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Vite Americana (Parthenocissus quinquefolia) e Vite Canadese (Ampelopsis brevipedunculata) - Coltivazione e Differenze

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Chi di voi non ha mai ammirato un paesaggio autunnale, in cui le foglie degli alberi si tingono di tonalità accese ?

Ecco, probabilmente è proprio questa la stagione in cui la Vite Americana (Parthenocissus quinquefolia) si distingue tra le altre specie.
Le sue foglie, in autunno, si colorano di un bel rosso intenso, risaltando sulle piante a cui si aggrappano che, solitamente, hanno sfumature più tenui, tendenti al giallo.

Quali sono le differenze tra la Vite Americana (Parthenocissus quinquefolia) e la Vite Canadese (Ampelopsis brevipedunculata) ? Come si riconoscono ? Come si possono coltivare ?

Parthenocissus quinquefolia


Origine, Diffusione ed Habitat :

La Vite Americana è nativa del Nord America, in particolar modo della parte orientale degli Stati Uniti, caratterizzata da un clima molto più umido, rispetto agli stati ad Ovest delle Montagne Rocciose.
La Vite Canadese, contrariamente a quanto possa far credere il nome, è originaria dell'estremo oriente (Cina e Giappone) e fu introdotta in America solo nel 1870, da dove si espanse sino a colonizzare il Canada.

Entrambe le specie sono altamente infestanti e sono ormai inselvatichite in quasi tutte le zone temperate del Mondo, Europa compresa.
Crescono in zone umide, ai margini dei boschi, lungo i letti dei ruscelli o laddove riescano a trovare appigli su cui arrampicarsi; in alternativa crescono strisciando per terra.

Nel Nord Italia la Parthenocissus quinquefolia è ormai naturalizzata, mentre la "sorella canadese"è più comune come pianta ornamentale, per abbellire porticati o ringhiere.


Come Distinguere la Vite Americana dalla Vite Canadese ?

Le due specie vengono frequentemente confuse, poiché a prima vista le somiglianze sono molte, sia nel portamento, sia nella forma.

Ciononostante basta osservare le foglie : nella Vite Canadese sono trilobate, con lobi poco accentuati e ricordano molto le foglie del Fico; nella Vite Americana, invece, le foglie sono penta-lobate, con lobi così accentuati che sembrano esser petali di un fiore, inoltre sono più sottili.

La Vite Americana ha un portamento più snello ed i suoi tralci crescono più rapidamente, inoltre può raggiungere un'altezza superiore, rispetto alla Vite Canadese.

La Vite Canadese è priva di ventose sui viticci ed ha una maggiore resistenza al gelo.

Foglie Vite Americana

Foglia Vite Canadese

Com'è Fatta la Vite Americana ? - Botanica e Fisiologia

Sia la Vite Americana (Parthenocissus quinquefolia), che la Vite Canadese (Ampelopsis brevipedunculataAmpelopsis glandulosa var. brevipedunculata) appartengono alla famiglia delle Vitaceae, di cui fa parte anche l'Uva da Vino (Vitis vinifera).

Entrambe le specie sono piante rampicanti decidue che, in natura, possono crescere molto velocemente, fino a diversi metri di nuova vegetazione ogni anno.
Le foglie hanno dimensioni medie e dalla forma descritta appena sopra.
Entrambe le Viti sono dotate di viticci che permettono loro di aggrapparsi agli alberi; ma solo la Vite Americana ha delle ventose nella parte terminale dei viticci, le quali permettono una migliore adesione al legno delle piante.

Frutticini Vite CanadeseLa Vite Americana può raggiungere un'altezza superiore ai 30 m (98 ft), mentre la Vite Canadese supera raramente i 6 m (20 ft).
L'infiorescenzaè portata dai nuovi tralci (quelli emessi in primavera) ed è composta da fiori piccoli, verdastri ed abbastanza insignificanti.
Il grappolo della Vite Americana è formato da acini piccoli, bluastri e meno numerosi rispetto all'Uva "classica". Ogni frutto contiene 1-2 semi. I frutti contengono Acido ossalico, tossico per l'uomo, ma non per gli uccelli che, mangiando questi acini, aiutano a disperdere i semi nell'ambiente, favorendo la diffusione della specie.
La Vite Canadese produce un frutto simile, ma con bacche leggermente più grandi, che maturano sfalsate; non è raro vedere grappoli con acini verdi, blu, gialli e neri nello stesso momento.
Il tronco è brunastro e, con l'età, tende a sfaldarsi.

Frutti Vite Americana

Ampelopsis brevipedunculata

Tronco Ampelopsis brevipedunculata


Come Crescere la Vite Americana ? - Coltivazione, Clima, Esposizione e Cure

Parthenocissus quinquefoliaè una specie rustica ed infestante, che spesso soffoca la vegetazione sottostante. La sua espansione incontrollata è permessa grazie all'enorme adattabilità; può infatti crescere con un'esposizione a mezz'ombra, così come in pieno Sole, preferisce terreni fertili, ma cresce bene (e rapidamente) anche in terreni poveri, sia acidi che alcalini.

Entrambe le specie hanno un'ottima resistenza al freddo, ma è maggiore nella Ampelopsis glandulosa var. brevipedunculata che, infatti, riesce a spingersi più a Nord, sino al centro del Canada.

In altre parole è una pianta che non ha bisogno di cure e, dopo averla piantata, non bisognerà nè annaffiarla, nè concimarla e, anche se lasciata a sé, si svilupperà alla perfezione.
L'unica cosa da fare, a meno di non volerla ovunque nel giardino, sarà potare.
La potatura va effettuata a fine inverno (o comunque quando la pianta è spoglia), rimuovendo tutti i tralci indesiderati ed accorciando a piacere quelli selezionati; non preoccupatevi, la Vite Americana tollera potature drastiche.

La specie si propaga efficacemente tramite polloni o facendo radicare i tralci che toccano terra, motivo che rende difficile la sua eradicazione.

Un ultimo consiglio: sappiate che se vorrete far crescere la Vite Americana su di un muro, per abbellirlo, poi diventerà un problema qualora voleste toglierla.
In molti casi si dovrà necessariamente rimuovere l'intonaco, un po' come avviene con l'Edera.

Vite Canadese Ampelopsis brevipedunculata

Vite Americana Naturalizzata
Parthenocissus quinquefolia autunno


Come Coltivare il Corbezzolo (Arbutus unedo)? Dove Può Crescere in Italia?

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Volete una pianta che sia sempreverde, ornamentale, rustica e che produca pure dei frutti commestibili ?
Allora la scelta giusta potrebbe essere il Corbezzolo (Arbutus unedo), una tipica pianta Mediterranea che, soprattutto in autunno, ci rallegrerà le giornate, fiorendo tra cieli grigi, freddi ed uggiosi, tipici di questa stagione.

Nelle prossime righe conosceremo un po' meglio l'albero del Corbezzolo e vi fornirò qualche consiglio utile per la sua coltivazione.

Arbutus unedo

Origine, Diffusione ed Habitat Naturale :

Il Corbezzolo (Arbutus unedo), noto anche come Albatro, è una pianta nativa del bacino Mediterraneo occidentale, dalla Grecia sino alla Spagna. Tuttavia, diversamente da altre specie mediterranee, si spinge anche più a Nord, in zone a clima oceanico, come le miti coste dell'Irlanda. 

Oggigiorno il Corbezzolo è diffuso e naturalizzato in tutta la macchia Mediterranea ed, in Italia, è spesso utilizzato come pianta ornamentale o pianta da siepe.

Arbutus unedo è la specie simbolo della Sardegna, nonché dell'Italia. Questo perché il Corbezzolo ha, nello stesso periodo dell'anno, foglie (verdi), fiori (bianchi) e frutti maturi (rossi), ricordando così il tricolore italiano. 

Il Corbezzolo vive in luoghi aridi, sassosi ed assolati, come pendii aperti verso il mare.
Nel suo habitat naturale gli inverni sono miti ed umidi, mentre le estati sono calde, con precipitazioni molto scarse.
Arbutus unedo cresce come individuo isolato o, più spesso, in consociazione con altre specie mediterranee come Mirto, Leccio e Lentisco.

Nuove Foglie Corbezzolo

Nuova Vegetazione Arbutus unedo

Rami Corbezzolo

Com'è Fatta la Pianta del Corbezzolo ? - Botanica e Fisiologia

Il Corbezzolo (Arbutus unedo) è una pianta sempreverde appartenente alla famiglia delle Ericaceae, che annovera al proprio interno numerose specie, per lo più acidofile (es, Rododendri  e Mirtilli).
Il nome della specie (A.unedo) deriva dall'unione di due parole (unum = uno e edo = mangio, cioè "ne mangio uno solo") e si riferiscono al frutto, suggerendo che esso sia si commestibile, ma se ne sconsiglia di mangiarne più di uno per volta.

Nei paesi anglosassoni il Corbezzolo è noto anche come Strawberry tree (Albero delle Fragole), per via della vaga somiglianza tra i suoi frutti e le fragole.

Arbutus unedo è una specie arborea a crescita rapida che, nelle condizioni ideali, può occasionalmente raggiungere un'altezza di 8-10 metri (26-33 ft), tuttavia è frequente trovare corbezzoli di dimensioni assai più contenute.
Il portamento del Corbezzoloè generalmente arbustivo, con diversi tronchi che partono dalla base e con fogliame presente anche nella parte bassa della pianta, ciononostante si può coltivare anche come albero a singolo tronco. La chioma è espansa e particolarmente densa.

Il Corbezzolo, data l'elevata vigoria e velocità di crescita, è tra le prime piante a ripopolare un bosco dopo il passaggio di un incendio. Inoltre, anche se il fuoco distrugge tutta la parte aerea, dalle gemme situate sulle radici o sul colletto (la zona a cavallo tra radici e tronco) rispunteranno nuovi rami che, con gli anni, riformeranno l'intera chioma.

Le foglie del Corbezzolo sono ovali, coriacee, dal margine seghettato, con internodi corti e, da adulte, sono di color verde scuro. Esse sono disposte lungo l'intero ramo, ma più concentrate all'estremità della nuova vegetazione.
Le giovani foglie (quelle dei rami in allungamento) sono più tenere, soffici e con un colore variabile dal verde chiaro, sino all'arancione.

Fiori Arbutus unedoLe infiorescenze compaiono sull'apice della nuova vegetazione già in estate, ma il loro sviluppo è lento e si dovrà attendere ottobre per la fioritura.
I fiori di Corbezzolo sono raggruppati in pannocchie penduli, ognuna delle quali ne contiene in media 15-20. I fiori sono piccoli, di color bianco (talvolta rosa) ed hanno una forma "a campana", tipica delle Ericacee.
Fioritura Arbutus unedoLa fioritura avviene nel periodo autunno-invernale, indicativamente tra i mesi di ottobre e dicembre, ma è piuttosto scalare e, talvolta, si protrae anche fino a gennaio-febbraio.
Le antere (parte maschile del fiore) producono molto polline ed attirano numerosi insetti pronubi. Dai fiori di Corbezzolo si ricava l'ultimo miele di stagione, particolarmente pregiato anche perché, in molte zone d'Italia, nel periodo di fioritura fa troppo freddo affinché le api visitino i fiori e l'impollinazioneè relegata ai meno freddolosi Bombi (che però non producono miele).
I fiori di questa pianta sono generalmente autofertili ed anche un esemplare isolato può fruttificare abbondantemente.

Le bacche del Corbezzolo sono di forma sferica, con un diametro di circa 2 cm (0.8 in) ed, a maturazione, virano al colore rosso acceso.

Ma com'è il sapore del frutto del Corbezzolo ?
Sebbene il nome latino suggerisca di mangiarne uno solo, questi frutti sono eduli e con un gusto particolare. Sicuramente non sono saporiti come una ciliegia o un'albicocca, ma si lasciano mangiare. La polpa è "pastosa", abbastanza asciutta, priva di acidità ed in essa sono immersi numerosi semi piccolissimi, i quali conferiscono al frutto una consistenza "granulosa".
Probabilmente, se mangiati come frutta fresca, non sono squisiti e difficilmente ne farete scorpacciate; tuttavia sono ottimi per la produzione di marmellate e confetture.
Detto questo, 4-5 frutti di Corbezzolo si possono mangiare tranquillamente, fosse anche per provare un gusto "diverso" dal solito.

La fruttificazione del Corbezzolo è scalare ed avviene in autunno, in concomitanza della fioritura (forse solo leggermente prima). Perciò lo sviluppo del frutto è molto lento e, dalla fioritura alla maturazione, passa circa un anno.

Il tronco ed i rami vecchi sono di color marrone chiaro e, con l'età, tendono a sfaldarsi longitudinalmente. I legno dei nuovi rami e le relative gemme hanno invece un colore rossastro, che risalta tra la vegetazione.
Frutto Aperto Corbezzolo
L'apparato radicaleè ben sviluppato ed esteso, con un fittone centrale che può raggiungere profondità ragguardevoli. Per questa ragione è meglio evitare di trapiantare grossi esemplari e, per la coltivazione in vaso, è consigliabile l'utilizzo di grossi vasi. Il Corbezzolo è una pianta longeva, che può tranquillamente superare i 100 anni di età ed esemplari secolari, incendi permettendo, non sono affatto rari.

Fioritura Corbezzolo



Gemme Corbezzolo
Tronco Arbutus unedo
Dove Piantare il Corbezzolo ? - Coltivazione, Clima, Esposizione, Potatura e Cure.

Il Corbezzolo (Arbutus unedo) è si una pianta mediterranea e termofila ma, rispetto ad altre specie, riesce a spingersi anche nell'entroterra e, soprattutto nel Sud Italia, cresce addirittura in bassa montagna, in Sicilia sino a quote di 800-900 metri (2600-2900 ft).

La specie ha una buona resistenza al freddo e può sopportare temperature minime di circa -15° C (5° F), che equivalgono ad una zona USDA 7; si può perciò coltivare con successo in quasi tutto il Nord Italia.
Tuttavia, sebbene possa crescere anche in zone molto fredde, la fioritura è spesso danneggiata dal gelo e, laddove le temperature siano frequentemente inferiori ai -5° C (23° F), la fruttificazione potrebbe essere scarsa o nulla.

Il Corbezzolo è una pianta che ama posizioni assolate, sebbene possa svilupparsi anche con esposizioni a mezz'ombra. Detto questo, per la piantumazione è meglio scegliere un angolo di giardino riparato e che riceva il maggior numero di ore di Sole al giorno, il quale permette una fioritura più copiosa ed uno sviluppo più omogeneo ed armonioso.
Piante coltivate in posizioni ombrose hanno crescita stentata, fioriscono poco o nulla e, dato l'elevato fototropismo della specie, crescono storte, in cerca dei raggi solari.

Arbutus unedoè una specie xerofila, in grado di prosperare in ambienti semi-desertici, in cui la siccità si protrae a lungo.
Nei climi Mediterranei, in estate, potrebbe non piovere per mesi e le piogge riprendere solo in autunno; forse non è un caso che il Corbezzolo si sia evoluto per fiorire in autunno (e non in primavera), così da potersi permettere una sorta di stasi vegetativa durante il periodo più torrido dell'anno.

Il Corbezzolo preferisce terreni sabbiosi e silicei, che solitamente sono sub-acidi; tuttavia, rispetto ad altre Ericacee, Arbutus unedo si dimostra ben più adattabile e cresce anche in suoli neutri o leggermente alcalini.
Il terreno del proprio habitat è spesso povero e sassoso; per questo motivo riesce a crescere, fiorire e fruttificare senza alcuna concimazione, anche se piantato in terreni poco fertili.

La specie è rustica e, oltre a non richiedere concimazioni ed innaffiature, non ha bisogno neppure dei trattamenti antiparassitari, poiché gli attacchi da parte dei patogeni sono sempre piuttosto lievi e si risolvono da soli.
Le nuove foglie possono essere infettate dagli Afidi, mentre quelle vecchie possono essere colpite da funghi che causano la Fumaggine.

Afidi sulla Nuova Vegetazione Arbutus unedoIl Corbezzolo è facile da potare, basterà rimuovere i rami che si intrecciano, sfoltire la chioma e, nei primi anni di vita, selezionare la forma voluta, lasciando uno o più tronchi.
La specie tende a svilupparsi sotto forma di cespuglio, ma rimuovendo i polloni in eccesso si potrà farla crescere anche come pianta a singolo fusto. Un'altra forma di allevamento esteticamente bella, prevede di lasciar sviluppare la pianta su tre tronchi, disposti con un angolo di 120° l'uno dall'altro, facendo iniziare la ramificazione a circa 1 metro (3.3 ft) dal suolo.
Ad ogni modo il Corbezzolo è estremamente versatile e resistente alla potatura (anche capitozzatura), tanto che la specie può essere impiegata anche come pianta da siepe.
Si può potare in qualsiasi periodo dell'anno, preferendo periodi senza grossi estremi di temperatura; tuttavia una potatura drastica comprometterà seriamente la fruttificazione dell'anno; ricordatevi che i fiori spuntano solo all'apice dei nuovi rami.

Arbutus unedo cresce su dirupi scoscesi, in prossimità delle coste. Per questo motivo è abituato ad essere sferzato da forti venti ed a sopravvivere in presenza di salsedine, inoltre è tollerante anche nei confronti dell'inquinamento atmosferico e può essere piantato anche in grosse città.

Infiorescenza in Estate

Infiorescenza in Settembre

Fioritura Arbutus unedo
Fruticini in Marzo Arbutus unedo

Frutticino in Giugno Corbezzolo


Come Moltiplicare il Corbezzolo ? - Tecniche di Propagazione e Varietà

Un metodo di riproduzione semplice, ma che non consente di ottenere un clone della pianta madre (clicca qui per dettagli), è la semina.
I semi vanno interrati, a poca profondità, verso fine inverno. Dopo aver seminato, evitate che il terreno si asciughi e, in primavera inoltrata (Maggio), spunteranno le nuove piantine. Esse, in un primo periodo, cresceranno piuttosto lentamente e saranno delicate; bisognerà collocarle in una posizione luminosa, evitando il pieno Sole e far trascorrere loro il primo inverno in serra.
Si potranno piantare in piena terra quando avranno raggiunto un'altezza di circa 20 cm (8 in), indicativamente la primavera successiva.

Il Corbezzolo si propaga anche per Talea, prelevando i nuovi rami della stagione, lunghi circa 25 cm (10 in) ed interrandoli tra Novembre e Febbraio.
La radicazione è lenta e meno efficiente rispetto ad altre specie, la percentuale di successo è abbastanza bassa e, in molti casi, è consigliabile utilizzare ormoni radicanti.

La specie ha la tendenza ad emettere polloni dalle radici, basterà dunque "zappare" attorno al pollone ed estrarlo con le proprie radici. In questo caso sarà già pronto per essere trapiantato altrove.


Nel corso degli anni, la selezione di nuove Cultivars è sempre stata indirizzata all'ottenimento di piante "più belle", con fiori più numerosi e grossi, con fogliame più ornamentale etc.
Purtroppo non c'è mai stata una reale volontà di selezionare cloni con frutti grossi, meno insipidi e più gustosi. Per questo motivo, come pianta da frutto, non ci sono grosse differenze tra le Cultivars.

Di seguito indicherò qualcuna tra le varietà più comuni e/o particolari :

  • Compacta: ha la peculiarità di avere dimensioni contenute, raggiungendo a stento i 2 m (6.6 ft). Adatta per piccoli giardini o per la crescita in vaso.
  • Elfin King : è forse l'unica varietà con frutti leggermente più gradi e dolci. Anche questo clone ha uno sviluppo non eccessivo ed entra presto in produzione.
  • Rubra : varietà che si differenzia per i fiori che sono di color rosa intenso.
  • Croomei : fruttificazione costante e fiori rossi.

Insomma il Corbezzolo è una pianta che proviene direttamente dalla nostra macchia Mediterranea, ma che può crescere più o meno ovunque in Italia, inoltre ci produce frutti eduli, non richiede attenzioni particolari ed è molto ornamentale.
Quindi, cosa aspettate a compralo ??

Corbezzolo a Barcellona

Frutti Maturi ed Immaturi Arbutus unedo

Fiori Visti dal Basso Corbezzolo

Corbezzolo in Fiore

Frutti e Fiori Arbutus unedo

Coltivazione della Gardenia - Esposizione, Cure e Clima

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Molti di voi avranno sentito parlare della Pianta della Gardenia, tuttavia Gardenia è in realtà un genere vegetale che, tra l'altro, è piuttosto grande e conta al suo interno oltre 200 specie.
La "classica" Gardenia, che vediamo in vendita nei vivai e che coltiviamo in vaso sul balcone o all'interno di casa, è la Gardenia jasminoides (sinonimo Gardenia augustaGardenia grandiflora), una specie ornamentale che produce fragranti fiori color bianco.

Nelle prossime righe capiremo come (e dove) coltivare la Gardenia in Italia, quale sia la sua resistenza al freddo invernale, come potarla e curarla.

Fiore Gardenia jasminoides


Origine e Diffusione :

Il genere Gardenia, nominato così in onore del botanico americano Alexander Garden (1730-1791), è diffuso su un areale molto esteso che comprende le zone tropicali e subtropicali di Asia, Africa e di molte isole dell'oceano Pacifico (es. Isole Fiji).

La Gardenia jasminoides, la specie più diffusa a livello ornamentale, è nativa del Sud-Est Asiatico e la si trova spontanea in Vietnam, Korea, Sud della Cina e del Giappone.

In Cina la Gardenia è coltivata da migliaia di anni, mentre arrivò in Inghilterra solo nel 18th secolo e da lì si diffuse nel resto d'Europa.

Ai nostri giorni è presente, oltre che nei luoghi d'origine, in quasi tutte le aree tropicali o subtropicali del mondo.
La Gardenia si può piantare anche nelle zone temperate calde mentre, nei luoghi più freddi, è spesso coltivata in vaso e riparata in casa durante l'inverno, anche perché si presta meglio di altre specie alla coltivazione in appartamento.


Com'è Fatta la Pianta della Gardenia ? Botanica e Fisiologia

La Gardenia jasminoides appartiene alla famiglia delle Rubiaceae, la stessa della pianta del Caffè (Coffea arabica) e la parentela tra queste due specie è più che evidente nella forma delle foglie.

La Gardenia comune è una pianta sempreverde a portamento cespuglioso, con uno sviluppo abbastanza limitato, specie se coltivata in vaso.
Se una pianta di Gardenia è piantata in piena terra, in un suolo fertile, con la giusta esposizione e quantità di acqua, ovvero cresce nelle condizioni ideali, può raggiungere un'altezza di circa 2 m (6.5 ft) ed estendersi altrettanto in larghezza. Tuttavia raggiungerà queste dimensioni solo dopo anni, poiché la crescita è particolarmente lenta.

Altre specie di Gardenia più tropicali, come la Gardenia brighamii (endemica delle Hawaii) o la Gardenia taitensis (Polinesia), si sviluppano più a forma di albero e possono superare i 5 metri di altezza (16 ft).

Boccioli GardeniaLe foglie della Gardenia sono di medie dimensioni, hanno color verde scuro ed una forma ovale; inoltre il margine superiore è altamente ondulato, assumendo un andamento a "zig zag".
La somiglianza tra le foglie di Gardenia e di Caffè è davvero notevole.
Le nuove foglie sono di color verde più tenue, mentre quelle vecchie ingialliscono e cadono. Una perdita contenuta delle foglie è fisiologica e rappresenta il normale rinnovo.
Se però buona parte delle foglie sono gialle e la crescita è stentata, allora c'è sicuramente un problema che, nella maggior parte dei casi, riguarda il terreno (ad esempio un pH troppo alto od un eccesso idrico che provoca ristagno).

I fiori della Gardenia jasminoides sono color bianco latte, possono essere singoli o, più frequentemente, doppi e sbocciano da gemme situate all'apice della vegetazione. Questi fiori possono essere solitari o, più raramente, raggruppati in piccole infiorescenze ed emanano una piacevole fragranza.
I fiori di Gardenia hanno anche oltre 10 petali, che tendono a circondare le antere e, se non fosse per i petali di maggior spessore, potrebbero ricordare i fiori delle Rose.

La fioritura è abbastanza prolungata ed, in Italia, si protrae per un paio di mesi ed oltre, tra tarda primavera ed inizio estate. I singoli fiori hanno una vita media di appena 5-7 giorni, ma si aprono in maniera scalare, coprendo l'arco temporale menzionato poco sopra.
Nei climi più idonei ed in piante in ottima salute, si può avere una seconda (e meno cospicua) fioritura in autunno.

Le piante coltivate nei Vivai (in serra) possono fiorire anche in Febbraio/Marzo e, in molti casi, vengono "pompate" per aver una fioritura abbondante, anche se sono ancora piccole e cresciute in vasi sproporzionati ed angusti.
Il primo consiglio è di rinvasare subito e di stimolare la produzione di nuove foglie, anche se non è raro che l'anno seguente la fioritura sia scarsa o nulla.
Le gemme a fiore sono presenti sin dall'anno precedente, in inverno esse sono gonfie ed in attesa del rialzo termico per potersi aprire.

I frutti sono delle bacche formate da una polpa che contiene numerosi semi marroni.

Le radici delle Gardenie hanno una discreta estensione, ma rimangono piuttosto superficiali e, piante affrancate, non gradiscono trapianti da una posizione all'altra.
Gardenia jasminoides è una pianta poco longeva che, anche nelle migliori condizioni di crescita, fatica a vivere più di 50 anni e spesso muore ad un'età inferiore.

Fiore Gardenia jasminoides

Foglie Gardenia

Dove Piantare la Gardenia ? - Coltivazione, Esposizione, Clima, Potatura e Cure

La Gardenia appartiene alla categoria delle Piante Acidofile, solitamente piuttosto esigenti in quanto a terreno ed esposizione.
La specie gradisce un terreno leggero, ricco di nutrienti, drenante, ma in grado di trattenere l'umidità e soprattutto acido (pH compreso tra 5 e 6); cresce bene in terreni simili a quelli in cui prosperano Camelie e Rododendri.
In suoli alcalini e/o argillosi le Gardenie hanno difficoltà ad assorbire in nutrienti e vanno presto incontro a deperimento, fino a morire.
Il pH del suolo si può (leggermente) modificare utilizzando concimi per acidofile od aggiungendo aghi di pino e foglie di faggio.

La classica Gardenia è considerata piuttosto sensibile al freddo, tuttavia non è strettamente tropicale e la si può coltivare all'aperto con successo in diverse zone d'Italia (Nord compreso).
La resistenza al freddo è influenzata da molteplici fattori (durata, entità, umidità etc.), tuttavia si può genericamente affermare che non ci dovrebbero essere grossi problemi sino a temperature minime di -6° C (21° F). La temperatura limite di danno dovrebbe essere compresa tra -7° e -9° C (19-16° F), a seconda della frequenza e della durata del gelo. Sotto questa soglia il danno potrebbe essere tale da uccidere la pianta.
Negli ultimi anni alcune varietà (es. Kleim's Hardy Gardenia e Frost Proof) sono state pubblicizzate come "Gardenie Resistenti al Gelo", affermando che potessero resistere senza danni a temperature di -12° C (10° F) o inferiori. Personalmente credo che questi numeri debbano essere validati nel proprio giardino, tenendo conto che, pur di vendere, una minima differenza di rusticità possa venir esaltata oltremodo.
In ogni caso, se la si volesse coltivare in una zona limite, sarà essenziale progettare una buona struttura di protezione dal freddo; cosa non troppo difficile date le dimensioni contenute della specie.
Anche prolungate esposizioni a temperature superiori ai 32° C (90° F) possono far entrare le piante in uno stato di sofferenza.

Gardenia jasminoides ama la luminosità, ma non gradisce una posizione troppo assolata. Diciamo che, in linea di massima, le Gardenie vanno piantate scegliendo un'esposizione a mezz'ombra, in cui non ricevano i raggi solari diretti durante le ore centrali della giornata.
Quanto detto diventa fondamentale in zone con estati secche, soleggiate e calde. Un'esposizione in pieno sole potrebbe danneggiare le foglie e limitare lo sviluppo.
Un'ottima soluzione per piantare una Gardenia è scegliere una posizione che sia a Nord rispetto ad un edificio od ad un grande albero ad alto fusto; in questo modo, prenderà Sole diretto nelle prime ore del mattino e al tramonto, evitando il "Sole di Mezzogiorno".
Ricordatevi che se le coltivate in casa durante l'inverno, non facendo ricevere loro Sole diretto,  quando le rimetterete all'aperto per la bella stagione, dovrete (ri)acclimatarle gradualmente alla luce solare.

La Gardenia è poco resistente alla siccità e vuole terreno umido, ma non zuppo; si dovrà quindi innaffiare regolarmente, ma non troppo abbondantemente.
L'irrigazione dovrebbe essere fatta evitando di bagnare foglie e fiori, i quali andrebbero più facilmente incontro a marciumi ed infezioni; inoltre è importante non usare acqua troppo calcarea, che innalzerebbe il pH del terreno. L'ideale è irrigare con acqua piovana.

La concimazione è sempre gradita, soprattutto ad inizio primavera. Per concimare è consigliabile utilizzare uno dei tanti concimi per acidofile che si trovano in commercio, ricordandosi di evitare di concimare con la cenere, la quale è basica ed innalza il pH del suolo.
In terreni non prettamente acidi può essere utile usare concimi addizionati con chelati di ferro, i quali permettono un miglior assorbimento degli ioni ferro da parte delle radici.

La potatura non è essenziale, tuttavia è utile per contenere lo sviluppo. In questo caso conviene potare ad anni alterni, rimuovendo i rami secchi, maldisposti o troppo lunghi.
Sarebbe meglio eseguire la potatura a metà estate, dopo la fioritura, in modo tale che, tra tarda estate ed autunno, si possano riformare i boccioli, che sbocceranno nella stagione successiva.

