel Nord Italia e nelle zone interne del Centro, queste due specie sono dei buoni indicatori.


Fenologia e Clima :


La stretta relazione tra stadio fenologico (stadio di sviluppo) di una pianta e clima è cosa assodata. Ovviamente più una zona è calda e più ci sarà precocità di sviluppo.
Nel determinare lo sviluppo (precocità o tardività) anche le temperature massime avranno un ruolo primario e probabilmente più importante rispetto agli esempi fatti sopra.
Sebbene più o meno tutte le specie siano soggette a questa relazione, alcune lo sono maggiormente ed, anche con piccole differenze termiche, evidenziano anticipi (o ritardi) considerevoli.


Cosa Osservare in Primavera ?


Mandorlo (Prunus dulcis) : Tutte le Rosacea hanno differenze sul periodo di fioritura, ma nel Mandorlo queste differenze diventano abissali. In alcune zone della Sicilia, nelle annate più miti, il Mandorlo può fiorire già ad inizio Gennaio, mentre in buona parte del Nord Italia fiorisce ad inizio Marzo. Ovviamente, tra questi due estremi (ben 2 mesi di differenza) esistono tutte le vie di mezzo, che daranno preziose informazioni.
Sebbene meno del Mandorlo, anche l'Albicocco (Prunus armeniaca) potrebbe essere un buon indicatore. Ad esempio, sulle Rive del Lago Maggiore, l'Albicocco è in fiore circa 2-3 settimane prima rispetto a quelli piantati appena dietro le prime colline, a soli 5-10 km di distanza.
Infine, per le zone fredde, può essere utile osservare dove vi siano maggiori danni da gelate primaverili, dopo un'avvezione di aria gelida in un periodo in cui le piante stiano già vegetando.
Un buon indicatore a questo scopo potrebbe essere l'Ortensia (Hydrangea macrophylla), dato che inizia a vegetare molto presto e le sue foglie si bruciano anche con lievi gelate.


Cosa Osservare in Autunno ?


Kiwi (Actinidia chinensis) : Le specie decidue perdono le foglie nella stagione fredda. In linea di massima, più una zona è fredda e più precoce sarà la caduta delle foglie.
Alcune specie, come la Vite (Vitis vinifera), iniziano ad ingiallire le foglie ben prima che arrivi il primo gelo e forniscono meno indicazioni.
Altre, invece, tendono a tenere le foglie molto a lungo ed, in assenza di gelate, a perderle gradualmente e molto tardivamente.
In zone esenti da gelo (ad esempio la fascia costiera della Liguria) è facile vedere Kiwi con foglie abbastanza sane (magari solo un po' ingiallite) anche in Gennaio, mentre dove gela è la prima brinata che le fa seccare (diventano marroni e si sbriciolano) e cadere in un'unica notte.
Se siamo in queste zone diamo un'occhiata tra ottobre e dicembre e cerchiamo di osservare il periodo di caduta delle foglie. Generalmente più un luogo è freddo e più sarà precoce la prima gelata autunnale.

Insomma, penso si sia capito che il modo più attendibile per fare una mini mappa USDA sia osservare le "piante del vicino", più che piazzare stazioni meteo ad ogni angolo.

Perdita Foglie Kiwi senza Gelo

Perdita Foglie Kiwi dopo la Prima Gelata

Foglie Kiwi dopo la Prima Gelata

Dove Cresce il Tasso (Taxus baccata) o Albero della Morte?

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Il Tasso Comune (Taxus baccata) è una conifera piuttosto diffusa in Italia ed utilizzata sia come pianta isolata, sia come siepe per delimitare i confini. Questa specie è nota anche come "Pianta della Morte" e, nelle prossime righe, capiremo il perché.

Frutto dell'Albero della Morte

Origine e Diffusione :

Taxus baccata è una specie nativa dell'Europa che, grazie alla propria adattabilità, ha colonizzato un areale piuttosto esteso. Oggi è infatti presente, allo stato selvatico, dal Nord del Regno Unito, alla parte centro-meridionale della Scandinavia (indicativamente 63° Parallelo Nord), dalle coste del Mediterraneo come Portogallo, Spagna, Italia, sino al Nord Africa (ad esempio Algeria); il suo limite meridionale è probabilmente rappresentato da Madeira, un'isola portoghese nell'Oceano Atlantico, a largo delle coste del Marocco.
In Italia il Tasso è comune come pianta ornamentale, spesso usata come siepe, ma raro allo stato naturale e presente soprattutto nei boschi montani del Centro Italia, in corrispondenza della zona fitoclimatica del Fagetum.