Gemme a Fiore Gardenia jasminoides

Pianta Gardenia in Primavera


Coltivazione in Vaso ed in Casa - Problemi e Soluzioni

La Gardenia, grazie all'apparato radicale non troppo voluminoso ed allo sviluppo limitato, si può coltivare con buoni risultati anche in vaso.
Il vaso deve però essere delle giuste dimensioni e, almeno una volta ogni due anni, si dovrebbe rinvasare (in primavera) in vasi via via più capienti, utilizzando terreno per acidofile.
Questa specie, come detto in precedenza, tollera meglio di altre l'ambiente dell'interno di una abitazione; tuttavia, rispetto alle classiche "Piante da Appartamento", si dovranno utilizzare semplici trucchetti:

  • Posizionare il vaso vicino ad una finestra esposta a Sud o comunque in un luogo luminoso
  • Non mettere il vaso vicino a fonti di calore come termosifoni o stufe
  • Evitare gli sbalzi termici (es. vicino ad una zona di passaggio tra interno ed esterno casa)
  • Mantenere umide le foglie nebulizzando con acqua (l'ambiente di casa è troppo secco)
  • Bagnare il terriccio quando è asciutto, evitando dannosi ristagni idrici

Di seguito indicherò i più comuni problemi che si riscontrano nel coltivare le Gardenie:

Se la pianta ha foglie gialleè probabile che abbia difficoltà nell'assorbimento di microelementi. Questo non vuol necessariamente dire che manchino, ma potrebbero essere presenti in una forma non assimilabile, come nel caso della clorosi ferrica (che avviene quando il pH è troppo alto), che è indotta da un limitato assorbimento di ferro. Per risolvere il problema dovrete acidificare il terreno.
Talvolta le foglie ingiallite possono essere anche sintomo di stress idrici (es. carenza di acqua).

Se i boccioli fiorali cadono prima di aprirsi, il problema potrebbe ricollegarsi a forti sbalzi termici.

Se non si formano i boccioli, potrebbe essere dovuto ad una mancanza di nutrienti, ad una carenza di luce (es. ombra scura) od ad un eccesso di concimazioni azotate. 

Se marciscono le radiciè perché il terreno non è sufficientemente drenante o le annaffiature sono troppo abbondanti.


Fiore appassito Gardenia


Come Si Riproduce la Gardenia ? Quali Sono le Migliori Varietà ?

La Gardenia si propaga prevalentemente tramite talea. In primavera si taglia l'apice di un ramo (circa 6 cm o 2.4 inch), meglio se tenero e verde. Poi si devono togliere tutte le foglie ad eccezione di un paio sulla punta, interrare il ramo in terriccio per acidofile mischiato con sabbia, torba ed ormoni radicanti.
Dopodiché posizionare il vasetto in un ambiente luminoso (ma senza sole diretto), mantenendo il terreno (e l'ambiente) umido ed una temperatura di circa 20° C (68° F). La radicazione dovrebbe avvenire nel giro di 6-8 settimane.
La moltiplicazione per semina è poco usata, poiché più lenta. In questo caso si semina in autunno, aspettando il germogliamento primaverile.
La Gardenia si può riprodurre anche tramite margotta.


Esistono innumerevoli cultivars di Gardenia, di seguito cercherò di fare un breve elenco di quelle più popolari o particolari :


  • Gardenia jasminoides "Golden Magic" : si caratterizza per un portamento compatto ed una buona tolleranza al caldo, ma la sua peculiarità è il fiore che, sebbene all'inizio sia bianco, a sviluppo ultimato è color giallo oro.
  • Gardenia jasminoides "Four Seasons" : varietà che si differenzia per aver un periodo di fioritura più lungo rispetto alla specie tipo.
  • Gardenia jasminoides "Belmont" : cultivar dal portamento espanso, che produce fiori con molti petali. Questo clone è spesso utilizzato per recidere i fiori, a scopi decorativi.
  • Gardenia jasminoides "Aimee" : clone noto per la produzione di fiori a forma di rosa di dimensioni notevoli.
  • Gardenia jasminoides "White Gem" : varietà nana, che solitamente non supera i 60 cm (24 in), ideale per essere coltivata in vaso.
  • Gardenia jasminoides "Radicans"  : selezione a portamento assurgente e dotata di foglie più piccole rispetto alla specie tipo.
  • Gardenia jasminoides "Variegata" : come suggerisce il nome, ha foglie variegate: gialle e verdi.
  • Gardenia jasminoides "Chuck Hayes" : nota sia per la sua resistenza al freddo, sia per l'attitudine a rifiorire in autunno.
  • Gardenia jasminoides "Pinwheel" : cultivar resistente al gelo, che produce fiori con solo 6 petali, dalla forma stretta ed allungata. 

Spero di aver stuzzicato la vostra curiosità e che, ripensando a quell'angolo piuttosto ombroso del vostro giardino, vi venga voglia di comprare una graziosa pianta di Gardenia che, con qualche attenzione, regalerà fiori profumati per quasi 3 mesi all'anno.

Fioritura Gardenia jasminoides

Fiore di Gardenia jasminoides

Cosa Sono i Muschi (Briofite) ? Com'è Fatta la Pianta del Muschio ?

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Se volessimo guardare all'evoluzione dei vegetali, i Muschi (noti anche come Briofite) rappresenterebbero l'anello di congiunzione tra le Alghe e le Pteridofite (es. Felci).

Le Alghe, da non confondere con le piante acquatiche, sono organismi (spesso unicellulari) privi di tessuti specializzati (radici, fusto etc.); le Felci sono invece organismi pluricellulari dotati di tessuti vascolarizzati, che permettono loro un maggiore sviluppo verticale ed un più efficiente trasporto di acqua. 

I Muschi si collocano a "metà strada"; essi sono organismi pluricellulari che, diversamente dalle Alghe, hanno tessuti specializzati, ma non hanno un vero e proprio sistema vascolare, come invece avviene nelle Felci.
Il Muschio, per il proprio sviluppo, è totalmente dipendente dall'acqua e non può sopravvivere in luoghi perennemente aridi e secchi.

Alghe, Muschi e Felci sono piante crittogame, ovvero prive di organi riproduttivi visibili; non hanno quindi né fiori, né frutti, né semi.

Muschio nel Sottobosco

Cos'è il Muschio ? - Confronto tra Specie 

Le Briofite (Bryophyta) sono un gruppo di piante molto numeroso, che annovera al proprio interno quasi 25.000 specie diverse e, come numero di specie, è secondo solo alle Angiosperme.
E' quindi impossibile parlare dei Muschi come se fossero tutti uguali, poiché le differenze di forma, dimensione ed habitat di crescita, potrebbero essere significative.
Qui mi limiterò a descrivere quelle che sono le "caratteristiche base", che accomunano tutti i muschi.

Nei muschi è presente il Cormo, una struttura organizzata in tre organi fondamentali : radice-fusto-foglie, anche se non si può parlare di un vero e proprio apparato radicale, poiché l'assorbimento di acqua e nutrienti avviene anche a carico degli altri tessuti.

Come già detto in precedenza, i Muschi non hanno tessuti vascolarizzati, ovvero quelle strutture specializzate nel trasporto di liquidi e soluti dalla zona di assorbimento, sino alla zona di utilizzo. 
Per questo motivo le loro dimensioni sono sempre piuttosto contenute ed hanno uno sviluppo prettamente orizzontale, che facilità così il passaggio d'acqua (per capillarità) da una parte all'altra della pianta.
Le foglie sono piccole e generalmente con uno spessore di un'unica cellula.

I Muschi hanno portamento strisciante e, nella maggior parte dei casi, non superano i 5 cm (2 in) di altezza e le specie più piccole misurano frazioni di centimetro. Tuttavia la specie tropicale Dawsonia superba, presente in Australia e Nuova Zelanda, può superare i 60 cm (24 in) di altezza.
I tessuti di tutte le Briofite sono erbacei e non vi è nessuna lignificazione.

Anche se possono crescere entrambi sulle rocce o con pochissima terra, i Muschi non si devono confondere con i Licheni. Questi ultimi sono infatti degli organismi formati dalla simbiosi di un'alga con un fungo.


Dove Cresce il Muschio ? - Habitat, Distribuzione ed Ecologia

Chiunque di voi sia andato in cerca di Muschio da mettere nel presepe, si sarà accorto che esso cresce nel sottobosco, in ambienti umidi e relativamente ombrosi.
In effetti tutte le specie di Muschio sono strettamente vincolate all'acqua e, senza di essa, non sono in grado di svilupparsi e riprodursi.

Le diverse specie di Muschio hanno colonizzato tutte le zone umide della Terra, dalle aree tropicali, fino alla Tundra Artica.
Sebbene tutte le specie abbiano bisogno dell'acqua per completare il proprio ciclo vitale, alcuni Muschi sono in grado di sopravvivere a mesi di siccità, andando incontro ad un processo di disidratazione programmata, sino al ritorno delle piogge.

I Muschi possono crescere su diversi tipi di substrati e, diversamente dalle altre piante, è sufficiente pochissimo terreno, affinché si possano sviluppare.
Molte specie sono epifite, ovvero crescono arrampicandosi sul tronco degli alberi, ma nessuna di esse è parassita delle pianta a cui si "aggrappa".
Non a caso, per capire dove si trova il "Nord" in un zona temperata, basta guardare il tronco di un albero: i Muschi cresceranno sulla parte rivolta a Nord, poiché quella rivolta a Sud risulterebbe troppo assolata (chiaramente questo è vero nell'emisfero Boreale, in quello Australe avviene il viceversa,  per dettagli clicca qua).

In zone ad alte latitudini o laddove i cieli siano spesso nuvolosi, alcuni Muschi riescono a svilupparsi anche in zone aperte, lontane dagli alberi e dalla fitta vegetazione.
Sebbene i Muschi siano piuttosto sensibili all'inquinamento atmosferico, ci sono specie (es. Rhytidiadelphus squarrosus) che possono vivere in ambienti urbani o fortemente antropizzati, mentre altri Muschi sono acquatici e vivono interamente immersi nell'acqua (es. Fontinalis antipyretica).

Muschio su un Muretto

Muschio sul Tronco di un Albero


Come Crescere il Muschio ? - Coltivazione, Esposizione e Clima

Chiunque sia rimasto affascinato dai Giardini Giapponesi, in cui il suolo non è ricoperto da erba, bensì da Muschi ornamentali che creano un'atmosfera "incantata", si sarà chiesto "Come posso coltivare il Muschio nel mio giardino ?".

Le Briofite sono riuscite a colonizzare un areale immenso, spesso marginale e non adatto alla crescita di altri tipi di piante.
I Muschi, infatti, non hanno bisogno un terreno profondo e basta poco humus depositato su una roccia, per permettere loro di crescere.
Moltissime specie hanno un'elevata tolleranza al freddo ed al gelo e riescono a superare anche gli inverni più freddi.
L'umidità è un altro fattore chiave, la maggior parte di essi vuole un ambiente costantemente umido che, spesso, si ritrova in zone ombreggiate.
Terreni eccessivamente drenanti, che tendono ad asciugarsi, possono fortemente inibire lo sviluppo dei Muschi che, in linea generale, preferiscono i suoli acidi ed umiferi.
I raggi solari diretti per più ore al giorno rappresentano un altro fattore dannoso per il loro sviluppo.

Se, per contro, si volesse contrastare la crescita dei muschi, si possono utilizzare solfati di ferro o solfati di ammonio od altri prodotti commerciali che uccidono i Muschi.
Tuttavia, se le altre condizioni (luce, umidità etc..) rimangono ideali, ben presto quel pezzo di giardino sarà ripopolato.
Un altro metodo è usare erbe adatte per la crescita in zone ombreggiate, così facendo esse competeranno con i Muschi per i nutrienti, limitandone lo sviluppo e la diffusione.


Come Si Riproduce il Muschio ? - Ciclo Biologico 

Tutti i Muschi alternano una fase aploide (n) ad una diploide (2n), ma è la prima ad essere dominante (Ciclo Aplodiplonte).
Ciclo Vitale Aplodiplonte nei MuschiIl ciclo vitale inizia con la germinazione di una Spora (n), la quale va a formare il Gametofito (n) adulto, anch'esso aploide ed in grado di svolgere la fotosintesi clorofilliana.
Sul Gametofito si sviluppa il Gametangio, l'organo sessuale dei Muschi, che può essere femminile (Archegonio), oppure maschile (Anteridio) e possono coesistere sulla stessa pianta o essere presenti su piante diverse.

L'Archegonio produce un'unica cellula uovo (n), mentre l'Anteridio produce numerosi gameti maschili (n) geneticamente identici, dotati di flagelli.
I gameti maschili, quando maturi, vengono rilasciati e, sfruttando l'acqua come veicolo di trasporto, raggiungono l'Archegonio, fecondando la cellula uovo.
Questa fecondazione porterà allo sviluppo dello Sporofito (2n), il quale rimane attaccato al Gametofito, sfruttandolo per ricavare nutrienti.
Sullo Sporofito si differenzia lo Sporangio (2n), una struttura concava nella quale, tramite meiosi, si producono le Spore (n), che saranno rilasciate nell'ambiente e rimarranno quiescenti fino al ritorno delle condizioni ideali per la germinazione. Da qui il ciclo vegetativo si ripete.

Nel caso di piante (Gametofiti = n) che posseggono sia organi maschili, che organi femminili, TUTTI i gameti prodotti saranno geneticamente identici e, molto probabilmente, la fecondazione avverrà tra gameti prodotti dallo stesso Gametofito. Si otterrà dunque uno Sporofito diploide, ma omozigote (entrambi gli alleli identici), le cui Spore saranno geneticamente identiche.
In altre parole, il rimescolamento genico è meno efficace rispetto alle piante superiori e questo spiega perché il tasso di evoluzione sia circa 2-3 volte più lento.

Esiste anche la riproduzione asessuata, solitamente per frammentazione.

Muschio su un Ramo

Muschio su una Roccia

Come Coltivare la Carissa macrocarpa (Prugna del Natal) ? Dove può Crescere in Italia ?

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Carissa macrocarpa (o Carissa grandiflora) è il nome scientifico di una pianta tropicale nota come Natal Plum, in italiano traducibile in "Prugna del Natal".
Questa specie altamente ornamentale può crescere nelle zone più miti d'Italia ed, inoltre, produce frutti commestibili, che assomigliano a delle piccole susine di color porpora.

Nel prossime righe conosceremo un po' meglio la Carissa macrocarpa e vi fornirò qualche informazione utile alla sua coltivazione.

Carissa macrocarpa

Origine, Habitat e Diffusione :

La Prugna del Natal è nativa del Sud Africa ed in particolar modo, come suggerisce il nome, della regione KwaZulu-Natal, situata nella parte più orientale dello stato; tuttavia la distribuzione naturale di questa specie si estende anche più a Nord, sino al Mozambico.
La Carissa macrocarpacresce spontanea lungo le coste, sulle dune di sabbia oppure al confine con le foreste costiere.

Oggigiorno la specie è alquanto diffusa in Florida ed in California, oltre che sulle isole del Golfo del Messico (es. Caraibi).
In Italia è ancora poco conosciuta e coltivata prevalentemente da appassionati, sia come arbusto isolato, sia per formare siepi fiorite ornamentali.
Ovviamente questo "lusso"è permesso solo a coloro che hanno orti e giardini nelle zone costiere più miti d'Italia.
Ad esempio, un esemplare molto rigoglioso cresce da anni nei giardini di Hanbury, a Ventimiglia, in Liguria, una zona davvero molto riparata.


Com'è Fatta la Prugna del Natal ? - Botanica e Fisiologia 

Carissa macrocarpa (sinonimo di Carissa grandiflora) è una specie sempreverde che appartiene alla famiglia delle Apocynaceae e si sviluppa sotto forma di piccolo arbusto, dalla forma tondeggiante, alto e largo al massimo 2-3 metri (6-10 ft), sebbene, all'infuori dei tropici, rimanga spesso più basso.

Il portamento è ricadente, quasi tappezzante, con tralci lunghi ed esili che sfiorano terra o si appoggiano su muretti o sassi. Ad una prima vista questo portamento potrebbe ricordare quello della pianta dei Capperi (Capparis spinosa).

La Prugna del Natal ha una crescita rapida, si sviluppa su più tronchi e possiede giovani rami dotati di spine appuntite, raggruppate a coppie, ad un angolo di circa 90° l'una dall'altra (a forma di "Y").
Le foglie sono opposte, lucide, di color verde scuro ed hanno una consistenza carnosa/succulenta. Esse sono di medio-piccole dimensioni, hanno una forma ovale, con una profonda venatura centrale che le divide in due.
I fiori della Carissa macrocarpa si formano all'apice della nuova vegetazione e possono essere solitari o riuniti in gruppi composti da 3-4 fiori.
Questi fiori sono color bianco neve, emanano un odore delicato ed hanno 5 petali, disposti concentricamente, dando loro un aspetto simile ad un'elica. Essi hanno una forma ad imbuto, in cui il polline e gli ovuli si trovano in profondità e, nei luoghi d'origine, l'impollinazione avviene a carico di scarafaggi e falene notturne, entrambi dotati di lunghe "appendici", in grado di raggiungere la parte più interna dei fiori.
Sebbene i fiori siano bisessuali e, solitamente autofertili, all'infuori del proprio areale l'allegagione (formazione di frutticini) potrebbe essere scarsa, poiché mancano quel tipo di insetti pronubi così altamente specializzati e le Api fanno fatica ad impollinarli.
Avere fioriture abbondanti e niente (o quasi) frutti è abbastanza comune, ma è un fenomeno che varia considerevolmente da pianta a pianta.
Per limitare questo problema, ed aumentare il numero di fiori fecondati, può essere utile piantare più esemplari e/o impollinare manualmente i fiori, prelevando il polline con un pennellino affilato.

Frutto Aperto Carissa macrocarpaIn zone tropicali la fioritura della Carissa macrocarpaè pressoché continua per tutto l'anno, ma anche in Italia si protrae per un periodo molto lungo, indicativamente dalla tarda primavera sino all'autunno, cessando solo nei mesi più freddi dell'anno.

Se avviene la fecondazione, ai fiori seguono dei frutti eduli. Essi sono inizialmente di color verde, ma a maturazione virano a color rosa-porpora, diventando più morbidi e leggermente cedevoli al tatto.
I frutti della Carissa macrocarpa sono a forma di uovo, con un'estremità più appuntita e l'altra più arrotondata, hanno dimensioni variabili, ma generalmente paragonabili a quelle di un piccolo Kiwi.
All'interno del frutto si trova una polpa rossa e biancastra, nel cui centro sono presenti circa una decina di piccoli semi marroni appiattiti.

Il sapore è particolare, sicuramente non eccezionale, ma comunque piacevole; inoltre varia molto da pianta a pianta e, purtroppo, non credo siano state selezionate molte cultivars per le caratteristiche organolettiche. Il gusto astringente si avverte sempre, ma diventa via via meno marcato con l'avanzare della maturazione; in bocca la consistenza è granulosa ed il sapore mix tra acidulo e dolce, ricorda i piccoli frutti nostrani.
Probabilmente i frutti del Natal Plum sono più indicati per la preparazione di marmellate e confetture, rispetto ad essere mangiati come frutta fresca.
Il frutto richiede circa 60 giorni per maturare e la fruttificazione avviene indicativamente da metà estate, sino all'autunno inoltrato, a volte addirittura fino a Natale (alcuni la chiamano anche "Prugna di Natale").
Data la fioritura prolungata ed il poco tempo necessario per la maturazione dei frutti, è frequente vedere contemporaneamente su un'unica pianta: fiori (bianchi), frutti immaturi (verdi) e frutti maturi (rossi), ricordando molto i colori autunnali del Corbezzolo.

Staccando i frutti (o anche tagliando un rametto), fuoriesce un lattice biancastro, simile a quello dei Fichi (Ficus carica), irritante per gli occhi.
Sebbene in passato si credesse che tutte le parti della pianta ad eccezione del frutto fossero velenose, oggi si sa che questo è più un mito che realtà ed, al limite, si possono avere lievi irritazioni (vedi il lattice citato poco sopra).

Boccioli Carissa macrocarpa

Frutti Prugna del Natal

Fiore Carissa macrocarpa

Dove Piantare la Carissa macrocarpa ? - Coltivazione, Esposizione, Clima, Potatura, Riproduzione e Cure

La Prugna del Natal è una pianta che non può crescere ovunque in Italia, anzi sono pochi i posti in cui si possa sviluppare senza danneggiarsi (o morire) durante l'inverno.
In linea di massima si dovrebbe piantare in zone "frost free"(esenti da gelo), come le aree costiere del Sud Italia o quelle più riparate del Nord (esempio Liguria); tuttavia se ne può tentare la coltivazione anche laddove ci siano rarissime (e lievi) gelate, magari posizionandola esposta a Sud, vicino ad un muro che rilasci calore durante le fredde nottate invernali.

La Carissa macrocarpa ha un scarsa resistenza al freddo e può tollerare occasionali abbassamenti di temperatura sino a circa -2° C (28° F).
A temperature inferiori iniziano ad esserci danni rilevanti alle foglie ed ai rami, ma se il freddo non è continuativo c'è qualche possibilità che la pianta rivegeti dalle radici in primavera. Tuttavia se le temperature scendessero sotto i -4° C (25° F), la probabilità che la pianta sopravviva sarebbe minima e, per piante molto giovani, i danni da freddo potrebbero essere letali anche temperature prossime agli 0° C (32° F).

L'esposizione ideale è in pieno sole, tuttavia riesce a svilupparsi anche a mezz'ombra, ma la fioritura/fruttificazione diminuisce al diminuire delle ore di sole diretto, diventando nulla in zone ombrose.

Il terreno idealeè ben drenante (mal sopporta i ristagni idrici), ma per il resto è abbastanza tollerante, crescendo bene sia sulla sabbia, che su terreni rocciosi, anche poveri.
Prosperando vicino al mare, la specie è in grado di tollerare terreni con elevate concentrazioni di sale, nonché venti ricchi di salsedine.

La Carissa macrocarpa ha una buona resistenza alla siccità e, una volta affrancata, può sopportare anche senza irrigazioni le torride "estati mediterranee", senza compromettere la fruttificazione.
La concimazione è poco importante, in quanto la pianta riesce a svilupparsi perfettamente anche in terreni sassosi e poveri di nutrienti.

La specie è dotata di enorme vigoria ed è perciò in grado di reggere potature energiche, senza grosse sofferenze.
Si può potare durante tutto l'anno, ma è meglio farlo sul finir dell'inverno/inizio primavera, non pregiudicando la fioritura e fruttificazione dell'anno.
Detto questo la potatura non è assolutamente indispensabile ed ha come unico scopo quello di contenere le dimensioni delle piante, come ad esempio per la formazione di siepi ornamentali.

Natal Plumè una pianta rustica e resistente ed, in Italia, non ha grossi problemi o malattie. I rari attacchi fungini si risolvono in maniera naturale, senza ricorrere agli anticrittogamici.
Piante coltivate in posizioni ombreggiate ed umide sono più soggette agli attacchi dei patogeni.

La Carissa macrocarpa si propaga efficacemente tramite margotta. Basta intagliare un ramo, piegarlo, ricoprire la parte centrale di terra ed aspettare che emetta radici. Dopo un paio di mesi si potrà recidere il ramo principale e trapiantare la nuova piantina in un vaso con sabbia, tendendolo in ombra durante i primi mesi di sviluppo.
La moltiplicazione per Taleaè più difficoltosa, ma possibile.
In ultimo, la specie si può riprodurre anche tramite semina; i semi germinano in circa 2-4 settimane, la crescita iniziale è abbastanza lenta, ma la messa a frutto avviene solitamente precocemente, ad un'età di 2-3 anni.

Fioritura Carissa macrocarpa

Rami e Foglie Carissa macrocarpa

Frutti Immaturi Carissa macrocarpa

Frutto Maturo Carissa macrocarpa

Germoglio Carissa macrocarpa

Dove Cresce la Robinia pseudoacacia ? - La Pianta Infestante Importata dall'America

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Chi tra di voi usa il camino avrà sicuramente sentito parlare dell'Albero della Robinia (Robinia pseudoacacia), poiché possiede un ottimo (ed economico) legno da ardere. 
La Robinia è una pianta molto diffusa che, in Italia, è diventata infestante ed è riuscita ad imporsi su diverse specie vegetali autoctone.

Nelle prossime righe capiremo com'è fatta la pianta della Robinia, come si può coltivare e come mai riesca a crescere (quasi) ovunque.

Robinia pseudoacacia

Tronchi Robinia pseudoacacia


Origine e Distribuzione :

La Robinia pseudoacacia, nota anche con il nome di "Falsa Acacia" o "Gaggia", è una specie nativa della regione dei Monti Appalachi, nella parte orientale degli Stati Uniti d'America.
La specie botanica fu introdotta in Europa nel 1601, ad opera di Jean Robin, un botanico che lavorava per il Re di Francia Enrico IV.
In Italia arrivò nel 1662, dove venne piantata nel prestigioso Orto Botanico di Padova.

La Robinia è una pianta dotata di una crescita assai veloce e, per questo motivo, venne diffusa sul territorio, per contrastare l'erosione, per produrre legna da bruciare o per il rimboschimento.
Tuttavia la natura "invasiva" della Robinia le ha permesso di diffondersi in tutta l'Europa, dalla Svezia alla Spagna, dalla Grecia all'Europa Centrale (Francia, Svizzera, Ungheria, Austria).
La specie è naturalizzata anche in Medio Oriente (Turchia, Israele), nel Nord Africa, in Asia (Cina, Corea, India, Pakistan) e persino in Nuova Zelanda ed Australia.

In Italia è presente ovunque e, soprattutto al Nord (es. Lombardia), la situazione sembra essere sfuggita di mano.
La Robinia tende a formare boschi puri molto fitti, riesce a colonizzare habitat molto differenti ed ha la peculiarità di emettere numerosi ricacci (polloni) dalle radici.
Per questi motivi ha pochi competitori naturali e rappresenta una seria minaccia per lo sviluppo della flora locale, portando ad un impoverimento della biodiversità.

Se mi dovessero chiedere "Qual è la pianta più diffusa in Italia, allo stato naturale ?", non avrei alcun dubbio a rispondere "Robinia pseudoacacia".

Provate ad osservare il bordo di una strada, un campo lasciato incolto da qualche anno, una casa diroccata o dei binari ferroviari abbandonati, sicuramente vedrete un predominio di piante di Robinia.


Com'è la Pianta della Robinia ? - Botanica e Fisiologia

Frutti Immaguri Robinia pseudoacaciaL'Albero della Robinia (Robinia pseudoacacia) è una specie decidua che appartiene alla famiglia delle Fabaceae (Leguminose), una delle più numerose tra le angiosperme (piante con fiori).
Il nome del genere (Robinia) fu dato da Linneo, in onore di Jean Robin che, cent'anni prima, importò la prima pianta in Europa.
La Robinia è imparentata con la Mimosa (Acacia dealbata) e l'Acacia di Persia (Albizia julibrissin), tant'è che talvolta viene anch'essa chiamata Acacia, come suggerisce anche il suffisso della specie "pseudo-acacia".

La Robinia è una pianta a crescita rapida e, in pochi anni, può raggiungere un'altezza di circa 20-25 m (66-82 ft). Tuttavia la crescita verticale è dominante ed il tronco ha di solito un diametro inferiore rispetto ad altre specie di egual altezza.
I rami hanno spine appuntite in corrispondenza delle gemme e possono crescere anche oltre 4 metri (13 ft) a stagione. Essi sono esili e molto flessibili, dando alla Robinia un aspetto slanciato che, in condizioni di forte vento, la fanno "ballare" vistosamente.
La chioma è poco densa ed i pochi rami sono spesso concentrati nella parte alta della pianta.
La corteccia, inizialmente liscia e rossastra, diventa rugosa e grigio-brunastra col passare del tempo ed, a maturità, tende a fessurarsi longitudinalmente, creando dei solchi profondi che si intrecciano, rendendo il tronco facilmente riconoscibile.
Il fusto e le fessure dei rami più grandi, rappresentano l'habitat ideale per la crescita di diverse specie di Muschio.

Le foglie della Robinia sono color verde tenue, alterne, imparipennate (come tipico delle Leguminose) ed ognuna composta da 7-15 foglioline.
Le infiorescenze sono dei racemi (grappoli) penduli, formate da numerosi fiori e foglie. Esse si sviluppano a partire dall'ascella fogliare e possono essere lunghe oltre 30 cm (12 inch).
I fiori sono bianchi, con una parte centrale gialla ed emanano un gradevole profumo; inoltre hanno un'elevata quantità di nettare, il che rende loro molto attraenti per le Api, da cui si può ricavare un ottimo miele. I singoli fiori assomigliano, sia per forma che per colore, a quelli di alcune varietà di Fagiolo.
Nel Nord Italia la fioritura principale della Robinia avviene nella tarda primavera, nel periodo che va da fine Aprile a tutto Maggio ed è successiva alla produzione delle nuove foglie.
Quando un bosco di Robinia è in fiore si ode da lontano, con l'assordante "zzzzzz" prodotto dalle numerosissime Api che sono alla ricerca del prezioso contenuto zuccherino dei fiori.
In alcune piante non è raro vedere, in estateuna seconda fioritura, sebbene molto più contenuta, a volte addirittura un'unica infiorescenza per albero.
I frutti sono dei baccelli appiattiti, lunghi circa 10 cm (4 inch), contenenti una decina di semi. Tra Agosto e Settembre, a maturazione ultimata, i frutti si aprono rilasciando i semi nell'ambiente, ma rimangono spesso ancorati alla pianta per tutto l'inverno, fino alla ripresa vegetativa dell'anno successivo.

Fiori Robinia pseudoacacia

Foglie Robinia pseudoacacia

Tronco Robinia pseudoacacia

Come Crescere la Robinia ? - Coltivazione, Esposizione ed Esigenze Climatiche

Robinia pseudoacaciaè una specie pioniera, molto vigorosa, ma con una longevità limitata.
In Italia, allo stato naturale, raggiungere un'età media di circa 70 anni, sebbene singoli esemplari, coltivati in zone non boschive (es. parchi o giardini) possano diventare secolari, come ad esempio il primo albero introdotto in Europa, che è tuttora vivo e, con un'età superiore ai 400 anni, è probabilmente la più vecchia Robinia al mondo.
Partendo da seme, la fioritura e la produzione di frutti inizia dopo solo 6-7 anni e si protrae copiosa sino a 40-50 anni, per avere successivamente un netto declino.

La Robinia ha una buona resistenza al freddo ed, in Italia, può crescere in montagna sino ad un'altitudine di 1000 m (3280 ft) e, nel meridione, anche oltre.
Sebbene preferisca terreni acidi ed umidi, può svilupparsi su qualsiasi suolo e tollerare lunghi periodi di siccità.
Nel suo habitat naturale le piogge annue sono di circa 1000 mm (40 in), ma la Robinia può vivere anche in zone in cui ne cadono appena 400 mm (16 in).
In aree in cui le precipitazioni estive sono praticamente nulle (vedi le zone a clima Mediterraneo più aride d'Italia, come Puglia e Sardegna), la specie ha una crescita più contenuta ed un portamento arbustivo.

Infiorescenza Robinia pseudoacaciaLa Robinia è una specie eliofila e si sviluppa correttamente solo in posizioni soleggiate. In zone ombrose, come il sottobosco, i semi faticano a germogliare e la crescita rimane stentata.
Questo albero, come del resto molte altre leguminose (es. Fave), può crescere in terreni poveri di nutrienti, in quanto è unazotofissatore, ovvero è in grado di utilizzare l'azoto atmosferico, trasformandolo in sali di azoto che arricchiscono il suolo di questo elemento, rendendolo più fertile.

Questa pianta può sopportare potature drastiche, tanto che per eradicarla si devono necessariamente rimuovere le radici. Se si potasse alla base (come spesso succede ai bordi delle strade), le radici emetterebbero polloni, ricreando in poco tempo una vegetazione più fitta di prima.
La riproduzione per semina è efficace, i semi hanno una percentuale di germinazione di circa il 75%, sopportano gli incendi e possono rimanere vitali per oltre 3 anni.
Tuttavia l'ampia colonizzazione di prati e zone libere è dovuta all'espansione clonale (moltiplicazione vegetativa), ovvero alla massiccia emissione di polloni radicali, i quali formano nuove piante, che a loro volta riemetteranno polloni dalle radici etc. Nel caso in cui la pianta venga danneggiata dal vento, dagli incendi o da quant'altro, è in grado di emettere nuova vegetazione anche dalla ceppaia.
Insomma, in terreni assolati, se lasciata crescere libera, diventa inarrestabile.

Frutti Maturi e Semi Robinia pseudoacacia

Germoglio Robinia pseudoacacia
Fioritura Robinia pseudoacacia

Come Coltivare l'Avocado (Persea americana) Partendo da Seme

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Ormai da molti anni l'Avocadoè diventato un frutto relativamente comune, che lo si può trovare in vendita al supermercato in tutte le stagioni dell'anno.
Alcuni di voi avranno piantato il suo enorme seme in terra oppure, magari seguendo qualche video su Youtube, l'avranno fatto germogliare in acqua, utilizzando il metodo degli stuzzicadenti.

Tuttavia una buona fetta di popolazione ignora quale sia la Pianta dell'Avocado (Persea americana), dove possa crescere, quale sia la sua reale resistenza al freddo e quali accorgimenti adottare per la sua coltivazione, sia in vaso che in piena terra.

Ancora prima di conoscere la storia di questa specie, vorrei rispondere alla domanda che probabilmente vi starete ponendo :  "E' possibile crescere l'Avocado in Italia ?"; ebbene, come vedremo più dettagliatamente in seguito, l'Avocado non è una pianta strettamente tropicale e, scegliendo la giusta varietà, è possibile coltivarlo all'aperto nell'areale degli Agrumi, quindi in diverse regioni italiane.

Persea americana


Com'è Il Frutto dell'Avocado ? Come Si Mangia ?

L'Avocado, sebbene cresca su un albero, è da considerarsi più un ortaggio che un vero e proprio frutto. Esso è a forma di Pera, più o meno allungata a seconda della varietà, e possiede una buccia che può essere liscia o rugosa, generalmente verde, sebbene in alcune selezioni diventi nera-marrone a maturazione (es. Avocado "Hass").
Le dimensioni dei frutti variano considerevolmente da pianta a pianta, ma un singolo Avocado pesa in media 200-300 gr (7-10 Oz), sebbene ne siano stati raccolti anche da oltre 1 Kg (35 Oz).

L'Avocado si taglia a metà, per il lato lungo ed all'interno si trova un unico enorme nocciolo avvolto dalla polpa, la quale può essere agevolmente separata dalla buccia tramite un cucchiaio.
Ricordatevi che un Avocado maturo si riconosce al tatto; deve infatti essere cedevole come fosse una bella pesca matura. In questo caso la polpa risulterà soffice, morbida e"spalmabile".


Che Sapore Ha l'Avocado ? 

Questo frutto ha una forte componente oleosa, è altamente calorico e può essere utilizzato in insalata, oppure mangiato fresco con un pizzico di sale, magari spalmato su una fetta di pane.
Il gusto dell'avocado è abbastanza "debole", non è né dolce, né acido e per questo ben si presta per amalgamare altri ingredienti (non coprendone totalmente il sapore), non a caso è il principale ingrediente della salsa Guacamole (per la ricetta clicca qua).

Frutto Avocado Aperto


Storia, Origine, Distribuzione ed Habitat :

L'Avocado (Persea americana) è una specie nativa dell'America Centrale, probabilmente del Messico, che appartiene alla famiglia delle Lauraceae.
Delle oltre 2.000 specie di questa famiglia, tra cui ci sono anche l'Alloro e la Pianta della CannellaPersea americana è l'unica ad avere un'importanza commerciale dal punto di vista economico.
Il termine "Avocado" deriva dalla parola spagnola "aguacate", che a sua volta proviene da "āhuacatl",  del popolo Azteco, che originariamente significava "testicolo", probabilmente usata per via della somiglianza tra il frutto e l'organo maschile.
In America, l'Avocado è coltivato da almeno 8000 anni e la domesticazione/selezione da parte dell'uomo potrebbe essere iniziata circa 3000 anni fa.
La coltivazione in diversi luoghi e l'isolamento geografico hanno portato all'evoluzione di almeno 3 sottospecie di Avocado, che ora sono naturalizzate e dalle quali derivano le innumerevoli Cultivars presenti in commercio :

  • Razza Messicana (P. Americana var. Drymifolia) : cresce in quota sugli altopiani del Messico, in una zona tropicale, ma non prossima all'equatore, dove le temperature notturne possono essere relativamente rigide. Gli Avocadi messicani sono quelli più resistenti al freddo e possono svilupparsi bene anche nei climi Mediterranei. Il frutto ha una buccia sottile, solitamente di colore scuro (marrone o nero),  è di piccole dimensioni, con un seme grosso che lascia poco spazio alla polpa, la quale è però molto oleosa e gustosa. Per riconoscere questa razza basta strofinare le foglie, esse sono le uniche (tra le 3 razze) che emanano un odore di anice.
  • Razza Guatemalteca (P. americana var. Guatemalensis) : cresce sulle montagne del Guatemala, più vicine all'equatore rispetto a quelle Messicane; ha dunque una minor tolleranza al freddo. La buccia è spessa, il seme più piccolo e la polpa ha un sapore simile a quello delle razze messicane, ma è leggermente meno oleosa. Questi frutti richiedono molto tempo per maturare (anche 1 anno), ma permettono una raccolta più scalare.
  • Razza delle Indie Occidentali o Antillana (P. americana var. American) : essendosi evoluta per sopravvivere nelle Isole del Golfo del Messico (Antille), questa razza ha un'ottima tolleranza alla salinità del suolo ed è perfettamente adattata a crescere nelle zone tropicali calde con escursioni termiche annue quasi nulle; per contro è sicuramente la razza più sensibile al freddo. Il frutto ha una buccia color verde chiaro, è molto grosso, ma ha caratteristiche organolettiche non eccellenti (es. basso contenuto di Olio).

Queste razze sono delle sottospecie e si possono ibridare vicendevolmente. Esistono infatti numerose selezioni, ottenute per ibridazione, che uniscono le "doti" migliori di entrambi i "genitori".


Oggigiorno la Pianta dell'Avocado è coltivata in tutto il Centro-Sud America, dal Messico sino al Perù e Nord del Cile ed in un po' tutte le zone tropicali e subtropicali del Mondo; inoltre è molto diffusa anche negli Stati Uniti, (es. California e Florida) e nei paesi europei a clima mediterraneo caldo (es. Spagna, Italia).
Ultimamente, grazie al bel fogliame, l'Avocado si sta diffondendo anche come pianta ornamentale e lo si ritrova frequentemente nei giardini condominiali o lungo i viali, ad esempio in Liguria od in Costa Azzurra.


Com'è Fatta la Pianta dell'Avocado ? - Botanica e Fisiologia 

Persea americana è il nome scientifico dell'Albero dell'Avocado, una pianta sempreverde tropicale che può raggiungere un'altezza di 20 metri (65 feet) ed è tra le angiosperme (piante da fiore) più primitive. Il portamento di questa specie è elegante, con un fusto alto, slanciato e rami talvolta ricadenti.

Nuove Foglie AvocadoLe foglie di avocado, assomigliano a quelle di altre Lauracee (es. Canfora), sono di medio-grosse dimensioni, a forma ovale, con una profonda venatura centrale e sono unite ai rami tramite un picciolo molto lungo e carnoso.
La superficie fogliare è lucida, color verde scuro brillante, mentre le giovani foglie della nuova vegetazione possono avere tonalità rossastre/marroni.

L'apparato radicale richiede terreni areati per svilupparsi al meglio, tende perciò a rimanere piuttosto superficiale, soprattutto in terreni con poco ossigeno; ciononostante ha una crescita massiccia e si sviluppa coprendo una notevole area. Le radici della specie sono piuttosto delicate, rendendo difficili i trapianti.
Nel legno dell'Avocado il processo di lignificazione è particolarmente lento, perciò i rami possono rimanere verdi a lungo (sino ad un paio di anni).

Foglie Persea americana


Le infiorescenze vengono prodotte dalle gemme situate nella parte terminale dei rami. Esse sono composte da numerosi piccoli fiori, di colore giallo-verdognolo che, sebbene non troppo attraenti per le Api da miele, vengono comunque visitati da diversi insetti pronubi (Api comprese).
Questi fiori sono ermafroditi, hanno perciò una parte maschile ed una parte femminile, tuttavia hanno un comportamento del tutto particolare, direi unico nel mondo vegetale, che merita di essere spiegato ed approfondito.

Per quanto riguarda la fioritura esistono due tipologie di Avocado, il "tipo A" ed il "tipo B" (type A & B in inglese) che, come vedremo più avanti, sono complementari.

La fioritura è abbastanza scalare, ma ogni fiore si apre-chiude due volte e vive solo due giorni.
Negli esemplari "type A" i fiori si aprono la mattina del primo giorno ed in questa fase sono "femminili", nel senso che lo stigma è ricettivo e l'ovulo può essere impollinato, ma la parte maschile è immatura e non produce ancora polline. Il fiore rimane aperto per circa mezza giornata e si chiude nel primo pomeriggio.
La mattina del secondo giorno il fiore è ancora chiuso e si riapre solo nel pomeriggio, per chiudersi definitivamente la sera dello stesso giorno; in questa fase sarà però un "fiore maschile", in quanto la parte femminile non è più ricettiva, ma le antere sono mature e producono polline.

L'Avocado produce fino ad un milione di fiori all'anno, che si aprono lungo un periodo di oltre un mese, ma tutti i fiori "aperti", cioè ad uno stesso stadio di sviluppo, sono sincronizzati.
Negli Avocadi di tipo A, tutti i fiori che si aprono la prima mattina saranno "femminili", mentre tutti i fiori che si aprono il secondo pomeriggio saranno "maschili".

Ovviamente se esistessero solo Avocado di tipo A non si potrebbe mai avere l'impollinazione (e dunque la fruttificazione), poiché non c'è sovrapposizione temporale tra la fase maschile e femminile.
In natura esistono però gli Avocadi di tipo B, i cui fiori si aprono per la prima volta nel pomeriggio del primo giorno e sono "femminili", si chiudono durante la notte e si riaprono per l'ultima volta nella mattinata del secondo giorno, in questa fase sono "maschili".

Quindi sia gli Avocadi di tipo A, che di tipo B hanno due fasi, di cui la prima è sempre quella femminile; la differenza è che nei tipi A la fase femminile si verifica sempre di mattina, mentre quella maschile di pomeriggio, mentre nei tipi Bè esattamente l'opposto.


Tipo di Fiore
Mattina Giorno 1
Pomeriggio Giorno 1
Mattina Giorno 2
Pomeriggio Giorno 2

Type A
Fiore Aperto "Femminile"
Fiore Chiuso
Fiore Chiuso
Fiore Aperto "Maschile"

Type B
Fiore Chiuso
Fiore Aperto "Femminile"
Fiore Aperto "Maschile"
Fiore Chiuso




Durante il periodo di fioritura tutti i giorni si aprono nuovi fiori, per cui ogni mattina si apriranno fiori "femminili" del tipo A e fiori "maschili" del tipo B, mentre ogni pomeriggio ci saranno fiori "femminili" del tipo B e fiori "maschili" del tipo A.
Quindi, sebbene l'Avocado sia in linea di principio autofertile, servono almeno due piante (una di tipo A ed una di tipo B) affinché ci possa essere l'impollinazione, a cui fa seguito l'allegagione dei frutti dai fiori fecondati.

N.B. a volte si usa il termine "Gruppo", invece di "Tipo".


Fase del Fiore
Mattina
Pomeriggio
Fiore "Femminile"
Type A
Type B
Fiore"Maschile"
Type B
Type A

Quanto appena detto è valido se la fioritura avviene nelle condizioni di temperatura ideali, ovvero con una media tra minima e massima di circa 22° C (71° F).
Più ci si discosta da questo optimum e più viene meno la sincronizzazione fiorale descritta sopra, di conseguenze si può creare una finestra più o meno ampia di sovrapposizione tra fase femminile e maschile di una stessa pianta.

Per questa ragione in zone tropicali o subtropicali è fondamentale la presenza di entrambi i tipi, mentre in zone temperate calde (come in Italia) non necessariamente; potrebbero infatti esserci temperature "non ideali" che, sfalsando le fasi, permetterebbero ad un'unica pianta di avere fiori maschili e femminili contemporaneamente, consentendo l'impollinazione/fruttificazione anche in presenza di una sola pianta isolata.

Ma attenti, se la temperatura durante la fioritura è troppo bassa la fase femminile inizia ad accorciarsi notevolmente, riducendo di fatto la produzione di frutti, sino ad azzerarla con temperature medie inferiori ai 14° C (57° F). Ovviamente questo è un discorso medio, le varietà Messicane riescono ad allegare con temperature ben più basse rispetto alle varietà Antillane.

Per le razze meno tropicali la fioritura sembra essere indotta da un periodo di freddo e, in zone equatoriali, potrebbero avere fioriture scarse.
In Italia, e nelle zone temperate calde, le pannocchie fiorali iniziano ad emergere sul finire dell'inverno, mentre la fioritura avviene generalmente in primavera.
In Liguria ho visto Avocadi in fiore nel mese di Aprile ma, a seconda della varietà e del clima, possono fiorire da fine Febbraio ad inizio Giugno.

Sebbene gli Avocadi siano piante sempreverdi, nel periodo di (pre)fioritura molte varietà perdono tutte le foglie, rimanendo completamente spoglie per un breve periodo.
Quindi non spaventatevi se dall'oggi al domani vedrete il vostro avocado defogliato senza motivi apparenti, le foglie danneggiate dal freddo seccano ma di solito rimangono attaccate.

Fiore Persea americana

Infiorescenza Persea americana


Anche nelle migliori condizioni, solo pochissimi fiori si trasformano in frutti. Si stima che una pianta adulta di Avocado possa produrre circa 150-200 frutti all'anno, sebbene in annate particolari alcuni esemplari ne possano maturare addirittura 400-500.

L'Avocado, se coltivato partendo da seme, richiede in media 6-13 anni prima che inizi a fiorire/fruttificare; piante innestate possono invece fiorire già due anni dopo l'innesto.
Persea americanaè una specie longeva, che può diventare plurisecolare e continua a produrre frutti anche superati i 100 anni di età.
Sono note piante di Avocado selvatiche che, in Messico, vivono da 400 anni, continuando a fruttificare copiosamente.

L'Avocado è un frutto climaterico, il che vuol dire che matura anche dopo la raccolta ed, anzi, NON matura se attaccato all'albero, poiché la pianta produce una sostanza che, inibendo la produzione di etilene, impedisce la maturazione.
Per poter mangiare questo frutto sarà necessario reciderlo da acerbo ed attendere che diventi "molle" (= maturo). A temperatura ambiente ciò dovrebbe accadere in 7-10 giorni.

Per questo motivo non c'è un vero e proprio periodo di maturazione ed, entro certi limiti, si possono lasciare i frutti "appesi", fino a quando vorremo consumarli.
In linea di massima dalla fioritura alla raccolta passano 5-6 mesi, che possono diventare anche 12 nelle varietà del Guatemala. In Italia l'Avocado è generalmente un frutto autunno-invernale.

Ma quindi come si fa a capire quando raccogliere l'Avocado ?

Non è sempre facile capirlo ed essenzialmente, conoscendo la varietà, ci si basa sulle dimensioni del frutto, sul suo peso e, nel caso sia a buccia scura, quando essa vira da verde a nero.
Se raccolti troppo piccoli, oltre ad avere poca polpa, hanno basso contenuto di olio, risultando così di scarse qualità organolettiche.

Foglie Avocado

Tronco Avocado

Come Crescere l'Avocado ? - Coltivazione, Clima, Potature e Cure

La domanda più logica per chi volesse piantare un Avocado nel proprio giardino sarebbe : "Quale temperatura minima sopporta ?"
Come già detto in precedenza esiste un'enorme differenza di rusticità tra le varietà. Le razze delle Indie Occidentali (Antille) sono le più sensibili al freddo e non tollerano gelate, le piante adulte delle razze Guatemalteche possono sopportare lievi gelate nel range tra -1° e -3° C (30-27° F), mentre le razze messicane sono in assoluto le più resistenti al gelo e possono sopportare temperature di circa -5° C (23° F), più o meno come un Limone, il quale potrebbe essere una buona pianta spia per capire il vostro clima. Gli ibridi tra le varie razze possono avere rusticità intermedie.

Tra le razze messicane sono stati selezionati dei cloni per loro resistenza al freddo. Alcuni di questi "Cold-Hardy Avocados" (Avocadi Resistenti al Freddo) si dice che possano resistere senza grossi danni sino a temperature di -8° C (17° F), estendendo così la loro coltivazione a molte zone d'Italia, come le rive più riparate dei grandi laghi del Nord Italia.
Ad Arco di Trento, nella punto Nord del Lago di Garda, esiste un grosso Avocado piantato in piena terra che, sfruttando il particolare microclima locale, ha superato diversi inverni a poca distanza dalla gelida Pianura Padana.

Purtroppo molte Cultivars "Resistenti al Gelo" sono introvabili in Europa. L'unica trovabile in vendita (a fatica) in Europa è la "Mexicola" (da non confondere con "Mexicola Grande"), tuttavia sono veramente pochi i vivai con tale disponibilità.
Ricordatevi comunque che in giovani piante i danni da gelo possono manifestarsi anche a temperature superiori a quelle indicate quindi, nei primi anni dall'impianto, converrà proteggerle se sono previste intense gelate.

L'Avocado è tra le piante meno tolleranti ai ristagni idrici, i quali danneggiano (spesso) irrimediabilmente le radici, portando la pianta a morte certa. Un eccesso di acqua, specie se unito a basse temperature, facilita i marciumi radicali ad opera dei funghi (Phytophthora spp.).
Per questo motivo è essenziale che il terreno sia altamente drenante (evitate quindi quelli troppo argillosi).
A parte questo non ha particolari esigenze, sebbene i terreni ideali siano quelli sabbiosi e leggermente acidi (pH tra 6 e 7), tuttavia si possono sviluppare bene anche in suoli alcalini.

Le concimazioni aiutano a mantenere la pianta in salute e produttiva, sebbene in terreni ricchi non siano essenziali. I concimi da usare dipendono dal tipo di suolo ma, in linea di massima, si possono utilizzare fertilizzanti per Agrumi, molto comuni in commercio.
Diversamente da altre piante da frutto, un apporto di Azoto favorisce non solo l'emissione di nuove foglie, ma anche la produzione dei frutti.

Persea americana è una specie mediamente resistente alla siccità ed, in Italia, le irrigazioni vanno fatte solo d'estate, dopo prolungati periodi di assenza di piogge. Ricordatevi, irrigare d'inverno è il miglior modo per far morire le vostre piante.
Piante affrancate ed adulte, di norma, non hanno bisogno di essere bagnate, sebbene carenze idriche possano portare ad una maggior caduta dei frutticini allegati.

L'esposizione migliore è quella assolata (almeno 6 ore di sole diretto al giorno), tuttavia nel primo/secondo anno dall'impianto troppo Sole, unito ad elevate temperature estive, può far bruciare le tenere foglie. Per piante appena messe a dimora potrebbe essere utile utilizzare teli ombreggianti.

Boccioli Fioriali Persea americanaLa potatura va eseguita nei primi anni di vita per dare una forma alla pianta e, successivamente, per evitare che la pianta diventi troppo alta. L'Avocado tollera potature anche drastiche, le quali possono però precludere la fruttificazione per una o più stagioni.
Potando in corrispondenza delle zone ricche di gemme (dove le foglie sono disposte concentricamente) si aumenta la vigoria (emissione di molti nuovi rami). Per evitare un'eccessiva crescita in altezza, conviene lasciare rami anche nella parte bassa della pianta e tagliare lontano dalle zone ad alta concentrazione di gemme.
Una pianta "bassa"è più gestibile, permette una raccolta senza l'uso di scale e rende più facili i trattamenti in caso di malattie.
La potatura va eseguita dopo la raccolta e quando non ci sono più rischi di gelate.

Se vi fosse venuta una mezza idea di comprarvi una pianta di Avocado, vi rimane solo da capire dove si può piantare nel vostro giardino.

Se abitate in Italia (o in Europa) propendete verso una varietà Messicana (o almeno un ibrido cone "geni" messicani), che sono sicuramente le più adatte per la coltivazione in climi temperati.
In zone fredde, per evitare i danni, scegliete una posizione a Sud rispetto ad una casa od ad un muro e, se potete, prediligete zone di pendio, che evitano i ristagni idrici e minimizzano gli effetti dell'inversione termica.

Avocado


Come Si Riproduce l'Avocado ? - Tecniche di Propagazione

La specie si può riprodurre per semina, in questo caso si avrà una pianta anche molto diversa rispetto alla pianta madre.
Molti di voi avranno visto su internet che per far germogliare un seme di Avocado lo si debba "infilzare" con dei bastoncini, posizionarlo in un bicchiere a filo d'acqua ed aspettare che spunti la radice.
Sicuramente può funzionare, ma il modo più semplice è prendere un bel Avocado al supermercato, rimuovere il seme, posizionarlo in un vaso tenendo la parte appuntita verso l'alto e ricoprilo di terra (al limite lasciando emergere solo la punta del seme).
Se fate questa operazione a fine primavera e tenete umido il terriccio, la germinazione è piuttosto elevata.
Purtroppo la coltivazione in vaso non è troppo adatta alla specie (vi ricordo che l'Avocado è un grosso albero) e, soprattutto se cresciuto in casa come pianta "d'appartamento", difficilmente vedrete frutti.

Il metodo di moltiplicazione più diffuso è senza dubbio l'innesto. Esso però non è semplicissimo da eseguire ed ha una percentuale di attecchimento inferiore rispetto a quella di altre piante da frutto.

Piantina Avocado di 1 mese


Quante Cultivars di Avocado Esistono ? Quali Sono le Differenze ?

Esistono centinaia di varietà che si distinguono per razza, per gruppo (tipo A o B), per forma/grandezza/sapore del frutto e per epoca di fioritura/maturazione.
Inoltre piante di diverse razze sono state spesso incrociate tra loro per ottenere ibridi che unissero i vantaggi di entrambi i "genitori".
Qui di seguito farò un (breve) elenco dei cloni più diffusi, famosi o particolari :

  • Avocado "Hass" : selezionato in California, è ormai diventato leader nel settore ed è tra le cultivars più commercializzate. La pianta è un ibrido tra una razza del Messico ed una del Guatemala, ma ha una resistenza al freddo nella norma. Il frutto è di medie dimensioni, con buccia rugosa, che diventa nera a maturità. La polpa è molto soffice, di consistenza cremosa e con un gusto particolarmente delicato. Appartiene al Gruppo A (fiori "femminili" di mattina) ed è molto produttivo.
  • Avocado "Fuerte" : ibrido (Messico x Guatemala), una delle varietà commerciali più tolleranti al freddo. Frutto verde a forma di pera, molto comune nei supermercati. La pianta è vigorosa e tende all'alternanza di produzione. Appartiene al Gruppo B (fiori "femminili" di pomeriggio).
  • Avocado "Reed" : produce un frutto di grosse dimensioni, tondeggiante. Appartiene al Gruppo A ed è una razza Guatemalteca.
  • Avocado "Bacon" : varietà di Razza messicana pura, può resistere sino a temperature di -5° C (23° F). Pianta di Gruppo B . Frutto ovale, a buccia verde, che si sbuccia facilmente.
  • Avocado "Maluma": selezionata di recente (anni '90) in Sud Africa, è tendenzialmente di razza Guatemalteca, con forse qualche "antenato" messicano. Produce fiori di tipo A e si caratterizza per avere uno sviluppo assurgente (verso l'alto) ed una crescita lenta, rendendo la pianta ideale per impianti fitti. Frutto piriforme, scuro a maturità.
  • Avocado "Wurtz" : talvolta chiamato anche "Werts", è un razza pura del Guatemala. La peculiarità è di essere una varietà "nana" a crescita lenta, che meglio si presta alla coltivazione in vaso o in piccoli giardini. Fiori di tipo A.
  • Avocado "Choquette" : Ibrido (Guatemala x Indie Occidentali), produce frutto ovale grosse dimensioni, molto sensibile al freddo, ma resistente alle malattie. Diffuso in Florida. Appartiene al Gruppo A.
  • Avocado "Zutano" : Frutto ovale, a buccia verde completamente liscia. Fiori di tipo B. Polpa dall'atipico color giallo tenue.
  • Avocado "Mexicola" : razza Messicana pura, è noto per essere uno degli Avocadi più resistenti al gelo. Produce molti frutti, ma di piccole dimensioni. E' una varietà precoce, che matura in autunno, cosa essenziale per zone in cui ci sia gelo invernale (che rovinerebbe i frutti immaturi). Fiori di tipo A.

Fioritura Avocado

Fruttificazione Avocado

Rami Avocado

Ceiba (Chorisia speciosa), l'Albero dal Tronco Spinoso a Forma di Bottiglia - Coltivazione e Cure

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Nell'immaginario collettivo il Baobab è la tipica pianta dell'Africa, il cui tratto peculiare è l'enorme tronco, il cui diametro risulta quasi sproporzionato rispetto all'altezza. 
Nessuna delle 8 specie di Baobab potrebbe crescere in Europa od in un clima temperato e difficilmente si riesce a pensare ad un'altra piante che, in qualche maniera, gli assomigli. 

Eppure all'interno della stessa famiglia del Baobab esiste un genere di piante (Ceiba) che annovera al proprio interno la specie Chorisia speciosa (sinonimo Ceiba speciosa), una pianta dotata di un tronco spinoso, di grosso diametro e simile a quello del Baobab, che può crescere nelle zone più miti d'Italia e produrre abbondanti fioriture autunnali.

Ma facciamo un po' di chiarezza : il genere Ceiba appartiene alle Bombacaceae (o Malvaceae), una famiglia di piante di origine prevalentemente tropicale che comprende, oltre alle 8 specie di Baobab, il Durio zibethinus, l'albero che produce il Durian, un frutto molto noto nel Sud-Est Asiatico.

Il genere Ceiba, originariamente Chorisia, è formato da 18 specie. Tra di esse, la più diffusa è la Ceiba pentandra, una pianta strettamente tropicale nota come Kapok, dai cui frutti si ricava una fibra naturale simile al cotone, usata per imbottire materassi, divani e cuscini, ma ultimamente è stata impiegata anche per la produzione di capi d'abbigliamento.
Il Kapok è una pianta altissima (fino a 70 m o 230 ft), ma non è possibile coltivarla in Italia, in Europa o nei climi temperati, seppure caldi.

In questo articolo vorrei però parlare della Ceiba speciosa, una specie "meno tropicale", chiamata anche "falso Kapok".

Tronco a Bottiglia Chorisia speciosa

Tronco Ceiba speciosa

Origine, Habitat e Diffusione :

Il "falso" Kapok (Ceiba speciosa) è nativo delle zone subtropicali del Sud America, comprese tra il Nord dell'Argentina, l'Uruguay, il Paraguay ed il Brasile meridionale.
Questa specie cresce in zone che presentano un'elevata stagionalità, con un lungo periodo secco. Il loro habitat naturale è rappresentato dalle foreste semi-decidue, tipiche delle aride vallate interne dei luoghi sopracitati.

In realtà esiste anche la Ceiba insignis (sin. Ceiba chodatiiChorisia insignis), una specie molto affine, sia come luoghi d'origine, sia come tipo di pianta, tant'è che le due specie sono interfertili e molte piante coltivate a scopo ornamentale sono in realtà degli ibridi (Ceiba insignis x Ceiba speciosa).
Le differenze maggiori tra Ceiba insignis e Ceiba speciosa consistono nel fatto che la prima possiede un tronco apparentemente più massiccio e rigonfio, inoltre produce fiori color bianco crema (e non rosa/viola, come quelli tipici della C. speciosa).
C. insignis raggiunge altezze inferiori, che fanno sembrare il suo tronco più tozzo e dalla forma simile ad una bottiglia.
Le differenze rimangono comunque poco marcate e le due specie vengono spesso confuse l'una con l'altra.
Piante CeibaA complicare ulteriormente il riconoscimento ci sono i loro ibridi, che prendono le caratteristiche un po' da entrambi i "genitori".
Per comodità, da ora in poi parlerò genericamente di Ceiba, riferendomi a queste due specie (non al "vero" Kapok) ed ai loro ibridi.

Tra le due specie la più diffusa è senza dubbio la C. speciosa. Essa viene coltivata anche all'infuori dell'areale d'origine ed è utilizzata come pianta ornamentale, sia in giardini privati, sia lungo le strade o nelle aiuole.
In Italia può essere coltivata solo nelle zone più miti ed è relativamente frequente in Sicilia (il primo esemplare importato fu piantato proprio nell'orto botanico di Palermo) e nelle zone costiere del Sud Italia.
A Barcellona sono presenti dei grossi esemplari, vicino al porto, alla fine della "Rambla".
L'albero della Ceiba è diffuso anche nel Sud degli Stati Uniti, come in California, Texas e Florida.