Botanica e Fisiologia :

Il Tasso Comune è in realtà solo una delle molte specie del genere Taxus, tutte appartenenti alla famiglia delle Taxaceae. Nel Nord America è presente il Taxus canadensis, mentre in Giappone il Taxus cuspidata ed in Cina il Taxus chinensis.

L'Albero della Morte è una specie sempreverde a sviluppo medio, che può raggiungere un'altezza di circa 15-20 m (50-65 ft); tuttavia la crescita è estremamente lenta, motivo per cui lo si ritrova molto spesso ad altezza uomo o poco più. La crescita annua media è di circa 25 cm (10 in), sebbene nei primi anno o nei luoghi poco luminosi possa essere ben inferiore.
La corteccia, di color rossastro, è inizialmente liscia, ma con gli anni tende a fessurarsi, rialzarsi ed a staccarsi sotto forma di scaglie.
Il Tasso ha un portamento espanso a forma piramidale, con rami presenti anche nella parte inferiore del tronco.
Questa pianta è molto longeva e può vivere 600-700 anni, ma talvolta arrivare anche a 2000 anni, un'età quasi da Record.
Le foglie sono aghiformi, lunghe pochi centimetri, disposte "a lisca di pesce" e possono vagamente ricordare quelle del Rosmarino. Il loro colore, soprattutto nella parte superiore, è verde scuro, mentre i nuovi germogli sono più chiari.
Questa conifera è tendenzialmente Dioica, sebbene siano state segnalate popolazioni monoiche. I fiori maschili e femminili (anche se in realtà non sono dei veri fiori) sono, rispettivamente, degli amenti e degli arilli. I primi sono insignificanti, di color bianco o giallo crema, mentre i secondi sono a forma di gemma e di color verde. La fioritura avviene in primavera, tra Marzo e Maggio a seconda del Clima e l'impollinazioneè tipicamente anemofila (ad opera del vento).
Diversamente dalla maggior parte delle conifere il "finto" frutto, non è una pigna, ma una sorta di rivestimento carnoso che contiene un unico seme. Questo "frutto", che somiglia ad una piccola bacca, vira al rosso a maturazione e la sua polpa, diversamente dal seme, è commestibile e non tossica.
I semi vengono facilmente dispersi dagli uccelli, favorendo così la colonizzazione di nuovi posti, lontani dalla pianta madre.
Le radici del Tasso sono inizialmente composte da un unico fittone che scende in profondità, successivamente si ramifica ed ancora saldamente la pianta a terra, oltre a garantire lo sviluppo anche in terreni poveri di acqua.

Il nome "Albero della Morte"è stato coniato in merito al fatto che tutte le parti di questa pianta (ad esclusione della polpa del frutto) sono altamente tossiche e velenose. Il principio attivo è la Tassina, contenuta a concentrazioni diverse nelle varie parti della pianta, con un picco in corrispondenza degli aghi e dei semi. La Tassina ha effetti narcotici e paralizzanti ma, a piccole dosi, è anche utilizzata per combattere alcuni tipi di tumore.
In passato il legno di Tasso era anche utilizzato per costruire utensili da guerra, in primis gli Archi.

Aghi Tasso Comune

Fiori Tasso Comune


Coltivazione, Clima, Esposizione e Riproduzione :

Taxus baccataè una specie adattabile
, resistente sia al freddo che alla siccità, inoltre è piuttosto tollerante anche nei confronti dei patogeni. Questa pianta ama particolarmente ambienti freschi ed umidi, tipici dei sottoboschi; può vivere e svilupparsi correttamente anche in ambienti ombrosi, ma non subisce danni neppure se esposta tutto il giorno al Sole.
Il terreno ideale è fresco, ricco di humus e di sostanza organica, tuttavia è adattabile a diversi tipi di suoli. La concimazione, di norma, non è indispensabile, così come le innaffiature estive.

La moltiplicazione avviene solitamente per semina. I semi possono rimanere vitali per circa 4-5 anni ed impiegano molto tempo prima di germinare, difficilmente lo fanno prima di un anno e solitamente ne richiedono circa un paio.
Questi semi hanno bisogno del freddo invernale per rompere la dormienza e la germinazione avviene con una temperatura di circa 15° C (59° F) e non sembra essere stimolata dalla luce.
Lo sviluppo iniziale della pianta è estremamente lento e, durante i primi anni, potrebbe crescere solo 4-5 cm all'anno (2 in).
Comune, ed anche più veloce, è la riproduzione tramite talea o per polloni.

Data la sua "lentezza", il Tasso si può coltivare agevolmente anche in vaso; tuttavia, se si volesse mettere in terra per aver un albero, converrà prendere degli esemplari già di qualche anno e non più bassi di mezzo metro (20 in).

Foglie e Rami Taxus baccata

Arillo Taxus baccata

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