Com'è Fatta la Pianta della Ceiba - Botanica e Fisiologia

Ceiba speciosa è una specie decidua che, nei luoghi d'origine, può superare i 25 m (82 ft) di altezza, ma nei climi temperati (es. Italia) rimane solitamente sotto i 20 m (65 ft).
Ceiba insignis (o Ceiba chodatii) rimane più bassa e difficilmente supera i 12 m (39 ft).
I vari ibridi di Ceiba, coltivati come piante ornamentali in Europa, possono avere dimensioni minori ed esser alti anche solo 6 m (20 ft).

Il tronco rigonfio è senza dubbio il tratto distintivo di questa pianta. Esso ha una forma molto particolare ed, essendo molto largo alla base ed assottigliandosi salendo verso l'alto, ricorda la forma di un fiasco o di una bottiglia di vetro, non a caso la specie è anche chiamata "Albero Bottiglia".
Il fusto, che può superare il diametro di 2 m (6.5 ft), è formato da tessuti in grado di assorbire acqua durante la stagione delle piogge, rendendo così la specie in grado di sopportare lunghi periodi di siccità.
La corteccia del tronco (e dei rami) rimane verde a lungo ed è in grado di svolgere la fotosintesi clorofilliana. Il legno perde questa capacità (e diventa grigio) solo quando vecchio, dopo molti anni.
Un'altra caratteristica del tronco della Ceiba è la presenza di grosse spine a forma conica, molto fitte ed appuntite.

L'apparato radicale è relativamente superficiale, ma robusto ed espanso, in grado di danneggiare marciapiedi e vialetti.
Le foglie sono palmato-composte (come quelle dell'Ippocastano) con solitamente 5 foglioline di medie dimensioni, a forma ovale e dal margine lievemente dentato. Le foglie sono unite ai rami tramite un picciolo molto lungo (quasi 10 cm o 4 inch).

I fiori possono essere solitari o uniti in piccoli gruppi (2-3 fiori), sono larghi circa 15 cm (6 in) e dotati di 5 petali di color rosso/rosa con striature viola (C. speciosa), bianco-giallo (C. insignis) o di diverse sfumature, dal rosso sino al bianco, negli ibridi (C. speciosa C. insignis).
Questi fiori, che assomigliano ai Gigli, sono molto vistosi e numerosi, non passando di certo inosservati.

In Italia la fioritura avviene nel periodo compreso tra tarda estate ed autunno, indicativa dal mese di Agosto sino alla caduta delle foglie ed oltre. Tuttavia qualche fiore può sbocciare anche in altri periodi dell'anno ed, in zone tropicali e subtropicali, può fiorire in stagioni diverse rispetto a quelle tipiche delle zone temperate calde.
La fioritura inizia all'età di 7-10 anni (dalla semina) e diventa sempre più copiosa man mano che la pianta invecchia.

Il frutto è una capsula ovale lunga circa 15 cm (6 in) che, a maturità, si apre longitudinalmente, esponendo la polpa all'ambiente esterno.
La polpa del falso Kapok è una fibra biancastra, dalla consistenza lanosa, in cui sono immersi numerosi semi neri di piccole dimensioni.
Data la somiglianza tra questa fibra ed il cotone, la Ceiba è talvolta menzionata anche come "Albero del Cotone".

Fiore Ceiba

Foglie e Boccioli Chorisia speciosa

Frutto Maturo Aperto Falso Kapok

Dove Crescere la Ceiba (C. speciosa) ? - Coltivazione, Esposizione, Clima e Propagazione

Non fatevi ingannare dal fatto che questa pianta sia una specie a foglia caduca, nell'ambiente d'origine la perdita delle foglie è probabilmente dovuta alla stagione secca, più che a quella "fredda".
Per questo motivo la Ceiba non ha di certo la resistenza al freddo delle "nostre" piante decidue ed il suo legno può tollerare temperature minime di circa -4° C (25° F) o, con qualche danno, sino a -6° C (21° F). Temperature inferiori a questa soglia causano ingenti danni, che possono essere mortali per l'intera pianta.

La specie si riproduce agevolmente tramite semina. Basta seminare in primavera, senza dover far alcun trattamento ai semi (non richiedono stratificazione a freddo). A temperature ideali in 7-9 giorni avremo la germinazione, con un successo di circa l'80%.
La crescita è veloce ed in una decina di anni avrete una pianta adulta ed in grado di fiorire.

L'esposizione migliore, nonché quella che regala fioriture più abbondanti, è in pieno Sole, ma in luoghi assolati si può sviluppare discretamente anche con sola mezza giornata di Sole diretto.
Se avete la possibilità è comunque sempre meglio piantarla in pieno Sole, rispetto alla mezz'ombra o, peggio ancora, all'ombra.

La Ceiba è una pianta dotata di ottima resistenza alla siccità e da adulta non richiede alcun tipo di irrigazione.
Il terreno ideale è fertile, ma soprattutto ben drenante, in quanto le radici tendono a marcire in suoli asfittici e perennemente bagnati o umidi. I terreni sabbiosi sono i suoi preferiti, mentre quelli argillosi sono i meno graditi.
Le concimazioni sono necessarie solo nei primi anni di vita, in suoli particolarmente poveri di nutrienti o se coltivate in vaso.
A dispetto delle dimensioni, la Ceiba ben si presta alla coltivazione in vaso e, grazie alle radici superficiali, è frequentemente coltivata come Bonsai.

La pianta si sviluppa in maniera armonica e la chioma non richiede interventi di potatura, se non per contenerne lo sviluppo.

Se abitate in una zona a clima temperato caldo e volete una pianta ornamentale che ricordi "l'incoltivabile" Baobab, la scelta giusta potrebbe essere la Ceiba speciosa che, come suggerisce il nome scientifico (speciosa = magnifica/splendida), risulterà una pianta bella, rara ed in grado di stupire.

Fioritura Ceiba speciosa

Tronco Spinoso Chorisia speciosa
Rami Ceiba speciosa

Fiori Ceiba speciosa

Cosa Significa Alta o Bassa Pressione ? Come Si Formano i Venti e le Brezze ?

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Basta ascoltare le Previsioni Meteo in coda ai telegiornali per sentir nominare la parola "Alta Pressione" o "Bassa Pressione", oppure il termine "Anticiclone", che spesso associamo al bel tempo.

Ma cosa vuol dire ? Come possono determinare le condizioni meteorologiche e la direzione dei Venti ?


Cicloni nell'Oceano Atlantico


Per prima cosa dobbiamo chiarire cos'è lapressione atmosferica.
Di norma siamo soliti pensare all'aria come a qualcosa priva di peso, eppure l'aria che compone la nostra atmosfera è un miscuglio di Gas (78% Azoto, 21 % Ossigeno, 0,9 Argon, 0,03 Anidride Carbonica ed altri in quantità minore), che ha una sua massa.
L'atmosfera terrestre è lo spessore in cui è presente questa miscela di Gas ed è più concentrata negli strati bassi (Troposfera), diventando via via più rarefatta, fino ad arrivare nello spazio in cui non sono più presenti gli atomi di questi gas.

Immaginate quindi che, sopra la vostra testa, esista una "colonna d'aria" che esercita una pressione. Un discorso analogo si può fare con l'acqua : più vi immergete in profondità, più la "colonna d'acqua" sopra la vostra testa sarà alta e, di conseguenza, la pressione elevata.
Con l'acqua il concetto risulta più immediato e facilmente verificabile, questo semplicemente perché l'acqua è più pesante dell'aria e, quindi, basta una "colonna" molto più bassa per farci apprezzare la pressione.
Noi avvertiamo la pressione principalmente sui timpani delle nostre orecchie....succede in acqua, quando ci immergiamo, ma succede anche in macchina (o in funivia) quando saliamo velocemente di quota.

La pressione atmosferica non è costante, ma varia in funzione della :

  • Quota : più l'altitudine aumenta, più la colonna d'aria che ci sovrasta diminuisce. Di conseguenza, in montagna la pressione è inferiore rispetto ad una località posta sul livello del mare. La pressione diminuisce all'aumentare dell'altitudine.
  • Temperatura : l'aria calda è più leggera di quella fredda e tende a salire. A parità di estensione verticale, più una colonna d'aria è fredda (e pesante), tanto più eserciterà pressione. Perciò se la temperatura diminuisce, la pressione aumenta (alta pressione), viceversa diminuisce (bassa pressione). La pressione diminuisce all'aumentare della temperatura.
  • Umidità : il vapore acqueo, contrariamente a quanto si pensi, è più leggero delle molecole di ossigeno o di azoto. A parità di temperatura ed altitudine, tanto più una colonna d'aria è secca (cioè con poco vapor acqueo), tanto più sarà pesante, determinando un aumento di pressione atmosferica. La pressione diminuisce all'aumentare dell'umidità.

Quindi, anche stando ad una stessa quota, la pressione atmosferica varia da luogo a luogo. In linea generale, l'aria (e quindi i venti) si sposta da una zona di alta pressione, verso una zona a bassa pressione.

Variazione Pressione con Altitudine

Ma Cosa Sono i Cicloni e gli Anticicloni ?

Avrete sicuramente sentito parlare dell'"Anticiclone delle Azzorre" o dell'"Anticiclone Africano", in quanto sono tra i più comuni in Europa.
Il nome, chiaramente, prende spunto dal luogo della genesi, ma genericamente Anticiclone è una zona in cui vi è Alta Pressione (High Pressure).

Gli Anticicloni sono solitamente caratterizzati da una relativa "calma atmosferica". L'alta pressione spinge l'aria dall'alto verso il basso, riscaldandola e facendola diventare secca; per questo motivo gli anticicloni "dissolvono" le nuvole, deviano le perturbazioni e sono di norma associati a condizioni di bel tempo. I venti all'interno di un anticiclone sono blandi e, nell'emisfero Boreale, soffiano, oltre che dall'alto verso il basso, in senso orario (nell'emisfero Australe ruotano in senso antiorario).
Ma non sempre un anticiclone è sinonimo di tempo stabile e sereno; nel semestre freddo il terreno può velocemente perdere calore per irraggiamento e raffreddare l'aria a più stretto contatto (fenomeno dell'inversione termica), questo può portare alla formazione di foschie e nebbie; mentre in estate, la calma di vento può far riscaldare i bassi strati, inducento una forte evaporazione, che porta alla formazione di temporali e Cumulonembi, nuvole spesso foriere di grandine.
Alcune delle zone più fredde al mondo (vedi qui i record climatici) sono tali perché si instaurano fortissimi anticicloni (es. "Anticiclone Russo-Siberiano") che non permettono il ricircolo d'aria. Questa "calma", unita alla scarsa insolazione ed alla distanza dal mare, permette all'aria di raffreddarsi giorno dopo giorno e di "non mischiarsi" con aria più mite proveniente da altre zone.

Per contro i Cicloni sono zone di bassa pressione (Low Pressure), in cui i venti ruotano in senso antiorario (nell'emisfero Boreale) e con forte intensità. Potremmo immaginarli come dei vortici simili ai mulinelli d'acqua che si formano quando togliamo il tappo alla nostra vasca da bagno.
I cicloni (e quindi le basse pressioni) sono associati a tempo perturbato, pioggia e vento. Quelli che chiamiamo comunemente uragani sono in realtà cicloni tropicali particolarmente intesi.

In base alla localizzazione dei nuclei di alta e bassa pressione, potremo dedurre la traiettoria dei venti.

Ciclone vs Anticiclone

Anticiclone dal Satellite

Ciclone dal Satellite

Cosa Sono le Isobare ?

Qualcuno di voi avrà osservato che nelle cartine meteorologiche sono presenti delle "strane" linee che, ai più, rimangono del tutto ignote, ma per un esperto sono di fondamentale importanza nel determinare l'evoluzione del tempo.

Immaginate di avere una cartina e di fissare un punto. Quel punto avrà una determinata pressione atmosferica (es. 1012 millibar = 1012 hPa). Ora, partendo dal vostro punto, cercate un altro punto che, a parità di quota, abbia ancora 1012 millibar e così via. Congiungendo tutti i punti aventi la medesima pressione atmosferica avrete ottenuto una linea, che rappresenta la linea della Isobara a 1012 hPa.

Chiaramente esistono diverse isobare : l'isobara relativa a 1012 hPa, a 1016 hPa, a 996 hPa e così dicendo. Se non si fissasse una differenza di pressione tra due isobare, esse sarebbero infinite, per convenzione si è dunque scelto di evidenziare quelle con uno scarto di 4 hPa, partendo dall'isobara a 1000 hPa. In altre parole vengono evidenziate solo le isobare con una pressione che sia un multiplo di 4.
Talvolta si utilizzano scarti di 5 hPa, in questo caso saranno tutte quelle multiple di 5 (es. 1005 hPa, 995 hPa etc..). All'occorrenza si possono usare anche scale diverse, più grandi o piccole; ad esempio se le isobare sono troppo ravvicinate (ad es. nei cicloni), in una cartina possono comparire solo i multipli di 10 etc.

Le Isobare sono di cruciale importanza nel determinare le zone di alta e bassa pressione, la direzione e l'intensità dei venti. 

Di fondamentale importanza è capire cosa sia il gradiente barico orizzontale. Esso rappresenta il rapporto tra la differenza di pressione atmosferica tra due isobare contigue e la loro distanza.
Ad esempio, supponiamo che l'isobara 1 abbia una pressione di 1000 hPa, mentre l'isobara 2 è di 1004 hPa e siano distanziate (la perpendicolare tra le due linee) di 200 km.
Il gradiente barico è uguale alla differenza di pressione/distanza, ovvero nell'esempio (1004 - 1000) / 200 =  0,02 hPa/Km.

Il gradiente barico orizzontale aumenta tanto più la differenza di pressione tra due punti è elevata e tanto più questi sono ravvicinati.
Il gradiente barico è la forza che mette in movimento le masse d'aria, ovvero i venti; ad un alto gradiente barico corrisponderanno venti impetuosi.
Non a caso, nei cicloni, le isobare sono molto ravvicinate e, quindi, con gradiente barico elevato.

Mappa Isobare
Cartina Isobare

Cosa Sono le Brezze ?

Quanto abbiamo visto su larga scala, cioè che i venti "trasportano" aria da una zona di alta pressione ad una di bassa pressione, avviene anche su scala minore.
Nuclei di alta e bassa pressione possono essere distanziati centinaia di chilometri e favorire scambi d'aria tra località molto differenti, ma qualcosa di simile avviene anche nel giro di pochi chilometri.

Un esempio sono le brezze di mare (o di lago) e le brezze di terra.
Il concetto è molto semplice, l'acqua ha una maggior capacità termica rispetto alla terra, quindi si riscalda più lentamente, ma impiegherà anche molto più tempo a raffreddarsi.

Di giorno il Sole farà si che le zone costiere si riscaldino di più rispetto all'acqua (avete presente la sabbia rovente di una spiaggia e l'acqua "freddina" del mare ?). Di conseguenza l'aria sovrastante il mare sarà più fresca (e pesante), creando una locale zona di alta pressione; mentre l'aria sopra la terraferma sarà calda (e leggera) e ci sarà bassa pressione.
Durante il dì l'aria si sposterà dal mare (alta pressione) alla terraferma (bassa pressione), generando venti noti come brezze di mare.

Di notte la terraferma perderà velocemente calore per irraggiamento, mentre l'acqua rimarrà più mite. Ora le cose sono invertite e la bassa pressione sarà in corrispondenza del mare, mentre l'alta pressione sulla terraferma. I venti soffieranno dall'entroterra verso il mare e prenderanno il nome di brezze di terra.

Le brezze sono venti locali di debole intensità che seguono un ciclo giorno/notte. Esse sono tipiche di zone in prossimità del mare o dei laghi e sono estremamente costanti, cessando solo in condizione di elevata copertura nuvolosa o in presenza di venti sinottici (venti che "arrivano" da lontano).

Le brezze ricoprono un ruolo essenziale nel determinare i microclimi locali. La costante presenza delle brezze notturne rimescola gli strati d'aria, impedendo la stratificazione di aria fredda nei primi metri dal suolo.
I microclimi lacustri (es. Lago Maggiore) devono la loro mitezza proprio alle brezze di lago.

In linea generale, zone in cui le brezze sono impattanti si hanno temperature minime più elevate (anche di molti gradi) e temperature massime leggermente più contenute.

Brezze di Mare e di Terra

Brezza sul Lago

Coltivazione dell'Aloe arborescens - Dove può Crescere in Italia ?

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Tra le oltre 500 specie del genere, l'Aloe arborescens è probabilmente la più coltivata all'aperto in Italia e, per fama, è seconda solo all'Aloe vera, che però si presta meno alle condizioni climatiche italiane e rimane per lo più coltivata in vaso e riparata in inverno.

In questo articolo vorrei spiegarvi come coltivare Aloe arborescens, come curarla e dirvi dove è possibile piantarla in Italia, senza che sia danneggiata dal freddo invernale e quale temperatura minima sopporta.

Fioritura Aloe arborescens

Proprietà Terapeutiche :

L'Aloe arborescens è anche chiamata Aloe di Padre Zago e conosciuta per le sue ipotetiche proprietà antitumorali.
Padre Romano Zago (classe 1932) è un frate che vive in Brasile ed appartiene all'ordine dei Francescani. La ricetta "anti-cancro" di Zago è semplicemente un frullato di foglie di A. arborescens, miele e grappa.

Sebbene alcuni studi suggeriscano che gli estratti di A. arborescens possano ridurre la proliferazione batterica, stimolare il sistema immunitario ed aiutare la cicatrizzazione delle ferite, la ricetta di Padre Zago non può essere considerata una "cura miracolosa" contro tutti i tipi di tumore.

Più concrete sono le proprietà analgesiche, il gel di questa specie può infatti ridurre il dolore e diminuire le infiammazioni derivanti da bruciature, punture di insetto, ma anche da radioterapia. 
L'elevata concentrazione di vitamine e sali minerali rende questi estratti degli ottimi antiossidanti, in grado di neutralizzare i radicali liberi, molecole al quanto dannose per la cellula.


Origine, Distribuzione ed Habitat :

L'Aloe arborescens (inizialmente chiamata Aloe mutabilis)è una pianta succulenta nativa del Sud/Est dell'Africa ed è endemica in stati come Sud Africa, Mozambico, Zimbabwe e Malawi. Tuttavia, l'enorme adattabilità della specie le ha permesso un'ampia diffusione e, allo stato naturale, la si ritrova in zone climatiche piuttosto differenti.
Sebbene possa crescere anche a livello del mare, il suo habitat naturale è rappresentato dalle montagne, dove si sviluppa sui crinali rocciosi o arroccata nei dirupi.
L'A. arborescens di norma cresce isolata, ma è possibile ritrovarla anche nel sottobosco, all'interno di foreste piuttosto fitte. 

Oggigiorno è coltivata in tutte le zone (sub)tropicali aride del mondo, ma sopravvive bene anche nei climi mediterranei ed, in Italia, è molto frequente lungo le coste del Tirreno e dell'Adriatico, nonché nelle zone interne più miti del meridione, dove è perlopiù coltivata a scopo ornamentale, sia in giardini privati, che in luoghi pubblici

Aloe arborescens
Foglie Aloe arborescens


Com'è Fatta l'Aloe arborescens ? - Botanica e Fisiologia

L'Aloe arborescens è una pianta grassa che, nelle condizioni ideali, può raggiungere un'altezza di 2-3 metri (7-10 feet) ed appartiene alla famiglia delle Aloeaceae.
L'epiteto "arborescens" deriva dal latino e significa "a forma di albero"; in effetti, a differenza dell'A. vera e di molte altre specie di Aloe, l'A. arborescens ha un portamento che può ricordare quello di un albero, con diversi fusti che crescono eretti e privi di foglie nella parte basale, sebbene talvolta permangano le vecchie foglie morte e rinsecchite.
A primo impatto, l'aspetto di questa specie ricorda quello di un grosso cespuglio con molte ramificazioni, più che di una "classica" Aloe.

Le foglie dell'A. arborescens sono disposte in maniera concentrica (a "rosetta") ed hanno un margine dentellato, con spine pronunciate. Esse possono essere lunghe anche oltre 50 cm (20 in) e, in estate, se esposte al Sole ed a temperature torride, possono diventare brunastre nella parte terminale ed assumere una conformazioni ad "U".
Le foglie dell'A. arborescens si riconoscono da quelle dell'A. vera, poiché sono meno carnose (e con meno contenuto di gel) ed hanno una forma decisamente più appiattita.
La radici sono relativamente superficiali e si rinnovano in continuazione.

Le infiorescenze spuntano all'apice della nuova vegetazione, proprio dall'interno della "rosetta fogliare" e, sorrette da un lungo stelo, svettano sopra la pianta. Esse sono solitamente singole (1 rosetta = 1 infiorescenza), a forma di pannocchia "conica", prive di ramificazioni e composte da numerosi fiori di color rosso-arancione, che si aprono in maniera scalare, iniziando da quelli posti alla base dell'infiorescenza.
I fiori dell'A. arborescens sono ermafroditi, a forma cilindrica, con l'apertura rivolta verso il basso, che è spesso di color più tenue (sfumature gialle). Questi fiori sono ricchi di dolce nettare che attira api, farfalle, ma anche piccoli uccelli come i colibrì.
In seguito ad impollinazione, si sviluppano i frutti, che sono delle capsule che, a maturazione, rilasciano i semi nell'ambiente.

Le foto che seguono mostrano la fenologia della fioritura, con le fasi più salienti.

Abbozzo Infiorescenza

Infiorescenza Immatura Aloe arborescens

Infiorescenza e Fiori Aloe Arborescens

Fiori Aloe Padre Zago

Ma quando fiorisce l'Aloe arborescens in Italia ?

La fioritura di questa succulenta sembra essere favorita (od indotta) da un breve periodo freddo, con temperature medie intorno ai 10° C (50° F). In Italia la fioritura dell'Aloe arborescens è tipicamente invernale ed avviene, indicativamente, nel periodo compreso tra dicembre e marzo.

La fiorituraè molto scalare, in quanto i vari grappoli fiorali si sviluppano sfalsati temporalmente e, anche all'interno di una stessa infiorescenza, non tutti i fiori si aprono contemporaneamente.


Quali Sono le Differenze tra Aloe vera ed Aloe arborescens ?

Distinguere queste due specie è abbastanza semplice (è molto più facile confondersi tra altre specie di Aloe). Basterà osservare qualche dettaglio :

  • A. vera non ha mai ramificazioni o tronchi ed ha un portamento compatto, mentre l'A. arborescens ha numerosi fusti, che possono assomigliare a dei rami di un albero ed un portamento espanso.
  • Le foglie dell'A. vera sono spesse, succulenti e ricche di gel (motivo per cui è più diffusa in cosmesi); inoltre sono verticali, rivolte verso l'alto (perpendicolari al terreno) e di un verde più tenue, in alcuni casi quasi giallo/bianco. Le foglie dell'A. arborescens sono più piatte ed allungate, disposte quasi orizzontalmente (parallele al terreno), talvolta curvate ad "U" e più fitte/numerose. 
  • Il fiore dell'A. vera è giallo, mentre quello dell'A. arborescens è color salmone o rosso.
  • L'A. vera è più sensibile al freddo rispetto all'A. arborescens. Se ne vedete una, piantata in terra, in una zona in cui ci sono gelate, sicuramente non sarà un'A. vera.
Esistono anche diversi ibridi, ottenuti dall'incrocio tra un'A. vera ed un'A. arborescens che, come facile intuire, hanno caratteristiche intermedie rispetto ai "genitori", rendendo complesso il riconoscimento. 

Aloe vera

Aloe arborescens


Come Crescere l'Aloe arborescens ? - Coltivazione, Clima, Moltiplicazione e Cure

Sicuramente vi starete chiedendo : "dove è possibile piantare l'A. arborescens all'esterno ?".
Ricordiamoci che l'Italia è una nazione della fascia temperata, mentre tutte le specie di Aloe sono africane e native di zone tropicali o, al limite, subtropicali.
Detto questo, il mar Mediterraneo è un "serbatoio di calore", rendendo l'Italia ben più mite di nazioni poste alla stessa latitudine.

Tra le innumerevoli specie di Aloe, l'A. arborescens si colloca nella fascia media-alta per quanto concerne la sua resistenza al freddo.
Sebbene cresca in montagna, stiamo comunque parlando di una pianta succulenta di origine tropicale. Non possiamo quindi pensare di coltivarla in mezzo alla pianura Padana od in qualsiasi parte del Nord Italia, ma è ragionevole pensare che possa sopravvivere lungo le Coste del Mar Tirreno, nel Medio-Basso Adriatico e nelle zone interne più riparate del Sud Italia.

L'A. arborescens  tollera leggere gelate, con abbassamenti di temperatura sino a circa -4° C (25°F). Se le temperature minime scendono sotto questa soglia si iniziano ad avere danni più o meno consistenti alle foglie, sino alla morte dell'intera pianta.
Talvolta, sebbene la pianta sembra essere stata uccisa dal gelo, in primavera rigetta dalle ridaci.

Un'alternativa, laddove le gelate invernali siano intense e durature, è la coltivazione in vaso, da portare al riparo in serra calda o all'interno di casa, durante la brutta stagione.
Coltivare una pianta in vaso richiede qualche accorgimento in più.
Conviene usare vasi medio-grandi e, possibilmente, non neri, poiché si riscalderebbero troppo sotto il sole estivo e potrebbero "cuocere" le radici.
Il fabbisogno idrico è superiore rispetto a piante coltivare in piena terra, inoltre sarà fondamentale che i vasi abbiano grossi fori sul fondo, per consentire un ottimo drenaggio.
Ricordatevi che, sebbene le Aloe resistano bene agli ambienti secchi, l'interno di un appartamento può essere eccessivamente asciutto; sarà dunque meglio nebulizzare con acqua e porre i vasi lontani da fonti di calore (stufe, termosifoni etc.), ma in un luogo luminoso (es. finestra esposta a Sud).

L'Aloe arborescensè una specie che cresce in ambienti secchi ed aridi. Per questo motivo, se coltivata in piena terra, non richiede innaffiature estive e riesce a svilupparsi con la sola acqua piovana, tollerando lunghi periodi di siccità.

Questa specie di Aloe ama un'esposizione in pieno Sole, ma in natura prospera anche all'interno dei boschi. Perciò può essere coltivata senza problemi anche a mezz'ombra o persino in leggera ombra (ma con tanta luminosità), compromettendo però la normale fioritura.
L'Aloe di Padre Zago è frequentemente coltivata alla base degli alberi ornamentali ad alto fusto, piantati lungo le strade.

Il terreno idealeè a pH neutro (o leggermente acido), sabbioso o comunque molto ben drenante, che non permanga umido e "zuppo" per lunghi periodi. Le concimazioni non sono necessarie; ne ho visti esemplari piantati in zone marginali che, senza ricevere alcuna cura, crescevano vigorosi, producendo abbondanti fioriture.
Questa specie, un po' come tutte le Aloe, è rustica, esente da malattie e prospera anche in terreni sassosi e poveri di nutrienti. L'unica cosa importante è evitare i ristagni idrici.
La specie si può piantare anche in prossimità del mare, resiste piuttosto bene sia ai venti salmastri, sia ad elevate concentrazioni di sale nel suolo.

L'Aloe arborescens emette stoloni e polloni basali che, andranno con gli anni a rinnovare la chioma. La specie si riproduce prelevando queste "nuove parti" che, sebbene vengano prodotte dalle radici, iniziano a sviluppare un proprio apparato radicale. Per ottenere nuove piantine basterà staccare queste "piante figlie" dalla "pianta madre" e trapiantarle in un vaso.
Alternativamente si può propagare anche tagliando una foglia, lasciandola seccare per qualche giorno all'aria ed interrandola in terreno sabbioso, tenendo il vaso all'ombra fino ad avvenuta radicazione.
La moltiplicazione per semina è solitamente lenta e poco usata.

Spero di avervi incuriosito e dato un spunto per la progettazione del vostro angolo verde. Sono sicuro che le foto mostrate vi tenteranno a tal punto da farvi comprare una pianta !!

Aloe arborescens in Fiore

Aloe arborescens in Estate

Aloe arborescens in Riva al Mare in Liguria

Come Scegliere l'Esposizione di un Terreno ? Quali Effetti ha sulla Coltivazione delle Piante

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Se vi state accingendo a comprare un terreno per costruirci casa o, semplicemente, volete capire dove collocare le piante nel vostro giardino o dove è meglio fare l'orto, la vigna ed il frutteto, la prima domanda che vi dovete porre è : "Qual è l'esposizione del mio terreno rispetto ai punti cardinali?".

Ci sono appezzamenti esposti a Sud (o a "Mezzogiorno"), altri esposti ad Ovest (o a "Levante") oppure ad Est ("Ponente") o a Nord ("Settentrione" o "Tramontana").
Ovviamente esistono poi le vie di mezzo (es. Sud-Ovest) e così via.

Ma come si fa a capire qual è l'esposizione di un terreno ? Quali sono le differenze tra un pendio esposto a Nord o a Sud ? Qual è il migliore per la crescita degli alberi ?

Esposizione di Pendio a Sud-Est

Premessa - Il Tragitto del Sole, dall'Alba al Tramonto.

Per comprendere cosa significhi "esposizione di un terreno" dobbiamo innanzitutto capire com'è il movimento relativo del Sole rispetto ad un punto fisso della Terra.
Fin dalle scuole elementari ci hanno insegnato che il Sole sorge ad Est (Oriente) e tramonta ad Ovest (Occidente), tuttavia questa affermazione è approssimativa. 
Alle medie latitudini, come in Europa, il Sole sorge esattamente ad Est (e tramonta ad Ovest) soltanto durante gli equinozi di primavera ed autunno.
In Italia, in Inverno il Sole sorge a Sud-Est e tramonta a Sud-Ovest, mentre in Estate sorge a Nord-Est e tramonta a Nord-Ovest.

Questa differenza è tanto più marcata quanto più ci si sposta verso i poli e tanto più si è vicini ai Solstizi ed è strettamente correlata con il numero di ore di luce che ci sono in un giorno.
Quanto detto vale per le zone temperate, all'equatore il Sole sorge sempre ad Est e tramonta sempre ad Ovest, mentre al Polo Nord (e Sud) sorge una volta all'anno, rimane sei mesi sopra l'orizzonte, tramonta una volta all'anno e rimane sotto l'orizzonte gli altri sei mesi.

Tragitto del Sole rispetto alla Terra a diverse Latitudini



In altre parole, in estate il tragitto del Sole è più lungo. Nello schema che segue indicherò la traiettoria del Sole (dall'alba al tramonto), al 45° parallelo Nord, durante i due Solstizi e gli Equinozi.
La parte evidenziata in grassetto è la traiettoria minima (invernale).

  • Inverno :  Sud-Est; Sud; Sud-Ovest
  • Equinozi : Est; Sud-Est; Sud; Sud-Ovest; Ovest
  • Estate : Nord-Est; Est; Sud-Est; Sud; Sud-Ovest; Ovest; Nord-Ovest

La differenza non è solo la traiettoria, ma anche l'altezza massima del Sole sopra l'orizzonte (per dettagli clicca qua) che, in estate, è 46° maggiore rispetto all'inverno. Sole più alto significa maggiore irraggiamento, ma anche ombre più corte.

Ricapitolando, nelle zone temperate, col cambiare delle stagioni cambia :
  1. Traiettoria del Sole e di conseguenza un maggior o minor numero di ore in cui è sopra l'orizzonte (cioè il numero di ore di luce giornaliere).
  2. L'altezza massima del Sole, perciò la lunghezza delle ombre e la "potenza" del Sole.

Tragitto del Sole in zone Temperate nelle Diverse Stagioni



Come Faccio a Capire l'Esposizione di un Terreno ?

La prima cosa da fare per orientarsi e capire come si è posizionati rispetto ai punti cardinali è osservare la direzione delle ombre a mezzogiorno (ora solare).
Nella fascia temperata boreale, in qualsiasi giorno dell'anno, la massima altezza del Sole sopra l'orizzonte si raggiunge a mezzogiorno ed il Sole sarà esattamente posizionato a Sude, di conseguenza, le ombre saranno proiettate a Nord.
La cosa più semplice è osservare un palo della luce alle 12.00, la punta della sua ombra sul terreno ci indicherà dove si trova il Nord. L'unica cosa che cambia tra estate ed invernoè la lunghezza dell'ombra (non la direzione).

Un'alternativa, sebbene un po' meno precisa, è quella di osservare il tronco di alberi isolati, la parte rivolta a Nord è quella in cui crescono muschi e licheni.

Guardando verso Nord sarà facile identificare gli altri punti cardinali: alla vostra destra troverete l'Est, alla sinistra l'Ovest ed, alle vostre spalle, il Sud.
Facendo la similitudine con un orologio, il Settentrione rappresenta le ore 12, l'Oriente le 3, il Meridione le 6 e l'Occidente le 9.
Comunque, se vogliamo andare sul sicuro, basta comprarci una bella bussola, anche se il tutto diventa molto meno divertente.
Ora cerchiamo di capire cosa si intende per "esposizione di un terreno/casa".
Innanzitutto il termine "esposizione"è sempre riferito a qualcosa; se prendessimo una pianura senza alberi o edifici od il mare aperto, allora non potremmo parlare di esposizione, in quanto sono ambienti estremamente omogenei e non ci sono ostacoli.
Un terreno pianeggiante può essere esposto a Nord, Sud etc. rispetto ad una pianta, ad una casa, ad un lago (o mare), ad una montagna e così via.
Il terreno può essere parte stessa dell'ostacolo, se prendiamo una collina, ogni versante avrà un'esposizione ben diversa, determinando microclimi differenti.

Punti Cardinali

Che Ruolo ha l'Esposizione nel Determinare il Microclima Locale ?

Partiamo con terreni pianeggianti. Con questa tipologia, se non ci fossero ostacoli, i raggi solari colpirebbero il suolo dal primo minuto dell'Alba, sino all'ultimo prima del Tramonto, ovvero sarebbe un'esposizione totalmente soleggiata (in pieno Sole).

Supponiamo ora di costruire un bel muro che si estende in direzione Est-Ovest, dividendo in due il nostro terreno.
La metà esposta a Sud avrà il muro a Nord, mentre la metà esposta a Nord viceversa.
A mezzogiorno, se andassimo ad osservare l'ombra del muro, vedremmo che è proiettata verso Nord, ombreggiando il terreno esposto a Nord.
Ovviamente in inverno il Sole è più basso e le ombre più lunghe, quindi la superficie di terreno all'ombra sarà maggiore rispetto all'estate.
Se però al posto del muro ci fosse un palazzo alto 10 piani ed il nostro terreno fosse piccolo, allora potrebbe rimanere in ombra per buona parte della giornata anche in estate, ricevendo solo i primi raggi di Sole all'Alba e gli ultimi al tramonto (in questa stagione il Sole sorge a Nord-Est e tramonta a Nord-Ovest)
Il terreno esposto a Sud, invece, sarà completamente soleggiato in inverno, mentre in Estate riceverà luce quasi tutta la giornata ad eccezione di Alba e Tramonto.

Un discorso analogo si può fare per quel che riguarda i pendii.
Il versante Nord di una montagna (o di una collina) sarà mediamente più ombreggiato di quello Sud inoltre, qualora le vette non fossero troppo elevate, i raggi del Sole colpirebbero il suolo con una minore inclinazione, riscaldandolo meno efficacemente.

Se l'ostacolo è molto grande (ad es. una catena montuosa), esso può rappresentare una barriera non solo per il Sole, ma anche per le correnti ed i venti.
Il Nord Italia, ad esempio, è esposto a Sud rispetto alla Catena Alpina. Quando i gelidi venti provenienti dal Nord Europa arrivano a Nord delle Alpi si compattano ed, essendo pesanti, non riescono ad oltrepassare questo ostacolo così alto e sono costretti ad aggirarlo (prendendo la via del Rodano a Ponente o la via della Bora a Levante). 
Per questo motivo le zone prealpine del Nord Italia sono sottovento rispetto a queste correnti e, quindi, godono di un clima più mite rispetto alle pianure poste sul lato opposto (es. Germania, Svizzera, Repubblica Ceca).

Tragitto del Sole in Italia nei Diversi Mesi dell'Anno


Cosa è Meglio Coltivare nelle Diverse Esposizioni ?

L'esposizione su micro-scala (es. rispetto ad Alberi, Case, etc.) determina l'ombreggiatura del terreno; in altre parole influenza prevalentemente le temperature massime in presenza di giornate soleggiate (e non nuvolose). 

L'esposizione su più larga scala (es. rispetto ad una Collina, ad una Montagna, etc.) influenza anche le temperature minime, poiché rende il terreno più o meno esposto alle avvezioni (venti) provenienti dalle diverse zone (un'irruzione artica arriva da Nord, generalmente è più fredda di una proveniente da Sud).

In ultimo ricordatevi che, a parità delle altre condizioni, un terreno pianeggiante registra temperature minime inferiori rispetto ad uno di pendio, poiché di notte l'aria fredda (più pesante di quella calda) scivola verso il basso e si accumula nei bassi strati, creando dei veri e propri "laghi d'aria gelida". Questo fenomeno è noto come inversione termica.
Anche l'umidità ristagna al Suolo, rendendo le pianure molto più soggette a nebbie e foschie, rispetto alle colline.


Terreno Esposto a Sud : questo è sicuramente quello più soleggiato ed è ideale per la coltivazione della Vite, per fare l'Orto o per impiantare un Uliveto. Se il terreno è collinare, il pendio esposto a Sud riceve i raggi in maniera più perpendicolare e, soprattutto in inverno, registra temperature massime più elevate. Dopo una nevicata i terreni esposti a Sud si riconoscono subito, sono quelli in cui scompare per prima la neve.
Insomma quest'esposizione è la migliore per tutte quelle piante che vogliono tanto Sole e caldo, come la maggior parte delle Piante da Frutto e gli Agrumi.
Per quanto riguarda un'abitazione collocateci i locali in cui vorrete maggiore luminosità, come ad esempio lo Studio o la Cucina.

Terreno Esposto a Nord : è agli antipodi rispetto al precedente; questo terreno riceverà poco Sole e, per via dell'ombreggiatura, in inverno registrerà temperature massime di diversi gradi inferiori rispetto ad uno esposto a Sud.
Questo terreno, in estate, riceverà il Sole solo nei periodi più freschi (Alba e Tramonto), mentre sarà ombreggiato nelle torride ore centrali. 
Quest'esposizione è più fresca e, mantenendo la terra più umida, è ideale per la coltivazione delle felci, di alcune Acidofile (es. Ortensie) ed, in generale, di tutte quelle piante tipiche del sottobosco.
In un'abitazione conviene collocarci i locali che vogliamo mantenere più freschi o meno luminosi, come ripostigli, scale, corridoi.

Terreno Esposto ad Est : riceverà il Sole della "mattinata", mentre sarà ombreggiato nell'ultima parte della giornata. Lo sbalzo termico tra notte e giorno sarà più repentino rispetto ad altre esposizioni; il ghiaccio formatosi sui fiori durante una fredda nottata primaverile, all'alba si scioglierà velocemente, enfatizzando i danni da disgelo
In questa zona potrete piantare alberi a fioritura tardiva, che si accontentino di mezza giornata di Sole diretto, ma anche i piccoli frutti (es. Lamponi) oppure ortaggi a foglia (es. Lattuga).
In una casa potrete posizionarci le camere da letto, così da evitare il torrido Sole pomeridiano dell'estate.

Terreno Esposto ad Ovest : come ore di luce sarà molto simile a quello esposto a Est, tuttavia sarà ombreggiato di mattina e riceverà il Sole del "pomeriggio". Quindi sarà ben assolato, proprio durante la metà più calda della giornata (il picco massimo di temperatura si registra verso le 14-15 e rimane abbastanza costante fino a poco prima del tramonto). Qui potrete collocarvi tutte le piante che vogliono prendere il Sole in concomitanza delle ore più calde.
In questa zona di Orto potrete piantare specie a radice (es. Carote e Ravanelli), che richiedono meno Sole rispetto a Pomodori, Melanzane e Peperoni. 
In una casa collocatevi i locali che volete luminosi nel pomeriggio e tiepidi alla sera, come Salotto e Bagni.

Ovviamente l'ostacolo deve essere ben più grande della pianta presa in esame. Se consideriamo un Abete, rispetto ad una villetta su un unico piano, esso prenderà il Sole tutto il giorno indipendentemente da come è collocato rispetto alla casa.

P.s.

Tutto questo è valido nell'emisfero Boreale, se parlassimo dell'emisfero Australe varrebbero gli stessi concetti, ma si dovrà invertire il Nord con il Sud.

Esposizione ai Raggio Solari dei Versanti di una Montagna

Esposizione Sud-Est - Lago Maggiore

Pino di Weymouth o Strobo (Pinus strobus) - Dove Cresce e Come Si Coltiva

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Di piante importate in Europa dall'America ne esistono a centinaia, alcune di esse si sono addirittura naturalizzate ed oggi crescono spontanee in diverse zone d'Italia.
Oggi vorrei parlarvi del Pino di Weymouth (Pinus strobus), comunemente noto come Strobo, una conifera originaria degli Stati Uniti che, un po' come successe per la Robinia, è diventata molto comune, specialmente nei boschi montani del Nord Italia.

Bosco Pinus strobus

Rami Pino di Weymouth

Il Pino Strobo è nativo dell'America settentrionale e cresce nella parte orientale degli Stati Uniti, ad Est delle montagne Rocciose.
Esso si trova allo stato selvatico nei boschi che circondano i Grandi Laghi del Nord America, ma è diffuso anche più a Sud, come sui monti Appalachi.
Il suo areale d'origine comprende si estente anche al Sud-Est del Canada.
Nel 1600 fu importato dallo stato del Maine (U.S.A.) all'Inghilterra, da dove si diffuse in tutto il vecchio continente, per essere essenzialmente utilizzato per la produzione di carta.


Com'è Fatto il Pino di Weymouth ? Botanica, Fisiologia, Coltivazione e Clima 

Pino di Weymouth, talvolta chiamato Pino Bianco Americano, è il nome comune della specie Pinus strobus, appartenente alla famiglia delle Pinaceae.
Lo Strobo è una pianta imponente, che può raggiungere i 45 metri (148 ft) di altezza ed, occasionalmente, superare i 50 m (164 ft).
Il suo habitat naturale è rappresentato dalle umide foreste miste tipiche delle zone temperate; qui lo Strobo fornisce riparo ad uccelli e scoiattoli e si comporta da specie dominante, persino su piante maestose come Faggi e Querce.

Questo Pino ha un portamento eretto, slanciato ed una chioma non eccessivamente folta, con una struttura decisamente meno conica rispetto all'Abete.
In esemplari isolati i rami crescono lungo quasi tutto il tronco e sono perpendicolari al fusto (e quindi paralleli al terreno). All'interno delle foreste, invece, i rami sono concentrati nella metà superiore del tronco, ovvero laddove giunge la luce per svolgere la fotosintesi.

Le foglie sono aghiformi e, come per le altre specie del sottogenere Strobus, sono raggruppate in piccoli mazzetti uniti alla base.
Gli aghi, lunghi una decina di centimetri (4 in), sono sottili, molto flessibili, ravvicinati e di color verde-bluastro.
Nella fase giovanile la corteccia è liscia e grigia, mentre invecchiando inizia a fessurarsi, producendo frequentemente bolle di resina.

Il Pino Strobo è monoico, si hanno quindi piante maschili o piante femminili.
La fioritura (sebbene nelle Gimnosperme, come tutte le conifere, non si possa parlare di "veri" fiori) avviene nel periodo compreso tra fine Aprile e Giugno, con gli organi riproduttivi che spuntano da gemme situate all'apice dei rami.
I frutti sono delle pigne allungate a forma cilindrica, che permangono sulla pianta per molto tempo, anche dopo aver disperso i semi contenuti al proprio interno.

Aghi Pino Strobo

Pigne Strobo

Pinus strobusè una specie piuttosto longeva e, sebbene non raggiunga i record di altre conifere, può diventare plurisecolare e raggiungere un'età media di 250 anni ed, in rari casi, vivere sino a 400 anni.
La crescita iniziale è molto rapida, rallentando solo nella fase adulta. Questa peculiarità l'ha resa una pianta ideale per la silvicoltura e per la produzione di legno.

Il Pino di Weymouth cresce bene a latitudini comprese tra il 35° ed il 55° parallelo.
La specie è resistente al freddo e si può coltivare anche in bassa montagna sulle Alpi, resistendo tranquillamente a temperature inferiori ai -20°C (-4° F).
Lo Strobo, pur amando una posizione luminosa, non è una specie particolarmente eliofila come potrebbe essere il larice. Ciò gli ha permesso un'ampia diffusione, poiché i giovani esemplari riescono a svilupparsi anche nel sottobosco, dove i raggi del sole arrivano filtrati e l'ombreggiamento non permetterebbe la crescita di altre conifere.
Nelle zone più vocate, lo Strobo diventa praticamente infestante.

Il terreno ideale è acido, umifero, fresco ed umido, mentre rifugge da quelli eccessivamente argillosi e calcarei; inoltre ha una scarsa resistenza alla siccità estiva, motivo che ne ha limitato la diffusione nelle aride regioni del Sud Italia.
Sebbene possa essere coltivato a scopo ornamentale, le dimensioni di questo Pino lo rendono più adatto ad essere piantato in grossi parchi e giardini pubblici, piuttosto che in terreni privati.

Pino di Weymouth

Germogli Pino di Weymouth

Aloe : Come Riconoscere le Diverse Specie - Con Foto e Descrizione

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Il genere Aloe comprende oltre 500 diverse specie, alcune delle quali molto simili e difficilmente distinguibili.
In questo articolo vorrei dare una panoramica generale su questo genere di piante succulente, evidenziando cosa accomuna tutte le specie di Aloe, sia a livello morfologico che fisiologico.
Inoltre, un po' come già fatto per le Agavi, vorrei mostrare foto e descrizione delle specie di Aloe più comuni o particolari, così da poterle riconoscere.

Panorama con Aloe

Il Genere Aloe e le Differenze Rispetto al Genere Agave.

A prima vista è molto facile confondere un'Aloe per un'Agave, poiché queste due tipologie di piante grasse hanno in comune molte caratteristiche estetiche e funzionali.
La loro somiglianza è però dovuta a convergenza evolutiva, più che ad una stretta parentela o vicinanza genetica.
In altre parole, pur vivendo in luoghi molti distanti, hanno evoluto strutture anatomiche simili per sopravvivere in un habitat con caratteristiche climatiche paragonabili.

Tutte le Aloe appartengono alla famiglia delle Aloeaceae e sono originarie dell'Africa sub-Sahariana e della penisola Araba, ma già da tempi antichi sono diffuse anche lungo le coste del Mediterraneo.
Le Agavi sono invece native dell'America Centrale e diffuse nei deserti del Messico e nel Sud degli Stati Uniti.

Entrambe prosperano in un clima desertico o semi-desertico, sviluppandosi in terreni sabbiosi o rocciosi, anche poveri.
Queste piante hanno un'elevata resistenza alla siccità e si sono evolute per vivere in ambienti caldi, aridi, assolati e generalmente esenti da gelo.
Se volessimo trovare una differenza sulla coltivazione, potremmo dire che le Aloe hanno mediamente una maggior tolleranza ad un certo grado di ombreggiamento, mentre alcune specie di Agave, essendosi adattate a vivere in alta montagna, possono crescere in luoghi con inverni freddi e tollerare persino le gelate.

I fiori dell'Aloe variano da specie a specie, ma solitamente sono rossi con sfumature arancioni, talvolta gialli, penduli, a forma tubolare e riuniti in un'infiorescenza (solitamente) poco ramificata, prodotta all'apice vegetativo, quindi un'unica pianta di Aloe può avere più spighe fiorali.
La maggior parte delle specie di Aloe fiorisce nel periodo meno caldo dell'anno, ma la fioritura avviene tutti gli anni.
La stragrande maggioranza delle Agave, invece, fiorisce un'unica volta nella vita, dopodiché la pianta muore. Se prendiamo ad esempio l'Agave americana, fiorisce (e quindi muore) dopo circa 25-30 anni. Le Agave hanno un'unica infiorescenza per pianta, solitamente ramificata ed enorme, quasi sproporzionata.

Le Aloe, a seconda della specie, possono essere composte da un'unica rosetta, formare dei cespugli ramificati od addirittura delle vere e proprie piante con un unico grosso tronco.
Le Agavi, invece, non sono mai a portamento arboreo e non sviluppano né tronchi né rami.

Le foglie delle Aloe sono carnose e contenenti una sostanza gelatinosa trasparente, spesso usata in cosmesi o per la produzione di sciampo e saponi.
L'Agave possiede foglie che sono attraversate da fibre per l'intera lunghezza, solitamente terminano con una spina appuntita e possono vivere quanto l'età stessa della pianta.
Un'altra differenza è che le foglie di molte Aloe, se esposte al Sole, tendono diventare marroni/brunastre.

Ora, dopo questa breve introduzione, farò un elenco (in ordine alfabetico) delle specie di Aloe più rappresentative, mettendo in risalto le differenze ed i tratti distintivi di ciascuna di esse.


Le Diverse Specie di Aloe - Come Si Distinguono ? Quale Scegliere ?


Aloe aculeata : si sviluppa su un'unica rosetta, senza ramificazioni o tronchi. Il tratto peculiare dell'A. aculeataè la presenza di spine disposte in ordine sparso su tutta la superficie fogliare.
Le foglie sono di medie dimensioni, con la punta rivolta verso l'alto. Il portamento potrebbe ricordare quello di un bocciolo di fiore, in cui le foglie più vecchie tendono a "racchiudere" quelle più giovani.

Aloe aculeata

Aloe acutissima : talvolta chiamata anche "Blue Aloe", poiché le foglie hanno sfumature blu-violacee, ma se coltivate in pieno Sole, in zone torride, diventano rossastre. Esse sono strette, poco fitte e ricurve.

Aloe acutissima

Aloe africana : bellissima Aloe del Sud Africa. Si sviluppa su un unico fusto alto al massimo 2 m (80 in) e si riconosce per le foglie piatte, lunghe, ma molto affusolate e disposte in maniera disordinata. Sul margine fogliare è presente una dentellatura molto fine.
L'A. africana cresce isolata e non ha la tendenza a formare colonie clonali. Fiorisce tra inverno ed inizio primavera e tollera leggerissime gelate, sebbene sia meglio coltivarla in zone esenti da gelo.

Aloe africana

Foglie Aloe africana

Aloe alooides : specie che si sviluppa sotto un'unica ramificazione; si riconosce dalle foglie marcatamente ricurve ad "U", quasi come fosse la sezione di un tubo (o una grondaia). Esse sono verdi, con leggere (e rade) spine rosse sul margine fogliare. Nel suo habitat nativo cresce in montagna e può sopportare gelate di media entità.

Aloe alooides

Aloe arborescens : questa specie è nativa dell'Africa meridionale orientale e cresce dal livello del mare, sino in montagna. Come suggerisce l'epiteto "arborescens", questa specie ha un portamento arboreo, con diversi tronchi che spuntano dalle radici, formando un grosso cespuglio ramificato. Le foglie sono fitte, disposte a rosetta, lunghe circa 50 cm (20 in), relativamente sottili e presentano una pronunciata dentellatura sul margine.
Le foglie sono appiattite e ricadenti, di color verde oliva con riflessi bluastri e spesso leggermente incurvate ad "U".
La fioritura, in Italia, avviene in inverno e le infiorescenze, composte da numerosi fiori color rosso-arancione, emergono dall'apice vegetativo, innalzandosi sopra la linea delle foglie.
L'A. arborescens, talvolta chiamata anche Aloe di Padre Zago, è una pianta particolarmente ornamentale che può raggiungere i 2 metri di altezza (80 in) ed altrettanti in larghezza.
Ai nostri giorni è diffusa lungo le coste del Mediterraneo e mostra una discreta resistenza al freddo, superiore a quella di altre specie, potendo sopravvivere anche a brevi abbassamenti di temperatura fino a circa -4° C (25° F).
Per vedere più foto ed avere maggiori dettagli sulla coltivazione e botanica di questa specie clicca qui.

Aloe arborescens

Aloe brevifolia : specie dal portamento compatto, che non supera i 10 cm di altezza (4 in); tuttavia emette numerosi polloni e tende quindi ad espandersi orizzontalmente. L'A. brevifolia ha foglie corte (appunto "brevi"), color grigio-bluastro con soffici spine sulla fronda inferiore e sul margine (assenti invece nella parte superiore). Quest'Aloe "nana"è spesso coltivata come pianta d'appartamento.
L'infiorescenza è eretta e non ramificata.

Aloe brevifolia

Aloe buhrii : questa pianta è molto simile all'A. striata. Possiede sottili foglie molto ornamentali, di circa 40 cm (16 in), verde chiaro nella parte basale, più rosa nella parte terminale, con strisce bianche lungo l'asse. L'A buhrii è priva di fusto e, solitamente, cresce solitaria. Il margine fogliare è liscio e non sono presenti spine.

Aloe buhrii

Aloe burgersfortensis : secondo alcuni è una sottospecie di Aloe parvibracteata, a cui vi rimando per avere informazioni.

Aloe burgersfortensis

Aloe camperi : specie nativa degli altopiani di Etiopia ed Eritrea. E' di medio-piccole dimensioni e priva di fusto e, diversamente da altre specie, non cresce isolata ma in colonie formate da piante che derivano dai polloni emessi dalle radici della pianta madre.
Le foglie sono color verde chiaro, puntano verso l'alto ed hanno un margine con dentellatura rossastra abbastanza accentuata. Le foglie dell'A. camperi sono simili a quelle dell'A. arborescens, sebbene più corte e meno dense. Queste due specie hanno resistenza al freddo paragonabile.

Aloe camperi

Aloe castanea : endemica del Sud Africa, cresce su un unico fusto che, con l'età, ramifica, conferendo un aspetto "ad albero". L'A. castanea può raggiungere un'altezza di quasi 4 metri (13 ft) ed è dotata di poche foglie, ma molto carnose e lunghe anche 1 metro e mezzo (5 ft). Le vecchie foglie rimangono attaccate al tronco anche dopo essere morte ed, appassendo, lo avvolgono e proteggono.
I fiori sono il tratto distintivo dell'A. castanea; essi sono infatti di un colore inusuale, che tende al marrone più che al rosso o giallo.

Aloe castanea

Aloe ciliaris : specie nativa delle praterie interne del Sud Africa, ha crescita rapida e si sviluppa sotto forma di grosso arbusto, con diversi tronchi molto ramificati. L'A. ciliaris ha un portamento ricadente, quasi rampicante, con fusti lunghi e snelli, che si piegano sotto il peso. L'A. ciliaris possiede foglie piuttosto corte, distanziate (lunghi internodi), ricurve (contorte) e con una finissima dentellatura lungo il margine fogliare.

Foglie Aloe ciliaris

Aloe ciliaris

Aloe cremnophila : specie rara e poco diffusa, che cresce in gruppetti. Le foglie sono sottili, appiattite, verdi nella parte basale e tendenti al rosa nella parte terminale. Le foglie sono disposte a cerchio, a circa 70° di ampiezza una dall'altra; perciò la chioma risulta poco folta, con una rosetta a forma di "stella".

Aloe cremnophila

Aloe cryptopoda : Aloe priva di tronco, che solitamente cresce isolata. Essa è originaria del Malawi e Mozambico. Le foglie sono rivolte verso l'alto e racchiuse in una rosetta piuttosto densa. Esse sono color verde-rossastro e possono raggiungere una lunghezza di 80 cm (2,6 ft). Produce infiorescenze poco ramificate, ognuna delle quali con una densa presenza di fiori.

Aloe cryptopoda

Aloe dawei (Dawe's Aloe) : originaria delle montagne tra Congo, Uganda e Rwanda, questa specie cresce a gruppetti, composti da piante molto ravvicinate le une alle altre.
La rosetta è piuttosto aperta ed è formata da foglie color verde-grigio, con sfumature rosa, particolarmente ricurve (ad "U").

Aloe dawei

Aloe dichotoma : specie tipica del deserto della Namibia ed unica tra le Aloe, perciò facilmente riconoscibile. Essa, infatti, si sviluppa come una vera e propria pianta, dotata di un tronco di notevoli dimensioni ed una chioma tonda e ramificata. La foto che segue è di un esemplare molto giovane, ma già si riesce ad apprezzare la "biforcazione" che genererà le due branche principali che dividendosi di volta in volta creeranno una chioma tondeggiante con molti rami.
L'A. dichotoma, chiamata anche Albero Faretra, può raggiungere gli 8 metri di altezza (26 ft) ed ha tronco liscio e rami bianchi, che conferiscono loro una maggior tolleranza alle temperature elevate.
Le foglie, di color bluastro, sono a forma conica, poco fitte e relegate alla parte terminale dei rami.

Aloe dichotoma

Aloe ellenbeckii: specie di medio-piccole dimensioni nativa delle zone tra sud Etiopia e nord Kenya. Quest'Aloe ha foglie triangolari molto carnose, che ricordano quelle dell'Aloe vera, con spine inconsistenti unicamente lungo il margine fogliare.
Le foglie della nuova vegetazione sono orientate verso l'alto, quelle più vecchie tendono a piegarsi, diventando quasi parallele al terreno. Piante di A. ellenbeckii esposte al Sole tutta la giornata hanno foglie violacee.

Aloe ellenbeckii

Aloe excelsa : chiamata anche Aloe dello Zimbabwe, la specie si sviluppa su un unico tronco e, nei luoghi di origine, può raggiungere un'altezza di 5 metri (16 ft), con un portamento che ricorda più quello delle Palme, rispetto alle Aloe.
Le foglie sono compatte, spinose anche sulla superficie ed abbastanza contorte, quasi attorcigliate le une sulle altre.
Nella foto che segue la pianta è piccola e non ancora sviluppata, ma si può già notare il tronco con un discreto diametro.

Aloe excelsa

Aloe ferox (sin. A. candelabrum) : questa specie si identifica grazie alle foglie. Esse sono di grosse dimensioni e di color verde-bluastro, ma la loro principale caratteristica è quella di esser cosparse di spine che, diversamente dalla maggior parte delle specie, non sono relegate al margine fogliare, bensì presenti su tutta la superficie fogliare (specie sulle fronde inferiori). Queste spine sono più numerose nei giovani esemplari.
L'A. ferox è di grandi dimensioni e, con gli anni, sviluppa un unico tronco, raggiungendo un'altezza di circa 2 metri (80 in). Si può coltivare in pieno Sole, senza che le foglie si imbruniscano. L'infiorescenza è a forma di candelabro.

Aloe ferox
Foglie Aloe ferox

Aloe greatheadii : bellissima Aloe, con foglie rade, ma molto spesse e succulenti, colorate di verde e rosso.

Aloe greatheadii

Aloe harlana : specie dotata di foglie a forma di lancia, piuttosto lunghe e di color verde-bluastro. Sul margine fogliare è presente una dentellatura, formata da spine rosse ricurve (a "dente di squalo") che, rispetto alle altre specie di Aloe, rimangono piuttosto distanziate.

Aloe harlana

Aloe hildebrandtii : pianta molto ramificata sin dalla base, cresce come cespuglio "ricadente", con fusti lunghi al massimo 1 metro (3.3 feet). Le foglie, presenti solo all'apice vegetativo, sono di color verde pallido, con margine dentellato.

Aloe hildebrandtii

Aloe juvenna : pianta grassa di dimensioni estremamente contenute, la si potrebbe considerare una "Aloe in miniatura" ed è facilmente distinguibile. Le foglie sono corte, molto ravvicinate, compattate e sul loro margine sono presenti delle spine a forma di "Dente di Squalo". L'A. juvenna ha la tendenza ad emettere numerosi polloni, propagandosi velocemente. Se coltivata in pieno Sole, le foglie diventano rosse/brunastre.
L'A. juvenna si presta molto ad essere coltivata in dirupi rocciosi o muri, inoltre tende ad avere un portamento tappezzante.

Aloe juvenna

Aloe kedongensis : chiamata anche Aloe del Kenya, ha portamento assurgente, con diversi tronchi slanciati che puntano verso l'alto, raggiungendo anche i 2 metri (7 ft) di altezza. Le foglie sono snelle, verde chiaro, seghettate sul margine e molto simili a quelle dell'A. arborescens.
La specie produce fiori arancioni, raccolti in un'infiorescenza non ramificata. Per via del suo portamento, A. kedongensis è spesso utilizzata come pianta da siepe.

Aloe kedongensis

Aloe lateritia : diffusa nell'est dell'Africa (es. Kenya), tende a formare colonie formate da numerose piante. Le foglie, solitamente verde chiaro, s'imbruniscono se esposte tutta la giornata al Sole e sono cosparse da macchie bianche. Esse sono lunghe sino a 40 cm (16 in) e ravvicinate.

Aloe lateritia


Aloe longibracteata : specie di piccole dimensioni che preferisce posizioni a mezz'ombra o luce filtrata. Se coltivata in queste condizioni le foglie sono verdi, altrimenti diventano marroni-violacee. Possiede foglie molto sottili a forma di triangolo, abbastanza corte e larghe alla base, disposte a formare una rosetta che ricorda la forma di una mano. Su queste foglie, che puntano verso l'alto, sono presenti lenticelle bianche.

Aloe longibracteata

Aloe marlothii : originaria del Botswana e Zimbabwe, si sviluppa su un unico tronco non ramificato che può raggiungere un'altezza di 4 metri (13 ft). Le foglie dell'A. marlothii sono larghe, ampie, carnose e di color verde chiaro-grigio, con margine dentellato di color rosa-arancione. Un po' come già visto per l'A. castanea, le vecchie foglie, quando muoiono, rinsecchiscono, ma rimangono attaccate al fusto.
A. marlothii produce un'unica infiorescenza che, diversamente da molte altre specie, sviluppa diverse ramificazioni.

Aloe marlothii


Aloe microstigma : solitamente a crescita solitaria; tra le Aloe è forse quella che ha la fioritura più copiosa. Specie di piccole dimensioni, dotata di foglie che si ricurvano verso l'alto, ricordando molto quelle dell'A. longibracteata.

Aloe microstigma

Aloe mitriformis : specie composta da rosette molto dense, formate da piccole foglie di forma triangolare. Le A. mitriformis crescono in gruppetti e, con l'età, sviluppano un piccolo tronco, che è spesso pendule. Nel loro habitat naturale si sviluppano aggrappandosi alle rocce, anche nei dirupi a quote superiori ai 1000 m (3280 ft).

Aloe mitriformis


Aloe massawana : nativa dell'Eritrea, poco conosciuta.



Aloe nyeriensis : specie endemica del Kenya dal portamento elegante e snello, è alta sino a 2 metri (6,5 feet). Possiede più tronchi esili e foglie verdi, dalla forma molto allungata. L'A. nyeriensisè strettamente imparentata (e facilmente confusa) con A. kedongensis.

Aloe nyeriensis

Aloe parvibracteata : specie altamente pollonante, da adulta è dotata di un cortissimo (ma tozzo) tronco ed ha foglie verdi (violacee se molto esposte al Sole), di forma triangolare a base larga.

Aloe parvibracteata

Aloe petricola : sia come portamento che come foglie ricorda più un'Agave che un'Aloe. Essa è di medie dimensioni, con foglie abbastanza grandi, color verde-bluastro e dotate di grosse spine nere terminali e lungo il margine fogliare. L'A. petricola supera a stento i 50 cm di altezza (20 in) di altezza, ma è larga circa il doppio. La fioritura è invernale e le infiorescenze sono bicolori, hanno infatti fiori rossi nella parte alta e fiori gialli nella parte bassa.

Aloe petricola

Aloe x principis (o Aloe caesia) : ibrido tra A. ferox ed A. arborescens, si caratterizza per aver un portamento "a pianta", con foglie carnose, verdi-bluastre, talvolta con sfumature rosa, ma prive di spine sulla superficie. Sicuramente una delle Aloe più ornamentali.

Aloe x principis

Aloe reitzii : quest'Aloe ha la peculiarità di fiorire d'estate, producendo infiorescenze molto ramificate (altra cosa rara). Le foglie sono erette e la pianta può sopportare gelate leggermente più forti rispetto alla maggior parte delle Aloe.

Aloe reitzii

Aloe saponaria (sin. Aloe maculata) : l'enorme eterogeneità della specie fa si che ci siano grosse differenze da pianta e pianta; inoltre la specie si ibrida facilmente con altre Aloe (es. la famosa Aloe striata x Aloe maculata). L'A. saponariaè di piccole dimensioni, con foglie verdi tendenti al rossastro, provviste di vistose macchie biancastre.
Questa pianta è priva di tronco ed ha un portamento prostrato.
Il tratto distintivo rimane comunque l'infiorescenza, che è composta da fiori simili a quelle delle altre specie di Aloe, ma con una forma decisamente appiattita e tozza. Clicca qui per maggiori dettagli.

Aloe saponaria

Fiori Aloe saponaria

Aloe spectabilis : molto simile all'A. marlothii. Possiede infiorescenze appiattite rispetto alla media delle Aloe. Cresce su un unico fusto non ramificato.

Aloe spectabilis

Aloe striata :  specie inconfondibile, di dimensioni medie, priva di un vero e proprio fusto arboreo. Le foglie, disposte a rosetta, sono lunghe circa 50 cm (20 inch), di colore verde-bluastro e, soprattutto se molto esposte al Sole, con sfumature giallo-rosa.
Le foglie sono prive di spine, ma dotate di un peculiare margine di color rosa, che rappresenta il tratto riconoscitivo dell'A. striata. Questa specie, originaria del Sud Africa occidentale, è naturalizzata in alcune parti d'Italia, come il Ponente Ligure. Fiorisce tra tardo inverno e primavera.

Aloe striata

Aloe striatula : secondo alcuni botanici apparterrebbe ad un altro genere, Aloiampelos. La specie è originaria del Lesotho, dove cresce in fredde zone di montagna, per questo motivo è probabilmente la specie di Aloe più resistente al freddo, tanto da essere chiamata "Hardy Aloe". Si può coltivare con successo anche in diverse zone del Nord Italia.
L'A. striatula, da non confondere con A. striata, ha un portamento ricadente ed è formata da più fusti, che sono anche il tratto distintivo della specie. Essi sono di color bianco, ma attraversati per l'intera lunghezza da striature parallele, di color verde chiaro.

Fusto Aloe striatula

Aloe scobinifolia : piccola Aloe originaria della Somalia. Specie a crescita lenta, priva di fusto e dotata di foglie verdi a forma di "spada", dal margine liscio e leggermente ricurve all'apice. L'A. scobinifolia ha scarsa resistenza al freddo. I racemi fogliari hanno forma appiattita.

Aloe scobinifolia

Aloe x spinosissima : ibrido ottenuto dall'incrocio di A. humilis x A. arborescens. E' alta al massimo 1 metro (3 ft) e si estende per altrettanto in larghezza, crescendo in gruppetti. Le foglie ricordano quelle dell' A. arborescens, sebbene siano più piccole e con spine meno accentuate.

Aloe x spinosissima

Aloe succotrina : nativa della Provincia del Capo, in Sud Africa. La specie è adattata ad un clima Mediterraneo e può crescere sino a circa 1 metro (3 ft) di altezza e si sviluppa in gruppetti di pochi individui, solitamente abbastanza distanziati tra loro. Le foglie sono classiche, senza particolari tratti distintivi, e tendono a rimanere attaccate alla pianta anche da morte.

Aloe succotrina

Aloe tidmarsh : poche le informazioni certe reperibili. Allego comunque la foto.

Aloe tidmarsh

Aloe vanbalenii : Aloe molto caratteristica e facile da riconoscere. L'A. vanbalenii si distingue per il portamento disordinato, con le foglie che assomigliano ai tentacoli di un Polpo.
Le foglie sono lunghe, contorte e piegate, con i due margini che quasi si chiudono come a formare un tubo.

Aloe vanbalenii

Aloe vera : a livello mondiale è la specie più nota e diffusa, soprattutto ad uso cosmetico. Possiede foglie verdi o leggermente marroni, molto carnose. L'A. vera non sviluppa tronchi e cresce solitaria o in gruppetti formati da pochi individui (piante figlie originate dai polloni della pianta madre). La specie si può distinguere anche dai fiori che, diversamente dalla maggior parte delle Aloe, sono totalmente gialli. Per maggiori informazioni sul riconoscimento e sulla crescita/coltivazione, clicca qua.

Aloe vera

Come Coltivare il Pero (Pyrus communis) - Dove si Può Piantare in Italia ?

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Tutti noi abbiamo mangiato una Pera; essa è infatti uno dei frutti più comuni, diffusi e consumati in Italia.
Esistono centinaia di varietà di Pere, alcune sono più adatte al consumo fresco, altre alla conservazione, alcune maturano in estate, altre si possono raccogliere a fine autunno e mangiare per tutto l'inverno.

Il Pero (Pyrus communis o Pyrus domestica) è tra le piante da frutto più coltivate e, a seconda della cultivars, può crescere in tutta Italia, dalla Sicilia, sino al Trentino; ciò nonostante il miglior areale di crescita per questa specie è rappresentato dal Nord Italia.

Nelle prossime righe darò qualche informazione sulla coltivazione del Pero, cercando di spiegare come potarlo, trattarlo ed indicando in quale clima/terreno riesca a produrre al meglio.

Pera Matura

Origine e Diffusione

Pyrus communis è una specie nativa dell'Europa centro-orientale e rappresenta la classica pianta da frutto da climi freddi.
I primi riferimenti scritti della sua coltivazione risalgono all'epoca dei Greci e dei Romani, ma è plausibile che fosse conosciuta anche in precedenza.
A dover di cronaca dobbiamo sottolineare che esistono due sottospecie di Pero:

  • Pyrus communis sativa : è il gruppo di Peri "addomesticati"; comprende tutte le cultivars selezionate e coltivate per il frutto.
  • Pyrus communis piraster : noto come "Pero Selvatico", è comune e diffuso allo stato naturale. Produce Pere piccole e dalle scarse qualità organolettiche.

Il Pero è coltivato in tutte le zone temperate del Mondo, dall'Europa, all'America. In Italia ricopre un ruolo primario nell'economia agricola, infatti, tra tutti gli Stati della UE, è proprio il "Belpaese" a detenere il record di produzione di Pere.
Tra le varie regioni italiane è l'Emilia Romagna quella che conta il maggior numero di ettari dedicati alla coltivazione di questa specie.

Inoltre, soprattutto nel Nord Italia, il Pero è una delle piante da frutto più apprezzate dagli hobbisti ed è particolarmente diffusa nei giardini e negli orti privati.

A livello mondiale la leadership (nel 2011) spettava alla Cina che, da sola, ricopriva circa il 65% della produzione totale.

Rami di Pyrus communis

Lamburde e Zampa di Gallo del Pero

Com'è Fatta la Pianta del Pero - Botanica e Fisiologia

Il Pero (Pyrus communis) è una pianta decidua che appartiene alle Rosaceae, una famiglia che annovera al suo interno numerose piante da frutto da climi temperati freddi, tra cui anche Ciliegio ed Albicocco.
Sebbene non abbia alcun valore tassonomico, il Pero è considerato una Pomaceae; ovvero una di quelle piante che producono un pomo ("falso frutto"), contenente un torsolo ("vero frutto"), al cui interno sono presenti più semi a stretta vicinanza.
Altre Pomacee conosciute sono il Melo, il Cotogno e le Nespole.

Gemme Miste Gonfie Pyrus communis è una specie che si sviluppa sotto forma di piccolo albero; tuttavia, se lasciato crescere liberamente in un terreno ricco di nutrienti, dopo molti anni potrebbe superare i 14 metri (46 ft) di altezza.
Negli impianti commerciali i Peri vengono potati e mantenuti di dimensioni ben più ridotte e difficilmente superano i 3 metri (10 ft).
La crescita è vigorosa e la forma della chioma è generalmente piramidale, sebbene alcune varietà possano essere particolarmente assurgenti ("Peri Colonnari").

Le gemme del Pero si distinguono in gemme a legno e gemme miste, le prime daranno origine alla nuova vegetazione (rami), mentre le seconde produrranno fiori e foglie (difficilmente rami).
Ad inizio primavera le gemme a fiore si distinguono in quanto sono molto più ingrossate delle gemme a legno e si schiudono prima.

Il Pero tende a produrre sui giovani rami e quelli di oltre 4 anni di età sono di solito poco produttivi. Un tipico organo delle Pomacee è la Lamburda, un ramo molto corto che ha una crescita vegetativa annua di pochi millimetri e su cui possono esser presenti gemme sia a legno, che miste.
Talvolta più lamburde sono riunite su un unico ramo (Borsa), formando una struttura nota come Zampa di Gallo (o di Pollo), poiché ricorda molto questa parte dell'animale.
Un altro ramo fruttifero, molto lungo e sottile, è chiamato Brindillo. Esso è un ramo di un anno di età, in cui le gemme laterali sono a legno (e formeranno quindi nuovi brindilli o lamburde), mentre la gemma apicale è mista e produrrà dunque fiori/frutti.

La produzione di Pere di alta qualità avviene tipicamente sulle lamburde fruttiere (ovvero quelle con gemme miste).

Foglie Pyrus communisIl Pero comune possiede foglie di medie dimensioni (lunghe intorno ai 10 cm o 4 inch), di forma variabile a seconda della varietà, ma generalmente ovate, talvolta con l'apice appuntito, che le fa sembrare "cuoriformi".
La parte superiore delle foglie è lucida e color verde scuro, mentre quella inferiore è verde chiara, ma le foglioline appena emesse possono avere tonalità tendenti al rosso/marroncino.

I fiori del Pero sono raggruppati, in numero di 7-10, in corimbi e sbocciano, insieme alle foglie che li circondano, dalle gemme miste (vedi sopra) sviluppatesi nella stagione precedente.
Questi fiori, come tipico delle Rosacee, hanno solo 5 petali color bianco o rosa tenue (soprattutto nella fase di pre-fioritura), 5 sepali persistenti e sono di medie dimensioni.
I fiori del Pero, pur essendo ermafroditi, sono generalmente autosterili, sebbene esistano poche varietà autofertili. Per questo motivoè necessario avere almeno due piante diverse, affinché ci possa essere impollinazione incrociata, ricordandosi che i fiori di Pero hanno un nettare relativamente povero di zuccheri e, quindi, sono meno attraenti per gli insetti pronubi che potrebbero essere "distratti" da fiori più "appetitosi".

Alcuni Peri hanno l'attitudine a produrre frutti per partenogenesi, ovvero senza che avvenga fecondazione. Queste Pere, hanno un'elevata cascola, ma qualora riuscissero a svilupparsi sarebbero prive di semi.

La fioritura del Pero precede (solitamente) quella del Melo, ma è successiva rispetto a quella di molte Drupacee, come Albicocchi, Peschi e Susini ed avviene solitamente tra fine Marzo ed Aprile. Inoltre, rispetto a queste ultime piante, la sua fioritura è più scalare e prolungata e, all'interno di un'infiorescenza (corimbo), l'ultimo fiore a sbocciare è quello centrale, noto come King Flower (Re dei Fiori).

Il frutto, in realtà considerato "falso frutto" poiché deriva in gran parte dall'ingrossamento del ricettacolo (e non dell'ovaio), è di forma più o meno allungata e di color che varia dal marrone al giallo.
Anche il periodo di maturazione è molto variabile tra le cultivars: i Peri più precoci possono maturar i propri frutti già a fine Giugno, mentre i più tardivi li maturano anche a fine ottobre.
Alcune Pere sono indicate al consumo fresco, altre più idonee alla preparazione di confetture; alcune (solitamente le "Pere Estive") hanno breve conservabilità, altre (di solito le "Pere Autunnali") si conservano per mesi e possono esser consumate per tutto l'inverno.

L'apparato radicale del Pero si sviluppa ad una profondità media tra 60 ed 80 cm (24-31 inch) e si estende su una superficie superiore a quella della chioma.
Tuttavia è raro che Peri selezionati, vengano innestati su franco (ovvero che usino come portainnesto un altro Pero), poiché ciò causa una lenta messa a frutto ed una ridotta pezzatura dei frutti.

Il Pero può vivere sino ad un'età di 50-60 anni, talvolta esemplari isolati cresciuti in collina/bassa montagna possono raggiungere i 100 anni; questo limite non è però mai raggiunto negli impianti commerciali, poiché dopo 20-25 anni la produzione cala ed i "vecchi" peri sono più difficili da gestire.

Fioritura Pero

Fiori Pyrus communis


Dove Piantare il Pero ? - Coltivazione, Clima, Potature e Cure

Pyrus communis è una specie che predilige climi temperati freschi ed ha una buona resistenza al freddo, potendo sopravvivere a temperature minime di circa -20° C (-4° C), sebbene quest'ultime potrebbero danneggiare le gemme e compromettere la fruttificazione della stagione successiva.
Il Pero ha un elevato fabbisogno di freddo invernale, che si aggira attorno alle 800 ore e solo poche varietà (le uniche adatte ad essere coltivate nelle pianure del Sud Italia) possono fiorire normalmente senza che si raggiunga tale soglia.

Il Pero ama un'esposizione soleggiata, ma mal sopporta prolungati periodi caldi (temperature massime superiori ai 32° C o 90° F); inoltre gradisce l'umidità ed ha una mediocre resistenza alla siccità. Carenze idriche arrecano danni ai frutti, diminuendo sia la produzione (numero di frutti) sia la pezzatura (dimensione). Per questo motivo, in zone con estati secche, è necessaria un'opportuna irrigazione, ma è consigliabile anche un'operazione di fresatura.

Il terreno ideale per il Pero (sia se innestato su franco, sia sul più diffuso Cotogno) è fresco, fertile, profondo, permeabile, tendenzialmente sub-acido (pH inferiore a 7), ricco di humuse con calcare attivo non superiore al 6%.
Sono da evitare i terreni troppo compatti, sassosi, asfittici e ristagnanti (es. terreni argillosi). Tuttavia, scegliendo il  portainnesto più idoneo, si può ampliare l'areale di coltivazione.

Frutticino Pero
Frutti immaturi in accrescimento Pyrus communisNel Pereto è consigliabile l'inerbimento (parziale o totale), poiché aumenta il contenuto di sostanza organica, riduce i ristagni idrici, migliora la struttura del suolo ed, infine, aumenta la biodiversità locale, limitando la severità di eventuali patologie (stabilizza l'equilibrio preda-predatore).

Pyrus communisè una pianta piuttosto sensibile alle malattie ed è attaccata da diversi patogeni, sia di origine micotica, che virale.
La Ticchiolatura attacca sia foglie, che frutti ed è riconoscibile per via delle macchie nerastre. Le Pere colpite da ticchiolatura crescono deformate e, nei casi più gravi, la malattia porta alla caduta prematura dei frutti.
Gli Afidi sono molto attivi sui nuovi germogli, sottraendo loro nutrienti e non permettendo uno sviluppo armonico della pianta.
A livello commerciale sono indispensabili diversi trattamenti anticrittogamici; ad uso privato, invece, scegliendo la giusta cultivar ed accontentandosi di una resa inferiore, si possono ottenere discreti risultati anche nella coltivazione "biologica".

Il Pero vuole terreno ricco di sostanza organica ed è dunque consigliabile una buona concimazione; tuttavia, in un terreno fertile, questa pianta è piuttosto rustica e riesce a crescere senza troppi accorgimenti.
La concimazione del Pero deve essere completa di microelementi, in particolar modo di Ferro, la cui carenza (Clorosi Ferrica) porta all'ingiallimento delle foglie e conseguente ridotta attività fotosintetica ed il Calcio, particolarmente utile nella prima fase di ingrossamento del frutto, aumentandone la resistenza alle spaccature e la serbevolezza.

In autunno/inverno si può apportare sostanza organica (es. letame maturo) e, sebbene siano di solito sufficienti nel suolo, i due macro-elementi: Fosforo (per lo sviluppo delle radici) e Potassio (per le qualità del frutto).
In primavera si devono usare concimi ricchi di Azoto, elemento facilmente "lavabile" dalle piogge, ma assolutamente cruciale durante la ripresa vegetativa e lo sviluppo della nuova vegetazione.

La Potatura del Pero va eseguita a fine autunno (dopo la caduta delle foglie) o, nei climi più freddi, a fine inverno, dopo che siano passati i geli più intensi, ma comunque prima del germogliamento.
Questo albero è vigoroso ed è necessario asportare i succhioni (rami verticali prodotti sulle branche), tagliare i rami maldisposti e che si incrociano, sfoltendo ed arieggiando la chioma.
Sono importanti anche tagli di ritorno, per ringiovanire la pianta.
La potatura dipende anche dalla particolare cultivar, poiché piante diverse hanno diversa attitudine a produrre, chi prevalentemente sulle lamburde (la maggior parte), chi sui brindilli, chi sui rami misti etc.


Come Si Riproduce il Pero ? - Propagazione e Varietà

Il Pero è tipicamente moltiplicato tramite innesto, sebbene le piante si possano anche autoradicare. Piante auto-radicate (talea) hanno un'elevata vigoria e sono più indicate per terreni pochi fertili e meglio tolleranti al calcare attivo. Per contro sono difficili da ottenere ed entrano in produzione più tardivamente.
La propagazione per semina è rara, poiché è molto probabile che la nuova piantina produca pere piccole e di scarsa qualità.

I due principali porta-innesti utilizzati per il Pero sono Cotogno e Franco, ognuno dei quali presenta dei pro e dei contro :

  • Portainnesto "Cotogno" (Cydonia oblonga) : veloce messa a frutto, minor vigoria (dunque piante di dimensioni più ridotte) e Pere dai buoni caratteri sensoriali, ma ha lo svantaggio di produrre radici superficiali, che rendono il nesto sovrastante intollerante alla siccità e poco ancorato al terreno (es. in caso di vento/temporali). Inoltre ci può essere disaffinità d'innesto con alcune varietà (es. William e Kaiser).
  • Portainnesto "Franco" (Pyrus communis) : meno utilizzato del precedente, è indicato per terreni siccitosi, poco fertili. Conferiscono al nesto alta vigoria ed una maggiore longevità. Un altro vantaggio è la buona affinità di innesto (alta % di successo) e la maggior adattabilità a suoli calcarei. Per contro la messa a frutto e lenta, le Pere hanno pezzatura ridotta, sono meno colorate e meno gustose; inoltre hanno elevata attitudine a produrre polloni dalle radici (è dunque necessario un maggior controllo, sia in fase di potatura, sia durante la stagione vegetativa).

Infine c'è da sottolineare che esistono più varianti di queste due tipologie di portainnesto, ma le specifiche caratteristiche di ognuna di esse esulano dallo scopo di questo articolo.

Pyrus communis

Pere a Fine Estate

Climi, Piante e Paesaggi di Australia e Nuova Zelanda - Con Foto e Descrizione

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L'Australia, ed ancor di più la Nuova Zelanda, mi hanno sempre affascinato, vuoi perché sono agli antipodi rispetto all'Italia, vuoi perché l'isolamento geografico ha permesso loro di avere una flora ed una fauna che non si trova in nessun altra parte del mondo (i Canguri sono solo l'esempio più lampante).

In questo articolo vorrei spiegare come il clima possa variare procedendo da Nord verso Sud e quali piante ed animali si sono insediati nelle diverse località, il tutto illustrato da una selezione di fotografie, un po' come già fatto per GiapponeAfrica ed Europa.

Innanzi tutto cerchiamo di capire dove si trova l'Australia e la vicina Nuova Zelanda.

Entrambi questi stati sono collocati interamente a Sud dell'equatore in quello che, giustappunto, si chiama emisfero australe.

Deserto Australiano

Cartina Australia

Generalità sull'Australia :

L'Australia è un'isola immensa e rappresenta la maggior parte di quel continente noto come Oceania, che comprende anche gli arcipelaghi dell'oceano Pacifico e la Polinesia.
Essa è circondata dagli Oceani, ad Ovest si trova quello Indiano, ad Est quello Pacifico, a Sud l'incontro tra questi due Oceani ed a Nord la parte di oceano pacifico ricco di arcipelaghi ed isole tropicali.
L'Australia, data la sua enorme estensione, ricade sia nella fascia tropicale, sia in quella temperata; ricordandosi che, essendo "dall'altra parte del mondo", più ci si dirige a Sud e più il clima diventa fresco.

Quest'isola ha una superficie simile a quella dell'Europa, eppure ci vivono solo 24 milioni di persone (meno della metà dell'Italia); di conseguenza l'Australia ha una densità di popolazione molto bassa.
In effetti la parte centrale e lontana dai mari, è desertica ed inospitale; di conseguenza le città più grosse si sono sviluppate solo lungo la costa.


Il Nord Est - Queensland

In questa regione è presente la penisola di Capo York, la cui estremità (10°41' S) rappresenta il punto più settentrionale (e quindi più vicino all'equatore) dell'intera Australia.
Lo stretto di Torres è una fascia di mare lunga circa 150 km (93 mi) che separa Capo York dalla Papua Nuova Guinea.

La Penisola di Capo York, data la vicinanza all'equatore, gode di un clima caldo durante tutto l'anno e si distinguono due stagioni, quella secca, indicativamente da fine Aprile ad Ottobre, e quella piovosa nei rimanenti mesi dell'anno.
Un clima caratterizzato dai monsoni che, durante la stagione delle piogge, possono provocare veri e propri nubifragi e cicloni tropicali.

A Sud-Est di questa penisola troviamo la Grande Barriera Corallina, patrimonio dell'Unesco seriamente minacciato dall'innalzamento delle temperature.
Questo ecosistema, distinguibile dalla spazio, è composto da centinaia di isolette, migliaia di barriere formate con oltre 500 tipi diversi di Coralli e si estende per circa 2300 km (1400 mi).
La Grande Barriera Corallina "Great Barrier Reef in Inglese" dà sostentamento ad una miriade di essere viventi, daSpugne e Molluschi, sino a Pesci, Tartarughe, Delfini e Balene.

Nel Mar dei Coralli troviamo anche le Isole Whitsunday, un arcipelago costituito da 74 isolette, per lo più disabitate, su cui si possono ammirare splendide spiagge dalla sabbia bianca, fitte foreste tropicali lussureggianti, ma anche sentieri per le escursioni ed una ricca fauna marina, ideale per gli amanti delle immersioni.

Grande Barriera Corallina dallo Spazio

Grande Barriera Corallina

Isole Whitsunday

Altro sito patrimonio dell'Unesco, situato nella parte meridionale, è noto come "Tropici del Queensland", ovvero un insieme di foreste umide tropicali che, grazie all'isolamento geografico, hanno un ricchissimo endemismo, inferiore solo a quello delle foreste del Madagascar.

Queste foreste sono molto antiche e custodiscono piante primordiali, in particolar modo le prime piante da fiore (Angiosperme).
In una di queste foreste pluviali,"Daintree rainforest", cresce Idiospermum australiense, una grossa pianta endemica scoperta solo negli anni '70 e ritenuta dagli scienziati appartenente ad uno dei primi rami evolutivi da cui discendono tutte le piante da fiore "moderne".
Idiospermum australiense risale a circa 120 milioni di anni fa ed è una delle angiosperme più primitive tuttora viventi.
Tutte le angiosperme moderne si differenziano in monocotiledoni o dicotiledoni, a seconda se il germoglio contenga una o due foglie, rispettivamente.
Idiospermum australiense, invece, emette da 2 a 6 foglioline ed un unico seme può emettere più radici contemporaneamente (altra cosa atipica).

L'Albero Vic Stockwell's Puzzle (Stockwellia quadrifida), appartenente al genere delle Mirtaceae, è ritenuto il diretto discendente di quelle specie fossili (ormai estinte), che si pensa abbiano dato origine a tutte le attuali specie di Eucalipto, molto diffuse nel continente australiano.

Scendendo lungo la costa orientale del Queensland il clima si mantiene tropicale, con una stagione umida ed una secca, ma si inizia a delineare anche una stagione calda ed una "più fresca".
Giusto per intenderci a Brisbane in Luglio (inverno australe) ci sono temperature massime medie di circa 22 ° C (72° F) e minime di 10° C (50° F), mentre in Gennaio sono di 30° C (86° F) e 21° C (70° F), rispettivamente.

A soli 300 km (185 mi) dalla capitale del Queensland, Brisdane, troviamo l'isola di Fraser, la più grande isola di sabbia al mondo.
A Fraser non ci sono strade asfaltate e ci si muove tra i sentieri e le dune sabbiose, con mezzi 4x4 o Quad.
Sull'isola di Fraser vi è una massiccia presenza di laghi, di cui almeno 40 sono di acqua dolce e la parte Nord è sicuramente quella più selvaggia ed incontaminata.

Daintree rainforest

Isola Fraser

Fiori Idiospermum australiense

Pianta Idiospermum australiense

Tra i vari laghi, tutti poco profondi, si ricordano il McKenzie (Boorangoora) ed il lago Wabby che, con appena 12 metri (39 ft), è il lago più profondo dell'intera isola di Fraser, inoltre è meno acidi degli altri e sostenta la vita di più specie di pesci.

Un'altra attrattiva dell'isola è "The Cathedrals", una scogliera formata da rocce che assumono tonalità di colore rossastro le cui sfumature, vengono messe in risalto dal contrasto con la bianca spiaggia da cui ci si erge.

Nella parte più interna del Queensland, ed in generale laddove i monsoni non riescono ad arrivare, il clima diventa arido, con una stagione delle piogge via via più breve, fino a diventare assente.

Lago McKenzie

Lago Wabby

Roccia The Cathedrals

Territorio del Nord (Northern Territory)

Ad Ovest del Queensland troviamo lo Stato chiamato Territorio del Nord, i due sono divisi nella parte più settentrionale dal Golfo di Carpentaria, largo circa 600 km (370 mi), ma con una profondità media di appena 60 metri (197 ft).
Il clima del Territorio del Nord è di tipo tropicale governato dai monsoni, ma dirigendosi verso Sud (e cioè allontanandoci dalle coste) le piogge diminuiscono gradualmente, lasciando spazio ad un clima arido e, poi, desertico.

Nel Sud dello stato troviamo Uluru (Ayers Rock), uno dei simboli dell'Australia. Uluru è un massiccio di roccia arenaria isolato e circondato da una landa desolata, quasi priva di vegetazione.
Quest'imponente roccia si nota a decine di chilometri di distanza; Uluru ha una circonferenza di circa 9 km (6 mi) ed un'altezza relativa (rispetto all'altopiano circostante) di 350 metri (1150 ft).

Uluru sembra essere piovuto dal cielo, come fosse stato portato dallo spazio, nel bel mezzo di un'arida pianura. Le sue pareti lisce ed a strapiombo, il colore mutevole (da oro, a bronzeo) ed il contesto in cui è inserito, lo rendono unico e dal fascino mistico.

Darwin, situata sulle rive dell'Oceano, è città più popolosa, nonché il capoluogo di questo stato. Essa deve il suo nome al naturalista Britannico Charles Darwin, padre della teoria della selezione naturale.

Nelle acque che bagnano l'Australia settentrionale si trova il Coccodrillo di Mare (Crocodylus porosus), il più grande rettile e predatore terrestre della Terra.
Questa specie, si differenzia dalla maggior parte degli altri coccodrilli, per il fatto che non vive solamente negli estuari, ma si spinge nelle acque salate, predandosi di pesci, crostacei, sebbene possa cibarsi anche di scimmie e cinghiali.

Uluru

Crocodylus porosus

Australia Occidentale - (Western Australia)

Questa regione, la cui capitale è Perth, è la più estesa dell'Australia ed occupa la parte più occidentale (circa 1/3) del continente, da Nord a Sud.
La parte settentrionale ha un clima simile a quanto già visto in precedenza, ovvero prettamente tropicale con le piogge concentrate in una stagione.
La parte centrale è desertica e semi-desertica, in molti casi l'aridità è presente anche lungo le coste e non solo nell'entroterra (che rimane comunque più asciutto).
La parte meridionale ha invece un clima mediterraneo caldo, con la stagione umida che coincide con quella più fresca.

Nella parte centro-settentrionale della regione troviamo il parco nazionale Karijini, ricco di canyon, sentieri, cascate (talvolta in secca), dirupi e fiumi.

Un pianta simbolo, endemica dell'Australia occidentale, è la Anigozanthos manglesii. Essa è dotata di un fiore molto particolare che ricorda vagamente quello della Strelitzia.
Uno degli animali simbolo, invece, è il Cigno Nero (Cygnus atratus) che per lungo tempo fu cacciato ed ucciso dagli aborigeni che, per il colore del suo piumaggio, lo ritenevano demoniaco.

Luogo di indubbio interesse per il turismo è il Deserto dei Pinnacoli, un'arida distesa sabbiosa caratterizzata dalla presenza di Pinnacoli eretti ed allungati, probabilmente originatesi da conchiglie di mare.
Un'altra bizzarria della natura è una formazione rocciosa nota come Wave Rock (Onda di Roccia). Essa deve il suo nome alla particolare forma, che ricorda quella di un'onda o anche una di quelle piattaforme usate nello Skateboarding.

Karijini

Anigozanthos manglesii

Fiore Anigozanthos manglesii

Deserto dei Pinnacoli


Wave RockAustralia Meridionale - (Southern Australia)

E' uno stato che occupa la parte centrale (come longitudine) del Sud Australia. Adelaide, il capoluogo della regione, ha il clima classico della costa meridionale, ovvero Mediterraneo, con estati calde e secche, ed inverni umidi e freschi, solitamente esenti da gelate.

L'Australia meridionale si trova ad una latitudine (quasi) speculare rispetto a quella delle coste del Sud della Sicilia. Anche questa zona è dunque vocata alla coltivazione della Vite e dell'Olivo ed in alcune zone (es. Barossa Valley) si producono vini rinomati.

La parte più interna contiene i laghi più estesi di tutta l'Australia, come il Lago Eyre (Lake Eyre) che, data la scarsa profondità, nella stagione secca può "frazionarsi" per evaporazione in più laghetti.
Le acque del Lago Eyre talvolta assumono tonalità viola-rosa, per via delle alghe che in esse vi crescono.

Viti a Barossa Valley

Lago Eyre

Xanthorrhoea semiplanaStato Victoria

Rappresenta la parte più orientale dell'Australia del Sud e comprende l'estremo punto meridionale dell'intero continente (isole escluse).
Il clima costiero è mitigato dall'oceano, ma nell'entroterra ci possono essere anche leggere gelate durante l'inverno.

Melbourne, la città più importante di questa regione, è famosa per il circuito di Formula 1 ed un grosso acquario focalizzato sulla fauna tipica del Pacifico meridionale ed Antartico.

I Dodici Apostoli sono una serie di faraglioni di pietra calcarea che emergono dalle acque a Sud di Victoria.
Fino al 2005 i faraglioni erano 9, ma uno crollò improvvisamente, sotto gli occhi increduli dei turisti.

Xanthorrhoea semiplana, un lontano partente dell'Asparago, è la versione australiana delle Agavi americane e delle Aloe africane.

Dodici Apostoli


Nuovo Galles del Sud (New South Wales)

Compreso tra lo stato di Victoria, Queensland e South Australia. Qui troviamo Sydney, la più grossa città australiana (spesso erroneamente confusa per la capitale, che invece è la più piccola Canberra).

La parte costiera e la parte interna sono separate da una lunga catena montuosa (Grande Catena Divisoria), la cui vetta più alta (Monte Kosciuszko) è il punto più elevato di tutta l'Australia con un'altitudine di 2.228 m (7,310 ft). Non è raro osservarla innevata durante i mesi invernali.

Sui pendii di queste montagne ci sono estese foreste di Eucalipto, pianta che, a seconda della specie, è diffusa praticamente in tutta Australia ed è sicuramente uno dei simboli della nazione, oltre che rappresentare la principale fonte di nutrimento per il Koala (Phascolarctos cinereus), l'unico marsupiale arrampicatore.

Melbourne

Foreste Eucalipto

Koala

L'animale che più identifica l'Australia non può che essere il Canguro. In realtà esistono decine di specie di canguro, più o meno distribuite su tutto il territorio.
I Canguri appartengono ai marsupiali, mammiferi primitivi che hanno evoluto un meccanismo di sviluppo unico tra questa famiglia.
Il Canguro partorisce dei cuccioli che, di fatto, sono ancora dei feti, assolutamente incapaci di vivere nell'ambiente circostante e non più grandi di un verme.
Dall'Utero passano direttamente (e senza "aiuto materno") al Marsupio, dove si attaccano al capezzolo e vengono accuditi per almeno altri 3 mesi (il periodo varia da specie a specie).

I canguri hanno arti inferiori possenti e muscolosi, che permettono loro balzi lunghi ed alti. Tra le varie specie, i Canguri Rossi (Macropus rufus) sono i più grandi e possono pesare anche 90 kg (198 lb), circa 90 volte il peso del Lagorchestes hirsutus, il Canguro più piccolo.

In Australia non esistono grossi predatori, il più grosso è il Dingo (Canis lupus dingo), un sorta di cane selvatico che si nutre di uccelli, rettili, piccoli mammiferi ma, all'occorrenza, quando caccia in branco, è in grado di abbattere anche i Canguri Rossi.

Una pianta tipica di questa zona è la Acacia longifolia, una parente della più conosciuta mimosa, con la quale condivide la copiosa fioritura ed i fiori color giallo acceso.

Canguri Rossi

Dingo

Acacia longifolia

Tasmania

L'ultimo stato dell'Australia è in realtà un'isola, con una superficie più o meno equivalente al triplo della Sicilia.
La Tasmania si trova sotto Victoria, all'incirca al 42° parallelo Sud, più o meno speculare a quello dell'Italia centrale.
Il clima, almeno lungo le coste, è fortemente influenzato dall'Oceano, il quale riduce l'escursione termica, sia giornaliera, che stagionale.
Ad Hobart, il capoluogo della Tasmania, la media delle temperature massime estive si aggira intorno ai 22° C (71° F), mentre le minime sono di 13° C (55° F). In inverno, invece, ci sono circa 8-10° C (circa 18° F) in meno e temperature sotto gli zero gradi (32° F) sono eventi molto rari.
Le piogge non sono molto abbondanti (accumuli annui paragonabili a Palermo), ma sono ben distribuite tra i 12 mesi dell'anno.
La parte più interna è prevalentemente montagnosa, con un clima più freddo e continentale.

Circa il 20% dell'Isola è una zona protetta (Tasmanian Wilderness), che rappresenta una delle più estese aree selvagge del nostro pianeta e custodisce, all'interno di grotte calcaree, i resti di civiltà preistoriche, testimoniando la presenza dell'uomo da almeno 20.000 anni.

Nel Sud della Tasmania troviamo Port Arthur, una piccola città di ex galeotti, costruita dagli inglesi tra il 18 th e 19 th secolo.
Le rovine di Porth Arthur, insieme ad insediamenti simili in altre zone dell'Australia, sono oggi patrimonio dell'Unesco.

La Flora della Tasmania è di tipo temperato, ma molto diversa rispetto a quella che possiamo trovare in Europa.

Eucalyptus regnans, di cui avevamo già accennato qualcosa nell'articolo "Piante da Record", è nativa della Tasmania e rappresenta l'angiosperma più alta al mondo.
Il Mirto della Tasmania (Lophozonia cunninghamii) è una pianta sempreverde che cresce nelle foreste temperate dell'isola. Questa specie, coltivata per il suo legname, non appartiene alle Mirtaceae e si sviluppa sotto forma di grosso albero con piccole foglie che possono ricordare quelle del Mirto (specie quelle appena emesse che sono rossastre-marroncino).

Nel sottobosco delle foreste temperate della Tasmania cresce una delle felci più grandi dei climi temperati, ovvero la Dicksonia antarctica, di cui abbiamo discusso approfonditamente qua.

Per quanto riguarda la fauna non si può non menzionare il Diavoletto della Tasmania (Sarcophilus harrisii), l'unico rappresentante (non estinto) del genere, nonché il più grande marsupiale carnivoro.

Il Diavolo della Tasmania, in proporzione alle sue dimensioni, possiede il morso più potente di tutti i mammiferi e si nutre di piccoli canguri e roditori. Caccia nelle ore notturne, ma non disdegna neppure le carogne, anche in avanzato stato di decomposizione.

La specie è nota per il temperamento irascibile ed estremamente aggressivo. Le lotte all'interno della specie sono brutali, spesso letali e le cicatrici sul muso che ogni esemplare ha, ne sono la testimonianza.

Tasmanian Wilderness

Rovine di Port Arthur

Diavoletto della Tasmania

Cartina Nuova ZelandaNuova Zelanda 

Questa nazione è formata da due isole principali e da numerose isolette secondarie. Le due isole più grandi sono orientate indicativamente Nord-Sud e separate dallo stretto di Cook, che supera di poco i 20 km (12 mi).
La Nuova Zelanda è isolata e lontana da tutto il resto del mondo; possiede perciò un elevato numero di specie (sia animali che vegetali) endemiche.
Il clima di questo stato è di tipo oceanico, senza mai grossi eccessi, né verso l'alto, né verso il basso. Ovviamente la parte più settentrionale è mediamente più mite e quella meridionale più fresca.
Il tempo è variabile ed, un po' come succede in Irlanda, in un giorno si possono alternare più volte sole e pioggia.

Le piogge sono generalmente abbondanti e ben distribuite, sebbene vi sia un picco invernale.
Le zone montuose interne hanno temperature più rigide e la neveè comune in inverno. Le acque dell'Oceano sono piuttosto fredde anche in estate ed, in molte zone, non superano mai i 20° C (68° F).

I venti, specie nella parte Sud, sono costanti ed impetuosi, rendendo la Nuova Zelanda una meta ideale per gli amanti del Windsurf o del Surf.


L'isola Te Ika-a-Māui (North Island)

Quasi l'80% della popolazione neozelandese risiede su quest'isola, sulla quale ritroviamo la capitale (Wellington) e la città più popolosa (Auckland).

Il distretto di Rotoruaè un'area ricca di attività geotermica, sfruttata sia a scopi termali, sia a scopi turistici, grazie alla presenza dei Geysers.
Il monte Tongariro è il più alto tra i vulcani attivi di questa regione e dista appena 20 km (12 mi) dal Lago Taupo, il più grande lago d'acqua dolce dell'intera Oceania, sul fondale del quale sono tutt'oggi presenti segni di attività vulcanica.

L'isola Te Waipounamu (South Island)

Questa regione è interamente attraversata (da Nord a Sud) dalla catena montuosa delle Alpi Neozelandesi.
Lo sbarramento orografico divide quest'isola in due zone : quella più occidentale, sopravento alle umide correnti oceaniche, è la più piovosa dell'intera nazione e registra accumuli annui sino a 4000 mm (per intenderci 4 volte Milano); mentre quella più orientale (sottovento) è piuttosto arida ed in alcune zone le precipitazioni annue sono inferiori ai 500 mm.

Le maggiori bellezze di quest'isola sono la natura incontaminata ed i paesaggi paradisiaci.

Il Ghiacciaio Franz Josefè una classica attrattiva turistica per chi visita la parte occidentale dell'Isola. Questo ghiacciaio, lungo poco più di 10 km (6 mi), scende fino ad una quota collinare, circondato da foreste temperate.

Aoraki/Monte Cookè la vetta più alta delle Alpi Neozelandesi, nonché dell'intera nazione. Questa montagna, ed il parco che la circonda, sono patrimonio naturalistico dell'Unesco.

Monte Tongariro

Distretto di Rotorua

Ghiacciaio Franz Josef

Flora e Fauna della Nuova Zelanda:

La flora della Nuova Zelanda è variegata, tuttavia, la maggior parte delle piante sono :
  • Sempreverdi
  • Poco resistenti al fuoco
  • Tendenzialmente dioiche
  • Poco resistenti al gelo
  • Con Fiori bianchi e piccoli
  • Di dimensioni maggiori rispetto a specie della stessa famiglia, ma di altri continenti
  • Prive di spine
Alcune specie endemiche sono :
  •  Fuchsia excorticata, chiamata anche Pianta Fuchsia, dato il portamento ad albero e le enormi dimensioni rispetto a quelle di altre specie della famiglia (es. Fuchsia regia).
  • Agathis australis (kauri), la più grande conifera della Nuova Zelanda.
  • Tecomanthe speciosa, una pianta rampicante stretta parente della Bignonia, che cresce all'estremo Nord della nazione e produce vistosi fiori color bianco-crema.
  • Knightia excelsa, una pianta alta e slanciata, con foglie lanceolate simili a quelle dell'Oleandro e fiori molto particolari, da cui si ricava un ottimo miele.
  • Cyathea medullaris, una felce a forma di palma, che può raggiungere un'altezza di 20 m (65 ft)

Alcune piante da frutto, sebbene non native della zona, si sono inizialmente diffuse in Nuova Zelanda e, qui, si sono selezionate cultivar di pregio, poi esportate in tutto il mondo.
Tra di esse spicca sicuramente il Kiwi, ma anche la Feijoa.

Tra gli animali endemici ci sono moltissimi uccelli, di cui una parte, non dovendo scappare dai predatori terrestri (non ce ne sono), hanno ridotto le dimensioni delle loro ali, fino a non essere più in grado di volare.
Sicuramente l'esemplare più noto è il Kiwi (Apteryx mantelli), un piccolo uccello marrone e privo di ali, incapace di volare, ma molto abile nella corsa. Il noto frutto "Kiwi", deve il suo nome alla somiglianza a questo uccello.

Sphenodon punctatus è un'altra specie endemica, che ai più potrebbe ricordare una banale lucertola, mentre in realtà è su un ramo evolutivo parallelo e si pensa possa essere simile al progenitore delle lucertole comuni, dei coccodrilli e dei serpenti.

Fuchsia excorticata

Cyathea medullaris

Tecomanthe speciosa

Apteryx mantelli


Berretta del Prete (Euonymus europaeus), una Pianta Boschiva dai Frutti Rosa

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Chiunque abbia fatto una passeggiata nei boschi di latifoglie del Nord Italia, tra tardo autunno ed inverno, non può non aver notato la Berretta del Prete (Euonymus europaeus).
Questa pianta, nota anche con il nome di Evonimo o Fusaggine, è particolarmente vistosa nella stagione sopracitata, in quanto gli atipici frutti color rosa si aprono proprio in quel periodo, lasciando "a penzoloni" semi di color arancione.

Frutti Maturi Euonymus europaeus

Frutti in Autunno Berretta del Prete
La Berretta del Prete (Euonymus europaeus) è una pianta nativa dell'Europa centrale, ma è particolarmente diffusa anche in Italia (soprattutto nella zona degli Appennini e nel Settentrione), nei Balcani e giù sino in Grecia.
L'habitat naturale dell'Evonimo è rappresentato dalle zone temperate relativamente umide, dove cresce ai margini dei boschi decidui, oppure nel sottobosco, diventando quasi infestante.
Come altitudine la troviamo dal piano, sino alla bassa montagna, con quote crescenti percorrendo l'Appennino in direzione Sud.
Talvolta, per via dei frutti dal bell'aspetto, viene coltivata come pianta ornamentale, nei giardini privati.

Euonymus europaeus, appartenente alla famiglia delle Celastraceae, è una specie decidua che si sviluppa sotto forma di arbusto o di piccolo albero, raggiungendo a stento i 5 m (17 ft) di altezza.
Il nome del genere, Euonymus, deriva probabilmente da Euonymeia, un antico insediamento greco.
Questa pianta è rustica e può svilupparsi anche in ambienti piuttosto ombrosi, come quelli del sottobosco, dove però si mantiene di dimensioni più contenute.

La Fusaggine preferisce terreni umiferi, ricchi di sostanza organica, mentre rifugge dai suoli eccessivamente aridi ed ad alta salinità.
Quest'arbusto, sebbene possa reggere anche esposizioni in pieno sole, preferisce la mezz'ombra, in quanto garantisce una minor perdita di acqua per evaporazione. La specie ha infatti una scarsa resistenza alla siccità e, nel Sud Italia, potrebbe richiedere irrigazioni.

Come ovvio che sia, l'Evonimo, essendosi evoluto nelle pianure del centro Europa caratterizzate da un clima temperato freddo ad elevata componente di continentalità, ha un'ottima resistenza al freddo.

Fiori Euonymus europaeus

Foglie, Rami e Legno Euonymus europaeus

La Berretta del Prete ha un portamento arbustivo (raramente ad albero) e possiede rami lunghi, ma esili e flessibili, che da giovani hanno un'atipica sezione quadrangolare ed un caratteristico "odor di mela".
Le foglie sono opposte, di medie dimensioni, ellittiche con un'estremità appuntita, dal margine finemente dentellato e, nella parte superiore, sono di color verde scuro, mentre da ottobre assumono colori rossastri, tipicamente autunnali.
I fiori della Fusaggine sono insignificanti, con stami molto corti, sepali verdastri e 4 petali color crema/verdi.
La fioritura è leggermente successiva alla fogliazione ed, in Italia, avviene nel periodo compreso tra Aprile e Maggio.
La parte più vistosa (e particolare) dell'Euonymus europaeus è sicuramente il frutto, il quale è una capsula carnosa, con quattro lobi arrotondati che, in estate, sono verdi e chiusi, mentre dal tardo autunno diventano di color rosa-rosso e si aprono, facendo uscire 4 semi color arancione (che rimangono "penduli").
La forma di questi frutti ricorda il Cappello indossato dai preti cattolici, da qui il nome "Berretta del Prete".
Questi frutti, così come il legno, sono velenosi e, se ingeriti (in piccole dosi) hanno un effetto lassativo e possono provocare forti mal di stomaco, nausea e diarrea.

Insomma, l'Evonimo è una pianta curiosa, che passa tutta la bella stagione inosservata, crescendo nascosta, ai margine degli alberi ad alto fusto, ma proprio durante la brutta stagione, quando tutte le piante perdono le foglie ed il colore predominante diventa il marrone, la Berretta del Prete risalta, con i suoi frutti colorati.

Fioritura Evonimo

Frutti Immaturi Fusaggine

Berretta del Prete in Inverno

Euonymus europaeus nel Bosco

Arancio Trifogliato (Poncirus trifoliata), l'Agrume Deciduo che Resiste al Gelo - Coltivazione e Cure

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I due termini "Gelo" ed "Agrume" sono tra loro discostanti, dove c'è uno non c'è l'altro e viceversa. Tuttavia esiste un'eccezione alla regola, l'Arancio trifogliato (Poncirus trifoliata o Citrus trifoliata), noto anche come Ponciro, è l'unico agrume a foglia caduca e può resistere alle fredde temperature al pari di un Pero o persino di un Melo.

Nelle prossime righe cercheremo di capire come è fatta la pianta dell'Arancio trifogliato, come e dove si coltiva, quali sono i suoi innumerevoli utilizzi e cosa si può fare con i suoi frutti.

Albero di Arancio Trifogliato

Origine e Diffusione :

Il Ponciro è un agrume nativo delle zone temperate di Cina e Korea, motivo per cui è spesso chiamato Arancio Cinese Amaro.
Fino alla scoperta del Poncirus polyandra, avvenuta  negli anni '80, si credeva che l'Arancio trifogliato fosse l'unica specie vivente del genere Poncirus; tuttavia, ancora oggi, c'è un acceso dibattito nella comunità scientifica, tra chi sostiene l'esistenza di questo genere e chi, invece, crede che Poncirus sia solo un sottogenere e che debba essere inserito all'interno del genere Citrus.

Citrus trifoliataè una specie rustica, che può vivere  e crescere in diversi habitat. Fu introdotto negli Stati Uniti nel 1800, ma si diffuse su larga scala solo nel '900.
Oggigiorno è presente su buona parte del territorio statunitense ed, in diverse aree (es. Sud-Est), è scappato al controllo umano e si è naturalizzato, crescendo tra i ruderi, ai margini dei boschi e persino in montagna.

La Pianta di Arancio Trifogliato, in Italia, è coltivata a scopo ornamentale, grazie ai frutti di bell'aspetto (anche se di pessimo sapore, come leggeremo più avanti), ma è utilizzata anche come pianta da siepe.

Boccioli Poncirus trifoliata
Frutti Immaturi Arancio Trifogliato

Usi ed Utilizzi della Pianta e dei Suoi Frutti :

Il Poncirus trifoliataè un agrume che, rispetto ad Arancio Dolce, Limone, Cedro, et similia, ha 3 grosse differenze:

  • Perde le foglie durante l'inverno
  • Produce frutti ricoperti da una leggera peluria, dal gusto sgradevole che, sebbene non tossici, non si possono considerare commestibili (come frutta fresca)
  • Resiste a temperature minime di almeno -20°C (-5° F)

L'Arancio Trifogliato è spesso utilizzato come pianta ornamentale, grazie alla copiosa fioritura primaverile ed ai frutti autunnali, i quali rimangono a lungo attaccati alla pianta.
I frutti hanno un sapore molto amaro e solo le persone con lo stomaco più forte riuscirebbero a mangiarli (più per scommessa, che per piacere); tuttavia i frutti del Ponciro possono essere impiegati per la preparazione di marmellate, in quanto lo zucchero attenua l'eccessiva acidità/amarezza.

Ma, estetica a parte, questa specie ricopre un ruolo primario anche nella riproduzione degli "Agrumi Classici", infatti esso è coltivato per la produzione di portainnesti su cui innestare gli Agrumi "commestibili".

Agrumi innestati su P. trifoliata presentano almeno 4 vantaggi :

  • Acquisiscono una maggiore resistenza al freddo, in quanto le radici inducono una dormienza invernale "più profonda", lasciando una minor quantità di acqua nei tessuti del nesto
  • Diventano più tolleranti ai terreni umidi e poco drenanti
  • Diversamente da altri portainnesti (es. Arancio Amaro), le radici del Ponciro sono resistenti al Virus che causa la malattia nota come Tristeza degli Agrumi, in grado di uccidere totalmente una pianta adulta
  • Il Ponciro (in particolar modo alcuni cloni) ha un effetto nanizzante sul nesto sovrastante, permettendo sesti di impianto più ravvicinati ed una raccolta più agevolata

Fiori Poncirus trifoliataCome ultima cosa, ricordiamoci che il Citrus trifogliata si può ibridare con le altre specie della stessa famiglia.
A partire dal 1900 ci fu un'intensa ricerca nella selezione di ibridi tra Ponciro ed altre specie "a frutto edule", che potessero aver preso la rusticità del primo e la bontà dei frutti dei secondi.
Oggigiorno (ne parleremo altrove) esistono innumerevoli ibridi di Ponciro che hanno una discreta resistenza al gelo (indicativamente intorno ai -12° C o 10° F) e producono frutti accettabili (anche se spesso con retrogusto "diPonciro"). Tuttavia un grosso limite di questi ibridi è rappresentato dal fatto che i loro frutti, che sono molto meno resistenti al gelo della pianta, giungono a maturazione molto tardivamente, rendendoli suscettibili alle brinate autunno-invernali.

Fioritura Arancio trifogliato


Com'è Fatto l'Arancio Trifogliato ? - Botanica e Fisiologia

Poncirus trifoliataè una specie decidua che si sviluppa sotto forma di piccolo albero molto ramificato, che difficilmente supera i 5 metri (16 ft) di altezza.
Il portamento è generalmente assurgente, con una chioma poco espansa in larghezza, ma particolarmente fitta.
I rami si riconoscono per la presenza di robuste spine, lunghe sino a 5 cm (2 in), per la forma appiattita, con una sezione rettangolare (e non rotonda) e per l'andamento contorto.
I giovani rami rimangono verdi a lungo ed anche il tronco è soggetto ad una lignificazione piuttosto lenta.

Alcune cultivars, ad esempio "Flying Dragon", sono particolarmente adatte alla formazione di siepi, poiché hanno uno sviluppo contenuto (Dwarf) e rami ad andamento a "zig-zag", rendendole impenetrabili, anche dopo la caduta delle foglie.

Questo Arancio Amaro è chiamato "Trifogliato" proprio per via delle sue foglie. Esse sono infatti trilobate  (qualcuna penta-lobata), cioè composte da 3 foglioline attaccate tra loro alla base.
Le foglie del Ponciro sono di color verde intenso ed, in autunno, prima della loro caduta, si tingono di giallo-arancione.

I fiori sbocciano in primavera, da gemme situate sul legno dell'anno precedente e non sui nuovi getti, come invece avviene nella maggior parte degli Agrumi.
Essi sono bianchi, con 5 petali sottili e ben distanziati tra loro. I Fiori del Ponciro sono ermafroditi e, solitamente, autoimpollinanti; un unico esemplare è dunque in grado di produrre frutti.
La fioritura, in Italia, avviene nel periodo compreso tra Marzo ed Aprile, a seconda del clima e dell'esposizione.

I frutti del Ponciro sono delle piccole Arance che, a maturazione (più o meno in Ottobre-Novembre), sono di color giallo/arancione e ricoperte da una peluria trasparente.
Questi frutti, che hanno più o meno le dimensioni di un Mandarino o di un piccolo Limone, contengono numerosi semi ed una polpa dal sapore amaro, con una spiccata acidità.

N.B.

Sebbene la specie sia di vita relativamente breve, gli esemplari più vecchi sviluppano tronchi contorti, che possono ricordare vagamente quelli degli Olivi plurisecolari.

Vecchio Tronco Poncirus trifoliata

Chioma Foglie Arancio trifogliato

Dove Piantare l'Arancio Trifogliato ? - Coltivazione, Clima, Esposizione, Potature e Cure

Coltivare l'Arancio Trifogliato in Italia è piuttosto semplice e non richiede particolari attenzioni. Come già ampiamente detto, questo Agrume resiste al freddo ed al geloed è dunque coltivabile ovunque in Italia, dalla Pianura Padana, alla Sicilia, passando per le Alpi (sotto i 1000 metri = 3.300 ft).
Sebbene la specie riesca ad adattarsi piuttosto agevolmente anche alla mezz'ombra, scegliete una posizione quanto più soleggiata.
La specie ha un apparato radicale poco espanso e profondo, ciononostante la specie possiede una discreta resistenza alla siccità ed una pianta affrancata, di norma, non richiede irrigazione, almeno se piantata al centro-nord Italia.

Foglie Gialle in Autunno Citrus trifoliataIl terreno ideale è ricco di nutrienti, a pH neutrale, a bassa salinità, drenante, ma non eccessivamente secco, comunque tollera i ristagni idrici meglio degli altri agrumi ed è poco suscettibile ai marciumi radicali prodotti dalla specie fungina patogena Phytophthora citrophthora.
Il Ponciro è indicato come portainnesto per zone di reimpianto, in cui si vogliano sostituire altri agrumi morti o altamente danneggiati, mentre dà scarse prestazioni in zone tropicali o sub-tropicali, in cui non ci sia una stagione spiccatamente più fredda delle altre.

Questo Arancio è, per natura, piuttosto lento a crescere e, anche in un terreno ricco e ben concimato, impiegherà anni a divenire un vero e proprio albero. Ciò non vuol dire che sia poco vigoroso, anzi; semplicemente i nuovi getti hanno una crescita annua modesta.
Le concimazioni sono per lo più superflue, ho visto esemplari abbandonati fruttificare abbondantemente, incuranti delle intemperie, delle malattie e della "carenza" di nutrienti.

Potare non è essenziale, ma se non si pota la crescita potrebbe risultare disordinata, con molti rami che si incrociano o che puntano in ogni direzione.
La potatura ha il compito di eliminare i rami che puntano verso il basso, arieggiare la chioma, diradare le parti di chioma troppo fitte e va eseguita in inverno, dopo la caduta delle foglie.

Poncirus trifoliata si riproduce prevalentemente tramite semina. I semi vanno piantati in vaso in autunno e lasciati all'aperto (devono sentire il freddo invernale); in primavera, verso Aprile-Maggio, germoglieranno e, dopo un paio di anni, si potranno innestare con la specie di Citrus desiderata.
La moltiplicazione del Ponciro si può effettuare anche tramite innesto su franco.
Frutti Aperto e Semi Poncirus trifoliata
Se vivete in un posto gelido e volete un Agrume ornamentale, con frutti simili ad Arance, piantare il Ponciro potrebbe essere la scelta più saggia.
La coltivazione di questa specie può essere molto utile per chi avesse intenzione di moltiplicare altri Agrumi, dai frutti del Ponciro si possono infatti ricavare i semi, da cui ottenere piante su cui innestare specie più pregiate.

Ora non vi resta che prestarci attenzione, l'Arancio Trifogliato è più diffuso di quanto si creda, anche se per buona parte dell'anno passa inosservato.

Rami, Spine e Frutti Arancio Trifogliato

Poncirus trifoliata

Giardini di Villa Taranto - Come Sono e Quali Piante Ci Sono

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Se siete appassionati di Botanica, se vi piacciono la natura ed i fiori oppure, se siete semplicemente curiosi e vi capitasse di organizzare un Week End sulle magnifiche sponde del Lago Maggiore, una tappa obbligatoria dovrebbe essere Villa Taranto con suoi i lussureggianti Giardini Botanici.

Il Parco che ospita Villa Taranto si trova a Verbania, a circa 100 Km (62 Mi) da Milano e si estende su un'area di circa 16 ettari.
Fu il capitano scozzese Neil Mc Eacharn che, nel 1931, acquistò questo terreno per poterne fare un "giardino all'inglese", ma con all'interno specie rare, provenienti da ogni angolo della Terra.

La cornice che fa da sfondo ai Giardini di Villa Taranto è probabilmente una (non l'unica) delle carte vincenti che, a tutt'oggi, rendono il Parco uno dei più belli  e visitati d'Europa.
Siamo nel Nord del Piemonte, nella fascia pedemontana, da cui è possibile vedere il Lago Maggiore, ma anche le montagne che lo circondano; inoltre, la mitezza dovuta alla vicinanza dell'acqua ed al riparo orografico fornito dalla catena Alpina, ha creato un microclima favorevole all'acclimatazione di piante provenienti da zone a clima oceanico o comunque più mite rispetto al clima tipico del Nord Italia.

Nelle prossime righe vorrei fornire una recensione di questo Giardino Botanico, evidenziando le varie sezioni, illustrando le specie più rare o rappresentative e ripercorrendo virtualmente l'intero tragitto che, al costo di circa 10 euro, potrete completare in circa 2-3 ore, che possono anche raddoppiare qualora si volesse scrutare ogni singolo dettaglio.
Ovviamente il tutto sarà correlato dalle foto delle specie più significative e dei vari settori del parco.

Per maggiori informazioni riguardo orari, sconti od aggiornamenti sul prezzo del biglietto, vi rimando al Sito Ufficiale di Villa Taranto.

Villa Taranto

Ingresso Villa Taranto


Innanzitutto cerchiamo di dare una risposta alla classica domanda :

"Qual è il miglior periodo dell'anno per visitare i Giardini di Villa Taranto ?".

Ogni stagione ci mostra un lato diverso, ogni mese ci mostra nuove fioriture, quindi l'ideale sarebbe poterlo visitare più volte nel corso dell'anno. 
Detto questo, se proprio dovessimo scegliere una stagione rispetto alle altre, non esisterei a consigliare la primavera, che corrisponde al periodo della ripresa vegetativa ed anche a quello in cui sono concentrate le fioriture del maggior numero di specie vegetali.

Sulla strada che costeggia il Lago, collegando Intra a Pallanza, troviamo i cancelli da cui è possibile accedere al Parco.

Viale delle Conifere Giardini Villa Taranto

Dopo aver comprato il biglietto si accede al Viale d'Ingresso, fatto in Pavé, che costeggia prati curatissimi e bordure fiorite.
Esso è anche chiamato Viale delle Conifere perché, oltre a quanto già detto, ai suoi lati sono presenti specie di conifere provenienti da tutto il Mondo, alcune delle quali molto rare, come la Sciadopitys verticillata, endemica del Giappone, o la Metasequoia glyptostroboides, una sequoia conosciuta solo dai resti fossili e ritenuta estinta da circa 200 milioni di anni, fino al 1941, anno in cui vennero ritrovati degli esemplari nella remota provincia di Hupeh, in Cina.
La Metasequoia glyptostroboides dei Giardini di Villa Taranto deriva da uno dei semi di quegli ultimi esemplari ritrovati negli anni '40.
Sempre qui troviamo la specie Sequoia sempervirens, l'albero più alto al mondo (clicca per vedere i Record del Regno Vegetale), anche se, data la relativa giovane età, non ha le dimensioni degli esemplari plurisecolari che crescono nelle umide zone oceaniche del Nord della California.


Metasequoia glyptostroboides

Sciadopitys verticillata

Sequoia sempervirens

Sotto la chioma di queste alte conifere, in un lembo di terra che corre parallelo al Viale delle Conifere, troviamo la Dicksonia antarctica, una felce dall'aspetto di Palma, di cui avevamo già discusso qui.
A seguire, lungo il tragitto, troveremo la Fontana dei Putti, adornata da statue rappresentanti bambini, circondata da fiori e dalla Colocasia antiquorum, una pianta dalle foglie immense.

Dicksonia antarctica villa taranto verbania

Fontana dei Putti

Nella stagione estiva potremo rimanere abbagliati dal Labirinto delle Dahlie, un percorso "a serpentina", ai cui margini sono state piantate numerose specie di Dahlie, che fioriscono da fine Giugno ad inizio Ottobre.

Labirinto delle Dahlie

Villa Taranto Labirinto delle Dahlie

Dopo aver sorpassato un enorme Eucalipto, si arriva alla Serra Victoria, al cui interno cresce la Victoria cruziana, una ninfea tropicale le cui foglie possono reggere sino a 10 Kg.
Ai lati della grande vasca centrale, crescono diverse essenze tropicali, tra cui Banani, Monstera deliciosa e Strelitzia reginae.

Serra Victoria

Proseguendo troveremo una sezione con innumerevoli specie di Acero, alcune nane, altre contorte, alcune dalle foglie scure, altre verdi, insomma ce ne sarà un po' per tutti i gusti.
Sparse qua e là troviamo anche altre piante, per lo più rare, come la Dipelta floribunda, un arbusto originario della Cina che, in primavera, produce vistosi fiori a forma d'imbuto color rosa/crema, la Ehretia dicksonii, che produce bacche gialle ornamentali o la Emmenopterys henryi, un'imponente pianta decidua parente del Caffè e della Gardenia.
Proprio l'esemplare piantato ai Giardini di Villa Taranto fu il primo, nel 1971, a fiorire in Europa.

Acero

Ehretia dicksonii

Dipelta floribunda

Poco dopo ci troviamo dinnanzi al Mausoleo in cui riposa il capitano Neil Mc Eacharn. Fu proprio egli ad esprimere il desiderio di essere sepolto nei giardini che, in vita, furono voluti e curati come fossero dei figli.
Questo Mausoleo, costruito nel 1965, è aperto al pubblico ed al suo interno troviamo la tomba di famiglia, un altare e altri riferimenti religiosi.

Mausoleo Villa Taranto

Interno Mausoleo Villa Taranto

La camminata continua lungo una sorta di piccola vallata artificiale (la "Valletta") ai cui margini crescono diverse specie di Camelia, Rododendro ed altre acidofile, ma anche Ginestre, Cotoneaster e piante tappezzanti di varia natura.
Qui troviamo anche un grosso esemplare dell'Albero dei Fazzoletti (Davidia involucrata), una rara specie proveniente dall'Asia che, in primavera, produce vistosi fiori bianchi che ricordano dei fazzolettini di carta.

La Valletta

Azalea in Fiore Giardini Villa Taranto

Davidia involucrata

Salendo una scalinata si arriva di fronte ad un curatissimo prato inglese, al cui centro vi è una fontana, che si interpone tra l'osservatore ed una lussuosissima Villa (non visitabile), oggi sede della Prefettura del VCO (Verbano-Cusio-Ossola).
Proseguendo è possibile osservare la "Valletta" dall'alto, sempre circondati da arbusti fioriti (es. Ortensie) ed alberi ad alto fusto, come l'Hovenia dulcis, i cui frutti sono commestibili e ricordano l'Uva passa.

Villa dei Giardini di Villa Taranto

Stagni ricchi di ninfee in fiore ci introducono ai Giardini Terrazzati, probabilmente la parte più sontuosa dell'intero parco.
Qui troviamo piscine, collegate da cascatelle, fontane, statue di bronzo e giochi d'acqua, il tutto immerso nella vegetazione, tra piante annuali e perenni, fiori, bordure miste.
Inoltre siamo nella parte alta del parco e, tra gli alberi, è possibile individuare qualche scorcio di Lago.

Giardini Terrazzati Villa Taranto

La strada continua a salire, snodandosi attraverso le diverse specie. Qui, più che altrove, troviamo alcune piante tipiche dei climi mediterranei, alcune comuni, come MirtoOleandro ed Olivo, altre specie più rare, come Tamarix gallica, arbusto che produce numerosi fiori piccolissimi di color lilla, l'Erica terminalis, pianta tipica della Corsica dotata di minuscole foglie e fiorellini rosa a forma di campana o il Cotinus coggygria, parente del Pistacchio.

Erica terminalis

Tamarix gallica

Ma non ci sono solo piante mediterranee, ma anche specie rare di Magnolia od esotiche, tra le quali mi ha colpito, sia per bellezza del fogliame che per portamento, la Daphniphyllum macropodum.
Essa possiede foglie disposte a raggiera, di diversi colori a seconda dello stadio di sviluppo ed un portamento che ricorda specie prettamente tropicali (sebbene la Daphniphyllum macropodum non lo sia).

Daphniphyllum macropodum

Nella parte più alta dei Giardini è collocata la Serra Riscaldata fatta in mattoni, proprio dinanzi ad una vasca ricca di piante acquatiche.
Nella parte esterna, adiacente alla Serra, troviamo una sezione dedicata alle Piante Grasse, in cui è possibile ammirare una selezione di Cactus, Aloe ed Agavi.

All'interno della Serra si ha la sensazione di essere immersi nel fitto di una foresta pluviale lussureggiante.
Qui si sono acclimatate piante sensibili al freddo, come il Senecio grandifolius, una pianta succulenta che produce vistosi fiori gialli, la Pavonia multiflora, la Coffea arabica, oltre a Guava e Passiflore.

Serra Villa Taranto

Senecio grandifolius

Pavonia multiflora

Da qui si percorre una strada in discesa "a tornanti", sul cui cammino si alternano numerose specie, come la Ginkgo biloba e la Gunnera manicata, la specie con le foglie più grandi del mondo.

Ritornati nella piana da cui era iniziato il tour, proprio dietro il Labirinto delle Dalie, vi è un enorme tronco morto, a memoria del tornado che si abbatté il 12 Agosto 2012, causando ingenti danni, che obbligarono ad un'anticipata chiusura stagionale.

Scorcio di Verbania

Gunnera manicata

Memoria del Tornado Villa taranto

Ora, a conclusione dell'articolo, vorrei fare un elenco delle specie più particolari (o rare) non menzionate in precedenza, mettendo le foto delle piante.
Ovviamente sono solo una piccolissima parte (i Giardini di Villa Taranto sono immensi)

Arbutus andrachne : chiamato anche Corbezzolo Greco, appartiene allo stesso genere del Corbezzolo Comune, ma si differenzia da quest'ultimo per la presenza di foglie più grandi e, soprattutto, per la corteccia rossiccia che si sfoglia in lamine, lasciando un tronco perfettamente liscio.

Arbutus andrachne

Pterocarya fraxinifolia : chiamato anche Noce del Caucaso, dato che è nativo di quelle zone. Pianta imponente, dall'aspetto simile al Noce Comune.

Pterocarya fraxinifolia

Camellia granthamiana : una specie rarissima di Camelia, scoperta ad Hong Kong nel 1955, dotata di foglie molto ornamentali, più ruvide della "classica Camelia" e fiori bianco/lilla che sbocciano nel periodo invernale.

Camellia granthamiana

Luma apiculata : una Mirtacea del Sud America, che cresce tra Cile ed Argentina. Essa è dotata di un tronco contorto, rossastro, fiori bianchi e frutti eduli.

Luma apiculata

Cryptomeria japonica"Globosa" : conifera asiatica che, nella varietà Globosa, ha portamento compatto.

Cryptomeria japonica

Rhapis excelsa : palma originaria di Taiwan, che cresce su più tronchi, i quali rimangono molto esili e difficilmente superano i 4 metri di altezza. E' spesso utilizzata come pianta d'appartamento.

Rhapis excelsa

Doryanthes palmeri : un'erba succulenta endemica dell'Australia e dotata di lunghe foglie a forma di spada.

Doryanthes palmeri

Asimina triloba : di questa bellissima pianta, di cui ogni orto dovrebbe esserne provvisto, ne avevamo già parlato dettagliatamente qua. Ai Giardini di Villa Taranto ne è presente un esemplare enorme.

Asimina triloba

Betula nigra : versione a tronco "scuro" della più comune Betulla Bianca. Il suo tronco è molto ornamentale e tende a sfaldarsi.

Betula nigra

Photinia serrulata : rosacea ornamentale che, in primavera, si ricopre di piccoli fiori bianchi raggruppati in corimbi. Visivamente attraente, sia per il portamento, che per il fogliame.

Photinia serrulata

Dove Piantare le Calle (Zantedeschia sp.) ? Quando Fioriscono in Italia ?

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Di bulbi a fioritura primaverile ce ne sono molti, dagli splendidi Narcisi, agli Anemoni, passando per i più noti Tulipani.
Oggi vorrei parlare della coltivazione delle Calle, conosciute anche come Gigli del Nilo, un genere che comprende diverse specie di piante che, tra Maggio ed Agosto, producono degli eleganti fiori, particolarmente adatti ad essere recisi.

Le Calle, se coltivate fuori serra, fioriscono ad inizio estate, un periodo sicuramente più avaro di fioriture rispetto alla primavera.

Nelle prossime righe capiremo come seminare e coltivare le Calle, nonché quali errori evitare affinché fioriscano copiosamente di anno in anno.

Zantedeschia aethiopica

Origine e Diffusione :

Col nome "Calla" ci si riferisce genericamente ad una delle 8 specie di Calle, appartenenti al genere Zantedeschia, così nominato dal botanico Kurt Sprengel (1766-1833), in onore dell'amico italiano Giovanni Zantedeschi (1773-1846).
Tutte le Calle sono native dell'Africa, in particolar modo della parte meridionale di questo continente. Le diverse specie, di cui di seguito troverete un elenco con una breve descrizione, hanno molti tratti in comune e, da qui in poi, verranno trattate come un'unica specie.

  • Zantedeschia albomaculata (Calla Macchiettata) : diffusa allo stato naturale dal Sud Africa, sino alla Nigeria. La Z. albomaculata si riconosce per la presenza di abbondanti macchioline bianche sulle foglie, le quali assomigliano a quelle della Dieffenbachia.
  • Zantedeschia aethiopica (sin. Richardia africana) : specie comune, tipica del Malawi. La specie produce fiori bianchi ed ama luoghi umidi, crescendo spesso in riva a fiumi, laghi o paludi. E' naturalizzata nelle zone miti dell'Europa meridionale, soprattutto nella parte occidentale. Contrariamente alla maggior parte delle Calle, la Z. aethiopica fiorisce in primavera.
  • Zantedeschia elliottiana : originaria del Sud Africa, è anche chiamata Calla D'orata, per via dei fiori di color giallo-oro.
  • Zantedeschia jacunda : simile alla precedente, ma con foglie dalla forma triangolare.
  • Zantedeschia valida : tipica della regione del KwaZulu-Natal (la stessa della Carissa macrocarpa), produce fiori color crema.
  • Zantedeschia rehmannii : produce fiori rosa-viola. Si distingue per le foglie lanceolate dalla superficie totalmente priva di macchioline bianche.
  • Zantedeschia pentlandii : produce fiori color giallo-limone e le foglie sono raramente maculate.
  • Zantedeschia odorata : specie rara, simile alla Z. aethiopica. Produce fiori bianchi che sbocciano precocemente. La specie è priva di maculazioni fogliari.

Ovviamente, tutte le specie si possono ibridare tra loro ed, oggigiorno, esistono in commercio innumerevoli ibridi, che si differenziano per fogliame, colore e forma del fiore.


Com'è Fatta la Pianta della Calla ? - Botanica e Fisiologia 

Fiore Zantedeschia aethiopicaLe Calle sono piante ornamentali che possono essere coltivate sia in vaso, sia, con gli opportuni accorgimenti, in piena terra. Tutte le 8 specie appartengono alla famiglia delle Araceae.
Queste bulbose sono piante erbacee con altezza variabile da 1 metro e mezzo (5 ft), per es. nelle Z. aethiopica, sino a meno di 50 cm (1,6 ft),come Z. rehmannii.
Nei luoghi di origine le Calle sono piante generalmente sempreverdi, a meno di lunghi periodi di siccità, che possono causare la caduta delle foglie. In Italia, ed in generale dove fa freddo, le Calle perdono le foglie in inverno, ma se il gelo non è troppo intenso, dal bulbo si riformerà l'intera pianta.

Le foglie delle Calle sono color verde e possono essere maculate, con puntini bianchi più o meno densi. Sebbene le dimensioni dipendano dalla specie e dalle condizioni di crescita, le foglie di queste piante sono tendenzialmente di grosse dimensioni, ovali e leggermente ricurve, forse una strategia evolutiva per incanalare l'acqua piovana.

Le radicisono costituite da un rizoma (o, in alcune specie, tubero) molto spesso, carnoso e ramificato. Le calle sono prive di un vero e proprio fusto, il quale, di fatto, è sotterraneo e fa parte del rizoma stesso, dal quale fuoriescono le enormi foglie di cui abbiamo discusso appena sopra.

Diversamente da quanto si creda, la parte colorata (di solito bianca, rosa o gialla) non è il fiore, ma una struttura atta a proteggere le infiorescenze.
Questi "finti" fiori, dall'elegante e caratteristica forma ad imbuto, sono in realtà delle foglie specializzate, ovvero delle grandi brattee che prendono il nome di spate.
L'infiorescenza, chiamata spadice, è quella sorta di "asta" di color giallo crema, che sbuca dal mezzo della spata.
Essa contiene numerosi fiori unisessuali, nella parte alta dell'infiorescenza, che è quella più accessibile agli impollinatori, si trovano prevalentemente fiori maschili, nella parte bassa, ci sono invece fiori femminili su cui, sia per gravità, che per la conformazione della spata, è più facile che si depositi del polline. I frutti sono delle bacche ravvicinate, di color giallo verdastro.

Fiore Chiuso Calla

Spara Calla Aperta
Infiorescenze calla

Come Crescere le Calle ? - Coltivazione, Clima e Riproduzione

I Gigli del Nilo sono piante che, a seconda della specie, possono avere una diversa tolleranza al freddo, ma in linea generale resistono discretamente bene alle basse temperature, sebbene il gelo intenso possa rovinare i bulbi delle specie più sensibili.

I bulbi (rizomi per la precisione) delle Calle si possono piantare a fine inverno/inizio primavera, quando il terreno non è più gelato. Alternativamente, nelle miti regioni del Centro-Sud, si possono piantare anche alla fine dell'Autunno.
Questi bulbi si devono interrare ad una profondità di circa 15 cm (6 in), in un luogo piuttosto ombreggiato, in cui il suolo rimanga umido anche durante i mesi più caldi dell'anno.
Contrariamente a molte specie vegetali, le Zantedeschie si sviluppano (e fioriscono) bene anche all'ombra, mentre esposizioni eccessivamente assolate sarebbero da evitare.

Il terreno ideale è fresco, fertile, ricco di torba, umifero ed in grado di trattenere l'umidità. Le concimazioni vanno fatte durante lo sviluppo vegetativo, favorendo concimi a più alto contenuto di potassio, rispetto a fosforo ed azoto.
Le Calle sono piante che, nel loro habitat, crescono in zone umide, ai margine dei fiumi o sulle sponde dei laghi e, alcune specie, sono "quasi" delle piante acquatiche.
Per questo motivo sono essenziali le annaffiature estive, onde evitare che la terra diventi secca, facendo disidratare il bulbo.
Alla fine del periodo di fioritura, piuttosto scalare e variabile da pianta a pianta, i Gigli del Nilo inizieranno ad ingiallire le foglie, perdendole da lì a poco.
Quindi non è necessaria alcuna potatura e se in autunno vi sembrerà tutto morto, non disperate, è il normale e fisiologico riposo vegetativo. Da qui in poi non dovrete più innaffiare.
Ricordate, per prolungare il periodo di fioritura, converrà rimuovere i fiori appassiti, evitando la formazione di frutti/semi.

A questo punto avrete due opzioni:

  • Rimuovere delicatamente i Rizomi dalla terra, deponendoli in un luogo buio, fresco ed asciutto, sino alla primavera successiva (periodo in cui potrete re-interrarli).
  • Lasciare i bulbi nel terreno, magari coperti da uno spesso strato di pacciamatura che, in zone in cui il terreno gela, aiuterà i bulbi a superare i rigori dell'inverno.

Da quel che ho potuto notare le Calle "commerciali"non sono particolarmente adatte all'inselvatichimento e, se trascurate, ad ogni stagione faranno fioriture più scarse, producendo fiori (spate) sempre più piccoli, sino a fare esclusivamente nuove foglie.

Le Calle si coltivano facilmente anche in vaso, stando attenti a rinvasare alla fine della fioritura/perdita delle foglie.

Il Rizoma potrete ripiantarlo intero, oppure dividerlo in più parti, mettendone ognuna in un vaso diverso. In questo modo, dai germogli di ogni frammento, rispunterà una nuova calla (quando frammentate fate in modo che ogni frammento abbia almeno 1-2 germogli).
Questo è il metodo di propagazione più semplice ed utilizzato, anche a livello commerciale.
La moltiplicazione per semina è più lenta e, non essendo essa per via vegetativa, non garantirà le caratteristiche della pianta madre (clicca qui per dettagli).


Un'ultima cosa, la Calla è spesso confusa con l'Anthurium, una tipica pianta d'appartamento, che appartiene anch'essa alla famiglia delle Araceae.

Calla Fiore Viola

Calle in Riva allo Stagno

Quando Seminare i Piselli (Pisum sativum) nell'Orto ? - Coltivazione e Cure

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Le leguminose, insieme ai cereali, sono tra le piante ad uso alimentare più coltivate dall'uomo. I Piselli (Pisum sativum), vuoi per la semplicità di coltivazione, vuoi perché i semi sono conservabili a lungo, furono tra le prime specie vegetali ad essere utilizzate su larga scala.
Nel medioevo i Piselli erano probabilmente il cibo più diffuso, soprattutto tra le classi più povere.

Nelle prossime righe vorrei fornire qualche informazione utile alla coltivazione dei Piselli, indicando qual è il periodo migliore dell'anno per seminarli e come farli crescere sani e produttivi.

Pisum sativum

Origine e Diffusione :

Pisum sativumè una specie orticola nativa del bacino Mediterraneo orientale. L'epoca in cui gli uomini iniziarono a coltivare i Piselli risale a quasi 10.000 anni fa e le fonti più autorevoli collocano le prime coltivazioni della specie nella Mesopotamia (attuale Iraq).

Oggigiorno i Piselli vengono coltivati in maniera intensiva in molte zone temperate dell'Occidente, tra cui l'Europa (Francia in primis) ed il Nord America, ma anche in aree più povere come le regioni dell'India settentrionale ai piedi dell'Himalaya e la Cina.

La Pianta dei Piselli fu anche l'organismo vivente su cui si fecero i primi studi di Genetica. Intorno al 1860, Gregor Mendel incrociò centinaia di piante di Piselli ed, osservando ed analizzando statisticamente la frequenza con cui comparivano i diversi caratteri fenotipici (fiori rossi o bianchi, piselli lisci o rugosi etc..), poté intuire con quali meccanismi venivano ereditati i vari geni (per maggiori dettagli clicca qua)


Quando Seminare i Piselli ? - Clima e Temperatura di Crescita

Pisum sativum è un ortaggio che mal sopporta il caldo ed, in pianura, non è adatto ad essere coltivato in Estate.
Nel Nord Italia il periodo migliore per piantare Piselli è quello primaverile. Seminando in Marzo si può avere il raccolto per fine Maggio, prima dell'arrivo del caldo torrido, il quale, oltre a ridurre sensibilmente la velocità di crescita ed il numero di fiori/frutti, può portare alla morte l'intera pianta.
Inoltre i Piselli resistono bene al freddo, personalmente li ho visti superare senza danni brinate primaverili nell'ordine dei -3° C (26,5° F), ma è probabile che reggano temperature anche più rigide; vi è dunque un limitato rischio di compromettere il raccolto a causa dei ritorni di freddo.
Tuttavia, nel Nord Italia, non si possono coltivare in inverno, poiché le temperature costantemente basse non ne permetterebbero la crescita.
Nel Sud Italia i Piselli possono essere piantati anche nel tardo autunno e, nelle zone più miti, addirittura in Inverno.

Tenete conto che la temperatura soglia per la germinazione si aggira attorno ai 4° C (39° F) e la temperatura media, per uno sviluppo ottimale, è di circa 18° C (64° F).

Piselli nell'Orto
Foglie Pisum sativum

Dove e Come Seminare i Piselli ? - Esposizione e Distanze d'Impianto

Pisum sativum è una specie microterma, adatta a luoghi freschi e poco siccitosi. A seconda delle varietà possono raggiungere altezze variabili ed essere o meno rampicanti.
Nell'orto potremmo riservare ai Piselli un angolino soleggiato, ma magari con un po' meno Sole di altre zone (che le riserveremo per piantare specie orticole tipicamente eliofile, come Melanzane e Pomodori).
Diciamo che l'esposizione soleggiata è preferibile, ma si possono avere risultati discreti anche laddove vi sia qualche ora di ombra al giorno.

I Piselli si riproducono generalmente per semina, tuttavia non sarete obbligati a partire da seme e potrete trovare in vendita direttamente le piantine; questo comporta un maggior costo, ma velocizza (di poco) i tempi.

Seminare è molto semplice, basta arare, fissare dei supporti (es. canne di bambù e rete) per permetter loro di arrampicarsi, interrare i semi e comprimerli leggermente con la terra.

I Piselli si possono piantare piuttosto fitti, seminandoli ad una profondità di 5 cm (2 in), a circa 10 cm (4 in) l'uno dall'altro, su file distanziate di 20 cm (8 in). In questo modo si avrà una densità di 60-70 piantine per metro quadrato.


Come Coltivare i Piselli ? - Crescita, Terreno, Concimazione ed Irrigazione

I Piselli sono molto adattabili e crescono anche in terreni piuttosto poveri. E' però fondamentale che il terreno sia ben lavorato, arieggiato e drenante; infatti questo ortaggio è poco tollerante ai ristagni idrici ed ai terreni eccessivamente compatti.
Ciò non vuol dire che i Piselli amino terreni secchi, anzi, le irrigazioni devono essere frequenti, ma poco abbondanti, dal periodo di semina, sino alla fioritura, dopodiché si potranno ridurre gradualmente, smettendo durante la maturazione dei baccelli.
Insomma le irrigazioni sono particolarmente importanti durante la prima fase del ciclo vegetativo e l'acqua deve essere fornita gradualmente, poco alla volta, evitando che il terreno si inzuppi, ma anche che secchi in superficie.

I Piselli appartengono alle leguminose (come Fave e Fagioli), una famiglia particolarmente rustica, che comprende molte specie in grado di arricchire di nutrienti il terreno in cui vengono coltivate.
Le piante dei Piselli sono degli Azotofissatori, ovvero riescono a prendere l'azoto gassoso presente nell'aria ed a trasferirlo nel suolo.

Per questo motivo la crescita dei Piselli, in un terreno mediamente fertile, è buona anche senza concimazioni ed, anzi, sarà lui ad apportare azoto al terreno, rendendolo disponibile per le coltivazioni future.
In terreni poveri (es. quelli sabbiosi) si possono utilizzare concimi a basso contenuto di azoto, prediligendo potassio e fosforo.
Come fertilizzante si può usare il Guano, mentre sarebbe meglio evitare il Letame, in cui è presente un'elevata quantità di azoto.

I Piselli sono considerati una coltura miglioratrice, in quanto, dopo la loro coltivazione, il terreno sarà più ricco di azoto (elemento indispensabile per la crescita) di quanto non lo fosse in partenza.

Bocciolo Pisum sativumIl ciclo colturale dei Piselli è relativamente breve ed, a temperature ottimali, bastano 3 mesi (o meno) dalla semina, sino alla maturazione/raccolta. Un ortaggio con un ciclo vitale così corto, per di più anche con basse esigenze termiche, rende la sua coltivazione ideale alla preparazione dell'orto per gli ortaggi "estivi".

Diverse specie possono vivere bene in consociazioni ai Piselli, come ad esempio Ravanelli, Finocchi, Carote, Cetrioli e Cavoli, mentre è meglio evitare le specie della famiglia delle Liliaceae, come Cipolle ed Aglio.

Sebbene poco sensibile al fotoperiodo, la fioritura dei Piselli sembra essere (leggermente) indotta dall'allungamento delle giornate.

Fioritura Piselli
Baccello Pisum sativum

Com'è Fatta la Pianta dei Piselli ? - Botanica e Fisiologia

Pisum sativum è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Fabaceae (volgarmente chiamata Leguminose), generalmente rampicante, che può raggiungere (e talvolta superare) un'altezza di 2 m (78 in), sebbene esistano varietà nane che non superano i 50 cm (20 in).

Il fusto dei Piselli è esile, poco ramificato e non in grado di sorreggersi da solo ma, grazie ai viticci fogliari, si può aggrappare a fili e tralicci.

Le foglie sono formate da 3-4 paia di foglioline ed una stipola basale (una sorta di foglia allargata) in corrispondenza del picciolo, mentre terminano con un viticcio più o meno ramificato. In alcune varietà (tipo "afila") le foglioline sono anch'esse trasformate in viticci e la funzione fotosinteticaè relegata alle stipole.

Le radici hanno uno sviluppo iniziale a fittone, il cui apice può raggiungere profondità ragguardevoli per un ortaggio stagionale. Nella fase adulta, soprattutto nella parte più superficiale del terreno, il fittone è ramificato ed espanso, con diverse radici secondarie, le quali instaurano una simbiosi con il batterio Rhizobium leguminosarum, responsabile dell'azoto-fissazione.

I fiori dei Piselli compaiono all'ascella fogliare, sono bianco-verdi, piuttosto particolari e possono esser solitari o raggruppati a 2-3 unità. Ogni fiore è formato da 5 sepali verdi fusi tra loro e da 5 petali diversificati (sia per dimensione, che per forma), due dei quali assomigliano alle ali delle farfalle.
La fioritura, così come la maturazione dei frutti, è scalare.
La specie è autofertile e l'impollinazione avviene solitamente prima dell'apertura dei fiori (cleistogamia), gli insetti pronubi ricoprono quindi un ruolo marginale nella loro fecondazione.

Viticci Pisum sativumIl frutto dei Piselli è un baccello verde lungo circa 10-15 cm (4-6 in), che può contenere sino a 10 semi, che sono appunto la parte edule della specie.
I semi possono essere lisci o rugosi, verdi pallido e giallo. Questi tratti sono determinati geneticamente e fu proprio Mendel che, per primo, scoprì le leggi della segregazione (leggi link ad inizio articolo).

I Piselli rimangono in grado di germinare per 4-5 anni e non richiedono una fase di freddo o di dormienza per poter germogliare; in altre parole, potrete utilizzare gli stessi piselli per seminare una nuova parte di orto.

Pisum sativum orto

Fiore Pisum sativum

Baccello Aperto e Semi Piselli
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